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LA SFIDA - Materie ed argomenti

generale













STORIA.... I° Guerra Mondiale;

ITALIANO..... Italo Svevo;

DIRITTO.... Il parlamento e il governo;



SC. FINANZE.... Il bilancio;

EC. AZIENDALE.... Il bilancio sociale e

D'esercizio;

INGLESE.... The stock exchange;

MATEMATICA....La ricerca operativa;

GEOGRAFIA.... I flussi migratori;   





Italo Svevo




Gli studi in Germania   

Aron Hector Schmitz (Italo Svevo è uno pseudonimo letterario) nacque a Trieste, allora terri­torio dell'Impero asburgico, nel 1861, da un'agiata famiglia borghese. Il padre, Fran­cesco, commerciante in vetrami, era figlio di un funzionario imperiale austriaco di origine ebrai­ca; la madre, Allegra Moravia, era anch'essa di famiglia ebraica, proveniente dal Friuli. Gli studi del ragazzo furono indirizzati dal padre verso la carriera commerciale: nel collegio in Germania studiò materie utili per quel tipo di attività e si impadronì perfettamente del tedesco. Contempora­neamente però si dedicò anche ad appassionate letture di scrittori tedeschi, Goethe, Schiller. Heine, Jean Paul, dimostrando così il suo fondamentale interesse letterario.

Nel 1878, a diciassette anni, ritornò a Trieste e si iscrisse all'Istituto Superiore per il Com­mercio. Però la sua aspirazione era di di­venire scrittore: collaborò al giornale triestino «L'Indipendente», di orientamento liberal-nazionale e irredentista. Politicamente era vicino alle posizioni irredentistiche, come gran parte della borghesia triestina, e manifestava anche interesse per il socialismo.


Il fallimento paterno e la declassazione  

Nel 1880, in seguito ad un investimento industriale sbagliato, il padre fallì: Svevo conobbe così l'esperienza della declassazione, passando dall'agio borghese ad una condizione di ristrettezza. Fu costretto a cercar lavoro e si impiegò presso una banca. Nel 1886 strinse amicizia con Umberto Veruda. pittore bohémien brillante ed estroverso, che esercitò profonda influenza su di lui (e fornì il modello per il personaggio di Stefano Balli in Senilità).


II matrimonio e il salto di classe sociale  

Nel 1895 morì la madre, a cui lo scrittore era molto legato. Al suo capezzale, quasi in un sim­bolico scambio di consegne, incontrò una cugina, molto più giovane di lui, Livia Veneziani, e se ne innamorò, fidanzandosi con lei nel corso dello stesso anno. Il matrimonio segnò una svolta fondamentale nella vita di Svevo. I Veneziani erano facoltosi industriali, proprietari di una fabbrica di vernici antiruggine per navi, che era ben inserita nel mercato internazionale. Così Svevo, per uscire dal­le ristrettezze in cui viveva, abbandonò l'impiego alla banca ed entrò nella ditta dei suoceri. Fu un salto di classe sociale: da una modesta e grigia condizione piccolo borghese Svevo si trovò proiettato nel mondo dell'alta borghesia.


L'abbandono della letteratura  

Divenuto uomo d'affari e dirigente industriale, lasciò l'attività letteraria, guardandola con sospetto, come qualche cosa di insidioso e malsano. In realtà il proposito di abbandonare la scrittura letteraria non fu da lui osservato con rigo­re. Innanzitutto il bisogno di scrivere riaffiora sotto il pretesto del fine pratico di «capirsi meglio» (come si legge subito dopo le righe citate dalla pagina di diario). Ma, accanto alle annotazioni diaristiche, alle lettere, agli appunti, agli abbozzi di saggi filosofici, che possono essere coperti da quell'alibi, compaiono anche scritture letterarie.



L'incontro con Joyce

Negli anni tra l'ingresso nell'attività industriale e lo scoppio della guerra si verificarono anche due eventi capitali per la formazione intellettuale di Svevo. Il primo fu l'incontro con James Joyce: questi, esule dalla sua Irlanda, insegnava a Trieste presso la Berlitz School, e Svevo pre­se da lui lezioni di inglese, lingua di cui aveva bisogno per í suoi viaggi. Tra il giovane scritto­re irlandese e l'ormai maturo industriale triestino nacque una stretta amicizia, fervida di scam­bi intellettuali e destinata a durare nel tempo.


L'incontro con la psicanalisi

L'altro evento fondamentale fu l'incontro con la psicanalisi, che avvenne fra il 1908 e il 1910: il cognato aveva sostenuto una terapia a Vienna con Freud, e questo fu il tramite attraverso cui Svevo venne a cono­scenza delle teorie psicanalitiche, che egli stimava inefficaci sul piano medico ma utili in letteratura per l'analisi dell'inconscio.


La coscienza di Zeno 

Durante la guerra poiché la fabbrica di vernici fu requisita per ordine delle autorità austriache, Svevo si trovò li­bero da ogni incombenza pratica e poté riprendere la sua attività intellettuale. Sotto questa spinta scrisse La coscienza di Zeno, che venne pubblicato nel 1923. Come già era avvenuto peri due romanzi precedenti, ancora una volta l'opera non suscitò alcuna risonanza. Esasperato per questo si­lenzio, che sentiva profondamente ingiusto, Svevo mandò il romanzo a Parigi all'amico Joyce, che, riconosciutone immediatamente lo straordinario valore, si adoperò per imporlo all'atten­zione degli intellettuali francesi.


Il successo in Francia  

Ad opera anche di due fini intenditori di cose italiane, Valery Larbaud e Benjamin Crémieux, che promossero una traduzione francese della Coscienza e nel 1926 curarono un numero tutto dedicato a Svevo della rivista «Le Navire d'Argent», lo scrittore triestino arrivò a conquistare larga fama in Francia e su scala europea.


L'articolo di Montale 

In Italia lo scrittore non ottenne alcun riconoscimento. L'unica eccezione, o quasi, fu costituita da un giovane poeta, Eugenio Montale, che gli dedicò un ampio saggio sulla rivista «L'esame» nel 1925, riconoscendo immediatamente la sua grandezza.


La morte in un incidente d'auto

L'11 settembre del 1928, però, ebbe un incidente d'auto a Motta di Livenza, presso Treviso e due giorni dopo morì, in conse­guenza delle ferite riportate.


L'inetto 

I tre romanzi di Svevo "Una vita", "Senilità", "La coscienza di Zeno", presentano sfaccettature diverse della figura dell'inetto, una persona che non si è mai realizzata, non ha mai ottenuto successo in campo lavorativo o umano, si è sempre lasciato superare dalle personalità più rampanti. Si tratta sempre di personaggi che si arrovellano , si consumano dal ragionamento senza riceverne giovamento. Questo loro essere più riflessivi che attivi li porta però alla consapevolezza del declino della società; per questo non accettano gli schemi comuni e sono ai margini della competizione della vita. Per giustificare la propria inettitudine sono soliti crearsi alibi.







L'inetto Il protagonista-narratore è una figura di "inetto" che negli anni giovanili conduce una vita oziosa e scioperata, passando da una facoltà universitaria all'altra( chimica-legge-chimica), senza mai giungere ad una laurea e senza dedicar­si ad alcuna attività seria. Il nome stesso rimanda all'inettitudine: Zeno=zero, Cosini=piccole cose. I successi che ha nella vita non sono merito suo ma avvengono per caso: diviene ricco in modo inaspettato e disonorevole facendo incetta di merce durante la guerra per poi rivenderla; sposa la donna più giusta per lui ma solo per ostinazione e perchè le sorelle di lei lo avevano rifiutato.


Lo scrivere come terapia Nella prefazione del romanzo la voce narrante è quella del dottor S.( ovvero Sigmund), psicanalista di Zeno Cosini, che avendo prescritto al paziente di scrivere le proprie riflessioni, decide di pubblicarle come vendetta perchè questi ha interrotto le cure. Promette però la metà del ricavato della vendita del libro se questi riprenderà la terapia. In realtà nessuno psicanalista prescriverebbe al paziente di scrivere le proprie riflessioni poichè chi scrive del passato mente sempre, condizionato dagli eventi futuri e dal desiderio di apparire in un certo modo. Nello specifico Zeno mente al dottore per dimostrare di non avere il complesso di Edipo che gli aveva diagnosticato. In realtà egli prova grande rivalità verso tutte le figure paterne compreso il dottore stesso, al quale disobbedisce comprando un libro di psicanalisi quando questi glielo aveva proibito, e il suocero.


Il padre Il padre, facoltoso commerciante, non ha la minima stima per il figlio, e nel testamento lo consegna in tutela al fidato amministratore Olivi, un uomo di fiduci 959c23j a, sancendo così la sua irrime­diabile immaturità e la sua irresponsabilità infantile. I rapporti del figlio col padre sono improntati alla più classica ambivalenza: pur amandolo sinceramente, Zeno, con il suo ozio e la sua inconcludenza negli studi, non fa che procurargli amarezze e delusioni, rivelando così inconsci impulsi ostili ed aggressivi. Quando il padre è già sul letto di morte, Zeno approfitta dell'ordine del dottore di tenerlo a letto per imporgli con forza l'immobilità, una forma di dispetto e vendetta per tutte le umiliazioni subite. Il padre lascia cadere un poderoso schiaffo sul viso del figlio che lo assiste, e Zeno resta nel dubbio angoscioso se il gesto sia il prodotto dell'agonia (edema celebrale) o sia invece l'ultima punizione, l'ultimo segno del disprezzo del padre, e cerca quindi disperatamente di costruirsi alibi e giustificazioni per dimostrare a se stesso di essere privo di ogni colpa nei confronti del padre e della sua morte che in realtà, nel suo inconscio, fortemente desiderava tanto da chiedere al medico di non accanirsi troppo nella cura poichè questo avrebbe solo prolungato la sua sofferenza(in realtà questo è solo un alibi).


Il fumo Il vizio del fumo, a cui Zeno collega intollerabili sensi di colpa, ha nel suo fondo inconscio proprio l'ostilità contro il padre, il desiderio di sottrargli le sue prerogative virili e di farle proprie (Zeno bambino comincia a fumare rubando un sigaro dal panciotto padre); la madre pur accorgendosene, ne è complice. Egli tenta più volte di smettere ma invano. Desidera legare l'ultima sigaretta ad una data importante come ad esempio il passaggio da una facoltà all'altra. Attratto poi dalla cabala, che conosceva poichè ebreo,cerca date particolari per smettere. Si reca addirittura in una moderna clinica dove viene segregato senza sigarette ma inconsciamente desidera fallire. Si convince quindi che la moglie abbia una relazione col dottore e cerca ad ogni costo di tornare a casa. Racconta quindi all'infermiera che lo sorveglia che se fuma 10 sigarette diviene tremendo con le donne. Questa allora gliene porta 11 e lo aspetta nella sua camera. In questo modo riesce a fuggire.


Il matrimonio Privato della figura paterna, Zeno va subito in cerca di una figura sostitutiva, e la trova in Giovanni Malfenti, uomo d'affari conosciuto al cafè della borsa dove egli bighellonava, che incarna l'immagine tipica del borghese, abile e sicuro nell'attività pratica, dalle poche ma incrollabili certezze, dominatore incontrastato del suo mondo. Zeno decide di sposare una delle sue figlie, si direbbe solo per "adottarlo" come padre. Si innamora della più bella, Ada, ma, incapace di dichiararsi, perde tempo, immagina romanticherie per lei, suona il violino(in cui non è affatto bravo) per lei, ma questa ama il bellissimo Guido Speier che inizia a frequentare casa Malfenti come Zeno. La madre delle ragazze accusa dunque Zeno di stare compromettendo la maggiore, Augusta e lo invita a prendere una decisione. Egli decide allora di dichiararsi durante la seduta spiritica di quella sera, approfittando del buio. Egli però per errore si dichiara ad Augusta. Allora Zeno pilota la seduta spaventando Guido, che la interrompe, e causando la bizza della piccola Anna, la sorellina di 8 anni di Augusta. Approfittando del caos si dichiara ad Ada. Respinto in malo modo da lei, rivolge la domanda di matrimonio alla sorella minore Alberta, e, al rifiuto anche di questa, fa la sua proposta alla sorella più brutta, Augusta. In realtà Augusta era la moglie che Zeno aveva scelto inconsciamente: si rivela infatti la donna di cui egli ha bisogno, sollecita e amore­vole come una madre, capace di creargli intorno un clima di dolcezza affettuosa e di sicurezza.


Salute-malattia Au­gusta, come il padre, ha un limitato ma solido sistema di certezze, che ne fanno un perfetto cam­pione di "sanità" borghese. È l'antitesi di Zeno, che è invece irrimediabilmente "diverso", incapace nel suo intimo di integrarsi veramente in quel sistema di vita e di concezioni, anche se vi aspira con tutte le sue forze, in un disperato desiderio di normalità e "salute". Zeno è "malato": la sua malat­tia è la nevrosi, che simula tutti i sintomi della malattia organica. Egli proietta nella malattia la propria inettitudine, ed attribuisce la colpa dei propri malanni al fumo. In realtà Zeno è uno dei pochi a non essere ammalato di inconsapevolezza e per questo decide di abbandonare la cura. Zeno dimostra la tendenza a somatizzare le ansie infatti un giorno, dopo esser stato allontanato da casa Malfenti, incontra un amico che gli dice che per camminare il ginocchio compie 54 movimenti diversi. Da quel momento Zeno inizia a zoppicare.


L'amante e la moglie un giorno Zeno incontra l'amico Enrico Copler, che gli propone un'opera di beneficenza. Chiede infatti all'amico un'offerta per una povera ragazza, Carla, che studia musica ma non può permettersi un pianoforte. Prima di concedere questa offerta Zeno chiede di vedere la ragazza. Carla è una fanciulla bella, semplice ed accorta. Con lei Zeno ha una relazione che non danneggia il proprio matrimonio, ma lo migliora poichè egli riversa su Augusta le dolcezze che prova per Carla(anche egli tenta di fondere le due donne). Il senso di colpa lo porterebbe a lasciare l'amante ma non ne è capace, anzi diviene gelosissimo del maestro di musica della giovane. Un giorno Carla vuole vedere per capriccio la moglie di Zeno, che egli gli aveva descritto come bellissima, simile ad Ada. Allora Zeno, che sa che la cognata lascia la casa della suocera sempre alla stessa ora, dice a Carla di recarsi là, spacciando Ada per Augusta. Quel giorno però Ada esce di casa piangendo perchè ha appena scoperto il tradimento del marito; le cade anche il fazzoletto che Carla le porge. La ragazza, credendo di essere la causa di tanto dolore, rinuncia a Zeno e sposa il maestro di musica. Inizialmente Zeno pensa al suicidio, poi però accetta rassegnato.


Storia di una associazione commerciale Zeno si mette in affari con Guido. Per la contabilità assumono Carmen, una ragazza bella ma non capace. Zeno si fa avanti ma la ragazza lo rifiuta per Guido, che ha dei problemi con la moglie che, dopo aver partorito due gemelli, si è ammalata del morbo di Baserdov che l'ha deformata. Gli affari vanno male e Guido, per ottenere l'aiuto economico di Ada finge di suicidarsi due volte. Per il secondo tentativo chiede consiglio a Zeno, che ha studiato chimica, a proposito del veronal: chiede se sia più pericoloso quello puro o quello al sodio. Zeno risponde quello al sodio ma non è sicuro e non si prende la briga di controllare. In effetti egli sbaglia e Guido prende tenta il suicidio con il veronal puro. Dato l'allarme la moglie, che ha capito che Guido ha nuovamente bisogno di denaro, non gli crede. Quando capisce la gravità della situazione chiama il medico che però, a causa del diluvio e di una serie di incidenti, arriva troppo tardi. Dopo la morte del cognato, lavorando assiduamente, Zeno riesce a recuperare in soli due giorni la cifra di cui lui ed il socio avevano bisogno, per la quale Guido aveva tentato il suicidio.


L'odio per Guido L'errore di Zeno non fa che confermare l'odio che egli provava per il rivale, che aveva avuto Ada e Carmen, sapeva suonare il violino.. Dopo la cena di fidanzamento guido, per fare una bravata, si era sdraiato sull'orlo di uno strapiombo e Zeno era stato fortemente tentato di buttarlo di sotto. Egli inoltre, con l'Ulivi, sbaglia corteo funebre, rendendosene conto solo all'arrivo alla chiesa greca, quando ormai il funerale di Guido era terminato(atto mancato).


Lettera del 3/5/15 Zeno desidera smettere con la psicanalisi e contesta il dottore. Riporta una serie di sogni significativi: una volta sogna di mangiare il collo di Carla, che offre anche alla moglie. Ciò evidenzia un certo feticismo e lo scherno della moglie. Un'altra volta sogna di vedere, dentro una grande gabbia, una bellissima donna bionda e formosa seduta su di una poltrona. Egli sogna di mangiare questa donna che, a detta del dottore, sarebbe sua madre, cancellandola e liberandosi del complesso di Edipo. Tuttavia il fatto che la mangi può significare anche possesso, quindi egli non è affatto guarito. Il dottore sembra però soddisfatto e Zeno inizia allora a riferire di sue immaginazioni (facendole passare per sogni) per fargli credere di essere guarito; riferisce dunque un sogno simile al precedente in cui egli mangia il piede sinistro della madre per lasciare il destro al padre.


Lettera del 26/6/15 Zeno ricorda come il 23/5, uscendo, abbia incontrato dei soldati austriaci che gli abbiano impedito di tornare a casa a Licinico, dove poco tempo prima aveva rivolto delle avances ad una giovane contadina. In seguito vede Gorizia in fiamme e capisce che la guerra ha avuto inizio.


Lettera del 24/3/16 Zeno è riuscito ad arricchirsi con la guerra, la malattia dell'umanità a cui ha partecipato pur essendo consapevole. Egli infatti sosteneva che la guerra non fosse altro che una espressione del Darwinismo sociale. Tuttavia egli crede che questo sia giusto solo finchè gli uomini lottano l'uno contro l'altro usando solo le proprie forze; nel momento in cui il progresso cambia i mezzi a disposizione per la lotta le leggi naturali si sfasano, si perde la selezione naturale. Se inizialmente egli si sente profondamente malato e se ne compiace, non riesce ad essere sano come Augusta, e per questo la invidia, alla fine decide di allinearsi con i sani, che costruiscono armi, aderendo così alla logica della guerra. Realizza infatti che è impossibile guarire perchè in realtà tutti sono malati, perchè non è possibile curarsi dalla vita e il mondo è destinato a perire. La vera salute è quindi la distruzione totale.









I° Guerra Mondiale









v    La causa che rompe l'equilibrio europeo → 28 giugno 1914 avviene a Sarajevo l'assassinio dell'Arciduca d'Austria Francesco Ferdinando e della moglie ad opera del nazionalista serbo Gavrilo Princip.



STORICO-POLITICHE


v    Per alcuni una delle cause è la lunga minaccia svolta dall'Impero austro-ungarico, costituito da 10 nazionalità diverse, quindi strutturalmente instabile.

v    Per altri la causa principale va ricercata nell'espansionismo della Germania responsabile di un clima di tensione generale in Europa.

v    Oltre alle precedenti cause si devo ritenere significativi anche:

l'Alsazia-Lorena rivendicata dai Francesi

i Balcani dove vi era una situazione di terrore

l'Inghilterra turbata dalla minaccia della flotta tedesca

il sud Italia che non nascondeva le proprie ambizioni di competizione con la Francia nel Mediterraneo e le mire sui territori italiani ancora occupati dall'Austria


ECONOMICHE


v    Il problema che preoccupava l'intera Europa occidentale e gli Stati Uniti durante questo periodo era l'intenso sviluppo del capitalismo che aveva portato i paesi più industrializzati ad una politica imperialista.

v    In questa ottica la potenza più aggressiva era la Germania.


MILITARI


v    Tra queste cause individuiamo:

l'espansionismo di Germania ed Austria

la rigidità dei piani di guerra di Russia e Germania

l'imperativo che per la Germania "la mobilitazione significava guerra"

l'insuccesso dell'Inghilterra per scoraggiare la Germania


SOCIO-CULTURALI


v    Non bisogna sottintendere che l'acceso contrasto fra interventisti e neutralisti non fu soltanto un dibattito di élite, ma i primi ebbero l'appoggio consistente del popolo.

v    Fu in particolare un dilagante nazionalismo a facilitare la scelta di entrare in guerra dei governi

v    Un'altra causa fu la cattiva comprensione e interpretazione delle teorie di Darwin.

v    La guerra fu anche per molti giovani un aspetto per liberare le energie e quindi questi partivano come per un'avventura senza saperne le conseguenze.




LO SCOPPIO

v    Gli austriaci reagirono all'attentato di Sarajevo inviando alla Serbia un ultimatum il 23 luglio 1914 incentrato su tre richieste:

immediata soppressione delle organizzazioni irredentistiche

divieto di ogni forma di propaganda antiaustriaca

apertura di un'inchiesta relativa all'attentato condotta da una commissione mista serbo-austriaca.

v    Essa non intendeva scatenare un conflitto mondiale ma solamente rilanciare la propria politica estera.

v    Alla scadenza, due giorni dopo, la Serbia respinse l'ultimatum. La situazione precipitò: l'Austria sostenuta dalla Germania, il 28 luglio 1914 dichiarò guerra alla Serbia.

v    Il 30 luglio→ Russia proclama la mobilitazione generale→ Germania dichiara guerra alla Russia e poi alla Francia.


LE ALLEANZE

v    TRIPLICE INTESA: Germania, Austria, Bulgaria e Turchia

v    TRIPLICE INTESA: Francia, Gran Bretagna, Russia, Italia, Serbia, Giappone, Cina, Stati Uniti






TATTICHE E FRONTI


v    I militari dominarono la prima fase del conflitto, circa sei mesi, fase caratterizzata dalla guerra di movimento; per i restanti quattro anni della seconda fase si ha la guerra di trincea e i politici ritornarono in posizione di superiorità.

v    GLI ESERCITI: l'esercito francese era in buona condizione mentre quello russo era molto scarso.

v    Il conflitto ebbe subito il carattere di una guerra totale e si formarono due fronti: il fronte esterno e il fronte interno.

v    Durante la guerra furono notevoli le novità tecniche. Si verificò l'evoluzione dell'artiglieria, l'uso di mitragliatrici, i primi carri armati, sottomarini, dragamine e gas velenosi.

v    Il dato di sintesi che caratterizza il primo conflitto mondiale fu il suo essere una guerra di logoramento condotta perlopiù in trincee.


LA PRIMA FASE

v    Scoppiata la guerra, le truppe tedesche invasero il Lussemburgo. Si firmò il Piano Schlieffen che prevedeva in caso di entrata in guerra l'invasione della Francia e della Russia.

v    Benché colti di sorpresa, i Francesi riuscirono a bloccare l'avanzata tedesca sul fiume Marna. Fallito così in quell'area il Piano Schlieffen iniziava la guerra di Trincea.

v    Sul fronte orientale in agosto iniziò l'offensiva russa con la penetrazione dell'esercito dello zar nella stessa Prussia. I Russi furono costretti ad abbandonare la Galizia per lasciarla ai Tedeschi.

v    Il 31 ottobre entrò in guerra anche la Turchia in appoggio degli imperi centrali.

v    Nella primavera del 1915 gli Austriaci e i Tedeschi attuarono una forte offensiva contro la Russia allontanandoli dalla Polonia, Galizia e Bucovina.

v    Nel 1915, in maggio, entra in guerra anche l'Italia fianco dell'Intesa costringendo così l'Austria a disperdere le proprie forze aprendo un nuovo fronte.


L'INTERVENTO ITALIANO

v    Allo scoppio del conflitto l'opinione all'interno del paese era divisa. Nel 1914 il governo Salandra proclamò la neutralità.

v    I DUE SCHIERAMENTI:

GLI INTERVENTISTI→ DI DESTRA

DI SINISTRA




DESTRA:

NAZIONALISTI→ convinti che la violenza fosse un segno di vitalità nazionale

PARTE DEGLI IRREDENTISTI E LA DX CONSERVATRICE ANTIGIOLITTIANA→ volevano una guerra contro l'Austria che permettesse all'Italia di affermarsi in quanto grande potenza e la liberazione di Trento e Trieste

ALCUNI CATTOLICI CONSERVATORI→ sostenevano di rispettare il patto della Triplice Alleanza con l'intervento dell'Italia al fianco della cattolica Austria e contro la laica Francia


SINISTRA:

DEMOCRATICI

REPUBBLICANI IRREDENTISTI

FRANGE SOCIALISTE SIA RIFORMISTE CHE RIVOLUZIONARIE

invocavano l'intervento contro l'Austria


NEUTRALISTI:

LA MAGGIORANZA DELLA POPOLAZIONE

LA MAGGIORANZA DEI PARLAMENTARI


volevano ottenere dall'Austria Trento e Trieste in cambio

del non intervento



Contrari alla guerra erano anche LA MAGGIORANZA DEI SOCIALISTI e LA MAGGIORANZA DEI CATTOLICI.

v    Il 26 aprile 1915 il governo Salandra sottoscrisse il trattato Patto di Londra ignorando la volontà neutralista della maggioranza del parlamento. I principali acquisti territoriali furono: Trieste, Trento, il sud Tirolo, l'Istria, La parte settentrionale della Dalmazia, il dodecaneso, il protettorato sull'Albania, il bacino carbonifero di Adalia.

v    Il 3 maggio venne denunciata la Triplice Alleanza e venne approvata dal governo l'entrata in guerra dell'Italia al fianco dell'Intesa.

v    Giolitti per non mettersi contro la corona rinunciò e abbandonò la battaglia neutralista.

v    Il 20 maggio il parlamento votava i pieni poteri al governo, dando così via libera all'entrata in guerra dell'Italia a fianco dell'Intesa; la guerra venne dichiarata il 24 maggio all'Austria-Ungheria e nell'agosto del 1916 alla Germania.





SECONDA FASE: 1915-1916

v    Nel 1915 si vide il prevalere degli imperi centrali: i Tedeschi riuscirono ad occupare zone industrialmente importanti della Francia, oltre a controllare le attività produttive del Belgio; sul fronte orientale la Russia mostrava gravi segni di cedimento evidenziati dalla seconda battaglia dei laghi Masuri; l'entrata in guerra della Bulgaria aveva reso fragile il sistema difensivo della Serbia e si assistì alla sua caduta nel gennaio del 1916.

v    Sui mari il predomino era tutto inglese cosicché la Germania fu obbligata a rafforzare la propria flotta impiegando sottomarini. Inoltre per l'entrata in guerra dell'Italia, l'Austria dovette aprire a sud un nuovo dispendioso fronte.

v    L'esercito italiano poteva contare rispetto a quello austriaco un numero maggiore di soldati che comunque non compensava l'inadeguatezza tecnica in cui versava.

v    Il comandante dell'esercito italiano era il generale Luigi Cadorna che rimase in carica fino alla disfatta di Caporetto del 1917. Egli si fece notare soprattutto per la sua brutalità della sua disciplina.

v    Cadorna dunque decise di attaccare gli Austriaci sull'Isonzo →le quattro battaglie dell'Isonzo

v    Il 1916 fu un anno particolarmente significativo per l'Alleanza.



v    I Tedeschi erano preparati a scatenare una pesantissima offensiva contro l'esercito francese che si concretizzò nella battagli di Verdun.

v    Gli anglo-francesi nel tentativo di alleggerire la pressione dell'esercito tedesco lo impegnò su un altro fronte, quello delle Somme dove la battaglia causò la morte di un milione di uomini.

v    Gli italiani attaccarono sull'Isonzo e non trassero alcun risultato.

v    Gli austriaci sul fronte italiano incontrano delle difficoltà e gli italiani conquistano Gorizia.  Nell'autunno del 1916 sancirono il ritorno alla guerra di trincea.

v    Il bilancio del 1916 fu positivo per gli imperi centrali.

v    Il 28 agosto entrò in guerra la Romania a fianco dell'Intesa

v    Da segnalare la caduta del governo Salandra (giugno 1916) e del governo Asquith in Inghilterra.

v    Nel novembre del 1916 morì l'imperatore austriaco Francesco Giuseppe cui successe Carlo I che richiese all'Intesa una pace però rifiutata. Anche la Germania la chiese ma venne rifiutata.


IL MOVIMENTO OPERAIO

v    Particolare attenzione merita l'atteggiamento dei partiti socialisti di fronte all'eventualità e poi allo svolgimento del conflitto.

v    Venne organizzata una conferenza internazionale a Zimmerwald , in Svizzera, dove la condanna della guerra venne dichiarata esplicitamente. Venne scritto anche un manifesto conclusivo indirizzato Ai Proletari d'Europa.

v    Successivamente nella conferenza tenuta a Kienthal nel 1916 ancor più successo ebbe la tesi bolscevica-leninista di rovesciamento della guerra in rivoluzione socialista. In certi casi essa assunse una propria sollevazione popolare raggiungendo il culmine in Russia con l'abbandono in massa del fronte e la Rivoluzione di ottobre del 1917.  


TERZA FASE: 1917-1918


v    Il primo avvenimento decisivo del 1917 fu la proclamazione (1 febbraio) da parte tedesca di una guerra sottomarina→ provoca reazione degli Stati Uniti i quali erano duramente colpiti da questa misura nei loro commerci.

v    Il sei aprile 1917 si verificò l'entrata in guerra degli USA.

v    Nel marzo il regime zarista russo venne rovesciato e sostituito da una repubblica il cui governo provvisorio era guidato dal socialrivoluzionario Kerenskij che decise di proseguire la guerra. In questo periodo la Germania penetrò in Russia e con la Pace di Brest-Litovsk che prevedeva da parte del governo rivoluzionario la cessione alla Germania della Polonia e dei paesi baltici mentre l'Ucraina diventava indipendente.

v    La pace permise all'Austria e Germania di spostare le truppe sul fronte occidentale e su quello italiano.

v    Il 6 aprile 1917 gli Stati Uniti dichiararono guerra alla Germania.

v    Sul fronte italiano si ebbe la disfatta di Caporetto (24 ottobre 1917). Questa sconfitta ebbe percussioni politiche: venne formato un nuovo governo sotto la guida di Vittorio Emanuele Orlando e sul piano militare si sostituì il generale Cadorna con Armando Diaz che ebbe il merito di ricercare il coinvolgimento ideologico delle truppe e di tutto il paese.

v    La disfatta di Caporetto si verificò in seguito a due cause: le cause militari e strategiche, che confermavano l'effettiva debolezza dell'esercito italiano e le cause generali e sociali che confermavano il diffuso clima di sfiducia presente al fronte.

v    In Italia si verificarono diverse rivolte popolari in tutto il paese. Questo anche in Francia.

v    A favore della pace c'era Benedetto XV.

v    Il 29 settembre 1918 la Bulgaria fu costretta a ritirarsi e l'Austria venne sconfitta in modo definitivo a Vittorio Veneto e il 3 novembre firmò a Villa Giusti l'armistizio. L'11 novembre l'imperatore Carlo I abdicò e venne proclamata la repubblica.

v    Il 30 ottobre la Turchi si ritirò e firmò l'armistizio di Mudros.

v    Il 9 novembre anche a Berlino venne proclamata la repubblica e l11 firmarono l'armistizio di Rethondes. Si chiudeva così la prima guerra mondiale.











LE CIFRE

v    Il periodo del dopo guerra fu un periodo di profondissimo disagio per la popolazione decimate, oltre che dalla fame e dalla miseria, da un'ondata di epidemia di influenza "la spagnola" che si diffuse in tutta Europa ed in America. Di conseguenza si ebbe una grave crisi demografica.

v    Tutte le nazioni europee erano sommerse dai debiti mentre gli USA erano i maggiori creditori.

v    L'economia interna dei singoli paesi era resa preoccupante dalla profonda inflazione e dalla disoccupazione.


I TRATTATI DI PACE

v    I paesi vincitori si riunirono dal 18 gennaio 1919 a Parigi in una conferenza che vide la partecipazione delle 32 nazioni vincitrici. Le potenze più forti furono: USA, Inghilterra, Francia e Italia.

v    Il presidente americano Wilson aveva pronunciato prima della conferenza un discorso che enunciava 14 punti come base per definire i criteri che dovevano informare la nuova situazione mondiale di pace.

v    Per quanto riguarda la Francia il primo ministro Clemenceau seppe muoversi con abilità di fronte alle richieste della destra del suo paese che voleva annientare la Germania. il suo scopo non era distruggere la Germania, ma porre la Francia in posizione dominante in Europa.

v    Anche Lloyd George non desiderava la totale rovina della Germania, temendo un rafforzamento della Francia; gli interessi inglesi erano diretti a garantire la supremazia del proprio impero.

v    Vittorio Emanuele Orlando difese gli interessi italiani battendosi per ingrandimenti territoriali più che per aiuti economici. Orlando chiese in aggiunta l'annessione di Fiume, suscitando reazioni aspre e reazioni contrarie.

v    L'Italia si ritirò dalla conferenza e questo la danneggiò ulteriormente perché Francia e Inghilterra si spartirono le ex colonie tedesche.

v    Conclusisi i trattati di pace le nazioni sconfitte furono chiamate per la firma.

v    Il 28 giugno 1919 la Germania firmò il Trattato di Versailles. Esso prevedeva:

la cessione dell'Alsazia e della Lorena alla Francia

la cessione di territori alla Danimarca e alla Polonia

il pagamento delle "riparazioni" dei danni di guerra

il mantenimento di una flotta e di un esercito permanentemente ridotti

la perdita di tutte le colonie

l'impegno a fornire materie prime ai paesi vincitori a condizioni vantaggiose

l'annullamento del Trattato di Brest.Litovsk con la Russia

v    Il 10 settembre l'Austria firmò il Trattato di St. Germain. Essa perdeva i 7/8 del precedente territorio in favore dell'Italia, Jugoslavia, Cecoslovacchia e Ungheria

v    Il 27 settembre fu firmato dalla Bulgaria il Trattato di Neuilly: essa cedette territori alla Romania e alla Grecia.

v    Il 4 giugno fu firmato il Trattato del Trianon con l'Ungheria; esso prevedeva la cessione dei territori alla Jugoslavia, Romania e Polonia.

v    Il 1 agosto 1920 la Turchia firmò il Trattato di Sevres.

v    La Società delle Nazioni auspicata da Wilson prese vita ma gli USA non aderiscono.










  Il Parlamento e il Governo






Il Parlamento si presenta in posizione di primato tra gli organi costituzionali dello Stato, espressione istituzionalizzata e sistematica della sovranità del popolo.

Bicameralismo: nel nostro ordinamento si assiste al cosiddetto bicameralismo perfetto, in cui le due Camere hanno assoluta identità di funzioni e di poteri, seppure con qualche correttivo si è assistito a numerose critiche per le inutili duplicazioni di questo sistema, che d'altra parte garantisce una maggiore ponderazione delle scelte legislative.

Composizione delle due Camere e legislatura: il Parlamento si compone nel nostro vigente ordinamento della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. Entrambe le Camere sono elette, oggi, per cinque anni e il periodo intercorrente tra l'elezione di una Camera e il suo scioglimento viene denominato legislatura, ai sensi dell'art. 60 Cost.

La durata della legislatura può essere prorogata solo in caso di guerra e mediante legge formale, mentre la fine anticipata della legislatura può essere disposta dal Presidente della Repubblica mediante scioglimento delle Camere o di una sola di esse, ai sensi dell'art. 88 Cost.

La Camera dei deputati: è eletta a suffragio universale e diretto e composta da 630 deputati. Sono eleggibili a deputati tutti i cittadini elettori che abbiano compiuto il 25° anno di età nel giorno delle elezioni; sono elettori della Camera coloro che hanno il diritto di voto e quindi tutti i cittadini, uomini e donne, che abbiano raggiunto la maggiore età. Per le elezioni della Camera, il territorio nazionale è attualmente diviso in 26 circoscrizioni.

Il Senato della Repubblica: è eletto, come da Costituzione, "a base regionale", e composto da 315 senatori elettivi: ogni regione ha almeno sette senatori, salvo il Molise che ne ha due e la Valle d'Aosta che ne ha uno. Sono eleggibili a senatori tutti i cittadini elettori che abbiano compiuto nel giorno delle elezioni il 40° anno di età; sono elettori del Senato tutti i cittadini elettori che abbiano compiuto il 25° anno di età. Accanto ai senatori elettivi si trovano i senatori di diritto, a vita, e senatori a vita nominati dal Presidente della Repubblica.

Sono senatori di diritto, a vita, coloro che abbiano ricoperto la carica di Presidente della Repubblica, mentre il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che abbiano illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario.

Ineleggibilità: quando il candidato si trova in situazione, prevista dalla legge, per cui non può essere eletto, qualora vi sia egualmente candidatura, e il candidato venga eletto, l'elezione è invalida e priva di efficacia.

Sono ineleggibili:

coloro che ricoprano determinate cariche o uffici di natura elettiva o burocratica., per non influenzare eventualmente l'elettorato;

i magistrati, per non impedire l'imparzialità nell'esercizio della funzione giurisdizionale;

coloro che ricoprano uffici presso governi esteri tanto in Italia quanto all'estero;

coloro che per la posizione ricoperta in imprese private che abbiano rapporti di affari con lo Stato non potrebbero esercitare il loro mandato con sufficienti garanzie per l'interesse pubblico.

Incompatibilità: quando il candidato si trova in situazione per la quale , se vuole conservare la carica parlamentare che è stata validamente assunta, deve rinunziare ad altra carica, incompatibile, appunto, con quella parlamentare. Sono cause di incompatibilità: la carica di deputato o di senatore con quella di Presidente della Repubblica, con quella di componente del Consiglio superiore della Magistratura o della Corte Costituzionale, con quella di consigliere regionale. Altre cause di incompatibilità sono fissate in via generale dalla l.13 febbraio'53 e da altre disposizioni particolari.

La presenza di una causa di incompatibilità pone il deputato o senatore nella necessità di optare per il mandato parlamentare o per la carica incompatibile.

I sistemi elettorali: la formazione e il funzionamento delle Camere sono ovviamente condizionati dal sistema elettorale adottato.

Sistemi uninominali: il territorio è diviso in collegi e in ogni collegio si presenta un solo candidato per simbolo o gruppo politico, e l'elettore può scegliere uno solo dei candidati.

Sistemi plurinominali: i candidati si presentano raggruppati in liste, e l'elettore sceglie non la persona ma la lista, pur potendo spesso esprimere una o più preferenze tra i candidati della lista.

Sistemi maggioritari: possono essere plurinominali o uninominali. I seggi vengono assegnati a chi ottiene nel collegio la maggioranza dei voti espressi; il sistema penalizza i partiti più deboli ma garantisce maggiore stabilità politica. Il sistema maggioritario majority attribuisce i seggi a chi ha ottenuto la maggioranza del 50% dei voti più uno, il sistema maggioritario plurality necessita soltanto la maggioranza relativa.

Sistemi proporzionali: sono necessariamente plurinominali. I seggi sono ripartiti tra le diverse liste in competizione in proporzione ai voti ottenuti; il sistema garantisce il rispetto totale dell'opinione del Paese, ma è causa di frammentazione e di instabilità.

In Italia: dapprima si affermò il sistema proporzionale ma la stessa Assemblea Costituente preferì non inserire nella Costituzione disposizioni in materia di sistemi elettorali, limitandosi a prescrivere il suffragio universale e diretto. La decisione era volta ad evitare di impegnare le future Camere costringendole a una revisione della Costituzione nel caso che volessero in avvenire adottare un altro sistema. Infatti, con la crescente instabilità politica, si sentì l'esigenza di una revisione del sistema elettorale: con la riforma del 1993 si introdusse tanto per la Camera quanto per il Senato un meccanismo di votazione a turno unico con attribuzione di ¾ dei seggi con sistema maggioritario e del restante quarto con sistema proporzionale.

Sistema elettorale del Senato: in base alla l. 4 agosto 1993, l'elezione del Senato della Repubblica avviene a base regionale. I ¾ dei seggi vengono dunque attribuiti con sistema maggioritario, per l'assegnazione dei seggi residui (¼), il sistema è più complesso: l'ufficio elettorale "scorpora" , per ogni gruppo, i voti dei cittadini già proclamati eletti, determinando la cifra elettorale per gruppo e la cifra individuale dei singoli candidati data dalla percentuale dei voti validi ottenuti in rapporto ai voti validi espressi nel collegio. Successivamente assegna i seggi spettanti ad ogni gruppo dividendo la cifra elettorale di ogni gruppo successivamente per uno, due, tre, ecc.. sino alla concorrenza dei senatori da eleggere e scegliendo quindi tra i quozienti così ottenuti i più alti in numero uguale ai senatori da eleggere, con conseguente assegnazione dei seggi ai gruppi in corrispondenza dei quozienti (metodo d'Hondt o delle divisioni successive).

Sistema elettorale della Camera: l'elezione della Camera dei Deputati è stata profondamente modificata dalla l. 4 agosto 1993, introducendo un sistema molto simile a quello adottato per l'elezione del Senato e quindi con combinazione del metodo uninominale maggioritario con quello proporzionale per l'assegnazione dei seggi residui.

Verifica dei poteri: gli Uffici centrali circoscrizionali o quelli regionali procedono, sulla base dei conteggi effettuati, a proclamare l'elezione tanto dei deputati quanto dei senatori. Tale proclamazione non ha però efficacia definitiva essendo subordinata al risultato della cosiddetta "verifica dei poteri" o anche, come dice l'art. 66 Cost., al giudizio dei titoli d'ammissione, attribuita alle stesse Assemblee.

Divieto di mandato imperativo: la libertà delle scelte del parlamentare non può essere limitata in alcun modo, né da parte degli elettori che lo hanno votato né da parte del partito di appartenenza, che potrebbero aspettarsi dal proprio rappresentante determinati comportamenti. Ad ogni modo il parlamentare è responsabile, non solo nei confronti dei propri elettori, ma di tutto il corpo elettorale,

e il partito, se "tradito" dal parlamentare, può emettere sanzioni punitive o censure verso di lui, che tuttavia non lo privano dello status di parlamentare.

Prerogative e immunità dei parlamentari: con la legge costituzionale 29 ottobre 1993 è stato sostituito l'art. 68 Cost. e sono stati modificati i diritti dei parlamentari i parlamentari sono insindacabili per le opinioni espresse ed i voti dati nell'esercizio delle proprie funzioni ed è necessaria l'autorizzazione della Camera di appartenenza per le perquisizioni personali o domiciliari, per gli arresti o altre privazioni della libertà personale, per mantenere in detenzione un parlamentare, per sottoporlo ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza (non è più richiesta per la sottoposizione a procedimento penale).

Indennità parlamentari: secondo l'art. 69 Cost. i membri del Parlamento ricevono un'indennità stabilita dalla legge, diretta a garantire il libero svolgimento del mandato, che comprende il rimborso delle spese di segreteria e di rappresentanza. Essa è determinata dagli uffici di presidenza delle Assemblee in misura tale che non superi il trattamento complessivo dei presidenti di Sezione della Corte di Cassazione.


I regolamenti parlamentari: l'organizzazione interna delle Camere e del Parlamento in seduta comune nonché le procedure per il loro funzionamento sono in parte disciplinate dalla stessa Costituzione ed in parte dai regolamenti parlamentari cui la Costituzione rinvia (artt.64 e 72).

La Costituzione stabilisce (art.64) che ciascuna Camera adotta il proprio regolamento interno a maggioranza assoluta dei suoi componenti, mentre l'art. 72 Cost. riserva ai regolamenti delle Camere la disciplina del procedimento legislativo, fatte salve, le sole disposizioni direttamente dettate dalla Costituzione i regolamenti parlamentari si pongono quindi in posizione subordinata alla sola Costituzione e a loro favore è fissata una "riserva" che non potrebbe essere violata con disposizioni di legge ordinaria.

Gli attuali regolamenti della Camere sono stati adottati nel febbraio 1971 e sono entrati in vigore, entrambi, il 1° maggio di tale anno. I regolamenti delle Camere prescrivono la loro pubblicazione sulla "Gazzetta Ufficiale", facendo tra l'altro decorrere da tale pubblicazione la vacatio per la loro entrata in vigore.

Organi delle Camere la Costituzione si limita, all'art.63, a stabilire che ciascuna Camera elegge fra i suoi componenti il Presidente e l'ufficio di Presidenza. Maggiori dettagli sono forniti necessariamente dai regolamenti parlamentari i quali indicano gli organi delle Assemblee e ne stabiliscono le modalità di costituzione. In sintesi, ogni Camera ha:

a)    un presidente eletto dagli appartenenti alla singola Assemblea, che non ha più solo funzioni di direzioni dei lavori, ma anche funzioni di direzione politica.

b)    quattro vice presidenti, tre questori ed otto segretari.

c)    un ufficio di presidenza del quale fanno parte i vice presidenti, i questori e i segretari.

d)    gruppi parlamentari costituiti in base alle dichiarazioni rese dai singoli senatori o deputati. Per la costituzione di un gruppo parlamentare al senato sono necessari almeno dieci senatori, mentre alla Camera almeno venti deputati. I deputati o i senatori che non aderiscono ad alcun gruppo sono iscritti automaticamente al cosiddetto "gruppo misto".

e)    le giunte, organi a carattere permanente le cui funzioni principali risultano dalla loro stessa denominazione

f) le commissioni permanenti, costituite in ogni Camera con competenze legislative, di controllo politico e conoscitive, in numero di tredici tanto alla Camera quanto al Senato. La ripartizione di senatori e deputati nelle diverse commissioni deve ispirarsi all'esigenza di rispettare, in proporzione, la composizione delle Assemblee




Funzionamento delle Camere: sul funzionamento numerose disposizioni si ritrovano nella stessa Costituzione, tuttavia è molto ampia l'autonomia delle Camere stesse. Nell'ambito della legislatura non si parla più di "sessioni", periodi di effettivo lavoro delle Assemblee, con l'eccezione della

"sessione parlamentare di bilancio" ; esistono solo i periodi di seduta delle Camere, peraltro di notevole durata, cosicché può dirsi che le Camere sono di fatto in attività per tutto il corso della legislatura.

Le sedute delle Camere: le sedute delle Camere, convocate sempre dal presidente, possono essere pubbliche o segrete, ordinarie o straordinarie. In via ordinaria, ai sensi della Costituzione (art.62), le Camere si riuniscono il primo giorno non festivo di febbraio e di ottobre; in via straordinaria, ogni Camera si riunisce per iniziativa del suo Presidente o del Presidente della Repubblica o di un terzo dei suoi componenti. Non ha il potere di convocazione il Governo.

Secondo l'art. 64 Cost. le deliberazioni (e non le sedute!) di ciascuna Camera "non sono valide se non è presente la maggioranza dei loro componenti e se non sono adottate a maggioranza dei presenti". Tanto alla Camera che al senato, le votazioni possono avvenire a scrutinio palese o a scrutinio segreto e la maggioranza normale prescritta dalla Costituzione per le deliberazioni parlamentari è la maggioranza semplice (50% più uno dei presenti). Per quanto riguarda la Camera sono considerati validi e presenti solo favorevoli e contrari, e non gli astenuti, mentre il regolamento del Senato afferma che tutti i senatori, siano favorevoli, contrari o astenuti sono da ritenersi presenti.

Programmazione dei lavori parlamentari: i lavori delle Camere sono organizzati secondo programmi che si articolano su alcuni momenti essenziali tra i quali i contatti tra i presidenti delle Camere e con il Governo e la formazione del programma cui provvede la conferenza dei capigruppo. Se tale programma è adottato all'unanimità dalla conferenza dei presidenti dei gruppi, diviene impegnativo dopo la comunicazione all'assemblea e alle commissioni permanenti; l'Assemblea può comunque, al termine di ogni seduta, apportare le necessarie modificazioni all'ordine dei lavori già stabilito.

Il Parlamento in seduta comune: l'art. 55 della Costituzione afferma che il Parlamento può riunirsi anche in seduta comune dei membri delle due Camere, deliberando autonomamente. Tale ipotesi è prevista solo nei casi tassativamente previsti dalla Costituzione (vedi pagina seguente) ed un suo ampliamento sarebbe possibile solo mediante legge costituzionale. Il presidente, l'ufficio di presidenza, il regolamento e la sede del Parlamento in seduta comune sono quelli della Camera dei deputati.


FUNZIONE DI CONTROLLO

L'attività di controllo delle Camere sul Governo e sulla Pubblica Amministrazione in generale si attua attraverso i seguenti strumenti ispettivi:

interrogazione: consiste nella semplice domanda, rivolta per iscritto, per sapere se un fatto sia vero; può essere a risposta orale e a risposta scritta. Secondo la procedura del question time ogni mercoledì di norma la seduta è dedicata alla discussione di "interrogazioni a risposta immediata", consistenti in domande al Governo, con limiti di tempo estremamente limitati.

interpellanza: consiste nella domanda, rivolta per iscritto, per conoscere i motivi o gli intendimenti della condotta del Governo in questioni che riguardino determinati aspetti della sua politica. E' strumento tipicamente ispettivo. In caso di insoddisfazione, può esserci mozione.

risoluzione: con essa vengono manifestati orientamenti o definiti indirizzi su specifici argomenti

mozione è un testo che può essere presentato da un presidente di gruppo o da almeno dieci deputati alla Camera, da almeno otto senatori al Senato, che mira a promuovere una deliberazione dell'Assemblea su un determinato argomento.



Ma l'attività di controllo si manifesta anche nelle inchieste parlamentari: la stessa Costituzione (art.82) disciplina la materia, stabilendo che ciascuna Camera può disporre inchieste su materie di pubblico interesse. A tale scopo nomina tra i propri componenti una Commissione formata in modo da rispecchiare la proporzione tra i vari gruppi, che procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria. Le commissioni di inchiesta possono essere

istituite separatamente da ognuna delle Camere o da entrambe le Camere congiuntamente, oppure l'inchiesta può essere deliberata con apposita legge. A conclusione dei lavori, le Commissioni devono riferire alla Camera da cui sono state nominate, mediante una o più relazioni, a seconda che i risultati dell'inchiesta siano adottati all'unanimità o a maggioranza sarà poi la Camera ad assumere le decisioni conseguenti.


2. FUNZIONE DI INDIRIZZO:

Tale funzione corrisponde alla natura delle Camere in quanto espressive in via diretta della volontà popolare. Appartengono all'attività di indirizzo le mozioni e le risoluzioni, ma possono essere comprese anche le leggi di autorizzazione e di approvazione, che esercitano un'efficacia condizionante non solo per l'attività successiva del Governo, ma anche per quella dello stesso Parlamento che rimane perciò vincolato alla loro osservanza, a meno di non derogarvi in modo espresso.

Collegati alle leggi di autorizzazione e di approvazione sono la legge di bilancio, il principio secondo il quale ogni legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farne fronte e l'obbligo per le Camere di approvare annualmente, oltre al bilancio dello Stato, anche il rendiconto consuntivo presentato dal Governo.


3. ALTRE FUNZIONI DELLE CAMERE:

Spetta alle Camere delegare al governo l'esercizio della funzione legislativa, deliberare lo stato di guerra, autorizzare con legge la ratifica dei principali trattati internazionali.

Le Camere hanno anche il dovere di esaminare le petizioni che i cittadini hanno ad esse rivolte, per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità, e il potere di svolgere, attraverso le commissioni, indagini conoscitive che possono concretarsi in udienze conoscitive.


4. FUNZIONI DEL PARLAMENTO IN SEDUTA COMUNE:

Le sedute "tassativamente previste" dalla Costituzione per il Parlamento in seduta comune sono:

di natura elettorale. Spetta infatti al Parlamento, integrato dai rappresentanti regionali, eleggere: il Presidente della Repubblica, un terzo dei componenti del Consiglio superiore della Magistratura, un terzo dei componenti della Corte Costituzionale, i 45 cittadini che formano l'elenco dal quale verranno estratti a sorte, quando necessario, i 16 giudici aggregati della Corte Costituzionale per i giudizi di accusa. In tutti questi casi, si vota soltanto, senza che sia consentita discussione.

di natura processuale- penale. Il Presidente della Repubblica può essere posto, con deliberazione del Parlamento in seduta comune, in stato di accusa dinanzi alla Corte Costituzionale per i reati previsti dalla Costituzione (art.90 Cost.)

di accertamento. Il Parlamento in seduta comune, non integrato in questo caso dai rappresentanti regionali, riceve il giuramento che il Presidente della Repubblica compie prima di assumere le sue funzioni.





P.d.C (organo) Ministri (organo) Consiglio dei Ministri

-deve dirigere e garantire -hanno un ruolo sia politico- ha una competenza generale:

unità alla politica generale costituzionale,in quanto membri -stabile linea politica

del Governo seguendo il del Governo, sia un ruolo ammi- -deve prendere soldi

programma su cui è stata nistrativo perché sono a capo dei -come prendere

ottenuta la fiducia del P. Ministeri.



MINISTRI




Interim  Senza portafoglio Tecnici Sottosegretari ricoprono provvisoria- anche se fanno parte del non devono essere sono dei "Vice Ministri"

mente oltre al loro altri Governo non sono a capo dei Parlamentari,ma collaborano coi Ministri

ministeri vacanti, per di alcun dicastero. In caso sono persone apparte- nella gestionr del dicastero

compiere gli atti urgenti di necessità può utilizzare nente ai partiti di e vengono nominati con

o di ordinaria amministra-   gli stanziamenti di un mini Governo. Vengono procedura simila a quella

zione.(resp.+ dicasteri) stero. Es. ministro delle chiamati a ricoprire prevista per i Ministri.

es.ministro degli esteri relazioni connazionali, un ministero. Es. Varia in redazione alle D'alema. Italiani dell'estero. Fioroni, Mastella. Esigenze politiche.



FORMAZIONE GOVERNO

si insedia nuovo Governo

nel corso della legislatura



dopo una crisi di Governo



REFERENDUM ABROGATIVO può

cancellare una legge;

MA NON PUO'

né modificarla;

né introdurne una nuova.



LEGISLATURA: è il tempo che intercorre tra 2 elezioni successive del Parlamento. DURA 5 ANNI a meno che non si abbia lo scioglimento anticipato delle Camere. Si possono avere:

legislature con più governi

a 1 legislature possono corrispondere più governi




CONSULTAZIONI

(consulta i leader di tutti i partiti e gli ex-presidenti)



INCARICO

(Presidente della Repubblica conferisce l'incarico al Presidente del Consiglio che accetta con

riserva perché non sa se è in grado di formare il nuovo Governo,

altre consultazioni dove interpellerà i leader che riunirà nella

coalizione e deciderà programma Goerno e la lista dei Ministri)



NOMINA

(vengono nominati il Presidente del Consiglio)



PROGRAMMA

(dopo 10 giorni dalla formazione, il Governo deve esporre il programma)



FIDUCIA

(deve ottenere la fiducia che può essere accordata o negata

da ogni singola camera sulla base di un documento la 'mozione',ma

di solito è scontata perché viene sciolta quando è sicuro di avere

la maggioranza)




NOMINA E GIURAMENTO

(dopo la nomina prestano giuramento al CAPO DELLO STATO, dopo il giuramento

IL GOVERNO può CONSIDERARSI FORMATO)





CRISI DI GOVERNO : (si hanno quando sorgono contrasti dai partiti della MAGGIORANZA):

PARLAMENTARE (Presidente del Consiglio con mozione di sfiducia)

EXTRAPARLAMENTARE (fuori dal Governo, quando il Parlamento stesso si dimette) comporta le dimissioni di tutto il Governo


SOLUZIONI: ( ci si consulta)

per la nascita di un nuovo Governo

scioglimento anticipato delle Camere

FUNZIONI DEL GOVERNO

Il Governo detiene il potere ESECUTIVO e ATTUA LE LEGGI approvate dal Parlamento. Oltre all'esecuzione delle leggi esercita anche:





FUNZIONE DI INDIRIZZO POLITICO ( che spetta al C.d.M)

Si estende:

alla POLITICA ESTERA (scelta paesi con cui commerciare,

contatti, rapp. commerciali);

alla POLITICA INTERNA (leggi, decisioni,come i Ministri

regolano)


FUNZIONE LEGISLATIVA ( che spetta al Parlamento), però anche il G può emanare atti aventi forza legge:

DECRETI LEGISLATIVI: il G su delega del Parlamento li può emanare. Spesso perché bloccherebbero la propria attività o quando deve approvare testi lunghi, perché il G agisce + in fretta contando sulla Pubblica Amministrazione. LA LEGGE DELEGA è la delega che il Parlamento concede al G con un'apposita legge ( deve avere principi a cui si deve attenere, materia e tempi) VENGONO EMANATI DAL Presidente della Repubblica entra subito in vigore dopo 15 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale,( il tempo può essere allungato o accorciato)

DECRETO LEGGE: può essere emanato dal G solo nei CASI STRAORIDINARI, DI URGENZA E DI NECESSITA'. Anche nel decreto legge come sul decreto legislativo (la legge delega) viene operato un controllo preventivo con la CONVERSIONE IN LEGGE ( in cui potranno esserci modifiche entro 60 g dalla pubblicazione) se NON VERRA' CONVERTITO in legge entro 60 g dalla pubblicazione, DECADE DAL MOMENTOIN CUI E' STATO EMANATO. ANCHE QUESTO VIENE EMANATO DAL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, ENTRA IN VIGORE CON LA PUBBLICAZIONE.  Per i LIMITI DELLA DECRETAZIONE (attribuzione) occorre seguire un procedimento normale per le leggi delega, per le leggi in materia costituzionale e elettorale, per la ratifica (approvazione) di trattati internazionali e per l'approvazione dei bilanci. Sono le materie in cui non è possibile la decretazione

REGOLAMENTI GOVERNATIVI sono deliberati ( stabiliti o decisi ) dal Consiglio dei Ministri e vengono emanati dal Presidente della Repubblica (enunciati,derivano.) devono rispettare le fonti superiori, di 1° e costituzionali

REGOLAMENTI MINISTERIALI sono deliberati e firmati solo dal ministro competente



















Il bilancio



   Il bilancio dello Stato: nozione e caratteri

BILANCIO DELLO STATO: documento giuridico-contabile in cui vengono elencate le entrate e le spese pubbliche dell'amministrazione statale inerenti a un determinato arco di tempo che può essere l'anno (anno finanziario) o un periodo di più anni (bilancio pluriennale).

BILANCIO PREVENTIVO: se contiene le entrate che si prevede di riscuotere e le spese che si prevede di pagare nell'anno in cui esso viene redatto

BILANCIO CONSUNTIVO: se in esso vengono contabilizzate le entrate e le spese effettivamente incassate e pagate lungo l'anno finanziario appena concluso


Attraverso la lettura di questo documento è possibile analizzare in modo dettagliato tutte le 4 fasi in cui abbiamo l'attività finanziaria, e cioè:

la determinazione degli obiettivi di politica economica e sociale

la scelta degli strumenti economico-operativi per la realizzazione degli obiettivi

la determinazione dell'ammontare del fabbisogno finanziario

la ripartizione del carico tributario


ESERCIZIO FINANZIARIO: insieme delle operazioni contabili, cioè le riscossioni delle entrate e i pagamenti delle spese effettuati dallo Stato lungo l'anno finanziario, che nel sistema di bilancio adottato nel nostro paese coincide con l'anno civile.



   I principi del bilancio

DELL'UNIVERSALITA': in base al quale devono essere iscritte in bilancio tutte le voci delle entrate e delle spese.

Le gestioni di fondi al di fuori del bilancio non sono ammesse, salvo che siano espressamente consentite da apposite leggi speciali (gestioni extra bilancio).

Ciò può avvenire per la realizzazione di interventi urgenti.

DELL'INTEGRITA stabilisce che le entrate e le spese devono essere iscritte al lordo di quelle spese che possono comportare la loro riscossione e il loro pagamento.

DELL'UNITA': proibisce di collegare delle specifiche entrate con specifiche voci di spesa; non è quindi ammesso vincolare la destinazione di determinati fondi al finanziamento di una data spese anziché un'altra.

DELL'ANNUALITA': in base al quale ogni anno le Camere devono approvare con apposita legge il bilancio preventivo e quello consuntivo presentati dal governo.

Per gli interventi dello Stato è da considerarsi più utile quello pluriennale, in quanto è da ritenersi uno strumento più valido ai fini di una programmazione economica dei suoi interventi.

DELLA SPECIALIZZAZIONE: le entrate e le spese iscritte devono essere distinte in relazione alle loro funzioni economiche.

Scopo: impedire che la pubblica amministrazione utilizzi dei fondi per finalità diverse da quelle per cui sono stati stanziati con l'approvazione del Parlamento (divieto di storno).

DELLA PUBBLICITA': dispone che la legge di approvazione del bilancio sia portata a conoscenza di tutti attraverso la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.


   Le funzioni del bilancio

POLITICA: il bilancio è lo strumento finanziario che consente al Potere esecutivo di realizzare gli obiettivi di politica economica e sociale del suo programma, attraverso la riscossione delle entrate e il pagamento delle spese in esso stanziate.

ECONOMICA: il bilancio è lo strumento di programmazione economica, in quanto rende realizzabili gli obiettivi indicati nel programma di Governo.

Inoltre, indica le scelte economico-operative necessarie per il raggiungimento di tali obiettivi.

DI CONTROLLO FINANZIARIO: il bilancio consente al Parlamento di verificare che il Governo svolga la sua attività finanziaria nei limiti della legalità, affinché:

la spesa pubblica non ecceda gli stanziamenti (controllo quantitativo)

la pubblica amministrazione non trasferisca fondi da un capitolo a un altro (controllo qualitativo)


   Classificazioni del bilancio

IN RELAZIONE AL TEMPO A CUI FA RIFERIMENTO:

PREVENTIVO: indica le entrate e le spese che si prevede di effettuare nell'anno finanziario che sta per iniziare. È un importante strumento di politica economica e di programmazione

CONSUNTIVO: fa riferimento alla gestione finanziaria dell'anno che si è concluso e indica le operazioni effettivamente svolte lungo l'esercizio appena concluso

IN RELAZIONE AL SUO CONTENUTO:

DI COMPETENZA ha un contenuto giuridico ed elenca le entrate che lo Stato ha il diritto di riscuotere e le spese che l'obbligo di pagare durante l'esercizio finanziario

DI CASSA: è un bilancio materiale che elenca le entrate e le spese che si prevede verranno materialmente riscosse e pagate durante l'esercizio finanziario

IN RELAZIONE ALLA LUNGHEZZA DEL PERIODO DI TEMPO A CUI FANNO RIFERIMENTO:

ANNUALE: se fa riferimento all'anno solare. È normalmente di cassa e di competenza, preventivo e consuntivo

PLURIENNALE: se fa riferimento a più anni (da 3 a 5); è solo preventivo e di competenza.




   Il bilancio annuale di previsione

È costituito da 3 parti distinte:

- un unico stato di previsione delle entrate

- più stati di previsione delle spese

- il quadro generale riassuntivo

Il Dipartimento per le politiche di bilancio raccoglie i dati sulle spese dei vari Ministeri attraverso le Ragionerie centrali in esse operanti.

Ogni Ministero deve accludere al proprio stato di previsione una relazione che illustri i criteri seguiti per la sua formulazione, in rapporto ai suoi programmi di spesa.


   Esecuzione del bilancio ed esercizio provvisorio

Può verificarsi che il Parlamento non riesca ad approvare il bilancio preventivo entro l'inizio del nuovo anno finanziario. Questa circostanza rischierebbe di paralizzare l'attività finanziaria del Governo, che non sarebbe autorizzato a dare esecuzione a un bilancio non ancora approvato.

Il Parlamento è in grado, tramite legge, di concedere l'esercizio provvisorio: il Governo può dare esecuzione al bilancio in attesa che intervenga l'approvazione delle Camere, che devono provvedervi entro il 30 aprile perché l'esercizio provvisorio ha durata massima di 4 mesi.



   Classificazione delle entrate e delle spese

CLASSIFICAZIONE ECONOMICA: vengono analizzati gli effetti dell'attività finanziaria sul sistema economico nazionale.

Le entrate vengono divise in:

titoli

categorie

unità revisionali di base

CLASSIFICAZIONE FUNZIONALE: si colgono gli effetti dell'attività finanziaria sul raggiungimento dei fini di interesse pubblico dello Stato, cioè sul raggiungimento delle sue funzioni istituzionali e sociali.

Le spese si classificano in:

funzioni-obiettivo

unità revisionali di base

capitoli


   Il controllo del bilancio

CONTROLLO INTERNO: il controllo all'interno della pubblica amministrazione è operato dalle Ragionerie centrali che dispone un controllo sulle entrate e sulle spese di tutta l'amministrazione statale. È inoltre incaricato della stesura del rendiconto generale dello Stato e del bilancio consuntivo.

CONTROLLO DI LEGITTIMITA' DELLA CORTE DEI CONTI

Preventivo: quando un atto del Governo che deliberi una spesa, prima di diventare esecutivo, viene inviato alla Corte che lo sottopone al visto e alla registrazione.

Successivo: riguarda il rendiconto generale dello Stato che è costituito dal conto di bilancio e dal conto generale del patrimonio. Dopo che la Corte ha controllato il rendiconto, essa emette il giudizio di parificazione, accompagnato da una motivazione.


CONTROLLO POLITICO E GIURIDICO DA PARTE DELLE CAMERE: il Ministero dell'Economia e delle Finanze presenta alle Camere il rendiconto con allegata la relazione della Corte dei Conti e viene approvato.


   La legge finanziaria (o "legge di stabilità")

È uno strumento correttivo e consente di adeguare le risorse e gli impieghi alle decisioni adottate nella legge di bilancio, compatibilmente alla legge economica del Paese.


SCOPO: adeguare ogni anno le entrate e le spese dello Stato e degli enti del settore pubblico allargato.


Va presentata alle Camere entro il 30 settembre e la sua approvazione deve precedere quella della legge di bilancio.


NON PUO' INTRODURRE NUOVI TRIBUTI, i quali possono essere imposti dalle sue leggi collegate ordinamentali, che ne integrano il contenuto.


Dal 2003  la legge finanziaria si chiama LEGGE DI STABILITA', la quale deve adottare ogni anno norme di coordinamento della finanza pubblica dei vari livelli di governo, allo scopo di assicurare il rispetto dei requisiti di convergenza economico-finanziaria imposti dai trattati di Maastricht.




   Il bilancio pluriennale

Strumento di programmazione a medio termine degli interventi finanziari, che ha lo scopo di adeguare la spesa pubblica agli obiettivi di politica economica dello Stato.


Fa riferimento a un periodo che varia da un minimo di 3 anni a un massimo di 5.


CARATTERI + IMPORTANTI:

è redatto solo in termini di competenza

non è un atto di autorizzazione

è scorrevole

viene effettuata una classificazione economico-funzionale



















Il bilancio sociale






Il sistema informativo di bilancio è composto dai seguenti documenti:

Stato patrimoniale composizione dell'azienda al 31/12/n. E' a sezioni contrapposte c'e' un attivo e un passivo.

L'attivo è suddiviso in: immobilizzazioni e attivo circolante.

Le immobilizzazioni sono fattori produttivi a lungo ciclo d'utilizzo. Si suddividono in: immobilizzazioni immateriali che non hanno consistenza fisica (costi d'impianto, brevetti ecc), i costi d'impianto sono costi patrimonializzati cioè una volta sostenuti diventano patrimonio dell'azienda.

Immobilizzazioni materiali che hanno consistenza fisica (fabbricati, arredamenti,impianti, macchinari ecc).

Immobilizzazioni finanziarie che sono crediti di lunga durata come crediti a medio lungo termine e partecipazioni in-collegate.

Le immobilizzazioni immateriali e quelle materiali vanno messe in bilancio al valore residuo cioè il costo iniziale meno il fondo ammortamento.

Attivo circolante è dato da fattori produttivi a breve ciclo d'utilizzo. E' formato

da: rimanenze, crediti e disponibilità liquide.

Rimanenze (merci, imballaggi, materie prime).

Crediti (verso i fornitori, cambiali attive).

Disponibilità liquide (denaro in cassa, valori bollati, c/c bancario).

Il passivo è suddiviso in:patrimonio netto e debiti.

Il patrimonio netto (capitale proprio o di rischio) è composto da:

capitale sociale quote o azioni apportate dai soci, riserve parti di utile non ridistribuite, utile d'esercizio.

I debiti si chiamano anche capitale di terzi e si dividono in:

debiti a medio lungo termine sono quelli contratti dalle banche o altri finanziatori a lungo termine che vanno restituiti nel tempo oltre i 5 anni.

Debiti a breve termine vanno restituiti entro l'anno.

Lo stato patrimoniale delle società è contemplato nel codice civile all'articolo 2424.

Conto economico è la parte del bilancio che mette in evidenza la formazione del risultato economico del periodo amministrativo considerato.

Esso è un prospetto forma scalare nel quale vengono esposti i costi e ricavi che scaturiscono dalle operazioni di gestione opportunamente aggregati in modo da consentire la determinazione di alcuni risultati intermedi che consentono di cogliere la progressiva formazione del risultato economico generale (utile o perdita d'esercizio).

Esso è formato da:

Valore della produzione comprende i ricavi che l'azienda ottiene in relazione all'attività tipica svolta nel periodo amministrativo considerato.

Costi della produzione comprende i costi dei fattori produttivi consumati per realizzare la produzione venduta nel periodo considerato.



Reddito operativo primo risultato intermedio ed è la differenza tra valore e costi della produzione.

Proventi e oneri finanziari comprendono:

proventi finanziari interessi attivi maturati su prestiti concessi a terzi, oneri finanziari (interessi passivi) il costo dei finanziamenti ottenuti dalle banche, dai fornitori o da altre finanziatori.

Rettifiche di valore dia attività finale

Proventi e oneri straordinari comprendono ricavi e costi che scaturiscono da operazioni estranee al normale svolgimento dell'attività aziendale.

Risultato prima delle imposte secondo risultato intermedio.

Imposte

Utile d'esercizio lo stesso che troviamo nello stato patrimoniale.

Il conto economico delle società è contemplato nel codice civile all'articolo 2425.

Nota integrativa è obbligatoria solo per le spa e spiega e descrive le voci di bilancio.

Da tali documenti si ricavano informazioni storiche e prospettiche, le prime derivano dai dati storici contenuti nel bilancio d'esercizio, le seconde si ottengono estrapolando da tali dati elementi per interpretare l'andamento futuro dell'impresa in relazione alla possibile evoluzione della situazione finanziaria, patrimoniale ed economica. L'interpretazione prospettica può essere realizzata attraverso l'analisi per indici e per flussi; l'analisi per indici si basa sul calcolo di rapporti tra valori opportunamente raggruppati, provenienti sia dal bilancio sia da fonti contabili ed extracontabili; l'analisi per flussi, che consente di redigere il rendiconto finanziario, è basata sullo studio dei movimenti finanziari prodotti dalla gestione.

L'attività svolta dall'impresa è seguita con interesse da più soggetti che ricavano le informazioni attraverso i documenti con i quali l'impresa diffonde notizie al suo interno e all'esterno. Tali soggetti sono:

Interni all'impresi, direttamente coinvolti nell'attività aziendale, quali il proprietario o i soci di maggioranza e i lavoratori dipendenti; tali soggetti sono interessati ai dati relativi alla redditività poiché dimostrano la convenienza a espandere l'attività aziendale, per i proprietari, e per i dipendenti la stabilità del posto di lavoro;

Esterni all'impresa, impresa, indirettamente coinvolti nell'attività aziendale, quali i soci di minoranza, i finanziatori, i clienti e i fornitori e gli uffici fiscali. Questi soggetti presentano interessi diversi:

i soci di minoranza necessitano di informazioni che consentano loro di decidere se acquistare, conservare o vendere le azioni o quote del capitale dell'impresa;

i finanziatori sono interessati a informazioni che li rendono in grado di valutare se i prestiti concessi e i relativi interessi saranno pagati alle scadenze convenute;

i fornitori sono interessati a conoscere la capacità dell'impresa a far fronte ai propri impegni alle scadenze pattuite;

i clienti sono interessati a informazioni sulla continuità dell'impresa;

gli uffici fiscali sono interessati ai dati di bilancio, in quanto questi rappresentano il punto di partenza a cui fa riferimento la disciplina tributaria per la determinazione del reddito fiscale sul quale calcolare le imposte.

Si va diffondendo la consapevolezza che l'impresa non deve raggiungere solo obiettivi economici, ma deve assolvere anche a funzioni sociali in quanto è un ente inserito nell'ambiente economico con cui instaura rapporti di origine diversa. Per questo motivo l'impresa deve comunicare a tutti gli interlocutori interessati una rendicontazione precisa e puntuale. Si sta facendo largo all'interno delle imprese l'orientamento sociale, con il quale, pur mirando al conseguimento di un reddito positivo, le imprese sono diventate particolarmente attente all'impatto che la loro attività ha sull'ambiente e sulla collettività. Vengono così predisposti due bilanci particolari:

o   Il bilancio ambientale, redatto con lo scopo di informare la collettività sul modo in cui l'impresa utilizza le risorse naturali;

o   Il bilancio sociale, redatto con lo scopo di informare e dimostrare i risultati ottenuti con le relazioni di scambio che l'impresa ha la comunità in cui opera. Il bilancio sociale diventa quindi un documento complementare al bilancio d'esercizio che documenta l'attività aziendale e rappresenta una strumento che consente di valutare le performance sociali dell'impresa e svolge una funzione informativa più ampia di quella patrimoniale, finanziaria ed economica. A volte il bilancio ambientale viene inserito nel bilancio sociale.

Manca una normativa nazionale e internazionale che precisi il contenuto del bilancio sociale, per cui le imprese italiane che lo predispongono utilizzando modelli diversi a seconda delle loro esigenze. Alcuni enti hanno predisposto alcune ipotesi di modelli.











The stock exchange




There are four main stock exchanges in the world: New York, London, Tokyo and Frankfurt. The stock exchange is the centre where shares and bonds are bought and sold.

The capital of a company is divided up into parts which are called shares and their owners are called shareholders.

There are two main reasons for buying shares:

The shareholder could make a profit if he sells the shares after their value has risen.

He could earn a dividend from the company's profits. However, he could risk a loss if the value of the shares goes down. Also, if there are no company profits to be divided, then the shareholder receives nothing.

A bond is a document issued by a government or company when borrowing money from the public. The holder of the document is called a bondholder. The bondholder can use the document to obtain repayment of the loan, plus a fixed rate of interest.





An investor cannot buy and sell shares himself. He needs the assistance and advice of an intermediary - a broker-dealer who buys and sell shares on behalf of members of the public.

Brokers earn a commission for arranging the purchase and sale of shares.

There are two main types of dealers who take risks and try to predict what is going to happen on the Stock Market:

Bulls believe that the value of the shares will rise, therefore they tend to buy so that they can sell them at a later stage at a higher price and make a profit.

Bears expect the prices of shares to fall. Therefore, they sell shares in the hope that their value will drop to a lower price than the one they paid when they bought them.



The London stock exchange is one of the four most important stock exchanges in the word. Its origins go back to the seventeenth century, when people, wishing to invest or raise money, bought and sold shares in joint-stock companies.

As the number of joint-stock companies grew, so did the number of brokers - acting as intermediaries for investors. In 1801 the London stock exchange was formed and became the accepted place to buy and sell shares.

The structure of the stock exchange changed on 27th October 1986, on a day known as the "Big bang", when it became known as the international stock exchange. The main changes that took place were:

o   fixed commission were abolished;

o   a new system of free competition was started;

o   all firms became broker/dealers that could buy shares from or sell them to clients - without the need for an intermediary;

o   a computerised dealing system called the Stock Exchange Automated Quotation - SEAQ - was introduced. This enabled share price information to be displayed to brokers' offices anywhere in the UK.



La ricerca operativa


La ricerca operativa è l'applicazione del metodo scientifico, da parte di gruppi interdisciplinari, a problemi che implicano il controllo di sistemi organizzati (uomo-macchina) al fine di fornire soluzioni che meglio servano gli scopi dell'organizzazione nel suo insieme.

La ricerca operativa non si sostituisce ai dirigenti responsabili nell'assumere le decisioni, ma, fornendo soluzioni dei problemi ottenuti con metodi scientifici, permette di effettuare scelte razionali.

Il procedimento di analisi e di risoluzione di un problema può essere suddiviso in varie fasi:

La prima fase della ricerca operativa consiste nell'esame della situazione reale e nella raccolta delle informazioni nel modo più ampio e approfondito possibile.

La seconda fase è la formulazione del problema che comporta l'individuazione delle variabili e la scelta della funzione economica da massimizzare o da minimizzare. L'individuazione delle variabili controllabili (variabili di decisione) e di quelle non controllabili insieme alla scelta della funzione economica da massimizzare o da minimizzare tale funzione prende il nome di funzioni obiettivo. E' importante ricordare che in tutti i sistemi organizzati vari sono gli obiettivi che si possono stabilire ma la funzione economica da ottimizzare (ossia da rendere massima o minima) è una sola.

La terza fase è la costruzione del modello matematico che deve essere una buona rappresentazione del problema. Anche se è quasi impossibile che sia una rappresentazione perfetta, ma può essere eventualmente modificata in una successiva revisione per renderlo più aderente al problema.

In una quarta fase si cerca la soluzione del modello se è possibile con i metodi della matematica classica oppure con tecniche di iterazione, partendo da una prima soluzione e cercando di migliorarla.

L'ultima fase è quella di analisi e di verifica delle soluzioni ottenute. In questo momento si deve verificare se la soluzione teorica offre i vantaggi attesi.

I modelli matematici sono rappresentazioni della realtà in forma semplificata. Il modello matematico decisionale è costituito da una funzione economica da ottimizzare e da un sistema di vincoli espressi da equazioni e/o disequazioni.


Una funzione economica (o funzione obiettivo) da ottimizzare:

U = f ( x , ....xn ; y , ..ym

Soggetto ai vincoli

{ gi ( x , ....xn ; y , ..ym) >= 0    vincoli tecnici

{ xi >= 0 , yi > = 0 vincoli di segno


PROBLEMI DI DECISIONE:

In ogni decisione si effettua una scelta per ottimizzare una funzione economica. La ricerca operativa permette di individuare le varie vie di azione e di determinare quella o quelle più convenienti. Una prima suddivisione porta a distinguere i problemi di scelta in relazione alle variabili di azione e possiamo avere: problemi di scelta dipendenti a una sola variabile, o problemi di scelta dipendenti da due o più variabili. Le variabili, possono assumere un insieme di valori detto campo di scelta che può essere discreto se i valori delle variabili sono in numero finito (numero di operai, numero di macchine), oppure continuo se le variabili assumono valori di uno, o più intervalli reali. Un'importante classificazione riguarda le condizioni in cui si opera la scelta e possiamo avere:

Problemi di scelta in condizioni di certezza se i dati e le conseguenze sono determinabili a priori

Problemi di scelta in condizioni di incertezza quando alcune grandezze sono variabili aleatorie, la cui distribuzione di probabilità può essere valutata o no

I problemi di scelta si distinguono poi in:

Problemi di scelta con effetti immediati se fra il momento della decisione e il momento della realizzazione decorre un tempo breve che non influisce sulle grandezze economiche

Problemi di scelta con effetti differiti se occorre tenere conto dell'intervallo di tempo che intercorre fra il momento della decisione e le epoche in cui si realizzeranno le conseguenze


SCELTE IN CONDIZIONI DI CERTEZZA CON EFFETTI IMMEDIATI:

Nei problemi di scelta in condizione di certezza con effetti immediati possiamo distinguere tre tipi di problemi:

Problemi di scelta nel continuo: le variabili possono assumere tutti i valori di un intervallo reale e si deve determinare l'ottimo della funzione economica. Per risolvere il problema si rappresenta graficamente la funzione e se ne determina il minimo o il massimo assoluto nell'intervallo considerato.

Problemi di scelta nel discreto: le variabili possono assumere solo valori interi e per la scelta o si considerano tutti i possibili valori oppure si approssimano i valori reali. Se la variabile è intera (numero di uomini, di macchine) la funzione economica si rappresenta solo con punti sul piano cartesiano. Se i valori sono finiti, e in numero limitato per il calcolo del minimo o del massimo si costruisce una tabella e dalla tabella si deduce per quale valore si ha l'ottimo.

Problemi di scelta fra due o più alternative: le vie di azione si esprimono con due o più funzioni e la scelta consiste nel determinare in quali intervalli è preferibile l'una o l'altra alternativa. Il procedimento consiste nel rappresentare in uno stesso piano cartesiano le funzioni economiche delle varie alternative e determinare gli eventuali punti di intersezione detti anche punti di indifferenza, cioè dove i valori di x e i valori di y sono uguali.


IL PROBLEMA DELLE SCORTE:

Il problema delle scorte nella sua completezza sarebbe un problema di decisioni in condizioni di incertezza perché vari sono i fattori aleatori. Si assumono quindi due ipotesi:

si suppone che il consumo delle merci sia uniforme nel tempo

si suppone che la merce ordinata arrivi appena è terminata la merce delle precedente ordinazione

Tenendo conto del vincolo rappresentato dalla capienza del magazzino si ha il seguente modello matematico: (Q = quantità di merce necessaria per un dato intervallo di tempo, x = quantità di merce da ordinare ogni volta, (Q/x) = il numero delle ordinazioni occorrenti, S = spesa fissa, C = capienza magazzino, s = il costo di magazzino per ogni unità di scorta).


y = S * Q + s * x

x 2

da minimizzare con il vincolo:

0 < x <= C



SCELTE IN CONDIZIONI DI CERTEZZA CON EFFETTI DIFFERITI:

Nei problemi di scelta in condizione di certezza con effetti differiti possiamo distinguere tre tipi di criteri di scelta:

Criterio dell'attualizzazione: consiste nel calcolare il valore attuale ad un tasso prefissato di costi e ricavi futuri delle diverse alternative, quindi nell'operare la scelta dell'alternativa avente valore attuale migliore. La differenza fra il valore attuale dei ricavi e il valore attuale dei costi, detta risultato economico attualizzato:

r.e.a. = V(R) - V(C)

Il tasso di valutazione, risulta un tasso "soggettivo", nel senso che non esiste un criterio   prefissato per la tale scelta. Si deve osservare che il risultato economico attualizzato varia al variare del tasso di valutazione, cioè è funzione del tasso.

Criterio del tasso effettivo di impiego (o tasso interno di rendimento): consiste nel determinare per ogni operazione finanziaria a quale tasso il valore attuale dei ricavi eguaglia il valore attuale dei costi. Questo criterio si applica se le scadenze sono circa uguali. Per la scelta di un investimento si sceglierà, quella con tasso effettivo più elevato, se si tratta di scegliere fra due modi di finanziamento si sceglierà quella con il tasso minore.

Criterio dell'onere medio annuo: viene utilizzato soprattutto negli investimenti industriali, consiste nel ripartire costi e ricavi come rate costanti di una rendita per i vari anni e nello scegliere l'alternativa avente l'onere medio annuo minore. Anche qua l'operatore economico deve scegliere un tasso di valutazione secondo criteri personali, pertanto il tasso risulta "soggettivo".


SCELTE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA:

L'incertezza di una scelta economica può derivare da vari fattori:

Mancanza di informazioni

Possibilità che si verifichino eventi imprevedibili

Immissione nel mercato di prodotti concorrenziali

Vi sono vari criteri di scelta in relazione al maggiore o minore grado di informazione che si possiede. I criteri di scelta in condizioni di incertezza possono essere i seguenti:

Criterio del valore medio: Si applica quando agli eventi aleatori si può attribuire una distribuzione di probabilità. La decisione consiste nel determinare per ogni alternativa il valore medio e nel scegliere l'alternativa con valore medio maggiore nel caso di utili e con valore medio minore nel caso di costi. Se si tratta di eventi ripetibili si può valutare la probabilità secondo l'impostazione statistica, altrimenti si può, in generale effettuare una valutazione soggettiva.

Criterio del valore medio con valutazione del rischio: Determinato il valore medio di ogni alternativa si valuta il rischio con lo scarto quadratico medio, escludendo le alternative il cui scarto quadratico medio supera il valore fissato. Per la scelta si deve tener conto sia del valore medio sia dello scarto quadratico medio. Si deve tener conto dei seguenti casi:

o  Se due alternative hanno lo stesso valore medio si sceglie l'alternativa con scarto quadratico medio minore

o  Se due alternative hanno lo stesso scarto quadratico medio si preferisce quella con il valore medio maggiore

o  Se invece hanno un diverso valore medio si fissa il livello massimo di rischio che si è disposti a sopportare, di solito espresso con frazioni del valore medio



Criterio del pessimista: si sceglie l'alternativa che presenta il massimo dei ricavi minimi, oppure il minimo dei costi maggiori

Criterio dell'ottimista: si sceglie l'alternativa che presenta il massimo dei ricavi maggiori, oppure il minimo dei costi minori.
















I flussi migratori

L'umanità ha una lunga storia di migrazioni. Il popolamento stesso della terra è avvenuto attraverso una lenta migrazione dall'Africa agli altri continenti. Nel corso del tempo, le cause che hanno determinato spostamenti di gruppi più o meno numerosi dai luoghi d'origine sono numerose: prima di tutto economiche, ossia la ricerca di ambienti che offrissero risorse alle esigenze primarie e quindi la fuga dalla fame, dalla miseria, dalle carestie, dalla mancanza di lavoro; ma anche sociali e politiche: guerre, oppressione, persecuzioni.

Oggi, nel mondo globalizzato, gli squilibri di reddito tra il Nord e il Sud del Mondo, la pressione demografica i conflitti che insanguinano diverse regioni, oltre alla maggiore mobilità e alla facilità delle comunicazioni e delle informazioni spiegano l'entità dei flussi migratori. Il fenomeno ha assunto una dimensione planetaria. I flussi sono diretti prevalentemente dal Sud al Nord del Mondo, in particolare verso gli Stati Uniti e l'Europa occidentale. Ma si verificano anche flussi regionali Sud - Sud dove ci si sposta verso paesi a sviluppo intermedio da regioni più povere. Per esempio si emigra da Paraguay e Bolivia verso l'Argentina, dal Mondo Arabo e dall'India verso il Golfo Persico, Dal Bangladesh verso L'india.

Si fugge soprattutto dalla fame, dalla disoccupazione, dalle guerre e si è attirati da un possibile miglioramento delle condizioni di vita anche quando si hanno livelli di istruzione medi e situazioni non pessime.

L'invecchiamento della popolazione dei paesi ricchi e l'offerta di posti di lavoro non più coperti dalla popolazione locale apre possibilità agli immigrati; e tuttavia il rischio crescente è che gli arrivi siano troppo numerosi rispetto alla realtà del mercato del lavoro, che l'integrazione diventi sempre più difficile e che le tensioni sociali si aggravino. Il problema dei clandestini e della sicurezza, stanno diventando centrali anche nel nostro paese, nel quale cresce il malessere o addirittura l'ostilità degli italiani rispetto ai nuovi arrivati. I problemi sono complessi e vanno affrontati tenendo conto di tanti aspetti e tante situazioni. Tuttavia è bene ricordare che fino a non molti decenni fa sono stati gli italiani a emigrare.






INTRODUZIONE

Emigrazione italiana Il fenomeno dell'emigrazione ha caratterizzato la vita dell'Italia a partire dall'unificazione del paese (1861) fino ai primi anni Settanta del XX secolo. Nel corso di poco più di un secolo circa 27 milioni di italiani si sono trasferiti all'estero e circa 25 milioni hanno cambiato residenza all'interno del paese, spostandosi prevalentemente dal sud verso il nord. La consistenza del fenomeno è nota grazie alle rilevazioni statistiche ufficiali avviate già dalla metà degli anni Settanta del XIX secolo; nel 1901, allo scopo di regolare i flussi e di fornire tutela agli emigrati, venne creato il Commissariato generale dell'emigrazione. L'imponente flusso migratorio italiano si realizzò in varie fasi, modificando completamente la struttura demografica, economica e sociale della penisola e dando un'impronta significativa a vari paesi esteri, in America latina e in Europa.



DALL'UNIFICAZIONE ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE

La media annua degli espatri, assestata intorno alle 120.000 unità nei primi due decenni di vita del Regno d'Italia, cominciò a crescere negli anni Ottanta del XIX secolo, con 188.000 espatri all'anno tra il 1881 e il 1890, balzati a 283.000 entro la fine del secolo. La svolta decisiva coincise tuttavia con il primo decollo industriale, nel cosiddetto decennio giolittiano, quando si contarono ben 603.000 emigrati all'anno, che raggiunsero, nel 1913, la cifra record di 872.000.

I flussi, che in un primo tempo avevano origine in prevalenza nell'Italia settentrionale e si dirigevano verso i paesi europei più industrializzati (Francia e Svizzera soprattutto, ma anche Belgio, Germania e Gran Bretagna), dopo la svolta del secolo si indirizzarono in prevalenza verso i paesi dell'America del Sud (Brasile e Argentina) e quindi verso gli Stati Uniti, attingendo soprattutto dalle regioni meridionali.

Il fenomeno migratorio italiano fu provocato dalla interazione di due principali fattori: la crescita demografica (dalla quale derivava una scarsezza di risorse) e lo sviluppo tecnologico, che espelleva manodopera dal settore agricolo attirandola in quello industriale, concentrato in poche aree urbane del Nord-Ovest del paese.

Ciò è confermato dalle correnti di migrazione interna, dalla campagna verso le città, già manifestatesi nel XIX secolo, ma che andarono accelerando nel primo decennio del XX, a favore sia di aree di industrializzazione come Milano e Torino, sia della capitale, Roma, oggetto di un'intensa attività edilizia funzionale all'insediamento di una pubblica amministrazione sempre più estesa. Nei primi dieci anni del secolo, all'emigrazione interna si aggiunse una fortissima migrazione esterna; a espatriare durante questo periodo di tempo furono infatti circa 7/8 milioni di individui.

Oltre a offrire un'essenziale alternativa alle masse rurali italiane, l'emigrazione finì anche per fornire, attraverso le rimesse, il più forte impulso al decollo industriale nazionale: tra il 1902 e il 1913, le rimesse degli emigrati rappresentarono la voce più importante della bilancia dei pagamenti, consentendo al paese l'acquisto di materie prime e macchinari dall'estero.



L'EMIGRAZIONE TRA LE DUE GUERRE

Trascurabile durante gli anni della prima guerra mondiale, che vide milioni di persone impegnate su vasti fronti, l'emigrazione riprese nell'immediato dopoguerra, pur senza raggiungere, a causa delle immani distruzioni che il conflitto aveva provocato, i livelli precedenti. Peraltro, nel 1921 gli Stati Uniti chiusero le frontiere all'immigrazione, seguiti a catena da altri paesi americani. A incidere sul flusso migratorio negli anni Venti fu anche la ripresa economica, che per quanto modesta contribuì a ridurre gli espatri a una media annua di 255.000, per un saldo migratorio negativo del decennio pari a 943.000 unità. In quegli anni, le punte si ebbero nel 1920 e nel 1923-24, alla fine quindi del ciclo di lotte sindacali del "biennio rosso" e in concomitanza con l'avvento del fascismo; il flusso fu prevalentemente continentale, diretto in gran parte verso la Francia.

Nel decennio seguente il regime fascista perseguì una politica rivolta a incrementare la popolazione e a bloccare quindi ogni tipo di migrazione, sia verso l'estero sia interna, tranne quella necessaria ad alimentare la struttura industriale e soprattutto a popolare le terre bonificate (esemplare a questo proposito l'insediamento veneto nell'Agro Pontino). Nel decennio 1931-1940 le statistiche registrano una media annua di espatri bassissima, 70.000, con un saldo migratorio negativo totale di 283.000.

In realtà, l'emigrazione dalle campagne e dalla montagna proseguì in forme semiclandestine verso le aree urbane, le cui industrie seguivano lo sviluppo dell'apparato militare, prima impegnato nell'impresa coloniale, poi nella politica di riarmo dettata dall'alleanza con la Germania nazista (vedi Potenze dell'Asse) che precedette lo scoppio della seconda guerra mondiale. Tra il 1923 e il 1939 si spostarono in Italia circa 18.000.000 di persone, più di un milione all'anno, in gran parte nell'ambito della stessa regione, in direzione campagna-città. A queste migrazioni contribuirono non poco le bonifiche (800.000 persone circa), mentre furono 500.000 i trasferimenti verso le colonie africane.



IL SECONDO DOPOGUERRA

Il nuovo stato democratico si ritrovò nel 1945, all'indomani dellaseconda guerra mondiale, afflitto da enormi problemi; di fronte alla diffusa disoccupazione e alla mancanza di materie prime necessarie alla ricostruzione, esso favorì l'emigrazione, mediante accordi bilaterali con le nazioni bisognose di manodopera: i paesi dell'America latina, la Francia, il Belgio, la Svizzera e la Germania occidentale. Vi fu quindi ancora un saldo migratorio negativo di ben 678.000 persone da addebitare quasi esclusivamente al periodo 1945-1950, con una media annua di 226.000 emigrati. Anche nel decennio successivo proseguì l'emorragia: il saldo migratorio negativo fu di ben 1.285.000 unità, con una media annua di espatri di 294.000, contro 132.000 rimpatri.

Negli anni Cinquanta il paese subì grandi cambiamenti che ne ridisegnarono il volto economico; nello stesso tempo, maturarono le condizioni sia per il cosiddetto "miracolo economico" (che avrebbe, negli anni seguenti, gradualmente riassorbito la drammatica disoccupazione), sia per una nuova, grande migrazione verso l'estero (principalmente l'Europa occidentale, a sua volta alle prese con un formidabile sviluppo) e verso il Nord del paese, affermatosi definitivamente come polo industriale per eccellenza.

Decisivi ai fini di questo risultato furono anche altri due fattori: le sconfitte subite dai braccianti e dai salariati agricoli nelle grandi lotte per la terra e per il lavoro condotte tra il 1944 e il 1951 (che si andarono affievolendo poi, fino a spegnersi nel 1958) e il grave dissesto idrogeologico, di cui fu drammatica manifestazione la grande alluvione nel Polesine del 1951. Questi fatti costrinsero migliaia e migliaia di lavoratori dei campi a offrirsi a bassissimo costo sul mercato del lavoro urbano (industriale e dei servizi), proprio quando, chiusa la fase della ricostruzione vera e propria, l'industria riprendeva a richiedere manodopera e i consumi crescevano.

Ciò significò l'inizio di un massiccio esodo dalle campagne verso il cosiddetto "triangolo industriale" (Piemonte, Liguria e Lombardia), verso Roma e verso altri grandi centri. Dato il loro carattere prevalentemente agricolo e montuoso, furono soprattutto le regioni meridionali a cedere popolazione, ma anche Veneto e Friuli-Venezia Giulia persero moltissimi residenti. La media annua dei trasferimenti superò negli anni Cinquanta e Sessanta 1.400.000 unità. Mentre la crescita demografica cominciava ad arrestarsi, la quota degli italiani che nel 1961 risiedeva in un comune diverso da quello di nascita era ormai del 36%, ma nel 1971 essa avrebbe superato abbondantemente il 50%, con sconvolgimenti urbanistici e sociali di dimensioni pari, se non superiori, a quelli conseguenti alle due guerre mondiali.




DA TERRA DI PARTENZA A TERRA DI ARRIVO

Il fenomeno dell'emigrazione italiana, estera e interna, subì un brusco arresto dopo la crisi del petrolio del 1973 e in seguito non si sarebbe più manifestato con l'intensità e la drammaticità che lo avevano contraddistinto nel corso dei precedenti cento anni. Dall'inizio degli anni Ottanta l'emigrazione ha riguardato solo la manodopera specializzata e figure altamente professionali, mentre i bassi salari hanno scoraggiato gli spostamenti interni e favorito l'ingresso di manodopera straniera. Negli ultimi dieci anni l'Italia - nonostante la critica situazione occupazionale di molte aree, specialmente del sud - per quanto riguarda il fenomeno dell'emigrazione si è completamente trasformata, diventando terra d'accoglienza per centinaia di migliaia di lavoratori stranieri.








Aleatorio = è una variabile che ad ogni particolare valore numerico che essa può assumere è associata la probabilità che esso si verifichi;

Valore attuale = attualizzazione (o sconto) serve a "portar in dietro" capitale nel tempo;

Rendita = successioni di capitali, detti rate della rendita e indicati con R1, R2, disponibili a determinate scadenze;








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