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Simona Colarizi BIOGRAFIA DELLA PRIMA REPUBBLICA

sociologia



Simona Colarizi   BIOGRAFIA DELLA PRIMA REPUBBLICA


INTRODUZIONE

Il 2 giugno 1946, con 11 milioni di voti a favore contro i circa 13 per la Repubblica, termina il Regno Sabaudo iniziato nel 1861, quando il primo Parlamento incoronò Vittorio Emanuele II re d'Italia

La volontà di rinnovare le istituzioni, nonostante i tanti timori per il futuro, marca una rottura netta con il passato; ma per il resto, società ed economia, costumi e valori restano ancora a lungo quelli di sempre.



È la DC, votata da milioni di cittadini in quanto massima garanzia del nuovo ordine, ad essere determinante per la vittoria repubblicana. All'interno della stessa DC non ci sono più solo cattolici conservatori, ma, a partire dal 1946, prevalgono alla guida del partito gli innovatori.

Tra i leader delle forze antifasciste c'è un accordo di fondo per ricostruire una nuova Italia che marchi una rottura della continuità non solo con lo Stato fascista, ma anche col Regno Sabaudo dell'epoca prefascista.

Entrambe queste forme di governo avevano poggiato su una società debole, priva di un comune sentimento nazionale. Questo veniva infatti imposto dall'alto ed enfatizzato con miti e rituali, ma non riusciva a tradursi in una profonda convinzione interiore.

Base stessa per la nascita della Repubblica doveva invece essere una nazione compiuta non solo esternamente, ma anche all'interno di ogni singolo cittadino

Questa idea finisce però con l'essere associata al concetto di partito-Stato in cui la maturazione di una coscienza nazionale si ottiene solo per riflesso, per il fatto di aderire ad un partito nazionale.

Il concetto di Stato rimane ancora estraneo alla maggior parte degli italiani

La patria è il partito; è il partito a definirsi italiano e ad imprimere questo aggettivo sul popolo socialista, comunista e cattolico.

In questo senso è logico che, sul finire degli anni '80, con il declino dei partiti, entri in crisi anche il concetto di appartenenza allo Stato-nazione (fine della "Prima Repubblica")

La decadenza dei partiti era insita già nel concetto stesso di partito di massa, nell'idea che le masse entrassero a far parte dello Stato

La società cambiava, maturava la certezza dei propri diritti; le grandi ideologie declinavano, si andava incontro ad un processo di omologazione culturale che unificava gli italiana ma che contemporaneamente metteva in discussione le caratteristiche ideologiche dei grandi partiti.

La profonda crisi in atto fa affiorare anche ritardi ingiustificabili, sacche di arretratezza e incultura che si contrappongono ai traguardi raggiunti dall'Italia, moderno Stato europeo, tra i primi 10 più industrializzati del mondo

Oggi si vive una fase difficile e confusa come tutti i periodi storici di transizione in cui vengono messi in discussione principi, valori e regole del passato e si cerca di costruirne di nuovi.



LE MACERIE   

IL VOTO DEL 2 GIUGNO 1946

Nonostante la distruzione totale, sia morale che materiale, che fa dell'Italia un paese sconfitto e affamato, privo delle certezze che fino a ieri erano imposte dall'alto, gli italiani, si 939c29j a uomini che, per la prima volta, donne, sembrano abbastanza interessati alle sorti del proprio Paese e il 2 giugno si presenta ben l'80% della popolazione alle urne per scegliere il nuovo ordinamento politico.

Si affermano i partiti di massa, la DC, lo PSIUP (i socialisti) e il PCI, che hanno alle spalle una ventennale storia di opposizione più o meno manifesta e che fin dalla caduta di Mussolini avevano cominciato a riaggregare le grandi masse disperse dal crollo dell'edificio fascista

Quando viene ufficialmente proclamata la Repubblica, la protesta dei monarchici è assorbita con relativa facilità grazie anche alla lealtà di Umberto di Savoia  che, fedele alla parola data, prende la via dell'esilio, e grazie anche alla saggia decisione dei costituenti di insediare come capo provvisorio dello Stato il repubblicano monarchico De Nicola.

La voglia di riunificare e rimarginare le ferite del paese, sembra animare la nuova classe dirigente antifascista che già si era ritrovata a mettere da parte gli storici rancori e le opposizioni ideologiche per combattere unita nella resistenza armata

Coloro che in passato erano stati nemici e che in futuro si troveranno su fronti opposti sono ora accomunati dalla convinzione che la nuova Italia vada conquistata armi alla mano dai suoi cittadini


QUALUNQUISMO E MISERIA

Nelle regioni del Sud il dopoguerra fa riemergere le vecchie piaghe irrisolte di una miseria secolare aggravate anche dal ritorno degli uomini dai fronti di guerra che vanno ad aumentare ancora di più la massa di disoccupati. Comincia così un esodo massiccio verso le città nella speranza (per lo più vana) di trovare qualcosa da fare

Risulta comprensibile come in queste popolazioni la sopravvivenza venisse prima di ogni pensiero politico ed è quindi chiaro come per la maggioranza della popolazione meridionale un potere valeva l'altro; per loro  ai vecchi dominatori si sostituivano i nuovi, con diverse bandiere, con diverse forme di politica, ma con identica volontà oppressiva.

La mancanza di spirito politico in queste popolazioni era dovuta anche al fatto che l'antifascismo e la resistenza avevano avuto poca eco in queste regioni che erano rimaste per lo più indifferenti davanti alla lotta per liberare il paese dai nazi-fascisti

La situazione era ulteriormente peggiorata dal fatto che, guerra o non guerra, alla ribalta era rimasto il vecchio nobilitato di sempre capace di abile trasformismo pur di mantenere illese le proprie ricchezze e il proprio potere.

La situazione era particolarmente problematica in quanto, al contrario del fascismo che imponeva il consenso dall'alto con la forza, la Repubblica aveva bisogno di un'effettiva partecipazione e di una scelta consapevole da parte dei cittadini

I qualunquisti denunciano l'invadenza della politica, ma in una società di massa così giovane e immatura essa risulta quasi indispensabile ad assicurare un governo abbastanza solido.

L'assunzione della piena cittadinanza passa dunque per l'adesione al partito

Per la DC, che ha nelle mani il 40% degli elettori, il nuovo nemico da battere sono i partiti della sinistra antifascista con i quali è comunque per ora costretta a collaborare a causa del PNL di cui entrambe fanno parte

Per questo è costretta a cedere qualcosa anche a questi partiti (come l'assegnazione delle terre ai contadini del '44), pur attirandosi le ire delle fasce sociali più alte


IL VENTO DEL NORD

Al Nord era ben sveglia una coscienza politica, dovuta anche all'esperienza diretta della resistenza

Al contrario dei grandi agrari meridionali (che avevano puntato sulla monarchia ormai morente), gli industriali settentrionali avevano presto accettato il nuovo Regime anche se cresceva la paura per i comunisti che ancora minacciavano (forti della guerra partigiana) una sovversione del sistema economico

Questa paura comincia però ancora a scomparire con la divisione del mondo tra USA e URSS e con la naturale posizione dell'Italia a favore degli Stati Uniti, vero regno del capitalismo.

Forte di questa certezza gli industriali si rendono disponibili a patteggiare con i sindacati

L'industria italiana è però in quegli anni quasi completamente a terra: tante fabbriche sono seriamente danneggiate o distrutte; per molte si pone il problema della riconversione bellica; tutte hanno bisogno di rifornimenti e materiali che possono arrivare solo dall'estero. A ciò si aggiunge anche un sistema di trasporti quasi inesistente e una rete elettrica e idrica completamente da risistemare

Nel '46 appare chiaro che il PCI ha ormai assunto il ruolo di forza egemone della sinistra al posto dei socialisti, grazie anche alla sua forte organizzazione, alla presenza di veri professionisti al suo interno e all'appoggio da Mosca. Sono questi elementi di forza ma anche di debolezza per la grande paura che il partito comunista suscita nei settori borghesi e tra gli stessi alleati della coalizione antifascista

Nasce da qui la necessità di muoversi con prudenza che porta anche i più accesi a smorzare i toni contro destra e Chiesa

La DC ottiene un successo straordinario (+ del 35%) nelle elezioni del '46, ma questa vittoria è in larga misura frutto dell'appoggio della Chiesa che De Gasperi ha ricercato con ogni cura.

Nelle macerie del dopoguerra, il partito cattolico, sotto l'ala della Chiesa, indica valori e comportamenti a tanti italiani privati improvvisamente delle loro certezze e bisognosi di fede per affrontare il domani (ideali di solidarietà e di pace)

La grande massa di elettori vota la DC per un bisogno di ordine, di tranquillità e anche di progresso purché graduale e senza scosse

Il compito di integrare le masse allo Stato è un compito che richiede di mettere per ora da parte ogni tentazione egemonica, soprattutto è importante arrivare insieme alla firma della Carta costituzionale, il vero e proprio fondamento del nuovo Stato

È questo a far sì che tutti assumano posizioni abbastanza moderate con De Gasperi, abile arbitro, in grado di mantenere il delicato equilibrio tra destra e sinistra.


COMUNISTI E ANTICOMUNISTI

Finito il conflitto, resta il timore di rivolgimenti rivoluzionari aggravati dal fatto che la crisi interna di una nazione del blocco occidentale avrebbe inevitabili ripercussioni nei rapporti tra le due superpotenze

Tutta l'Europa reagisce a questo schieramento bipolare con la caduta di tutti i governi di coalizione: i paesi del blocco sovietico si trasformano in dittature comuniste, mentre dagli esecutivi della sfera occidentale vengono esclusi i partiti comunisti

Anche l'Italia, nella primavera del '47, è costretta ad una scelta di campo

Il cemento dell'antifascismo a poco a poco viene sostituito dal collante dell'anticomunismo

I socialisti non riescono ad evitare la lacerazione dello PSIUP, diviso tra riformisti e massimalisti

Comincia così una propaganda da parte degli avversari del comunismo tesa a mostrare l'America come il regno dell'abbondanza e a dipingere a tinte fosche la realtà comunista. Ciò spinge la maggior parte della popolazione italiana ad abbracciare la causa dell'Occidente

A ciò si aggiungono anche i finanziamenti del piano Marshall che hanno cominciato ad affluire, allentando la morsa della fame

Sconfitta della sinistre nel '48, alle prime elezioni politiche del parlamento

Nella DC, gioia della vittoria fa serpeggiare la tentazione di farla pagare cara ai vinti; ma le repressioni non valicano mai i limiti della legalità anche perché il partito comunista è ancora troppo forte e troppo radicato nelle masse perché si possa pensare di cancellarlo definitivamente in modo indolore (esiste il rischio di una guerra civile).

Ciò che importa è mantenere le sinistre sotto stretto controllo reprimendo ogni sorta di agitazioni che mirano a sovvertire le istituzioni democratiche

L'industria è lasciata libera di crescere come vuole: a chi ha la forza per sopravvivere viene concesso qualche credito, chi non ce la fa da solo, è condannato a scomparire


RIFORME E CONTINUITA' NEL SUD

se il mondo industriale è stato soddisfatto, adesso alla DC tocca tutelare anche le altre fasce sociali per rispondere alla pressante domanda delle sinistre

la scelta cade sul Mezzogiorno agricolo, non senza il rischio di perdere parte dell'elettorato dei grandi latifondisti

La riforma agraria porta a conseguenze deludenti rispetto alle aspettative

La divisione delle grandi terre in piccoli lotti che vengono coltivati per il solo sostentamento della famiglia contadina (e non sempre con risultati sufficienti per la sopravvivenza), porta ad una fuga di massa verso le città che si trasformano in veri e propri cantieri

La ricostruzione edilizia va avanti in economia: ci si arrangia con tutto nel pieno disprezzo delle norme di sicurezza sul lavoro e delle disposizioni edilizie

Intere bellezze naturali e opere d'arte vengono completamente rovinate o demolite in quanto per la popolazione era molto più importante avere un tetto che conservare un'opera d'arte

Lo sbandamento e la fame della popolazione hanno dato una straordinaria autorevolezza alle organizzazioni criminali (la mafia siciliana, la camorra napoletana, la 'ndrangheta calabrese), dotate di grande conoscenza e capacità di controllo del territorio.

Questa capacità non è stata sottovalutata dagli alleati americani e non lo sarà neanche dai partiti al potere

Chiunque voglia avere potere in Sicilia e farsi ascoltare dalla popolazione, prime o poi finisce col farsi appoggiare dai mafiosi. Ciò è dovuto anche al fatto che al sud non c'è mai stata, come al nord, una subcultura cattolica che, grazie ai parroci di campagna, potesse politicizzare le masse rurali. I vescovi meridionali sono, infatti, un potere lontano dal popolo, attenti custodi di un ordine antico che poggia sul dominio degli agrari e dei mafiosi

Cede anche la DC, che ha faticato ad entrare nell'isola e trova sicuramente più comodo venire ad un più facile compromesso con i potenti locali, persino al prezzo di passare per l'intermediazione criminale. In fondo il costo della criminalità non sembra così alto ai politici che se ne stanno lontano, a Roma, e vogliono sapere il meno possibile di quanto avviene laggiù

La Cassa per il Mezzogiorno, varata con le migliori intenzioni dal Governo che punta a rilanciare l'agricoltura e a gettare le basi di uno sviluppo industriale nel Sud, diventa subito un'occasione d'oro per  aggregare consensi clientelari con poca fatica e ricavarsi magari qualche margine di guadagno in proprio

LA SOCIETA' TRA PASSATO E PRESENTE

1949: l'Italia entra a far parte della Nato

Campagna pacifista della sinistra che gioca sul ricordo ancora scottante del conflitto mondiale

Invano il governo spiega che l'aiuto economico degli Stati Uniti ha un prezzo: i cittadini non vogliono perdere i finanziamenti americani, ma sono pronti a firmare gli appelli delle sinistre contro il Patto Atlantico

È un grande successo per PSI e PCI che però continuano a perdere terreno giorno dopo giorno: gli operai sono stanchi di continue lotte e scioperi che non portano a nulla, ciò è aggravato dal fatto che la vita in fabbrica si fa dura per chi ha la tessera del PCI o del PSI; inoltre il potere del Cgil è insidiato da altre due organizzazioni, Cisl e Uil, rispettivamente della DC e del PRI e PSID

La Costituzione, entrata in vigore il 1° Gennaio 1948, aveva dato agli italiani gli strumenti per avviarsi ad una vita democratica matura; ma alla DC è apparsa troppo avanzata per regolare la situazione attuale dell'Italia e, anche per il timore dell'esplosione di conflitti sociali o rivoluzionari,  rimase chiusa in un cassetta per molto tempo.

Nei primi decenni di vita della Repubblica, la democrazia in Italia rimase più che altro un'enunciazione di principi, estranea alla vita quotidiana dei cittadini



Ad agevolare il compito di tutela paternalistica svolto dai governi centristi c'è anche la Chiesa che manifesta un'invadenza vistosa sia nella sfera privata dei cittadini che in quella politica, forte della convinzione che la moralizzazione della società l'unico modo per sconfiggere i comunisti

In Vaticano si spera quindi di continuare ciò che era cominciato con Mussolini (che aveva posto a fondamento di tutto Dio, patria e famiglia)

Per nulla gradita alla Chiesa è però la gran parte della produzione narrativa (Pavese, Calvino, Moravia, Levi.) e cinematografica (neo-realismo di Visconti, Rossellini, Fellini.) che fiorisce in questi anni, che descrive un paese povero e ancora profondamente segnato della guerra e in cui manca quasi sempre il lieto fine

Appiano dunque come opere di denuncia, di opposizione, bollate come filocomuniste, distruttive di quell'immagine di ordine e tranquillità, di buoni sentimenti che sta a cuore alla Chiesa

Il piano della Chiesa viene ulteriormente intaccato dall'importanza crescente dei mezzi di comunicazione e soprattutto dall'avvio del terzo programma radiofonico che, interamente dedicato alla cultura, comincia a parlare anche delle opere messe al bando dalla Chiesa

L'inserimento dell'Italia nella sfera di influenza degli Stati Uniti produce un'accelerazione dei processi di crescita economica e culturale, condannando a morte il mondo agrario e la mentalità fortemente ancorata al cattolicesimo tradizionale.

Si sente anche nella DC una certa insofferenza verso l'invadenza della Chiesa

Comincia a farsi più evidente in tutta Italia il desiderio di andare avanti con passo più spedito verso quel futuro per cui tanti giovani hanno combattuto


LA TRASFORMAZIONE

LA GRANDE MIGRAZIONE INTERNA

Nel 1954 compare la televisione nelle case degli italiani più agiati, diventando simbolo della rottura col passato. Esso infatti si rivela un ineguagliabile strumento di unificazione nazionale e di omologazione che con straordinaria rapidità abbatte barriere secolari (aiutando anche gli italiani ad imparare la stessa lingua)

L'ambiente politico non comprende immediatamente le immense potenzialità della televisione e solo dopo 10 anni cominciarono ad usufruirne per la campagna elettorale

Gran parte degli italiani non resiste alla tentazione di averne una anche a costo di comprarla a rate o di fare un debito.

È questa una prima frattura con la parsimonia dei vecchi tempi, quando spendere denaro per qualcosa di nuovo richiedeva un'accurata riflessione di costi e benefici. La televisione apre i primi spiragli all'era dei consumi e del tempo libero

Inizia la ripresa economica e i cancelli della fabbriche si riaprono per una nuova maestranza giovane, tra la quale tantissimi sono i meridionali che tentano la ricerca di lavoro nelle ricche regioni settentrionali.

Per gli emigranti è come andare fuori dai confini nazionali, in territori sconosciuti e nemici, di cui non capiscono la lingua, i costumi, le abitudini. A ciò si aggiunge l'ostilità della popolazione locale che mostra subito di non gradire i nuovi arrivati. Una vena di razzismo serpeggia nelle reazioni della popolazione settentrionale che abbandona interi quartieri invasi dai "terroni"


Migliaia di contadini meridionali si affollano nelle città del tutto impreparate ad accoglierli: non ci sono case, letti, servizi igienici e ospedalieri.

Se i ricchi possono andarsene per non incontrarli, il resto della popolazione deve per forza imparare a convivere con loro, anche se la diffidenza è tanta persino tra i più poveri, spaventati dalla concorrenza sul mercato del lavoro

Gli industriali mostrano di privilegiare i nuovi arrivati che accettano qualunque paga e non hanno nessuna tessera di partito

Parte di questi lavoratori converge nelle file del sindacato cattolico (Cisl) che presto comincia a insediare l'egemonia della Cgil. Alla fine però sindacati rossi e bianchi finiscono per incontrarsi su alcuni punti comuni.


L'APERTURA A SINISTRA

Dal 1950 al 1960 il reddito nazionale aumenta del 47% e crescono complessivamente tutti gli indicatori della qualità dell'esistenza, a cominciare dall'alimentazione.

A infondere speranza nel futuro c'è anche il rasserenarsi dell'orizzonte internazionale che allontana l'incubo della terza guerra mondiale. Nel 1953 la fine della guerra in Corea e la morte di Stalin riaprono il dialogo tra le potenze

In Italia si apre quindi alla Dc la possibilità di una scelta: o con la destra dei monarchici, o con la sinistra dei socialisti e dei comunisti. Scelta particolarmente difficile, in quanto, in entrambi i casi, una parte dell'elettorato verrà scontentata e per il rischio di una frattura interna al partito stesso.

Per questo ogni decisione viene continuamente rinviata portando nel paese una continua incertezza che causa un "non governo" che rende ancora più profonde le carenze strutturali

Con il passaggio della fonte primaria di produzione agricola dall'agricoltura all'industria, tramonta la civiltà contadina e sale alla ribalta l'universo urbano dove i cattolici hanno un insediamento debole. C'è il rischio di una perdita dell'elettorato, rischio che viene compreso subito dai sindacalisti della Cisl che si sforzano di conquistare consensi aprendosi al dialogo con i sindacati rosso.

Nel 1954 muore De Gasperi e Fanfani diventa il nuovo leader democristiano che darà allo Stato un carattere interventista che inaugurerà una stagione di progressiva dilatazione dell'economia pubblica.

È così che nel 1955 viene eletto presidente della Repubblica il democristiano Giovanni Gronchi, eletto anche grazie ai voti di socialisti e comunisti. È lui a cominciare lo scongelamento della Costituzione con l'istituzione di due ordinamenti fondamentali: la Corte Costituzionale e il Consiglio Superiore della Magistratura


LO STATO-IMPRENDITORE

Nel 1955 la nascita dello Stato-imprenditore sembra l'unica soluzione alla questione del come rendere compatibili benessere e giustizia sociale.

La ricchezza prodotta va ad arricchire il patrimonio nazionale e a sostenere le fasce più deboli, grazie anche all'immensa richiesta di manodopera per i lavori pubblici volti alla costruzione e  ricostruzione di strade, acquedotti, ferrovie. indispensabili allo sviluppo industriale.

Paura della Confindustria che vede nello Stato-imprenditore un concorrente imbattibile.

In realtà gli industriali si rendono conto di aver trovato nello Stato un grande alleato nella corsa allo sviluppo: costruisce le strade, si preoccupa di dare un tetto alle famiglie operaie, investe capitali nelle trivellazioni per cercare metano in Val Padana.

Un altro problema sorge però dalla sfida alle multinazionali petrolifere lanciata da Mattei che, a capo dell'Eni-Agip, va a trattare direttamente con i paesi arabi forniture di petrolio a prezzi più bassi. Ciò rischia di avere ripercussioni nei rapporti che l'Italia ha con le altre nazioni che da tempo la considerano come il "parente povero" che accetta gli investimenti stranieri sul proprio territorio e paga senza discutere il prezzo delle materie prime indispensabili alla sua sopravvivenza

Anche questi malumori si placano in poco tempo appena gli industriali si rendono conto dei vantaggi del costo più basso dell'energia (grande vantaggio per la Fiat)

Lo Stato investe molto sul sistema stradale trascurando il trasporto su rotaia.

L'auto diventa un bene di massa che ha nella vita degli italiani lo stesso significato rivoluzionario della televisione: fa cadere la barriera secolare della distanza e apre una nuova dimensione di libertà. Liberi di muoversi gli italiani cominciano a sentirsi più liberi di pensare, di criticare, di scegliere, di disobbedire. cominciando a distruggere il muro protettivo che partiti e Chiesa hanno costruito intorno a loro per riportare all'ordine la società civile dopo il fascismo.


ALLE ORIGINI DELLA PARTITOCRAZIA

La DC aveva a disposizione l'intera struttura ecclesiastica per la raccolta dei consensi. Ma il servizio veniva pagato al prezzo di una dipendenza dalla Santa Sede che comincia ad apparire troppo condizionante

A garantire una maggiore autonomia contribuiscono i nuovi manager pubblici, tutti di fede DC, che Fanfani mette alla testa delle imprese statali, degli enti e degli istituti finanziari. Nelle loro mani passa un fiume di denaro che rappresenta un efficace strumento di consenso clientelare.

Basta la promessa di un ponte, di una strada, dell'apertura di un cantiere perché interi paesi si convergano alla fede DC; è sufficiente chiudere quello stesso rubinetto che eroga finanziamenti, per condannare una città e chi la governa

Si cominciano a stringere i nodi di quell'intreccio tra spesa pubblica e interessi partitici che col passare degli anni arriverà a soffocare l'economia e il sistema politico italiano

Nel '45 i grandi partiti non hanno ripudiato completamente il modello fascista, anzi ne sono per un certo verso gli eredi

Da qui deriva la tentazione di attribuirsi compiti e responsabilità istituzionali, fino ad incidere sulla natura stessa dello Stato democratico, che si trasforma il Stato partitocratico.

L'occupazi9one dei centri nevralgici dell'economia pubblica è solo uno degli aspetti del dilagare dei partiti nelle istituzioni: fin dagli anni '50 il parlamento perde la sua centralità, mentre la vera partita politica si svolge nelle Camere e i giocatori non sono più i rappresentanti del popolo, ma le correnti e gli uomini dei partiti che ricercano il loro interesse personale e non quello dei cittadini.

Spetta ai partiti decidere cosa è bene per il paese e quali siano i reali interessi del proprio elettorato, considerato un minore da proteggere ed educare, incapace di fare da solo le sue scelte


IL 1956 E LA CRISI DELLA SINISTRA

Nel '56 si spezza il cordone ombelicale tra PSI e PCI

Il processo di destalinizzazione avviato da Krusciov e la repressione dell'armata rossa in Ungheria, offre ai socialisti l'occasione per sciogliersi definitivamente dall'abbraccio soffocante del PCI, che da anni esercita la sua egemonia sulla sinistra.

La divisione non è però così facile anche perché anni di lotta insieme hanno fatto sì che le diversità ideologiche dei due partiti si smorzassero, appiattendo le due specifiche identità

Se si riesce in fabbrica ad andare d'accordo persino con i cattolici della Cisl, non si capisce perché socialisti e comunisti si debbano schierare in campi avversi

La consapevolezza che al PCI non è consentito di principio l'accesso al governo si è ormai diffusa tra il popolo della sinistra che già dal '48 aveva cominciato a fuggire dalle file del PSI.

Fino a quando resta in vita l'impero sovietico (1989) una forza comunista non è legittimata a governare un paese dell'Occidente capitalistico

Nessun veto pregiudiziale pesa invece sul PSI che però deve staccarsi da l PCI e dichiarare apertamente fedeltà alla Nato.

Tra il '55 e il '56 entrambi i passi vengono compiuti da Nenni

Anche se governare con la DC non significa realizzare il sogno del socialismo, è pur sempre possibile avviare una politica sociale che da anni gli stati più evoluti del nord Europa hanno intrapreso con successo; si può persino ipotizzare una programmazione economica che incida sul modello capitalistico, finalizzando la crescita non più al profitto privato, ma al bene della collettività

Restare all'opposizione col PCI significherebbe lasciare nelle mani dei potenti di sempre la carta dello sviluppo, che verrebbe usata per perpetuare i privilegi e tutelare gli interessi di classe

Valori, cultura e costumi d'oltreoceano penetrano rapidamente nel paese; crollate le fragili barriere che il fascismo aveva eretto, il sogno americano conquista tutti ed entusiasma le nuove generazioni

Nel 1960 l'immagine degli stati uniti ha il volto giovane e bello di Kennedy, immediatamente diventato un mito che attira persino i comunisti. Per quanto la fedeltà a Mosca non sia in discussione, è venuto il momento di cambiare anche per il PCI.

Il mutamento è reso ancora più necessario dal distacco del PSI, che lascia i comunisti isolati all'opposizione, e dal cambiamento in atto in tutta la società


IL "PAPA BUONO"

Le forze della destra non si rassegnano ai cambiamenti della società

Lo stesso vale per gli alti prelati che continuano a vegliare sui fedeli con immutato spirito autoritario, attendendosi come sempre pronta obbedienza (pericoloso ritardo accumulato dalla Chiesa che rischia di perdere parte dei propri fedeli)

Alla morte di Pio XII, i potenti cardinali del "pentagono vaticano" si illudono di continuare ad esercitare come prima il loro potere

Proprio per questo viene eletto l'anziano Roncalli, che appare malleabile e docile strumento nelle loro mani

È un errore e a poco a poco gli alti prelati capiscono che sulla cattedra di San Pietro si è seduto un pontefice rivoluzionario

Primo grande passo è la scomparsa del latino dalla messa che fa cadere la barriera secolare tra i sacerdoti officianti e i fedeli ignoranti, chiamati adesso ad essere protagonisti diretti del rito

L'enorme popolarità che Giovanni XXIII si guadagna in pochi anni nasce proprio dalla convinzione che il pontefice non sta dalla parte dei ricchi e dei potenti della terra

La svolta del papa viene immediatamente interpretata come un nullaosta al centro-sinistra fino ad allora avversato con tutte le forze dall'alto clero.

Il nuovo vangelo ha una facile traduzione politica: i giusti che, nonostante le differenze ideologiche, uniscono gli sforzi nella battaglia per il riscatto dei deboli sono socialisti e cattolici, decisi a venire incontro con le riforme sociali alle esigenze della masse lavoratrici


1960: LA PROTESTA CONTRO IL GOVERNO TAMBRONI

La DC decide che l'alleanza col centro-sinistra può aspettare e continua a rimandare la decisione

Tambroni, alla guida dell'ennesimo esecutivo di centro, non si rassegna a cedere e accetta il sostegno del MSI consentendo ai neofascisti di celebrare il loro convegno a Genova (medaglia d'oro della Resistenza)

Di fronte a questa provocazione, la protesta degli antifascisti esplode immediatamente

Ma la polizia viene scatenata contro i manifestanti



Siamo nel 1960 e la rivoluzione bolscevica non è più un paravento sufficiente per giustificare le violenze della polizia

L'incendio dilaga in tutta Italia, dove una massa straordinaria di gente si mobilita contro il governo di centro-destra

Ai cortei si uniscono i giovani universitari; la loro comparsa segna l'atto di nascita di un nuovo soggetto politico, le masse giovanili, che rivendicano una propria autonomia nella società italiana

Il governo cade, ma rifarne un altro appare impossibile in un parlamento dove gli animi sono così surriscaldati da portare allo scontro fisico tra i deputati

Il paese che è sceso in piazza contro Tambroni ha rifiutato nettamente l'ipotesi del centro.destra e ha detto no alla legittimazione del neofascismo. Se non si vogliono scatenare conflitti laceranti, non resta che varare finalmente le nuove maggioranze di centro-sinistra

Il nuovo segretario del partito, Aldo Moro, riesce a convincere tutto il centro Dc dell'inevitabilità di questa scelta con un'abile opera di mediazione

Allarmatissimi sono naturalmente gli industriali e i conservatori

La grande stampa quotidiana, che è tutta nelle mani della Confindustria, esce con titoli che annunciano l'imminente sovietizzazione dell'Italia.

Il primo governo di centro-sinistra non è ancora formato, e già la Borsa comincia a vacillare e qualcuno si affretta a varcare la frontiera con le valigie piene di soldi

A nutrire vecchio e nuovo fascismo è intervenuta nel '47 la guerra fredda che ha rilanciato con forza l'anticomunismo. Nel '22 per paura del comunismo, la classe dirigente liberale si era consegnata alla camicie nere, nel'45, tanti borghesi avevano rimpianto il fascismo.

Alla fine reazionari, conservatori e moderati, avevano investito sulla Dc che, sostenuta dalla Chiesa e dagli USA, aveva sigillato la porta d'accesso alle sinistre. La democrazia appariva così blindata.

Nel clima teso di quegli anni, i neofascisti avevano approfittato dello scontro comunismo-anticomunismo per cercare di legittimarsi. Bastava convincere la gente dell'identità tra comunismo e antifascismo; e non era così difficile visto che lo stesso PCI demonizzava spesso i suoi avversari

Questa situazione ritarda il processo di crescita democratica del paese e contribuisce a mantenere acceso uno spirito di intolleranza, specie tra i più giovani

È ancora diffusa l'antica diffidenza verso la democrazia, mentre cresce il desiderio di un governo forte

A molti non dispiacerebbe un assetto autoritario del potere o una Repubblica Presidenziale come in Francia

Nei quasi 20 anni di opposizione il PCI non ha mai violato neppure per un attimo la legalità democratica

Comincia quindi a nascere il sospetto di un uso strumentale del "pericolo rosso"

In un paese dove le regole democratiche sono rispettate e il popolo è consapevole dei propri diritti e libertà, il neofascismo non trova spazio. Bisogna quindi alimentare un clima di paura, agitare il pericolo rosso in agguato perché il paese e il mondo politico vivano in uno stato di perenne incertezza che lascia spazio anche ai movimenti fascisti.


L'ITALIA E L'EUROPA

la società italiana è cresciuta in consapevolezza di sé e dei suoi diritti e comincia ad abituarsi alla democrazia

la democrazie non ha alcuna ricetta miracolosa da offrire, non promette un'avvenire perfetto; indica solo gli strumenti per vivere in modo migliore il presente, senza spargere sangue, senza scatenare la violenza, l'intolleranza, il sopruso, l'arbitrio

dopo anni di sudditanza e di oppressione, la maggioranza degli italiani sembra disposta ad ascoltare questo messaggio che non esalta, ma rassicura ciascuno del rispetto almeno formale della propria dignità di persona

nella cornice democratica meno insuperabili appaiono le barriere che dividono gli italiani: sono tutti chiamati al rispetto delle stesse norme, ad esercitare gli stessi diritti, ad avere propri liberi rappresentanti nelle istituzioni dello Stato nazionale

adesso, per capire che cos'è l'Italia e chi sono gli italiani, si hanno a disposizioni altri mezzi, più diretti persino alla portata degli analfabeti (cinema e TV che offrono storie e personaggi in cui la gente si identifica e si ritrova)

l'acquisizione di un'identità nazionale è importante anche rispetto al processo di integrazione tra le nazioni europee che negli anni '50'ha fatto passi da gigante, soprattutto sul terreno dell'economia

i paesi dell'Est sono esclusi dai progetti degli europeisti, impegnati a costruire un'Europa comunitaria iscritta nella sfera di influenza degli USA e ispirata a valori democratici

si stabilivano regole per la difesa comune dell'Europa, così come si fissavano le norme per mettere in comune risorse economiche fondamentali allo sviluppo di ciascun paese e dell'intero continente

l'Italia, partner debole dal punto di vista militare ed economico, non poteva che giovarsi di quest'integrazione con i paesi più forti e più ricchi

l'unificazione si iscriveva in un processo di rivitalizzazione della civiltà europea, pressoché distrutta dopo la tragedia dei due conflitti mondiali e ormai decaduta dal ruolo di centro del mondo

La nuova linfa vitale doveva venire dagli ideali della cristianità; ma anche tra i laici c'erano molti entusiasti europeisti che vedevano nell'unità europea la fine della devastante conflittualità tra le nazioni. (idea degli Stati Uniti d'Europa)

Gli effetti del MEC si fanno subito sentire: il boom dell'economia italiana si realizza anche per la presenza di un mercato comune che assorbe immediatamente i prodotti e non pone ostacoli protezionistici alla circolazione delle merci, delle materie prime e dei lavoratori

Tra il '58 e il '63 più di mezzo milione di italiani valica la frontiera per cercare lavoro in Europa

L'integrazione europea accelera la corsa all'istruzione

Non a caso il primo governo di centro-sinistra iscrive nel suo programma la riforma della scuola, introducendo l'obbligo all'istruzione fino a 14 anni e lo studio della lingua straniera negli ultimi tre anni di studio 


BENESSERE E MALESSERE

IL CONSUMISMO

Con gli anni '60 la Repubblica entra nell'era del benessere e del consumismo

A incoraggiare la gente negli acquisti c'è una pubblicità massiccia, accattivante e sofisticata, che trova nella televisione lo strumento ideale per esprimersi

Anche chi ha poco da spendere non rinuncia alle nuove suppellettili, tanto più che la rivoluzione della plastica per uso domestico consente di comprare tutto

Con i tessuti sintetici si fa di tutto e comprarsi un vestito nuovo non è più un passatempo riservato alle signore dell'alta borghesia

L'abbigliamento comincia così a diventare un veicolo per trasmettere messaggi rivoluzionari

Si fanno i primi passi verso la rivoluzione sessuale, destinata a diventare la bandiera del movimento femminista che sorgerà alla fine degli anni '60. Nasce infatti nelle donne il desiderio di sentirsi più libere, di sfuggire alla soffocante tutela dei maschi, di acquistare maggiore autonomia

Lo stesso vale per i giovani che non ubbidiscono più alle vecchie regole

Nasce così uno status particolare: quello del giovane che ha le sue peculiari regole e abitudini, con costumi e gusti omologhi in tutto l'occidente

Le imprese capiscono immediatamente le enormi potenzialità di questo mercato

Stupire, scandalizzare, andare controcorrente è il loro obiettivo: l'identità di giovane sta appunto nel marcare la separatezza dal mondo degli adulti che pretendono di plasmare i figli a propria immagine. Caratteristiche dei giovani sono il malessere della crescita, l'ansia creativa, la voglia di inventare, innovare, trasformare fino a rendere irriconoscibile ciò che la generazione precedente ha lasciato in eredità

Sembra che nulla piaccia a questi giovani che hanno avuto il privilegio di arrivare alla maturità con molte più sicurezze dei loro genitori: non hanno sofferto guerre né subito dittature, non sono stati privati del cibo e le possibilità di lavoro non mancano. Forse sono proprio questi motivi a renderli così irragionevolmente scontenti della nuova società dei consumi che appare loro vuota di valori, soddisfatta dei beni materiali raggiunti, cieca di fronte alle tante ingiustizie, alle tante miserie, alle tante minacce incombenti sull'umanità intera

La resistenza è diventata un mito, un'impresa leggendaria che fa dell'impegno politico un atto eroica, la missione di una vita.

Più enfatizzata è l'immagine del passato, più deludente appare il presente: quest'Italia non vale le sofferenza patite. Nasce l'utopia di costruire un nuovo mondo.

Emergono in questo modo le contraddizioni della nuova società cresciuta troppo in fretta, rivolta ad un futuro di democrazia, ma ancora imbrigliata in cornici anacronistiche in cui è rimasta viva la mentalità autoritaria del fascismo


UN DECENNIO DI LOTTE OPERAIE: 1962-1972

Nel '62 si apre un ciclo di lotte sindacali in cui le masse lavoratrici rivendicano i loro diritti e, soprattutto, pretendono salari adeguati ai livelli europei

Le confederazioni sindacali si sono rafforzate, contano centinaia di migliaia di iscritti e per gestire questa gigantesca macchina hanno dovuto attrezzarsi con personale impiegatizio che non ha mai varcato la soglia di una fabbrica. Questa progressiva burocratizzazione lede il rapporto con la massa degli operai, che si ritrovano vincolati agli accordi stipulati sulle loro teste da chi non vive l'esistenza quotidiana negli stabilimenti industriali

La mentalità giovanile varca anche i cancelli delle fabbriche: i giovani operai non si accontentano di un aumento di paga, ma vogliono più tempo libero, ferie retribuite, più assistenza; pretendono ritmi di lavoro meno massacranti, maggiore sicurezza negli impianti, spazi per l'attività sindacale in azienda; insomma, una diversa qualità di vita nelle fabbriche, il primo passo per un'esistenza migliore anche fuori dai cancelli

Ai giovani appaiono incomprensibili le divisioni tra sindacato e sindacato. Lo spirito unitario è fortissimo in queste nuove maestranze, quale che sia la tessera sindacale

Nascono così i comitati unitari di base (CUB) con l'urgenza di rinnovare dopo 20 anni le strutture sindacali invecchiate.

I sindacati cominciano ad avere un'incidenza profonda su tutta la società italiana che sembra riconoscere loro compiti e responsabilità fino a ieri attribuite ai partiti


LA CONTESTAZIONE DEGLI STUDENTI

Neppure le università riescono a sottrarsi alla grande trasformazione della società che nei primi anni '60 sposta a sinistra l'asse dell'equilibrio politico

Nell'Italia in pieno sviluppo economico, dove l'industria ha bisogno di tecnici ad alto livello e si dilata l'area della professioni e dei servizi, la laurea è diventata un buon investimento

Quanto accade nelle fabbriche, avviene anche nelle università, dove la nuova generazione rifiuta di uniformarsi alle regole, alle imposizioni, ai divieti che racchiudono in una cornice ormai anacronistica la trasmissione del sapere, anch'esso finito sotto processo

L'ondata della contestazione studentesca, esplosa nel '68, dilaga contemporaneamente in tutti gli stati capitalistici

Persino gli esponenti della sinistra fanno fatica a capire la contestazione che assume anche forme e modalità inconsuete, a partire dall'occupazione delle facoltà universitarie e dall'autogestione didattica

Gli studenti contestano il PSI che ha scelto di governare insieme ai "clerico-fascisti", ma anche il PCI impegnato in un'opposizione troppo morbida. In generale si accusano tutte le forze politiche antifasciste di aver tradito la "causa", di aver rinunciato alla lotta per cambiare l'Italia, rimasta fascista nelle sue strutture e istituzioni, come dimostrano chiaramente le università italiane.

Lo stesso autoritarismo domina anche nei partiti, in particolare nel PCI dove non c'è spazio per una libera critica e ogni voce di dissenso viene immediatamente soffocata.

Si esprimono pesanti critiche al buracratismo sovietico e si arriva ad accusare il Cremlino di politica imperialista.

La protesta giovanile dilaga anche al di fuori delle università, assumendo connotati politici radicali


CENTRO-SINISTRA E RIFORME

Fino a quando rimane all'interno degli atenei, la contestazione studentesca esprime istanze e bisogni comprensibili ed esaudibili con relativa facilità dalle autorità accademiche e dal potere politico.

Il rinnovamento degli studi e delle strutture universitarie è necessario, ma il ritardo del potere politico a dare una risposta alimenta inevitabilmente la protesta, destinata a durare ben oltre il '68

La lentezza e la cautela degli interventi riformatori riflettono la debolezza degli esecutivi che l'ingresso dei socialisti non ha rafforzato.

Le ragioni che hanno spinto Fanfani e Moro ad allearsi con i socialisti sono sempre valide, anzi, col ritmo vertiginoso delle trasformazioni in atto nella società è diventato importantissimo per la Dc non perdere i contatti col mondo del lavoro

È però altrettanto urgente porre un argine alla fuga di elettori, in gran parte industriali, che hanno votato PLI

I cattolici sono determinati ad impedire la crescita dei liberali. La prospettiva di un forte partito conservatore rischia di distruggere lo schema tripolare del sistema, funzionale all'egemonia DC: un'area di centro dove si collocano le forze di governo e due ali estreme costituite da MSI e PCI.

Un assetto bipolare, destra/sinistra, potrebbe compromettere l'unità della DC, creando un conflitto permanente e insanabile tra le due parti.

Si corre ai ripari con un compromesso che salva il centro-sinistra svuotandolo però dei contenuti riformatori tanto temuti dagli industriali.



Alle elezioni del '68 la Dc risale e il Pli perde voti, ma le conseguenze sono disastrose per il PSI e per tutto il paese, dove i ritardi e i rinvii delle riforme alimentano i fermenti di protesta

La politica del Pci, che dai banchi dell'opposizione in Parlamento, denunciano le manovre dilatorie dei governi di centro-sinistra sembra più credibile delle buone intenzioni del Psi, incapace di far rispettare il programma di riforme concordato con l'alleato Dc

La continua marcia indietro della Dc finisce per scatenare la tempesta in casa socialista

Nel '64 l'ala sinistra si separa dal partito dando vita allo PSIUP, che sceglie la strada di una dura opposizione al centro-sinistra

A Nenni non resta che cercare di riunirsi con i socialdemocratici di Saragat, uscito dal Psi nel '47

Il nuovo partito socialista unificato (PSU) non piace né agli elettori socialdemocratici, né a quelli socialisti, gli uni timorosi che il Psu si orienti troppo a sinistra, gli altri troppo a destra

Troppo diversi sono diventati in 20 anni i due partiti perché la fusione abbia successo

Inoltre, alla scadenza elettorale i socialisti si presentano senza un bilancio brillante sul piano delle riforme, bloccate dalla Dc e continuamente rinviate

Malgrado l'evidente ostruzionismo della Dc, i socialisti non abbandonano il governo anche perché il centro-sinistra sembra l'unica strada possibile: un ritorno all'opposizione, con un PCI in espansione, non offre grandi spazi di manovra; mentre il governo consente, comunque, ai socialisti di gestire una fetta di potere non trascurabile


STRAGISTI E SOVVERSIVI

La convention ad excludendum ghettizza il Msi all'estrema destra, mettendolo per smpre fuori dallarea dei partiti legittimati a governare

Se la via è reclusa si provano altre strade come il tentativo golpista del '64: il generale De Lorenzo si era preparato a far scattare il piano "Solo", un progetto per neutralizzare le opposizioni all'interno del paese. Non si sa che cosa sia realmente successo nei frenetici incontri di quei giorni tra gli uomini dei servizi speciali, il presidente della Repubblica Segni e il capo del governo Moro. Alla fine però il generale è stato fermato

Nel '67, quando si comincia a fare luce sul tentativo golpista, la Dc cerca in tutti i modi di minimizzare e di ostacolare le inchieste giudiziarie e parlamentari

Socialisti e comunisti spingono per saperne di più, ma neppure in loro c'è una forte determinazione a smascherare i colpevoli, convinti come sono che la Dc non sia del tutto innocente e che senza di questa non sia possibile governare il paese.

1969: strage nella banca dell'Agricoltua in piazza Fontana, a Milano.

I leader della contestazione studentesca si illudono di trascinare dietro le bandiere della rivoluzione masse di lavoratori scontenti e in rivolta contro i sindacati e il Pci, accusati di aver tradito i veri interessi di calsse

Il Pci si è ormai trasformato in un partito socialdemocratico, inserito nel sistema, pronto a tutti i compromessi con il potere borghese. Questa convinzione viene ulteriormente confermatadallo starppo da Mosca del '68, deciso dai vertici comunisti quando i carri armati sovietici soffocano la primavera di Praga.

I giovani estremisti al mito sovietico hanno sostituito altri sogni: quello della Cina di Mao, dove la rivoluzione culturale è in pieno svolgimento, quello di Cuba, piccola isola di comunismo nel mare dell'imperialismo USA, e quello del Vietnam, paese stremato dagli attacchi americani, ma deciso a non arrendersi.

Il Pci, invece diffida di questi nuovi idoli e lascia ai cortei studenteschi il compito di mostrare favore a Castro, Mao, Che Guevara; insomma, a giudizio dei giovani estremisti, il partito comunista tiene più a rassicurare i borghesi che a mantenere viva la speranza rivoluzionaria nell'animo del proletariato.

Il Pci è convinto che le affermazioni dei piccoli gruppi estremisti non trovino seguito nella classe operaia dove i sindacati stanno riacquistando piena autorità e dove la grande maggioranza dei lavoratori mostra di gradire la prosperità e i tanti nuovi beni che appaiono adesso a portata di mano. C'è voglia di democrazia non di rivoluzione  

Ma c'è una destra eversiva che intende far di tutto perché la minaccia di un sovvertimento rivoluzionario appaia concreta fino a creare il panico nell'opinione pubblica.

Le bombe di Milano del '69 (p.za Fontana), mirano proprio a questo.

La strage di innocenti serve a provocare un senso di insicurezza, di paura, tanto da convincere ogni cittadino che è necessario un governo forte, anche autoritario pur di ritrovare ordine e tranquillità

Meglio ancora se si riesce a persuadere gli italiani che gli autori della strage vanno cercate nelle file della sinistra estrema

Nonostante 11 processi, gli assassini di p.za Fontana non sono mai stati identificati con certezza; è però chiaro il quadro d'insieme che mostra il coinvolgimento di alti funzionari dei servizi e di una manovalanza neofascista, incaricata del lavoro sporco

I giovani dell'estrema sinistra fanno presto a convincersi che solo la rivoluzione può salvare la nazione dal fascismo che le istituzioni democratiche non sembrano in grado di fronteggiare

Un esempio è dato dalla vicina Grecia, dove nel '67 si è instaurata una dittatura con un colpo di stato dei militari appoggiati dai servizi segreti statunitensi

Non sembra così lontana la possibilità che l'America possa farla pagare cara alle sinistre italiane, soprattutto per rivalutare in parte la sua immagine, logorata davanti al mondo intero dalla guerra in Vietnam

La destra eversiva, dal canto suo, continua a tramare contro lo Stato democratico (che entra in una fase drammatica (anni di piombo), come dimostra un altro tentativo golpista bloccato nel '72 e tenuto nascosto all'opinione pubblica

Questa volta è un ex militante della Repubblica sociale (Borghese) che aveva cercato di occupare il ministero dell'Interno.

È la stessa Dc a far circolare la notizia per mettere in imbarazzo il Msi che nelle elezioni del '72 ha avuto un successo straordinario: come sempre, quando la destra cresce, la Dc cerca di bloccarla per evitare la fuga dei suoi elettori moderati e conservatori

I giovani non sono certo tutti di sinistra: esiste anche i giovani di destra che sventolano la bandiera della rivoluzione fascista, partendo anch'essi dalle università. Le facoltà diventano così terreno di scontri tra studenti rossi e neri


IL SUD DIMENTICATO

Per il Msi il  sud rappresenta materiale incandescente per accendere il fuoco della ribellione di massa.

La rivolta di Reggio Calabria del '69 segnala un malessere profondo nella società italiana dove il benessere non si è distribuito equamente tra la popolazione.

Quanto più le regioni settentrionali si arricchiscono, tanto più aumenta il divario con quelle meridionali, che raccolgono solo le briciole del grande sviluppo economico

Dal 1950, anno della riforma agraria e della Cassa per il Mezzogiorno, nessun intervento riformatore di rilievo è avvenuto per risolvere gli immensi problemi di quelle zone, che vivono ancora prevalentemente di agricoltura quando ormai il mondo agrario è in declino dovunque

Un'opportunità di guadagnare qualche soldo è offerta dalla criminalità organizzata che proprio in questo periodo compie un salto di qualità con il mercato della droga. Più largo si fa il giro d'affari, più penetranti diventano i tentacoli della malavita che si insinuano in ogni settore della vita pubblica, alla ricerca di autorevoli protettori e di soci con cui dividere il ricco bottino

Dove non è arrivato lo sviluppo, sono però arrivati i consumi di massa e il processo di omologazione culturale da parte dei media

Nel 1970 vengono istituite le regioni, dando vita alla gara tra province per assicurarsi il titolo di capoluogo

Nella maggior parte delle regioni l'attribuzione è scontata; ma il Calabria, tra Reggio e Catanzaro, si apre un contenzioso che i politici locali contribuiscono ad avvelenare con promesse troppo avventate

Alla fine la delusione per la preferenza accordata a Catanzaro esplode violenta tra i cittadini reggini, e il Msi è pronto ad alimentare ulteriormente la protesta

Al momento del voto per i parlamentari regionali, nel 1970, le liste missine hanno un successo straordinario (20% in alcune province del sud) che getta l'allarme nella coalizione di governo

Per far fronte a questo pericolo, i partiti al governo aprono le casse statali e riversano al Sud un fiume di denaro che dovrebbe fare il miracolo: creare dal nulla un moderno tessuto produttivo e una moderna società industriale

Si ha così l'installazione di grandi stabilimenti a Taranto, a Napoli e Reggio Calabria che assicurano un elevato impiego di manodopera. Ma che rimangono delle oasi nel deserto in quanto manca qualsiasi interazione con l'economia del territorio circostante: le nuove fabbriche non riescono quindi a diventare il motore di un rilancio generale dell'economia


L'ESTREMA DESTRA TRA "NAGGIORANZA SILENZIOSA" E EVERSIONE NERA

Alla guida del Msi, dopo la morte di Michelini, sale Almirante che si dimostra abile a sfruttare la doppia anima del partito

L'insofferenza serpeggia tra la popolazione stanca dei continui fermenti e spaventata, sta cerando quel desiderio di ordine che gli stragisti hanno previsto

È in questo stato d'animo che cominciano i cortei della "maggioranza silenziosa", ovvero la protesta di piccoli e medi borghesi la cui discesa in piazza è un'occasione d'oro per il Msi

Lo scontento può infatti aprire nuovi spazi politici al partito, a condizione che il neofascismo riesca ad accreditarsi l'opinione pubblica mostrandosi come una forza politica legittima, rassicurante, d'ordine

Si tratta di trovare il giusto equilibrio tra piazza e Parlamento, come aveva fatto Mussolini nel '22: i movimentisti servono a creare il disordine nel paese che i legalitari promettono di riportare all'ordine

Almirante, dopo aver trasformato il partito in Msi-Destra nazionale unendosi ai monarchici, e dopo aver affiancato la Dc nella battaglia parlamentare contro il divorzio, si sforza di convincere gli italiani di quando la divisione fascisti-antifascisti sia diventata anacronistica dopo 25 anni dal crollo della dittatura

Ma all'inizio degli anni '70 il momento non è favorevole: la memoria della lotte antifasciste è ancora viva, mitizzata dagli studenti.

Si ha così una fug degli elettori che in poco tempo disperderà il patrimonio di voti appena accumulato


DIRITTI E LIBERTA': LA BATTAGLIA PER IL DIVORZIO

Il declino delle grandi ideologie è cominciato anche nella società italiana, diventata più matura e laica, più consapevole dei propri diritti e delle proprie libertà: i forti legami ai partiti si allentano, viene meno la fede nei dogmi dottrinari. Le nuove rivendicazioni costringono per la prima volta i partiti a fare i conti con i suffragi d'opinione, fluttuanti, imprevedibili e trasversali rispetto alle antiche divisioni di classe

1975: i diciottenni vengono promossi al rango di elettori

I due partiti maggiori, Dc e Pci, assorbono con fatica l'urto della nuova società che rimette in discussione la morale cattolica e fa saltare i parametri interpretativi socio-economici classici del marxismo

La rivoluzione sessuale sta muovendo i primi passi con la battaglia per il divorzio e, non a caso, a cavalcarla sono i liberali e i socialisti, che hanno alle spalle una lunga tradizione liberatoria e anticlericale. Psi e Pli, entrambi in declino, sono interessati a catturare consensi nell'area borghese progressista in crescita, sempre più insofferente dei tanti residui fascisti e della permanente tutela clericale

Ne sanno qualcosa i dirigenti della Rai: l'altezza delle gonne va controllata la millimetro; ogni battuta, anche involontaria, che possa dispiacere agli alti membri del clero, è immediatamente censurata e in Tv non possono mettere piede le star dalla vita privata trasgressiva

Il rapido cambiamento dei consumi fa apparire sempre più ipocriti divieti e censure

I partiti laici per avere la maggioranza in Parlamento sulla legge del divorzio hanno bisogno dell'appoggio del Pci che fino ad allora aveva cercato di evitare uno scontro religioso dovuto alla consapevolezza di muoversi in un paese ancora legato alla fede cattolica e al tentativo di evitare qualunque pretesto che alimentasse la campagna contro i rossi. Ai militanti e ai dirigenti veniva così chiesto un rigore nei costumi e nei comportamenti pari a quello richiesto dalla Chiesa ai suoi fedeli

Alla fine degli anni '60 il Pci si rende però conto che i costumi sono profondamente cambiati e dà il suo appoggio anche perché la possibilità di mettere la Dc in minoranza è troppo allettante

Tutti i partiti si dichiarano divorzisti tranne il Msi che dà il suo appoggio, non troppo gradito, alla Dc che ha sempre evitato di trovarsi confusa con l'estrema destra

La Dc decide di sottoporre a referendum popolare la decisione parlamentare

Il divorzio è destinato a dividere l'opinione pubblica che si appassiona al tema, ormai sentito come una battaglia pro o contro la modernità, pro o contro la libertà, pro o contro le donne

Ciò p accentuato anche dalla nascita del movimento femminista che scende in guerra contro tutto il mondo dell'uomo, rivendicando la propria sessualità e i tanti diritti finora negati

Nel '72 la Dc aveva pensato (erroneamente) di approfittare del successo elettorale, suo e del Msi, per convertire i voti in suffragi contro il divorzio

Gli accenti esasperati della campagna contro i divorzisti atei, distruttori di famiglie, amorali, pervertiti, suonano ridicoli persino alle orecchie dei tanti fedeli che credono alla santità del vincolo matrimoniale, ma rispettano i valori della democrazia e i diritti dello Stato laico

A ciò si aggiunge lo spirito critico e dissacrante delle giovani generazioni che scendono in campo contro il dogmatismo, l'autoritarismo dei padri, dei padroni e dei partiti

Nel 1974 la vittoria del fronte divorzista segna una tappa aventi nella modernizzazione del paese e un importante segnale politico: la Dc, messa in minoranza parlamentare nel '69, finisce per ritrovarsi isolata anche nel paese







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