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SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI

sociologia



SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI

Capitolo primo

La cultura e il diamante culturale


Definizioni: due modi di guardare alla cultura


Quando i sociologi parlano di cultura solitamente intendono una di queste quattro cose:

norme, modo in cui la gente si comporta in una certa società;



valori, sono ciò a cui le persone tengono;

credenze, modo in cui le persone pensano che il mondo funzioni;

simboli espressivi, rappresentazioni dei valori e delle credenze.

La cultura designa, invece, un'ampia gamma di idee e di oggetti.


La cultura designa l'aspetto espressivo dell'esperienza umana, invece la società indica l'aspetto relazionale.


Quanto di meglio è stato pensato e conosciutop


XIX secolo molti intellettuali europei affermarono l'esistenza di un'opposizione tra cultura e società o, nelle loro stesse parole, tra cultura e civilizzazione.

Per come impiegavano il termine, "civilizzazione" indicava i progressi tecnologici della rivoluzione industriale.

Opporre cultura a civilizzazione significava protestare contro il pensiero illuminista, contro la credenza che il progresso fosse necessariamente benefico, e contro ciò che Marx chiamava il "rapporto monetario" del capitalismo.

Essi vedevano la cultura come salvezza degli esseri mani ultracivilizzati.

Gli effetti alienanti e disumanizzanti della civilizzazione umana erano contrapposti alle capacità benefiche e salvifiche della cultura.


Per Arnold la cultura era "uno studio della perfezione", poteva rendere la civilizzazione più umana, restituendo bellezza e saggezza.

La bellezza e la saggezza prodotte dalla cultura derivano:

a.dalla consapevolezza e dalla sensibilità nei confronti di ciò che di "meglio è stato pensato e conosciuto" nell'arte, nella letteratura, nella storia e nella filosofia;

b.da "una ragione giusta" (un'intelligenza aperta, flessibile, tollerante).

La cultura rendeva capace la gente di connettere la conoscenza, compresa la scienza e la tecnologia, al comportamento e alla bellezza.

La civiltà ha potenzialmente un rapporto armonioso con il sapere, la bellezza, il comportamento e le relazioni sociali e la cultura poteva fornire questa armonia.

La cultura è un mezzo per un fine. Essa può curare malattie sociali causate dal materialismo.


Weber aveva la stessa concezione. Gli esseri umani devono rivolgersi alla cultura per vivere.


Dal punto di vista tradizionale delle discipline umanistiche:

la cultura ha a che fare con la perfezione. Questa concezione suppone la coltivazione della mente e della sensibilità umane;

la cultura si oppone alle norme prevalenti dell'ordine sociale. L'armonia tra cultura e società è possibile, ma raramente viene conseguita;

la cultura deve essere preservata, attraverso le istituzioni educative e in archivi culturali;

viene attribuita alla cultura un'aura di sacralità e ineffabilità, separandola dall'esperienza quotidiana.


Quell'insieme complessop


Nel XIX secolo Herder affermò che si doveva parlare di culture, perché le comunità entro o tra le nazioni avevano la propria, ugualmente meritevole, cultura.


Berger definisce la cultura come "la totalità dei prodotti dell'uomo", sia materiali che immateriali. Inoltre asserisce che la stessa società "non è che parte ed elemento della cultura non-materiale".


Gli scienziati sociali tendono a vedere armonia tra cultura e società.


Il funzionalismo identifica la cultura con i valori che orientano i livelli sociali, politici ed economici di un sistema sociale.

Esiste una congruenza tra cultura e società perché ogni incongruenza sarebbe disfunzionale.

Merton, ad esempio, suggerisce che la cultura americana attribuisce un valore elevato al successo economico. Quando la gente è priva dei mezzi pratici per conseguire questo obiettivo, essa prova una forte tensione, che spesso si traduce come risultato di un comportamento deviante.

In ogni cultura che funziona senza grossi problemi, gli obiettivi posti dalla cultura e i mezzi per conseguire questi obiettivi sono in armonia.


Anche i marxisti vedono una forte congruenza tra la struttura sociale e la cultura, ma invertono la direzione dell'influenza - dalla struttura sociale alla cultura.


Per Berger gli esseri umani proiettano la loro esperienza sul mondo esterno (esternalizzazione), poi vivono queste proiezioni come fossero indipendenti (oggettivazione) e infine incorporano queste proiezioni nella loro coscienza psichica (interiorizzazione).


Geertz ha definito la cultura come "un sistema di concezioni ereditate in forme simboliche per mezzo di cui gli uomini comunicano, perpetuano e sviluppano la loro conoscenza e i loro atteggiamenti verso la vita".


La posizione della scienza sociale:

evita valutazioni e opta per il relativismo. La valutazione può farsi solo nei termini dell'impatto che la cultura ha sull'ordine sociale;

parte dal presupposto di uno stretto legame tra cultura e società.

enfatizza la persistenza, la durata della cultura. Essa è vista come attività.

assume che la cultura può essere studiata empiricamente come ogni altra cosa.


Connessioni: i legami tra cultura e società


Geertz, e Weber prima di lui, assumono che la cultura implica il significato. Così, noi possiamo parlare di una comunità nei termini della sua cultura.

Oppure possiamo parlare di una comunità nei termini della sua struttura sociale.

La cultura di una comunità influenza la sua struttura sociale, e viceversa.


L'oggetto culturale


Un oggetto culturale è una espressione significativa che è udibile, o visibile, o tangibile, o che può essere articolata. Inoltre racconta una storia.


Lo status di un oggetto culturale è il risultato di una decisione analitica che noi compiamo in quanto osservatori; non è qualcosa di intrinseco all'oggetto stesso.

Specificare un oggetto culturale significa prendere una qualche parte del più ampio sistema che noi chiamiamo cultura e trattenere 121i88b quella parte per l'analisi.


Prendiamo, per esempio, il pane. Esso non solo può essere espressivo, ma è immerso nella storia.

La Bibbia è piena di riferimenti al pane: esso è il sostegno della vita, è azzimo durante la Pasqua ebraica, viene moltiplicato insieme ai pesci. Nella comunione cristiana il pane sta per il corpo del Divino.

Nel secondo dopo guerra, la generazione del baby-boom è cresciuta nutrendosi di un morbido e spugnoso pane bianco come il Wonder bread. Esso sembrava esprimere la concezione infantile del benessere.


Il diamante culturalep


Gli oggetti culturali sono fatti da esseri umani.

La cultura è il "significato incorporato in simboli" attraverso i quali gli esseri umani comunicano e trasferiscono sapere e abitudini; la cultura è l'esternalizzazione, oggettivazione e interiorizzazione dell'esperienza umana.


Tutti gli oggetti culturali sono prodotti di uno o più creatori.

Quando degli oggetti diventano pubblici, quando passano nel circuito del discorso umano, entrano a fra parte della cultura e diventano oggetti culturali.

Sia gli oggetti culturali sia la gente che li crea e li riceve, sono ancorati ad un determinato contesto, cioè il mondo sociale.

Il mondo sociale è l'espressione con cui intendiamo i modelli e i bisogni economici, politici, sociali e culturali che caratterizzano un particolare punto nel tempo.


Sono stati identificati quattro elementi: Mondo sociale

creatori;

oggetti culturali;

ricevitori;

mondo sociale.

Creatore Ricevitore





Oggetto culturale


Fig.1.1. Il diamante culturale.



Capitolo secondo

Il significato culturale


Quando qualcosa diventa oggetto culturale, quella cosa è già cambiata.

Un oggetto culturale ha un significato comune, condiviso dai membri della cultura.

A livello di aggregato, una cultura è un "modello di significati" che è durato nel tempo. Il senso o il significato si riferisce alla capacità dell'oggetto di suggerire o indicare qualcos'altro.


Vi sono due tipi di significato:

semplice, denota una corrispondenza biunivoca.

complesso si trova nei simboli. I simboli evocano, connotano, suggeriscono, implicano una varietà di significati. Evocano emozioni forti e possono spesso unire o disgregare i gruppi sociali.


La cultura è fatta di significati complessi.

Per capire la cultura dobbiamo essere in grado di analizzare la relazione che può esiste tra un simbolo da un lato, e "le cose esattamente come esse sono" dall'altro.


Weber affermò che è il mondo sociale a riflettere la cultura, e non viceversa.


Perché abbiamo bisogno del significato?


Gli umani devono imparare a vivere. L'apprendimento negli umani, a differenza degli animali, è un processo sociale di interazione e socializzazione attraverso cui si trasmette la cultura.


Per Berger la paura umana ultima è il caos. Come se fosse una fortificazione contro il caos, gli esseri umani creano le culture attraverso il processo di esternalizzazione - oggettivazione - interiorizzazione.

La cultura fornisce significato e ordine attraverso l'uso dei simboli.


Cultura e significato nella teoria del riflesso


Che tipo di relazioni esistono tra il mondo sociale e i modelli o gli oggetti culturali?


Le prime due risposte arrivano dal funzionalismo e dal marxismo. Esse possono essere considerate come versioni della stessa teoria del riflesso, in cui la cultura è concepita come un fedele riflesso della vita sociale.

La terza risposta, data da Weber, sottolinea il fatto che è la vita sociale che riflette la cultura.


La cultura come specchio


L'idea della cultura come riflesso è: la cultura è lo specchio della realtà sociale.

Il significato di un particolare oggetto culturale sta nelle strutture sociali che esso riflette.


L'inserimento di questo modello riflessivo nel diamante culturale mostra possiamo procedere nella verifica delle credenze comuni circa il legame, ad esempio, tra violenza e televisione:


Mondo sociale violento



Il mondo sociale riflette

programmi televisivi violenti



Creatori Ricevitori



La violenza televisiva

riflette la violenza

del mondo sociale



La violenza nella televisione

(oggetto culturale)


Fig.2.1. Televisione e violenza nel modello del riflesso


Questa figura significa che c'è correlazione tra televisione e violenza.


L'origine greca della teoria del riflesso


Secondo la teoria delle forme di Platone, al di là di ogni apparenza si trova un'idea o una forma.

Secondo egli anche le apparenze derivano dal riflesso.

Concepisce tre tipi di creatori:

Dio, che produce l'oggetto reale nella sua forma ideale;

l'artigiano, che produce l'oggetto materialmente;

il pittore, che fa una riproduzione dell'oggetto materiale.

Così l'arte, come quella prodotta dal pittore, è una copia imperfetta di una copia imperfetta.

Tutta l'arte è molto distante dalla verità; l'artista può imitare tante cose perché ha una cognizione solo superficiale di ciascuna di esse.

La vita umana è un pellegrinaggio dall'apparenza alla realtà. L'arte rappresenta un ostacolo in questo viaggio perché seduce la gente conducendola ad un falso o rozzo sapere.


La teoria platonica delle forme ha tre componenti: la forma, l'apparenza e l'arte.

Tradotta nella nostra terminologia possiamo affermare che sono l'idea, la concretizzazione materiale dell'idea e l'espressione simbolica o culturale dell'idea.










Forme ideali





Dio Esseri umani





Apparenze materiali nel mondo riflettenti le forme





Artista Pubblico





Arte riflettente il mondo materiale


Fig2.2. La teoria del riflesso di Platone e la sua rappresentazione sul diamante culturale


Aristotele sostenne che l'arte imita non il regno delle idee, ma le verità universali circa l'esistenza umana.


Funzionalismo e marxismo impiegano entrambe il modello del riflesso, e contemplano quell' "assunto di piena adeguatezza" tra cultura e società.

Se una entità ne "riflette" un'altra, allora essa deve essere molto simile a quest'ultima.


Cultura e significato nella sociologia marxiana


Nella metà del XIX secolo, Marx e Engels erano interessati al dibattito filosofico tra idealismo e materialismo.


Dalla terra al cielop: l'approccio materialista della cultura


La premessa di fondo dell'idealismo è che la cultura può meglio essere compresa come materializzazione di idee, di spirito, bellezza e verità universale. Essa è separata e autonoma dall'esperienza materiale o terrena.


Gli idealisti tedeschi del tardo '700 e del primo '800 condividevano la nozione neoplatonica che lo spirito, l'idea, la categoria intellettuale fosse antecedente alla realtà empirica sensitiva.


Hegel trasformò l'idealismo in un principio della storia universale. Postulava uno Spirito del mondo che avanzava verso il suo compimento alla fine della storia.

Perché le cose cambiano? Hegel rispondeva che la storia avanza attraverso conflitti tra forze inconciliabili. Durante alcune fasi, una forza domina (la tesi), ma il suo dominio genera nuove crisi (antitesi), e alla fine le idee e le forze dominanti sono superate e sostituite da una nuova forza che riconcilia le vecchie tesi e antitesi (la sintesi). Questa sintesi diventa la nuova tesi, genera conflitti e così via.


Feuerbach sosteneva che lo spirito del tempo era un prodotto di condizioni materiali.


Ciò che la concezione materialista implica per la sociologia della cultura è che la religione, i valori, l'arte, le idee, le leggi e la cultura in generale sono prodotti della realtà materiale e che dovremmo analizzarli in quanto tali.


Il materialismo storico


Nei termini del materialismo storico, il punto di partenza di ogni analisi resta sempre l'homo faber (l'uomo produttore), gli uomini che lavorano per sostenersi attraverso la produzione e la riproduzione.


Per Marx non solo le cose materiali, ma anche la stessa coscienza sono prodotti sociali, e lo stesso può dirsi di tutto ciò che chiamiamo cultura.

La cultura, il governo, la religione, la politica e le leggi erano tutte "sovrastrutture" poste su una base fatta di forze materiali di produzione e delle loro fondamenta economiche.

L'essere sociale degli uomini determina la loro coscienza.

Parlando del cambiamento sociale rivoluzionario Marx sosteneva che si doveva fare una distinzione tra la trasformazione materiale delle condizioni economiche di produzione e le "forme ideologiche, attraverso cui gli uomini diventano coscienti di questo conflitto e si battono". In altre parole non si deve giudicare un periodo di trasformazione, ma si deve spiegare la coscienza del periodo con le contraddizioni della sua vita materiale.

Le idee dominanti di una società sono le idee della sua classe dominante.

La cultura è inevitabilmente determinata dalla vita materiale di una società


Williams ha affermato che gli analisti che si ispirano a Marx dovrebbero rivedere il loro concetto di sovrastruttura, che deve intendersi come un insieme collegato di pratiche culturali che sono influenzate dalle condizioni economiche.


Linee di ricerca della tradizione marxista


Un gruppo particolarmente influente di pensatori che applicarono l'analisi culturale di Marx è stato quello della scuola di Francoforte.

Essi criticavano i prodotti culturali di massa per essere divenuti semplici merci, che scoraggiavano la protesta sociale riconciliando i consumatori con la loro esistenza. In questa critica la scuola di Francoforte utilizzava l'espressione industria culturale per sottolineare la natura antidemocratica della cultura popolare.

Per esempio, la musica popolare radiofonica è stata accusata di essere una semplice ripetizione del già noto che delizia il pubblico per la sua familiarità e non certo per la sfida del nuovo. Psicologicamente, il risultato è una regressione infantile piuttosto che un risveglio intellettuale.

La paura degli studiosi della scuola di Francoforte era che la gente sarebbe stata troppo instupidita dai mass media per protestare, o anche accorgersi, quanto le loro libertà fossero scomparse.


Nel frattempo, a metà secolo, un'altra teoria - il funzionalismo - si stava dimostrando straordinariamente influente.

Essa conservava il modello riflessivo della cultura offrendo al contempo un organico resoconto delle relazioni sociali umane.

Concepiva la vita sociale dell'uomo come una tendenza sistemica all'armonia.


Il marxismo concepiva la vita sociale dell'uomo nei termini di una dura lotta interrotta solo dalla morte.


Cultura e significato nella sociologia funzionalista


Per la teoria del riflesso, in primo luogo, l'idea che "la cultura riflette la società (o la struttura sociale)" fornisce un modello della connessione tra cultura e società e suggerisce la direzione principale della relazione di influenza. In secondo luogo, questo modello permette che si utilizzi la cultura come testimonianza sociale.


Entrambi questi elementi sono parti costitutive dell'immagine funzionalista di una forte congruenza tra cultura e struttura sociale.

L'essenza del funzionalismo è che le società umane, per conservarsi, esprimono bisogni concreti, e le istituzioni sociali sorgono per soddisfare questi bisogni.


Dal punto di vista del pubblico un'opera culturale è uno specchio di se stessa o una finestra su altra gente?

Per Berger l'esternalizzazione e l'interiorizzazione sono atti non necessariamente compiuti dalla stessa persona. Nel tempo la transitorietà dell'immagine riflessa sembra combattere con l'effettiva permanenza mostrata da molte opere di cultura.


Gli oggetti culturali spesso idealizzano taluni aspetti dell'esperienza sociale, o sottolineano alcuni aspetti meno positivi per fare critica sociale.


Per Platone gli oggetti culturali mettono in primo piano il sensazionale.


Baxandall, un esempio dei modelli riflessivi funzionalisti, suggerisce un modo per tradurre il modello riflessivo di base sul diamante culturale, in tutti i suoi punti e le sue connessioni.

Il suo studio sui pittori italiani del XV secolo ha dimostrato come le opere di questi pittori riflettessero:

transazioni commerciali. Il contratto tra pittore e il suo cliente definiva l'ammontare dei pigmenti costosi e la proporzione di opera che sarebbe stata dipinta dal maestro, e non dai suoi allievi.

valori mutevoli. Riflette i cambiamenti negli stili di consumo dei ricchi, in modo particolare il sorgere di un nuovo interesse.

l'"occhio dell'epoca". Capacità cognitiva e stile di un'epoca

I mercanti e i pittori, rappresentanti rispettivamente la struttura sociale e la cultura, erano funzionalmente adatti gli uni agli altri.


La cultura è chiaramente selettiva, diversamente dagli specchi.


La cultura può essere una riflessione, cioè una "considerazione di un argomento o di un'idea o di un fine generalmente con il proposito di comprenderlo o di accettarlo o di vederlo nelle sue intime relazioni".


Attraverso la cultura gli esseri umani possono riflettere sulla loro esperienza sociale e individuale.

Cultura e significato nella sociologia weberiana


Sia la versione funzionalista che quella sia quella marxiana della teoria del riflesso riconoscono che la cultura e la struttura sociale esercitano mutua influenza una sull'altra, ma entrambe tendono ad accentuare una freccia casuale che va in una sola direzione: la società causa la cultura.

Nei termini del diamante culturale la freccia punta verso il basso.


Weber non pensava che la cultura semplicemente causasse la struttura sociale. Egli sapeva che l'influenza funzionava in entrambi i sensi.

Weber voleva capire come un movimento religioso poteva avere influenzato la cultura materiale.


I protestanti ansiosi r il mondo che essi costruirono


Per Weber il problema centrale era l'ascesa del capitalismo borghese con la sua organizzazione razionale del lavoro libero.

Egli era interessato alle origini della borghesia e delle sue peculiarità.


Lo spirito del capitalismo era in deciso contrasto con l'atteggiamento tradizionale, secondo il quale la gente lavorava solo così come è abituata a fare.

Lo spirito del capitalismo non poteva essere spiegato dal desiderio del lusso, non poteva neppure spiegarsi con le condizioni materiali.

Qual era il "retroterra di idee" che trasformò l'attività diretta al profitto in una vocazione moralmente segnata?

La risposta sta in due idee religiose protestanti:

la vocazione. La concezione di Martin Lutero concedeva una giustificazione morale all'attività mondana: il perseguimento di una vocazione, di una professione, è il modo per servire Dio;

la predestinazione. Come teorizzata da Calvino, essa è la credenza che Dio ha designato tutti gli individui o al cielo o all'inferno; non c'era nulla che gli uomini potessero fare per cambiare i loro destini.

Una dottrina così severa, ragionava Weber, dovette produrre un sentimento di sconosciuta solitudine interiore in quelli che vi credevano.

I calvinisti risposero a questa pressione psicologica diventando ossessionati dalla ricerca di segni del loro possibile destino di salvezza.

Il loro clero diede due suggerimenti:

era dovere di considerarsi tutti salvi;

si poteva acquistare fiducia nella propria destinazione verso il cielo attraverso l'attività mondana.

Weber vedeva il puritano come un uomo interessato a monitorare il suo stato di grazia, impiegato in infiniti calcoli morali e nella cristianizzazione metodica della sua vita.

Un simile modello di comportamento aveva due conseguenze:

accresceva il capitale di quanti lo praticavano;

sviluppava un atteggiamento verso il lavoro duro pensato come una "buona cosa" in se stessa.


Lo scambista culturale


Weber mostrò come un insieme di idee religiose influenzò il modo in cui la gente lavorava, spendeva il suo denaro, e organizzava la sua vita economica.

Goldstone elaborò il modello weberiano dello scambista culturale.

Le religioni occidentali concepiscono la storia in forma lineare. Quando si verificava un cambiamento ciò era "una volta e per sempre". L'azione rivoluzionaria aveva senso in questo sistema di significato, perché le trasformazioni totali sono possibili e le cose possono andare meglio.

Le religioni orientali, invece, concepiscono la storia in forma ciclica. Questo modo di pensare incoraggiava un ritorno a forme precedenti di autorità.

Questo esempio dimostra la capacità delle spiegazioni culturali di integrare quelle strutturali e l'utilità del modo di pensare di cui è metafora lo "scambista culturale".


Dei, fantasmi e antenati: uno studio di caso della teoria del riflesso


Nel suo studio sulla religione contadina a Taiwan, Wolf, afferma che la religione cinese "rispecchia l'orizzonte sociale dei suoi credenti".

La religione cinese offre ai suoi seguaci tre tipi di esseri sovrannaturali:

gli dei. Sono burocraticamente organizzati in una gerarchia amministrativa e interessati al generale benessere sociale;

gli antenati. Interessati al benessere dei gruppi di parentela. Esistono, a differenza degli dei, in una rapporto di mutua dipendenza con gli umani;

i fantasmi. Sono estranei defunti, che vengono disprezzati e temuti in quanto esseri minacciosi. Devono essere placati per non creare guai.

Vedendo tutto ciò con la teoria del riflesso:

il dio più potente rispecchia l'imperatore umano. Gli dei minori rappresentano i mandarini.

gli antenati riflettono i membri anziani di ciascun lignaggio.

i fantasmi riflettono gli stranieri e gli estranei.

La descrizione di Wolf della religione cinese è un esempio della linea di pensiero del tipo "la cultura riflette la struttura sociale".


Un altro esempio del modello del riflesso potrebbe essere la nascita di un nuovo giornale. Il "Voice" riflette una nuova comunità irlandese che vive a New York, arricchita da generazioni di immigranti che lasciarono la loro terra depressa economicamente durante gli anni '80. Questo giornale "ha dato voce" ai loro interessi.

Trasportando questo esempio sul diamante culturale, la freccia viene rivolta verso il basso: un mutamento nel mondo sociale si trova riflesso (o espresso) nella nascita di un nuovo giornale.


Riepilogo Mondo sociale



Descrizione accentuata

da Marx e dal

funzionalismo


Creatori Ricevitori


Direzione accentuata

da Weber



Oggetto culturale

Capitolo terzo

La cultura come creazione sociale


Gli oggetti culturali sono significativi per gli esseri umani che vivono in mondo sociale.

Il mondo sociale ha significato grazie alle lenti culturali con cui la gente lo guarda.


In momenti di ispirazione alcuni individui creano qualcosa di nuovo, qualcosa di dinamico, divertente, brillante e spesso anche profondamente fastidioso o delizioso. Questi individui dotati cambiano il mondo culturale in cui vivono gli esseri umani.


I sociologi suggeriscono un'alternativa sia alla concezione "c'è sempre stato" sia alla concezione del "genio individuale". Essa afferma che la cultura e le opere culturali sono creazioni collettive e non individuali.

Questa concezione trae origine dal lavoro di Durkheim sulla religione.


Durkheim e la produzione sociale della cultura


Il problema della vita sociale moderna


Prima della vita moderna, affermava Durkheim, la gente era integrata perché aveva vite simili. Nei primi tempi ogni membro di una società svolgeva lo stesso tipo di lavoro, seguiva la stessa religione, pensava e credeva più o meno allo stesso modo degli altri. Le credenze e le cognizioni condivise di un popolo costituivano la sua coscienza collettiva, e questa coscienza governava i suoi pensieri, i suoi atteggiamenti e le sue pratiche.

Il cambiamento si verificò quando la società crebbe in dimensioni e densità e la gente cominciò a specializzarsi.

Le istituzioni moderne separarono i processi vitali della famiglia, ma anche uno dall'altro.

Come potevano stare insieme simili società?

Durkheim qualche volta sottolineò il bisogno della gente di fare scambi, uno stato che chiamò di solidarietà organica.

A volte egli propose le associazioni professionali come una futura fonte di coesione.

Durkheim credeva che ogni società dovesse avere qualche tipo di rappresentazione collettiva che dimostri ai membri della società di essere tra loro interconnessi.


Legami sociali: il ruolo della religione


Durkheim concepiva la religione come il legame fondamentale tra la gente in tempi antichi.


Durkheim analizzò quella che considerava la più primitiva forma di religione: il totemismo.

Perché studiare la religione primitiva se il suo interesse era per la società umana contemporanea?

Iniziò con un postulato funzionalista: un'istituzione umana come la religione non può riposare sull'errore e sulla superstizione; essa risponde a profondi bisogni umani.


Egli individuò tre ragioni per studiare le religioni primitive:

cogliere gli "elementi costitutivi", o le forme più semplici, della religione;

trovare i fondamenti di tutte le religioni;

scoprire il bisogno umano che causa la credenza e la pratica religiosa


L'analisi si basa su quattro idee chiave:

La rappresentazione collettiva.

La religione è alla base di tutte le categorie del pensiero, e la religione e le categorie di pensiero sono tutte "rappresentazioni collettive che esprimono realtà collettive". Gli esseri umani non possono concepire il tempo e lo spazio indipendentemente da distinzioni socialmente condivise, anche se sappiamo che sono arbitrarie e innaturali. Tutte le categorie di pensiero sono sociali.

Gli esseri umani hanno due componenti:

biologica individuale;

sociale condivisa.

Le nostre categorie di pensiero derivano dalla seconda componente.

La distinzione tra sacro e profano.

Tutte le credenze religiose dividono il mondo in sacro e profano. Il cuore del fenomeno religioso sta in questa separazione.

Ciò che caratterizza il sacro è che esso non può essere avvicinato impunemente.

La divisione tra sacro e profano organizza e classifica tutti gli esseri sociali e naturali.

Vi sono due tipi di realtà:

sacra, associata alla forza;

profana, associata alla quotidianità.

Le origini del sacro.

Il mondo sacro è carico di energia e di eccitazione.

Le conseguenze sociali delle religioni.

La società fa sorgere il senso del divino negli esseri umani attraverso:

Il suo potere, il suo controllo su di noi, che si manifesta nella sua abilità di causare o inibire le nostre azioni;

La sua forza positiva, per "l'azione rinforzante e vivificante della società".


La forza religiosa deriva dall'esperienza del sociale.

La religione è il sistema di idee attraverso cui le persone rappresentano la loro società. Poiché la religione è la radice delle classificazioni attraverso cui apprendiamo il mondo, tutte le culture umane diventano una rappresentazione del sociale.


La cultura come rappresentazione collettiva


Gli oggetti culturali sono rappresentazioni collettive, e rappresentano l'esperienza sociale.


Per Durkheim la cultura è una rappresentazione collettiva in due sensi:

gli oggetti culturali sono prodotti da gente relazionata ad altra gente;

nei loro prodotti culturali le persone rappresentano le loro esperienze di lavoro, di gioia, di paura e di amore.


La produzione collettiva della cultura


Se la cultura è una rappresentazione collettiva allora l'approccio della produzione collettiva è alla ricerca dei meccanismi attraverso cui la collettività cerca di autorappresentarsi.

La teoria della produzione collettiva ha due facce:

le interazioni tra la gente e il modo in cui queste stesse interazioni generano cultura;

organizzazione dei produttori e dei consumatori culturali.


L'interazionismo simbolico


L'interazionismo simbolico è interessato a come la gente costruisce attivamente le sue norme e i suoi valori.


Il sé dell'uomo è creato dall'interazione sociale.

Per Cooley un'interazione contempla tre fasi:

il sé immagina la reazione di un altro alla sua apparenza;

il sé immagina il giudizio dell'altra persona alla sua azione;

il sé ha una reazione emotiva a questo giudizio.

Attraverso queste interazioni si tende a istituire, per esempio, la norma dello scusarsi, perché la scusa costituisce una seconda sequenza interattiva che ristabilisce l'armonia sociale che è stata rotta della prima.


Mead ha notato che il bambino in fase di sviluppo dapprima impara ad  assumere il ruolo di un'altra persona.

Vi sono tre stadi di sviluppo:

del "gioco libero". Il bambino gioca ad essere un'altra persona o con un amico immaginario;

del "gioco con regole". Il bambino impara ad assumere e a tenere in conto una varietà di altri ruoli;

il bambino impara a tenere in conto la risposta dell'altro generalizzato (la società).


L'interazione umana crea cultura.

Una volta creati, gli oggetti culturali sono riprodotti e trasmessi attraverso la loro ripetuta espressione e attraverso la socializzazione dei nuovi membri del gruppo.


L'identità o il senso del sé viene prodotta dalle interazioni con gli altri e richiede la conferma degli altri. Il sé cerca di proiettare un certo insieme di significati su coloro con cui interagisce, e a sua volta cerca di interpretare i significati costruiti dai partner nell'interazione.


Subculture


Le persone sono membri di una pluralità di gruppi o comunità.

Mead ne ha identificati due tipi:

gruppi sociali astratti, che operano come gruppi sociali solo indirettamente;

classi sociali o sottogruppi concreti, unità sociali effettivamente funzionanti, nella misura in cui i loro membri individuali sono direttamente relazionati l'uno all'altro. Se queste relazioni reciproche sono abbastanza forti da resistere ad alcune delle influenze dell'altro generalizzato societario, il gruppo diventa una subcultura.


Una subcultura esiste entro un più ampio sistema culturale e ha contati con la cultura esterna. Entro il dominio della subcultura funziona un potente insieme di simboli, significati e norme comportamentali che sono vincolanti per i suoi membri. Una subcultura fa riferimento alle preferenze di consumo ed a uno stile di vita.


L'idiocultura è la cultura del subgruppo: ricca di implicazioni, vivacizzata da simboli ed espressioni noti solo ai membri del gruppo, e utilizzati per separare questi dagli estranei. Essa viene costruita rapidamente e dura un periodo relativamente breve di tempo.


Vediamo questo esempio:


Valori culturali

generali


Subcultura  Contenuto culturale

Preadolescenziale   Gruppo (le unità discorsive devono preadolescenziale essere note, funzionali,

Messaggi degli    interagente utilizzabili, appropriate)

adulti


Pressioni

Ideologiche


Idiocultura del appartenenza al gruppo

gruppo (oggetti (ed estranei)

culturali)


Fig. 3.1. La produzione culturale in una squadra di baseball della Little League


Affinché un simbolo o una espressione entrino a far parte dell'idiocultura, devono:

basarsi su informazioni note;

essere facilmente utilizzabili;

essere appropriati;

essere utilizzati ripetutamente.


Innovazioni culturali e cambiamento sociale


Le subculture possono riprodurre la cultura dominante, oppure sfidarla, ma a volte esse nascono per cambiarla.


Molti movimenti sociali nascono come subculture. Weber affermò che essi passano dalla separazione dell'ascetismo ultramondano all'impegno riformista o anche rivoluzionario dell'ascetismo intramondano.


3.1. Ritardi e direzioni culturali


Ogburn avanzò l'ipotesi del "ritardo culturale". Egli sosteneva inoltre che i sociologi dovevano distinguere tra:

cultura materiale (case, fabbriche, materie prime, ecc.);

cultura adattiva è quella parte di cultura non materiale che si adegua alle condizioni materiali. Ci vuole sempre un po' di tempo perché questo adattamento si realizzi compiutamente, e questo scarto è il "ritardo culturale".

Per esempio, possiamo citare le foreste americane. In un primo tempo le condizioni materiali (grandi foreste) erano ben integrate alle pratiche sociali (costruzioni in legno su vasta scala, ecc.). La distruzione delle foreste rappresentò un mutamento nella cultura materiale americana. Ci vollero parecchi anni perché si facessero seri sforzi al livello di cultura adattiva diretti alla conservazione e alla riforestazione - da qui il ritardo culturale.


Le innovazioni culturali


L'approccio della produzione collettiva alla cultura suggerisce che, sebbene le innovazione possano realizzarsi casualmente e in forme non prevedibili, alcuni elementi costanti appaiono evidenti:

Determinati periodi sono più favorevoli alla produzione di innovazione che altri. Vi sono periodi di cambiamento relativamente contenuto. In altri periodi la creatività culturale esplode. I pensatori avanzano nuove idee e sistemi di idee, che circolano tra gli uomini interessati alla cosa pubblica.

Anche le innovazioni seguono alcune convenzioni. Gli individualisti sfidano apertamente le convenzioni del mondo artistico, ma il punto cruciale è che la loro non convenzionalità può essere riconosciuta solo da quanti conoscono innanzitutto le convenzioni.

Alcune innovazioni hanno più probabilità di altre di istituzionalizzarsi. I creatori culturali possono anche creare qualcosa di nuovo, ma non tutte queste innovazioni si consolideranno.


Cosa causa un'esplosione di innovazione culturale?

Per Swidler sono i "periodi di instabilità".

Per Wuthonow è un "perturbazione dell'ordine morale".

Per Wiliams è uno sfilacciamento dell'ideologia dominante.

Il punto che li accomuna sembra essere che a certe condizioni le vecchie regole, culturali e sociali, non sembrano più applicabili. Si crea un vuoto morale, e in questa situazione la gente cerca nuove linee di condotta, nuovi significati con cui orientarsi nella vita. L'incapacità di trovare questi significati porta all'esperienza dell'anomia, del disorientamento che Durkheim attribuiva al rapido mutamento sociale.


Riepilogo


Concezione del genio, un individuo straordinario crea un nuovo oggetto culturale:


Mondo sociale





Creatore Ricevitore





Oggetto culturale


Tesi del riflesso immediato, gli individui scompaiono, e l'oggetto culturale è pura rappresentazione collettiva:


Mondo sociale





Creatore Ricevitore





Oggetto culturale



Il creatore culturale è influenzato dal più ampio mondo sociale in cui è collocato:


Mondo sociale


Subcultura



Creatore Ricevitore





Oggetto culturale


Fig. 3.2. La creazione culturale


Capitolo quarto

Produzione, distribuzione e recezione della cultura


Gli oggetti culturali non sono semplicemente i prodotti "naturali" di qualche contesto sociale; al contrario, essi sono prodotti, distribuiti, commercializzati, ricevuti e interpretati da una pluralità di persone e di organizzazioni.


La produzione della cultura


Un nuovo approccio della produzione di cultura, nelle parole di Peterson, guarda al "complesso apparato interposto tra i creatori di cultura e i suoi consumatori". Questo apparato comprende meccanismi di produzione e di distribuzione, e tecniche di commercializzazione.


1.1. Il sistema dell'industria culturale


Hirsch ha elaborato un modello chiamato "sistema dell'industria culturale", espressione che descrive l'insieme delle organizzazioni che producono articoli culturali di massa.

Questi oggetti culturali condividono alcune caratteristiche:

l'incertezza della domanda;

una tecnologia relativamente economica;

un'eccedenza di aspiranti creatori culturali.

Alla luce di questi fattori, il sistema dell'industria culturale opera per trasformare la creatività in prodotti commerciabili e prevedibili.


Sottosistema - F#1  Sottosistema - F#2 Sottosistema - F#3

tecnico manageriale istituzionale

(artisti creativi) (organizzazioni) (media)


Consumatori


Area di input Area di output

Feedback


Fig. 4.1. Il sistema dell'industria culturale


I creatori vengono trasformati nel sottosistema tecnico. Esso fornisce "input" al resto del sistema. Questo input deve superare il confine posto al filtro #1 (F#1). Al confine dell'area di input gli artisti creativi utilizzano interfacce "di confine", come agenti, per potare la loro opera all'intenzione delle organizzazioni produttive. Oppure possono operare come agenti di loro stessi.

Il sottosistema manageriale consiste di organizzazioni che producono effettivamente il prodotto. Tra le strategie adottate da esso per gestire l'innovazione vi sono il mantenimento di personale di contatto ad entrambi i confini. Nella posizione di output, l'organizzazione produttiva utilizza "chiavi di confine" per raggiungere i mass media con notizie circa il "prodotto" (F#2). Le organizzazioni cercano di produrre un flusso regolare di prodotti e di ridurre l'incertezza.

Il consumatore finale viene tipicamente a conoscenza dei prodotti attraverso i media (F#3).


Due tipi di feedback hanno luogo nel sistema dell'industria culturale.

Il primo proviene dai media e consiste di recensioni e della più generale attenzione che i media riservano ad un prodotto .

Il secondo giunge dai consumatori ed è misurato dalle vendite.

Le organizzazioni produttive interpretano entrambi i tipi di feedback per valutare la popolarità di un artista, l'efficacia delle loro attività promozionali, e le implicazioni per i futuri prodotti dello stesso genere.


Il medium più importante è la comunicazione faccia a faccia.

Un feedback più importante viene dai cambiamenti nei livelli di partecipazione.


Il modello del sistema dell'industria culturale può essere esteso anche a casi di società non-industriali.


Mercati culturali


Un nuovo grande mercato può far diminuire la specificità artistica di un oggetto culturale, ma può capitare anche l'opposto: una crescita delle dimensioni del mercato può produrre una maggiore differenziazione culturale.


Ad esempio l'Impressionismo nacque da una nuova combinazione di commercianti, critici, acquirenti e pittori. Le opere furono fresche e vivide riproduzioni di scene naturali e della vita della classe media. Esso fu originariamente il prodotto di alcuni artisti scartati dalle mostre dell'Accademia, si consolidò come una delle più importanti e popolari innovazioni nelle arti visive post-rinascimentali.


Nel modello di Hirsch possiamo chiamare i ricettori o ricevitori culturali il "sottosistema di produzione dell'interpretazione".


La recezione


Il successo finale di un oggetto culturale dipende dai ricevitori culturali che ricavano da esso i loro significati. Perché nonostante il significato di un oggetto culturale possa essere inizialmente suggerito dalle intenzioni dei suoi creatori, chi riceve l'oggetto ha l'ultima parola.


2.1. I pubblici e le culture di gusto


Il nesso tra gusto culturale e posizione socioeconomica no è sempre diretto.


Gans ha proposto di denominare il pubblico o i ricevitori di qualunque oggetto culturale come cultura di gusto, senza presumere nulla circa le loro caratteristiche sociali o demografiche.

Gli strati sociali differiscono nell'ampiezza della loro partecipazione alla cultura. La gente della classe alta e media partecipa alla cultura più intensamente rispetto alla classe operaia.


Per Bourdieu la cultura può essere considerata come una forma di capitale. Il capitale culturale può essere accumulato e investito; inoltre può essere invertito in capitale economico.

Per esempio, due operai sono ugualmente qualificati per una promozione. Il loro datore di lavoro è un appassionato di cultura giapponese. L'operaio A è in grado di parlare con lui del suo romanzo preferito di Mishima o dei pregi di un nuovo sushi bar. L'operaio B non ha capitale culturale per cogliere e reagire agli interessi del suo datore. A parità di condizioni, quale lavoratore ha più probabilità di venire promosso?

Nel sistema di rapporti tra capitale economico e quello culturale a volte c'è corrispondenza, ma altre volte le due forme di capitale sono in conflitto.


Il possesso o meno del capitale culturale può spiegare un'ampia gamma di caratteristiche della stratificazione sociale.


Beisel ha mostrato come le stesse élite usassero leggi proibizionistiche per rendere illegittime talune forme di intrattenimento popolare.


La recezione di diversi tipi di oggetto culturale sia spesso stratificata per classe sociale e che la gente può consapevolmente o inconsciamente utilizzare la cultura per difendere i propri vantaggi sociali o per superare gli svantaggi.


2.2. Orizzonti di aspettative


Jauss ha rilevato che quando un lettore prende un libro, egli non si relaziona ad esso come se fosse un recipiente vuoto che attende di essere riempito dal suo contenuto. Piuttosto, egli colloca il libro entro un "orizzonte di aspettative" plasmato della sua precedente esperienza letteraria, culturale e sociale. Costruendo il significato del testo egli cambia al contempo il suo orizzonte di aspettative.

Pubblici diversi interpretano gli stessi libri in modi molto diversi.


Il concetto di "orizzonte di aspettative" offre un modo per capire come un oggetto culturale può venire interpretato da persone con conoscenze ed esperienze sociali e culturali diverse. Inoltre, esso suggerisce che ogni evento può essere trasformato in un oggetto culturale attribuendogli senso.

Per esempio, la morte di un bambino negli Stati Uniti è considerato un evento tragico. L'orizzonte di aspettative nei confronti dei bambini è che essi hanno un valore individuale, sono amati e raramente muoiono. In uno slum brasiliano, la morte di un bambino ha tutt'altro significato. Essi collocano la morte di un bambino entro un orizzonte di aspettative definito da povertà estrema, violenza, e ordinarietà verso la morte dei bambini. I genitori li considerano come esseri potenziali, non reali.


La libertà di interpretazione culturale: due concezioni


Quanta libertà ha la gente per fare la costruzione di senso di un oggetto culturale?

Vi sono due risposte opposte:

Teoria della cultura popolare. La gente può costruire qualunque significato (i ricevitori sono forti/gli oggetti culturali sono deboli).

Lévi-Strauss disse che la mente umana è come uno stagnino (l'artigiano che può modellare o costruire cose a partire da qualsivoglia pezzo).

Questa concezione nega l'autonomia agli stessi oggetti culturali. Il significato diventa così in assoluto una funzione della mente del ricevitore.

Teoria della cultura di massa. La gente deve sottostare ai significati che sono intrinseci all'oggetto culturale (gli oggetti culturali sono forti/i ricevitori sono deboli).

Chi ignora le convenzioni di un determinato oggetto culturale non può capirlo, gli estranei ad una cultura non possono intenderla. Ogni testo o simbolo ha sempre un significato.


3.1. La seduzione della cultura di massa


Coloro che adottano la prospettiva della cultura di massa concepiscono l'industria culturale come la tecnologia per produrre intrattenimento di massa. Un simile intrattenimento si basa su un minimo comune denominatore di gusto, che enfatizza l'aspetto di spettacolo su quello morale o intellettuale, allo scopo di catturare una porzione di mercato che sia più grande possibile. I prodotti della cultura di massa rendono i loro ricevitori apatici e intorpiditi.


Per esempio, un tipo di ricerca riguarda i libri d'infanzia. Essi hanno per protagonisti personaggi animali, che sono per la maggior parte maschi invece che femmine. Questo modello può perpetuare radicati pregiudizi circa il genere (gli individui vivaci, avventurosi, coraggiosi, desiderabili sono maschi).


La concezione della cultura popolare afferma che la gente sa troppo, ed è astuta per lasciarsi trascinare dagli oggetti culturali.


3.2. Resistenza attraverso la cultura popolare


La cultura è pubblica, e ogni cultura deve essere in qualche misura popolare; la cultura impopolare scompare. Il popolo sta a significare la gente comune, la maggioranza diversa dalla élite - da qui l'opposizione tra cultura alta e cultura popolare.


Snow e Anderson dicono che tutti hanno bisogno di senso nelle loro vite, la pienezza di significato è una necessità umana. La cultura popolare è un sistema di significati a disposizione della gente comune.


Tra sociologi la rivalutazione della cultura popolare è stata avviata negli anni '60. Essa è avvenuta in due modi:

Analizzazione della cultura popolare alla ricerca di significati nascosti, significati che erano accessibili ai loro ricevitori ma che restavano ignoti agli accademici e ad altre élite sdegnose.

Il ricevitore è visto non solo come un soggetto che decodifica significati ai quali i ricevitori d'élite si erano sottratti, ma anche come capace di costruire attivamente significati sovversivi.

Entrambi questi approcci comprendono una concezione del pubblico che è ben diversa dalla passività.


Sia i teorici della cultura popolare come Fiske sia quelli della cultura di massa come Wertham sono interessati alla recezione, ed entrambi condividono il valore della libertà umana, ma interpretano la relazione tra oggetto culturale e ricevitore in modo molto diverso.


Mondo sociale



(MC) Industria

culturale (MC) Passivo

Creatore Ricevitore


(PC) La gente e (PC) Attivo

L'industria culturale




Oggetto culturale


Fig. 4.2. Teorie della cultura di massa (MC) e della cultura popolare (PC) rispetto al diamante culturale.


Nel modello della cultura di massa gli oggetti culturali impongono i loro significati sui loro pubblici.

Nel modello della cultura popolare il pubblico crea i propri significati.


Capitolo quinto

La costruzione culturale dei problemi sociali


Alcuni oggetti culturali servono a focalizzare l'attenzione sui problemi sociali.

Un punto decisivo è in primo luogo il grado in cui i problemi sociali sono culturalmente costruiti.


Creare noie: nascita e declino dei problemi sociali


I sistemi culturali trasformano eventi e oggetti in oggetti culturali con significati specifici ad ogni cultura.

A volte la sofferenza umana viene trasformata da un mero accadimento in un oggetto culturale significativo, che viene a sua volta designato come problema sociale. Quando si compie questa trasformazione, diventa possibile per la gente cercare soluzioni, perché l'esistenza di un "problema" implica l'esistenza di una "soluzione".


1.1. Dal fatto dell'evento al problema sociale


La creazione di un oggetto culturale è simile alla creazione di un evento, che Sahlins descrive come il rapporto tra un fatto e una struttura, un rapporto creato dall'interpretazione.


Per creare un oggetto culturale e poi definirlo come problema sociale esso deve essere articolato con un insieme di idee e istituzioni tra loro interconnessi.

Schematicamente questo processo si presenta:


Fatto  Idee

Fatto

Fatto  Oggetto culturale Interprete Struttura

Fatto

Fatto  Istituzioni


Fig. 5.1. Trasformazione dei fatti in oggetti culturali


Per esempio in Nigeria la morte in strada è un evento e un oggetto culturale. Una combinazione fatale di strade sconnesse, inesistente applicazione di leggi del traffico, condizioni sovraffollamento, autisti non abilitati e veicoli spesso tenuti male danno origine a enormi carneficine sulle strade. Ma i nigeriani non indicano gli autisti, i pedoni o le auto come problema sociale; per essi il problema è "la strada". Nella cultura nigeriana la strada è sempre luogo di pericolo e di eccitazione, un luogo dove gli spiriti distruttivi sono in agguato. Il problema pubblico è costruito come oggetto culturale i cui significati comprendono gli spiriti e il destino. Così i nigeriano focalizzano l'attenzione su alcuni tipi di soluzione (placare gli spiriti; non viaggiare) e non su altri (sistemare le strade; costruire marciapiedi).


La carriera di un problema sociale


Hilgartner e Bosk hanno cercato di identificare cosa spieghi "il sorgere e il declino dei problemi sociali", cominciando da cosa viene identificato come problema sociale.

Essi immaginano un'arena pubblica in cui ha luogo una competizione tra le situazioni che potenzialmente possono etichettarsi come problemi sociali. Questa competizione si realizza in due forme:

nella definizione o inquadramento dello stesso problema;

nella cattura dell'attenzione delle istituzioni le cui risorse o "capacità di azione" sono limitate.

Le situazioni che vengono selezionate come problemi sociali hanno caratteristiche specifiche:

sono o possono essere drammatizzate

trattano temi mitici profondamente radicati nella cultura

sono politicamente validi


Per esempio, per parecchi anni i governi dell'Africa orientale furono riluttanti a parlare di AIDS, nonostante le dimensione dell'epidemia nei loro paesi. Essi associavano la malattia al comportamento omosessuale maschile, che gli africani consideravano aberrante. A causa di questa associazione, la malattia era "culturalmente impossibile" e pertanto non meritava riconoscimento in quanto problema sociale.


La riproduzione culturale della diseguaglianza


Per i funzionalisti, via via che la società si modernizza fanno la loro comparsa anche alcuni cambiamenti culturali. Tra questi cambiamenti configuravano i seguenti passaggi:

dai criteri ascrittivi a quelli acquisitivi

dalla solidarietà di gruppo o parentale all'individualismo

da un orientamento locale o provinciale a uno cosmopolita


Gli scienziati sociali teorizzarono una cultura simile a quelle disfunzionali dei paesi arretrati: la cultura della povertà. Questa teoria diceva che le comunità e la gente povera sviluppa modelli culturali che ostacolano il loro avanzamento economico.

Essi finirono per abbandonare del tutto l'idea di ostacoli o di aiuti culturali al cambiamento economico. I fattori strutturali divennero una nuova spiegazione dei risultati economici.


Studiosi della povertà urbana, come Wilson, sottolinearono l'interazione distruttiva tra fattori culturali e strutturali.


Per esempio, quando la segregazione costringeva tutti gli afroamericani a vivere negli stessi quartieri, i residenti di ceto medio e quelli di classe operaia aiutavano i loro vicini più poveri sia culturalmente che strutturalmente. Una volta che la segregazione di residenza non fu più legalmente possibile, i residenti più ricchi abbandonarono i vecchi quartieri urbani, spesso inseguendo opportunità di lavoro. Quelli rimasti nei ghetti divennero una comunità progressivamente separata dal resto della società in termini sia culturali sia economici.


Il funzionalismo aveva sostenuto che i mutamenti culturali potevano condurre allo sviluppo economico, ad una riduzione della povertà e ad una maggiore uguaglianza sociale.

Le successive teorie strutturaliste non attribuirono alcun ruolo alla cultura. La tesi divenne: la cultura riproduce la diseguaglianza sociale.


Per esempio, Bernstein, ha scoperto che i bambini di origini operaie andavano a scuola con svantaggi linguistici rispetto ai bambini di classe media. I bambini di classe operaia erano meno capaci di impadronirsi, di utilizzare e anche di dare senso ai messaggi educativi della scuola, che presumevano il possesso di un codice elaborato. Così essi mostravano un rendimento minore rispetto ai bambini di classe media, e questa differenza sarebbe probabilmente cresciuta nel tempo.


Il sociologo Wills ha osservato i ragazzi di classe lavoratrice in una scuola, scoprendo una forte cultura giovanile che allontanava gli studenti dagli impegni intelletuali spingendoli verso quelli manuali. Essi partecipavano ad una ricca, non ufficiale subcultura che si opponeva ai messaggi della cultura ufficiale della scuola, ed esprimeva disprezzo verso gli studenti che seguivano le regole.


Le influenze culturali sulla ineguaglianza economica e sui ruoli di genere sono spesso confuse da un'altra dimensione, quella della razza e dell'etnia.


Razza ed etnia come oggetti culturali


La rivendicazione culturale è facile che persista per diverse ragioni, al punto che potrebbe essere vista come un caso di "direzione culturale".

In primo luogo, la sua espressione attraverso oggetti culturali è psicologicamente soddisfacente e spesso a basso costo.

Un giovane afroamericano può indossare un berretto con il simbolo di Malcolm X o superare le difficoltà della musica rap più facilmente di quanto non possa produrre qualche cambiamento nella sua scuola, nel suo quartiere, ecc.

In secondo luogo, impegna i leader intellettuali de gruppo etnico o razziale, che hanno interesse nella sua perpetuazione.

In terzo luogo, i leader politici trovano facile e conveniente appellarsi a sentimenti di appartenenza etnica nella loro caccia al voto.


L'espressione culturale dell'etnicità è meno diretta di quanto potrebbe apparire a prima vista. I gruppi etnici e razziali hanno le loro suddivisioni, spesso invisibili agli esterni..

L'etnia e la razza sono costrutti artificiali, il prodotto di contingenze storiche.


Le guerre della modernità


Le difese del particolarismo etnico e razziale sono esempi di un fenomeno più generale: il fallimento sperimentato dalla modernità nel conseguimento delle sue mete di umanesimo illuminato.


I padri fondatori della sociologia - Marx, Durkheim e Weber - immaginavano una società caratterizzata da una conoscenza specialistica, in cui le posizioni erano ricoperte grazie al merito personale, dove la libertà umana era in un rapporto di tensione con le burocrazie impersonali, dove ogni cosa era chiara ed efficiente ma anche presumibilmente senza anima.


Un aspetto della cultura postmoderna è il "declino della metanarrazione". Le ere precedenti sembravano avere sempre una storia (una narrazione) che le posizionava e le definiva.


I teorici del postmodernismo sostengono che la gente non crede più a simili storie sul cambiamento sociale. Al posto di questa meta narrazione c'è un crescente cinismo basato sulla sensazione che la vita è priva di senso e la cultura è solo un gioco di immagini senza riferimento a una qualche realtà sottostante.

Gli oggetti culturali postmoderni esprimono libertà ed esuberanza.


Il fondamentalismo appare in molte forme, e hanno in comune il veemente rifiuto della modernità. I cambiamenti sociali sembrano violare i loro valori più sacri.

A volte i fondamentalisti si ritirano dal "mondo", cercando di vivere secondo i loro ideali, altre volte, invece, attaccano.

Essi difendono gli ideali religiosi e i modelli sociali tradizionali, che essi considerano legittimati dalla religione. Offrono una cultura con significati chiari, ed una metanarrazione.

Esso ha un'origine sociale che comprende l'immigrazione dalla campagna alla città e l'erosione delle strutture di potere comunitarie.


Riesebrodt ha confrontato il fondamentalismo iraniano sciita degli anni '70 con quello protestante americano degli anni '20. Egli sostiene che entrambi rappresentano il tentativo di riaffermare il controllo patriarcale a dispetto dell'urbanesimo moderno.


La maggior parte dei paesi avanzati sta sperimentando ciò che Hunter ha chiamato "guerre culturali" tra tradizionalisti e modernisti, tra quanti sono a disagio col cambiamento e quanti lo accettano. Generalmente queste "guerre" vertono sui ruoli di genere e sulla sessualità, che diventano metafore del cambiamento sociale.


Riepilogo


Come ogni oggetto culturale, un problema sociale può vedere aumentare la sua popolarità, può istituzionalizzarsi, o può non riuscire a conquistarsi un pubblico e così scomparire.

Si può applicare l'analisi del diamante culturale a pressoché ogni problema sociale.

L'oggetto culturale che meglio incorpora un problema sociale è quello che:

identifica senza ambiguità i fatti e li traduce in eventi rilevanti per l'oggetto culturale;

cattura l'attenzione del più grande e potente insieme di destinatari;

suggerisce soluzioni che sono nei limiti delle capacità delle istituzioni rilevanti.


Capitolo sesto

Culture e organizzazioni


Molte delle ambiguità della vita organizzativa derivano dal ruolo svolto dalla cultura e dagli oggetti culturali, sia dentro l'organizzazione sia interferendo con le sue operazioni all'esterno.


Tema comune: la conciliazione della cultura globale con quelle locali.


Fare profitti, in generale fare affari, conseguire risultati: queste attività sono più difficili in una economia globale in cui le culture locali e quella internazionale si scontrano, dove sistemi di significati incompatibili devono essere riconciliati, dove la gente che fa affari o che lavora per un'organizzazione non può evitare di gestire significati così come non evita di gestire denaro, prodotti e persone.


Per esempio, quando il produttore israeliano della Pepsi Cola ha lanciato una campagna pubblicitaria che mostrava l'evoluzione della specie umana a partire dalle scimmie sino ad arrivare all'uomo del più alto stadio evolutivo che stringeva in mano una Pepsi, i rabbini ortodossi criticarono non la stupidità del messaggio, ma il fatto che il tema evolutivo violava la storia biblica della Creazione. Quando i rabbini minacciarono di ritirare la certificazione di purità alla Cola, il produttore ritirò la pubblicità. Egli aveva imparato che offendere gli osservanti era un cattivo affare.


Mondo sociale che include

la trasmissione globale della cultura popolare americana

2) la passione della gioventù israeliana per la cultura popolare americana




Disponibilità   Impatto di McDonald's

di franchise di McDonald's sulla cultura israeliana

a livello globale



Creatori Pubblicità diretta al mercato israeliano Destinatari

1) McDonald's Corporation 1)Giovani israeliani

2) Franchiser israeliano   secolarizzati

2)Autorità religiose


Significato # 1

Produzione locale Consumo locale

Significato # 2



Oggetto culturale: il Big Mac


Fig. 6.1. McDonald's in Israele


Culture organizzative


Le organizzazioni operano entro e tra culture, ma esse producono anche cultura per proprio conto.

I manager e i lavoratori creano e ricevono oggetti culturali che possono facilitare o ostacolare le attività dell'organizzazione. Questo scambio di significati è operativo su due livelli:

dell'individuo o del piccolo gruppo;

del gruppo più grande o anche dell'organizzazione nel suo insieme.


1.1. Cultura e motivazione


Come i manager motivano la gente a lavorare?


Una teoria si basa sull'idea dell'uomo economico, e dice che gli esseri umani vogliono soldi e ciò che i soldi permettono di comprare. Poiché i loro desideri e bisogni sono sempre superiori ai loro mezzi, essi lavoreranno di più per una paga maggiore.

Questa teoria è alla base di sistemi salariali.

Però, la teoria dell'incentivo economico spesso non funziona. Studi hanno dimostrato che un gruppo definirà comunque un ragionevole ritmo di lavoro, un ritmo che i suoi membri possano tenere senza molta difficoltà, e che la maggior parte degli individui nel gruppo non  lo supererà. Coloro che producono di più sono canzonati e chiamati con appellativi.

Invece coloro che stanno sotto il livello di produttività saranno aiutati dagli altri membri del gruppo, anche se questo non è nel loro interesse economico.

Per loro il sistema a cottimo (il salario del lavoratore è una diretta funzione del suo prodotto) "significa" una diseguaglianza entro il gruppo che rende la vita di ciascuno più difficile.

Così il gruppo crea il suo oggetto culturale, un ammontare di prodotto che "significa" un livello ragionevole di produzione e armonia di gruppo. Ma i manager di questo livello produttivo lo interpreta come un segno della resistenza dei lavoratori e della loro incapacità di percepire i loro interessi economici.

Cosa funziona per motivare il comportamento desiderato nei lavoratori?

Le organizzazione hanno provato una grande varietà di approcci, tutti comprendenti il tentativo di creare un certo tipo di cultura organizzativa in cui il duro lavoro e la dedizione ai fini dell'organizzazione fossero parte di un complesso significativo di attività e atteggiamenti.

Alcune organizzazioni hanno applicato soluzioni di tipo strutturale. Esse sottolineano l'informalità e l'accessibilità, incoraggiano l'innovazione, ed evitano segnali di status (es. il bar per soli dirigenti). Quanto più vicino è il lavoratore medio ai centri decisionali e di controllo, quanto più grande è l'influenza che egli ha sul prodotto e quanta minore distanza sociale esiste tra management e il resto, tanto più questo "resto" si identificherà con l'organizzazione e contribuirà a conseguire i suoi fini.


Una seconda teoria è alimentare direttamente un tipo prescelto di cultura organizzativa tramite la selezione nella fase di reclutamento e la socializzazione attiva. Con una sufficiente selettività ed una intensa socializzazione, anche un elevato turnover dei dipendenti può non disturbare la cultura organizzativa.

Il controllo normativo è ciò su cui si impegna la cultura dominante di ogni gruppo sociale.


Una terza teoria è di stabilire modelli di pensiero e di comportamento sotto forma di attori esemplari e storie organizzative. Gli attori modello sono personalmente onorati e presentati come degni di emulazione. Se non è inflazionato l'attore modello diventa un oggetto culturale, insieme un modello del comportamento buono e modello per gli altri membri dell'organizzazione.


Culture di solidarietà e ambiguità


Martin ha identificato sette tipi di racconti che si trovano in una grande varietà di organizzazioni pubbliche e private. Egli osserva che la gente che racconta queste storie le intende come dimostrazioni dell'unicità della loro organizzazione.

Ogni tipo di storia organizzativa ha le versioni positive e negative. Esse esprimono le contraddizioni e le dualità proprie della vita organizzativa.

Le versioni positive di queste storie, che sono diffuse attraverso miti e rituali organizzativi, possono motivare i dipendenti assicurando loro che l'organizzazione è in qualche modo unica anche quando l'obliquità di queste storie suggerisce che ciò non è vero.

Anche nelle versioni negative queste storie, in quanto oggetti culturali, producono solidarietà tra coloro che le condividono.


Gruppi di persone che lavorano insieme producono le loro subculture o idioculture, ma questo tipo di creazione culturale non è completamente indipendente dal più ampio contesto sociale.

I membri di questi gruppi si portano al lavoro pezzi e frammenti di culture diverse. Per questa ragione, le subculture lavorative possono frammentarsi lungo linee etniche o di genere. Il management cerca di scoraggiare questa forma di divisione perché opera contro l'equivalenza funzionale. Però le affinità culturali sono fortemente sentite.

La principale divisione che influenza l'emergenza di sottogruppi è quella che passa tra lavoro e management.


Fantasia ha mostrato che la coscienza di classe è uno schema cognitivo che emerge nel corso di determinate lotte che oppongono i lavoratori al management. Le "culture di solidarietà" sorgono in periodi di crisi organizzativa, quando i sistemi di significato e di azione diffusi tra i lavoratori si oppongono al regime dominante dentro l'organizzazione. Il conflitto, la coscienza e la solidarietà persistono a lungo anche dopo la conclusione del conflitto che le ha generate.


Weber ha notato che gli atteggiamenti creati dal nesso tra il duro lavoro e successo mondano sono durati a lungo anche dopo che le basi nella fede religiosa si dileguarono. Poiché questi atteggiamenti erano tipici della classe media dominante, essi avevano anche la tendenza ad imporsi culturalmente. Sino a '900 inoltrato, il legame tra lavoro duro e successo e tra il successo di un'azienda e il benessere della società fu un elemento portante della concezione della borghesia economica.


Per Jackall, i manager cercano di negoziare la loro posizione attraverso "imbrogli morali" in cui il successo è più funzione di alleanze propizie e della capacità di evitare le critiche, e i manager trovano i loro sostegni morali in ciò che i loro padroni vogliono e in quelle influenze che sembrano i quel momento in fase di crescita. Questa subcultura manageriale favorisce un'astrazione crescente delle funzioni organizzative e un "ascetismo psicologico" attraverso cui il sé relazionato del manager diventa uno strumento per la carriera nella vita lavorativa.


Vi sono due modelli di cultura organizzativa:

Consensuale, in cui i fini e i valori condivisi entro un'organizzazione sono la norma e la dissidenza è un problema che richiede una soluzione. Esso presume una sola cultura organizzativa, che è essenzialmente funzionalista.

Conflittuale, in cui i gruppi dentro un'organizzazione sono pensati come aventi interessi diversi. Esso ha le sue radici nel marxismo e in altre sociologie del conflitto, problematizza il consenso apparente, interpretandolo come una subordinazione degli interessi di gruppo all'ideologia dominante della classe capitalistica.

Martin ha evidenziato un terzo modello:

Della "frammentazione", in cui le organizzazioni sono bersagliate dall'ambiguità e la gente assume prospettive multiple. Una singola persona in questa organizzazione è un nodo nell'intersezione di più gruppi, categorie e appartenenze.


Le organizzazioni in contesti culturali


Quale rapporto sussiste tra un'organizzazione e il contesto culturale in cui essa opera?

Le teorie sociologiche della burocrazia, specialmente quella di Weber, affermano che le organizzazioni nelle società moderne convergono verso un solo modello, altamente efficiente: una struttura burocratica di posizioni, razionalizzata e con chiare linee di autorità, specializzazione funzionale e una separazione dell'aspetto personale da quello burocratico. In altre parole, dal punto di vista di un dipendente, sai chi è il tuo capo e quale è la tua mansione, e la tua vita privata è separata da quella del lavoro.

Durante gli anni '50 e '60 questo modello presentava delle variazioni da luogo a luogo. La ricerca di queste differenze produsse la tesi del "carattere nazionale", che aveva come premessa che numerose società producevano deviazioni sistematiche dal modello weberiano.

Alla fine degli anni '70 e agli inizi degli anni '80 l'accento sull'analisi strutturale fu associato ad un qualche declino dei modelli della cultura nazionale, che sembravano sia implicare che le società meno sviluppate avessero una cultura inferiore sia diffondere assunti eurocentrici dove questi non avevano ragione di essere.

A metà degli anni '80, una rapida espansione attraverso attraverso i confini nazionali, ha significato che le singole aziende si sono dovute preoccupare di comprendere le differenze culturali.


Lincoln e Kalleberg, nei loro studi sull'interazione tra cultura e struttura nella produzione degli esiti organizzativi, hanno evidenziato due teorie:

Strutturale, la concezione secondo cui il corporativismo del benessere, ampiamente praticato dalle aziende giapponesi, spiegava le differenze nella dedizione e nella soddisfazione del lavoro. Questa forma implicava la sicurezza del posto, la cooperazione tra lavoratori e direzione, un processo decisionale decentrato con un alto grado di partecipazione del lavoratore, e il patrocinio aziendale delle attività sociali e delle identità di welfare del dipendente.

Culturale, suggeriva che fossero le differenze nazionali nei valori dei lavoratori a spiegare le differenze nazionali nella dedizione e nella soddisfazione.


La posizione strutturalista afferma che il corporativismo del benessere aumenta la dedizione del lavoratore e la sua soddisfazione ovunque esso venga applicato.


Un approccio "culturalista" sembra sostenere che le forme organizzative giapponesi siano adatte alla cultura giapponese, che valorizza la collettività più che l'individuo, la cooperazione e il rapporto di dipendenza personale tra i dipendenti e i supervisori.


La qualità delle relazioni tra singoli lavoratori, colleghi e supervisori era associata positivamente con la soddisfazione e la dedizione, ma i legami di amicizia non avevano influenza su questi risultati.


Il neoistituzionalismo riconosce la compenetrazione tra cultura e struttura. Essi considerano le organizzazioni come assemblaggi debolmente connessi di persone, strutture e sistemi. Le organizzazioni e le loro subunità tendono a conformarsi ai loro contesti sociali. Le organizzazioni e le relazioni organizzative si adattano ai loro contesti istituzionali e li rispecchiano.


Lavorare attraverso culture


La ricerca comparativa può mettere in grado gli imprenditori che cercano di operare in una cultura straniera di procedere con cautela e in modo efficace. In misura crescente, gli scopi organizzativi implicano la capacità di sincronizzare attivamente le operazioni entro una pluralità di culture.


Se la cultura implica significati condivisi, allora muoversi in culture diverse richiede la comprensione di diversi sistemi di significato e degli assunti, dei principi e delle sfumature che un particolare oggetto culturale può evocare in questi sistemi.


Una notevole confusione interculturale deriva dalle traduzioni che non catturano l'aureola di implicazioni di cui una cultura circonda una parola.


Riepilogo


L'impatto della cultura su un'organizzazione a diversi livelli:

Cultura e motivazione. Le organizzazioni hanno bisogno di motivare i loro dipendenti a comportarsi in modi funzionali rispetto agli scopi dell'organizzazione. Sia le subculture dei gruppi di lavoro sia le influenze culturali esterne possono interferire con questo processo motivando differenti forme di comportamento.

Subculture organizzative. In una cultura organizzativa emergeranno subculture che resistono in qualche misura alla cultura dominante. Esse riproducono spesso le divisioni di classe, etnia e genere. Esse sono sia unità di produzione di significato, sia un mezzo attraverso cui i significati provenienti dalla cultura esterna trovano modo di esprimersi e diffondersi.

Differenze interculturali. Nel passato un modello culturalista secondo cui i valori culturali locali o nazionali spiegherebbero le differenze organizzative (la cultura influenza la struttura), è stato contrapposto ad un modello strutturalista, che affermava che simili strutture organizzative avrebbero prodotto conseguenze simili indipendentemente dalla cultura (le strutture sono interpretate attraverso le culture). Il lavoro teorico recente ha superato queste forme rigide.

Organizzazioni in ambienti multuculturali. Le organizzazioni che operano in più di un paese si devono confrontare con la creazione di sistemi di significato multipli.


Capitolo settimo

Tecnologia, comunità e cultura globale


La globalizzazione sta esercitando contemporaneamente pressioni verso l'unità e verso la frammentazione.


Tecnologie e comunità culturali


La comunità ha due significati

Come concetto territoriale. E' qualcosa che possiamo localizzare su di una mappa. Essa ha proprietà spaziali, ha un nome e un insieme di simboli associato ad esso. Le comunità sono oggetti culturali per i loro residenti, e anche per molti che non vi risiedono.

Come concetto relazionale. Sono persone legate insieme da reti di comunicazione, di amicizia, di associazione, o di sostegno reciproco. I suoi membri possono essere dispersi geograficamente, possono non conoscersi, ma costituiscono una collettività significativa, autocosciente.

Nel passato vi era una considerevole sovrapposizione tra questi due tipi di comunità.

Ma in una società progressivamente mobile e altamente differenziata, c'è sempre meno identità tra le comunità relazionali e quelle territoriali.


1.1. Le culture orali


Le culture orali sono caratterizzate dalla diffusione di un sapere ampiamente condiviso per tutta la comunità. Esse richiedono operazioni di memorizzazione, e la maggior parte del sapere è conservato in comune e continuamente ripetuto.

Due caratteristiche delle culture orali:

uso dei proverbi

fiorire della poesia epica, perché la saggezza comune può essere codificata in ritmi poetici e figure retoriche che fanno da ausilio alla memoria.

In esse i vocabolari tendevano al concreto, e le parole poco usate finivano per scomparire.


Che tipo di comunità sostiene la cultura popolare?

Per Durkheim è un ordine sociale su piccola scala, indifferenziato, in cui la gente pensa, fa e crede in gran parte le stesse cose. Queste comunità troveranno il loro modo di vita stabilizzato e assolutamente normale.


Molta della cultura delle istituzioni e delle organizzazioni è orale.


L'impatto dell'alfabetizzazione


Gli alfabeti fonetici, i cui caratteri rappresentano suoni, sono molto più semplici e molto più facili da imparare.


La seconda rivoluzione nella comunicazione avvenne ne XV secolo, con il passaggio dal manoscritto alla cultura stampata.


Goody e Watt hanno suggerito due intellettuali conseguenze dell'alfabetizzazione:

separazione della storia dal mito

crescente individualismo basato sul sapere altamente specializzato


Che impatto ha avuto la diffusione dell'alfabetizzazione sulla comunità?

La conoscenza dell'alfabeto rese la comunicazione relazionale possibile. Poiché i membri delle comunità relazionali non sono in continuo contatto faccia a faccia, utilizzano la stampa come mezzo attraverso cui possono sviluppare e conservare il loro senso di comunanza.

Face nascere un tipo assolutamente nuovo di comunità territoriale, quello della nazione.


La stampa aiutò anche a creare e a tenere insieme comunità minori.


1.3. I media elettronici


Le comunicazioni elettroniche hanno segnato la terza grande rivoluzione nelle comunicazioni. Essa comprende la trasmissione a doppio senso (telefono, reti informatiche, ecc.) e la trasmissione ad un solo senso (radio, televisione, ecc.). Tutte queste tecnologie condividono un insieme di attributi:

mettono in relazione persone situate in posti distanti in tempo reale

permettono l'espressione diretta di idee ed emozioni, rendono possibile un'immediatezza e un'intimità, che ha mandato in pezzi antiche barriere sociali;

democratizzano l'accesso culturale in termini spaziali e temporali

democratizzano l'accesso culturale fondato sull'istruzione


A causa dell'ampiezza della loro audience e la velocità con cui i messaggi possono essere spediti, influenzare l'opinione pubblica tramite i media è divenuto un obiettivo fondamentale di quanti promuovono un determinato programma politico o sociale.


Le differenze e le emozioni umane sono diventate spettacolo, e come pensano i teorici della cultura di massa, la presenza continuata della sofferenza può avere smorzato la nostra sensibilità ad essa.


La stampa tende a segmentare il pubblico: gruppi diversi di persone leggono libri diversi.


Comunità di senso in una cultura globale


Bellah ha usato l'espressione "nicchie di stile di vita" per descrivere i posti in cui le persone possono scegliere di vivere con altri simili a loro. Esse sono geografiche.


Le "nicchie culturali" sono simili alle "nicchie di stile di vita". Individui con sistemi di significato molto diversi possono creare e ricevere i loro specifici oggetti culturali e limitare le loro interazioni a quanti condividono i loro sistemi di significato. Essi sono costruiti intorno alla somiglianza. La loro tendenza è quella di diminuire la tolleranza.


2.1. Postmodernità e comunità.


Le comunicazioni elettroniche su scala globale sono il fondamento del postmodernismo. La cultura postmoderna è una cultura di superficie. Essa è caratterizzata dai seguenti attributi:

Autoconsapevole superficialità. La profondità è stata sostituita da superfici multiple. Non ci sono significati nascosti.

Rigetto delle metanarrazioni

Frammentazione, cioè rottura delle connessioni. La cultura postmoderna accoglie il frammentario, l'effimero, il discontinuo.


Cooley disse che i gruppi primari (famiglia, vicinato, ecc.) danno alla gente il senso di chi è e di come viene identificata.


Durkheim fece notare il paradosso per cui in una società con una particolare avanzata divisione del lavoro, l'unica cosa che le persone hanno in comune è il loro individualismo.


Le pressioni esterne su una società portano una maggiore enfasi sulle gerarchie interne, così come alla difesa delle distinzioni che si percepiscono minacciate.


2.2. Parlare in lingua


I linguaggi pubblici parlano ad una comunità relazionata, che è specifica, orientata ad uno scopo, formale, impersonale.

I linguaggi privati parlano ad una comunità spaziale, che è diffusa e intima.










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