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PASSAGGIO AL FUTURO - Fine della trasmissione. La sociologia oltre i paradigmi classici

sociologia



PASSAGGIO AL FUTURO   - Morcellini -



PARTE PRIMA


INTRODUZIONE


Posto che oggi il fenomeno comunicativo si è riccamente allargato, è necessario ridefinire la socializzazione alla luce di tali cambiamenti.

E come si sottolinea nel nostro testo di analisi c'è bisogno di un ripensamento/riadattamento radicale della definizione di processo di socializzazione in uno scenario capace di valorizzare le numerose e ricche novità educative del moderno.




Capitolo 1: Fine della trasmissione. La sociologia oltre i paradigmi classici.


Sappiamo bene che le fasi della vita oltre che di natura biologica sono anche di natura sociale. Il fatto di partecipare dalla nascita alla morte a tutta una serie di interazioni con gli altri, è socializzazione. Essa è vista come un processo grazie al quale ai membri di un gruppo vengono trasmessi norme, valori ed atteggiamenti condivisi dal gruppo stesso. Ciò che viene sistematicamente enfatizzato è il primato della società sull'individuo. Un processo, dunque, essenzialmente verticale e gerarchico. Basta ricordare ad esemplificazione di quanto fino a questo momento detto, che per Parsons e Durkheim l'interiorizzazione delle norme sociali da parte dell'individuo rappresenta la garanzia di stabilità del sistema. Tra i paradigmi classici più "morbida" è di sicuro la posizione di (ad es.) Piaget che inserisce anche l'aspetto della cooperazione come caratteristica dei rapporti sociali. O, ancora, la posizione di Merton che riconosce agli individui, nonostante il possesso di caratteristiche sociali omogenee il diritto di non essere comunque e in ogni caso orientati verso valori comuni, riconoscendo a essi una certa autonomia. Tra l'altro, altri autori del pensiero sociologico, (vd. Parsons) hanno negativizzato in toto la ribellione che invece per Merton rappresenta un'alternativa funzionale (egli non dà per scontate l'integrazione e la stabilità).

Pian piano, però, il concetto di socializzazione va perdendo la sua dimensione strettamente verticale per aprire al soggetto un nuovo scenario. Così, per Mead l'individuo è coinvolto in processi di socializzazione e di comunicazione che egli stesso contribuisce a trasformare. Per Max Weber l'individuo, all'interno della struttura sociale da cui dipende, mantiene la sua autonomia. Infine, la più chiara prospettiva interpretativa in tal senso è quella degli interazionisti simbolici tra i quali ricordiamo Blummer, per il quale è da sottolineare l'aspetto attivistico dell'individuo capace di creare e ricreare ruoli sociali.


Capitolo 2: La sociologia in mezzo al guado. La difficile attualità dei paradigmi.


Entrambi i punti di vista, e quello funzionalista che va da Durkheim a Parsons e a Merton e quello interazionista, (sviluppo, potenzialità dell'individuo) appaiono comunque inadeguati quali esclusivi orientamenti interpretativi del processo di sociologia. Data la pluralizzazione dei modi di vita, in continua evoluzione, vi è un processo di sociologia aperto, transitorio e soggetto a continui mutamenti, il che rende fortemente inadeguata una interpretazione entro paradigmi sociologici di tipo statico.

Oggi si deve sottolineare l'importanza, ma forse ancora l'esistenza, di un policentrismo informativo, nel senso che il soggetto di muove in un mix di agenzie e quindi in una molteplicità di contrasti formativi.



PARTE SECONDA



CAPITOLO 1: Il tramonto delle rendite di posizione. Verso una nuova compilation.

Le agenzie tradizionali di sociologia sono la famiglia, la chiesa, la scuola, il gruppo dei pari. L'ambito familiare resta il principale punto di riferimento anche se presenta al suo interno un lasciapassare più permissivo che permette un tentativo di conquista di autonomia (rispetto ad es. alla famiglia degli anni '40-'50)

La chiesa viene vissuta come un momento intenso di fede, come punto di ritrovo e di incontro. Quanto alla scuola, essa è vissuta più come una routine che come luogo di formazione della conoscenza, delle esperienze, delle interazioni.

Ma poiché oggi si è sostanzialmente più liberi di scegliere i fattori socializzanti, l'emancipazione tanto ricercata trova valori e contenuti sostanzialmente nel gruppo dei pari nel quale, più che altrove, è favorita lo sviluppo dell'identità, la consapevolezza del sé. Nel gruppo dei pari l'individuo fa esperienze essenzialmente nel tempo libero ma non solo a livello di divertimento, ma anche a livello di impegno, con l'associazionismo, un momento di contenuti unificanti tra la sfera sociale e quella personale.


Capitolo 2: Le affinità elettive. Una 1° conclusione sul nesso sociologia/comunicazione.


Accanto alle agenzie tradizionali di socializzazione, (famiglia, scuola, gruppo dei pari e chiesa) si sono insediati nell'esperienza quotidiana altri agenti socializzanti tra i quali i media, ed in particolare la TV, fanno la parte del leone.

L'irrompere dei mass-media ha cambiato il quadro dei processi di sociologia, avvalendosi del fascino di uno stato di maggior libertà dell'utente. I media entrano nel vissuto e nelle abitudini come attori tra l'individuo e il mondo circostante, permettendo la conoscenza di varie province di significato come quelle dell'immaginario, dei sogni, dei giochi, della scoperta dell'ambiente. Così, il potere di socializzazione si è significativamente spostato dalla società al soggetto il qual 757f59h e è libero di decidere autonomamente se e quanto farsi coinvolgere dalle diverse agenzie, tradizionali e nuove (mediante la TV) che la circondano.


Capitolo 3: I minori all'edicola dei consumi.


Da un'indagine Eurisko, emerge quanto notevole sia il condizionamento dell'uditorio minorile sui canali della cultura moderna, tra i quali si delinea come "mezzo omnibus" la TV che riesce ad avvicinare più facilmente minori e adulti. Oltre che per i consumi mediati, minori risultano decisivi anche per la fortuna degli intrattenimenti dal vivo, a cui la partecipazione cresce al crescere dell'età. In base ai modelli di consumo, sono stati individuati 6 gruppi cui sono state attribuite efficaci denominazioni metaforiche.

Amorfi: ragazzi con poca disponibilità monetaria e poche opportunità sociali i cui orientamento di consumo vede una scarsa attenzione alla moda;

Travoltini: giovani lavoratori che destinano i loro guadagni a tutto ciò che procura status symbol;

Curiose: fortemente preoccupate dell'aspetto esteriore, sono limitate dalla poca disponibilità monetaria nella loro passione per la moda e la bellezza;

Onnivori: versione del maschile delle curiose, si dedicano ai consumi in grado di esaltare la loro forma fisica;

Bravi ragazzi: per lo più studentesse liceali cui più che l'apparire interessano i contenuti. Forte coinvolgimento della famiglia che filtra le scelte di consumo;

Antenne: ragazzi/e di status elevato con una notevole vivacità culturale. Per loro il consumo assume una valenza impegnata.

Ad essi poi corrispondono tre categorie sociali:

Spettatori: amorfi e curiose;

Manieristi: travoltini e onnivori;

Protagonisti: antenne e bravi ragazzi.

I consumi culturali preferiti sono in genere, TV, radio, lettura. La distribuzione più uniforme, è, al solito, quella della TV, che diventa interlocutore primario sia di quei ragazzi che presentano poca vivacità d'interessi sia di quelli particolarmente attenti alle mode, di cui, attraverso la TV, filtrano le novità.


PARTE TERZA


Capitolo 1: Un video per amico. I minori di fronte all'offerta televisiva del sistema misto.


Lo schermo magico della TV, di fronte al quale si sistemano adulti e ragazzi, vede una certa abitudinarietà del pubblico adulto cui fa contro una estrema vivacità del pubblico più giovane, capace di inventare un proprio itinerario televisivo, dinamico e originale. Dunque, autonomia, protagonismo e libertà sembrano i tratti salienti che caratterizzano il pubblico minorile rispetto a quello adulto. Un pubblico, quello dei minori, che tra l'altro decreta il netto successo delle reti commerciali, che passano quotidianamente i loro generi preferiti, in generale la fiction e l'intrattenimento.


Capitolo 2: Non solo TV. Le altre stazioni del viaggio mediale.


Oltre che attraverso la TV, la formazione del giovane avviene anche attraverso altri generi comunicativi. I giovani, dopo la TV, si dedicano anche alla lettura. Tendenzialmente si preferisce al quotidiano, verso il quale l'interesse si orienta a mano a mano col crescere dell'età, la lettura di un buon libro. Predomina la narrativa, seguita da "avventura" e "gialli". Anche se non è esclusivo, è comunque determinante il peso della scuola sulla scelta di molti testi. C'è poi la radio, cui è attribuita sì attenzione come mezzo di informazione generale, ma soprattutto di informazione e godimento musicale. Vi è poi il cinema, che conserva una forte capacità di richiamo sulla platea giovanile, che predilige films cominci e musicali. Tuttavia, oggi, il cinema sembra minacciato dall'avvento dell'home-video, che coniuga la ricchezza di contenuti spettacolari del cinema alla comodità domestica della fruizione televisiva.


Capitolo 3: Oltre il giardino. I consumi e le pratiche culturali non mediali.


Tra le esperienze di socializzazione giovanili, un momento essenziale di aggregazione è rappresentato dallo sport sia come pratica che come fruizione delle manifestazioni. E tanto nella pratica che nella veste di spettacolo, il calcio s'identifica come lo sport preferito. Un'altra esperienza è quella della musica, soprattutto leggera. Un ambito questo dove, ancor più che altrove, è diffuso il fenomeno del divismo. Il divo, con la sua capacità di trasformismo, (vd. ad esempio Madonna) trascina nel mondo dei sogni e affascina.


(HP centrale: profonda trasformazione dei processi di socializzazione, dove accanto ai canali tradizionali se ne sono inseriti di nuovi e immediati che rispondono in modo più immediato ai bisogni giovanili.)








GLI EFFETTI SOCIALI DEI MEDIA

Wolf -


PARTE PRIMA


Capitolo 1: La rilevanza del tema.


Data la quotidianità del rapporto coi media, è normale che i media studies acquisiscano una importanza sempre maggiore. I media hanno certamente alimentato molteplici effetti che andrebbero studiati trovando un punto di equilibrio tra tutte le componenti in gioco. La tendenza a ricostruire i cicli per le teorie degli effetti, sottolinea un susseguirsi di teorie ordinate che enfatizzano il potere dei media. Qui ogni modello caratterizzante un periodo viene sostituito perché superato dalla scoperta di variabili nuove. Esiste poi una tendenza a ricostruire per compresenza, che nega l'idea di un'evoluzione lineare, di un processo costante in quanto evidenzia la notevole complessità del campo.


Capitolo 2: Versioni a confronto.


Da sempre si sono avuti livelli e forme differenti di discussioni ed analisi circa i media. Tra questi ricordiamo innanzitutto la teoria ipodermica, poi definita da Lang e Lang come il modello "that never was". Questo modello, secondo Katz e Lazarfeld, si sviluppò in parte sotto l'influenza popolare della potenza dei mass-media ed in particolare avvalendosi dell'apporto di varie scuole di pensiero. Si considerano, qui, i media come forza unificatrice di una società caratterizzata da scarsità di relazioni interpersonali.

Vi è poi una teoria degli effetti limitati secondo la quale l'unico effetto dei media consiste nel rafforzare nell'individuo gli atteggiamenti preesistenti, quindi rafforzano lo status quo ed evitano di sollevare problemi circa la struttura sociale. Infine, l'attuale ricerca è caratterizzata peculiarmente da un'attenzione verso gli effetti a lungo termine che s'incentra sulla diffusione e sul compattamento delle immagini di realtà diffuse dai media.


Capitolo 3: I motivi di un ritorno. (alle concezioni "forti" sul potere dei media).


A caratterizzare il mutamento dei sistemi sociali di oggi, 3 sono gli orientamenti incisivi.

Innanzitutto il processo di planetarizzazione, che tende alla creazione sostanziale di un'unica entità il cui ambiente è l'intero pianeta. Uno dei fattori indispensabili affinchè ciò avvenga è l'espansione dei sistemi dei media. Un secondo punto è che i media hanno stimolato e continuano ad alimentare una volontà matura, consapevole di partecipazione alla vita politica, alle decisioni fondamentali che riguardano la società e lo stato. Infine è importante il ruolo dei media come sistemi di conoscenza. Essi contribuiscono a diffondere interessi ed esigenze culturali, a promuovere la formazione di una più documentata e avvertita coscienza critica.


PARTE SECONDA



L'idea che l'impatto dei media portasse con sé influenze forti e durature nel tempo, è contestualizzata da più di un modello: la spirale del silenzio, la teoria del knowledge gap, la teoria della coltivazione.


La spirale del silenzio: (basata sull'analisi delle compagne elettorali tedesche)


Modello elaborato da Elisabeth Neumann che descrive come i media contribuiscano a rendere possibile il mutamento sociale, grazie soprattutto alla TV che rende significativo il punto di riferimento costituito dai trends significativi nel clima d'opinione. La spirale del silenzio indica, cioè, uno spostamento d'opinione nato dal fatto che si viene a credere ciò che si pensa che gli altri credono, il tutto amplificato dai media.


Gli scarti della conoscenza:


Il modello del Knowledge gap, formulato da Tichenor - Donohue e Olien, pone l'accento su quanto i media siano strumenti di accentuazione delle disuguaglianze sociali. A mano a mano che la penetrazione dei media d'informazione aumenta, lo scarto di conoscenza tra la popolazione di status diverso aumenta a sua volta. Il tema evidenziato da questo modello è oggi sempre più di scottante attualità dato lo sviluppo di tecnologie comunicative che marcano la dinamica di differenziazione sociale. Si aprono, dunque, nuove forme di disuguaglianza.


La dipendenza dai media:


Elaborata da Ball, Rokeach, De Fleur, questa teoria sottolinea che la diffusione capillare dei media comporta una limitazione delle esperienze di conoscenza diretta. La questione consiste nel definire i fattori sociali che determinano l'ampiezza e il tipo di effetti dei media, che sono legate al grado di dipendenza che le altre componenti del sistema sociale e gli individui stessi hanno dal sistema dei media definendone i confini.

Dunque, mentre i modelli precedenti hanno evidenziato la contrapposizione tra la dimensione micro e macro, qui se ne sottolinea la loro complementarietà. I tipi di dipendenza che si determinano rispetto ai media sono articolati in dipendenza cognitiva, nell'orientamento, nell'attività di svago.


Capitolo 5: Socializzazioni "a latere". (coltivation theory)


Teoria formulata da Gerbner secondo cui il principale costruttore di immagini della realtà sociale è il mezzo televisivo. La TV non coltiva solo sistemi di credenze ma produce anche gli atteggiamenti emotivi corrispondenti ai sistemi di credenze. Ancor più che la TV, nei tempi attuali, come ci sottolinea Meyrovitz, i media elettronici ci danno nuovi eventi e nuovi comportamenti, modificando i confini delle situazioni sociali.


Capitolo 6: I media e la costruzione sociale di realtà.


I media, data la loro capacità d'influire in profondità, di condizionare scelte ed orientamenti, atteggiamenti e giudizi, sono da sempre considerati come costruttori sociali di realtà. Ma ogni singolo media, sia pure persuasivo come la TV, può determinare solo una parte limitata della realtà sociale, la cui costruzione è un processo complesso nel quale un ruolo non marginale spetta ai fruitori dei media e alle loro realtà quotidiane e alle vecchie agenzie.



PARTE TERZA


Capitolo 1: Nuovi modelli, vecchi problemi.


In generale, l'attribuzione del potere ai media sembra cancellare dall'analisi le altre agenzie di socializzazione, il resto del panorama sociale anche se non viene poi stabilita adeguatamente l'immagine delle loro reali capacità di influenza. Tuttavia, in controtendenza a ciò, e quindi alle teorie del New Look fondate sul powerful media, Weaver eWakshalg sostengono che è l'esperienza diretta ad oscurare l'influenza sulla realtà della TV.


Capitolo 2: I passi da compiere.


Il I passo da compiere è studiare gli effetti in una dimensione a lungo termine che evidenzia come il peso dei media va ponderato con quello di altri processi di trasformazione, che pian piano si vanno "attrezzando" per essere adeguatamente presenti. Attribuire ai media un ruolo di concausa non significa eliminare la possibilità che si possa trattare anche d'influenze rilevanti.

Il II aspetto consiste nell'accertare l'influenza cognitiva generata dall'impatto della fruizione mediale sull'individuo.

Il III è che, a mano a mano che i media acquistano le caratteristiche di un sistema, si devono esaminare anche i nessi che si determinano sulle altre componenti del sistema.

Tutto questo secondo l'idea che un modello che fa dipendere tutti i mutamenti da una sola variabile, riducendo tutte le altre influenze a semplici pertubazioni, è privo di utilità perché è troppo lontano dalla realtà.

Dunque, è più esatto pensare ai media come ad un'attività sociale organizzata e integrata in contesti più ampi.


Capitolo 3: Nuovi media, nuovi temi per la ricerca sugli effetti.


Per concludere dobbiamo dire che, perché gli studi comunicativi possano essere al passo coi tempi, devono sapersi inserire nell'analisi delle tendenze al mutamento che riguardano sia il sistema mediale che quello sociale.

Oggi infatti, i notevoli mutamenti tecnologici portano sulla scena i cosìddetti new media che si caratterizzano per rendere acquisibile una varietà più ampia di contenuti in un modo orientato alla soggettività del consumatore.


Progressiva visibilità crescente del sociale:

(nuove minoranze)

Le persone percepiscono di essere parte di un gruppo minoritario perché si sentono escluise dal più vasto gruppo di riferimento.








L'INDUSTRIALIZZAZIONE DELLA CULTURA ITALIANA  -Forgacs-



Capitolo 1: gli spazi della cultura


Dopo lunghi combattimenti, il 17/3/1861, l'Italia è finalmente unificata anche se solo da un punto di vista politico-amministrativo. E' emblematica l'espressione di D'Azelio "L'Italia è fatta, ora bisogna fare gli italiani" a sottolineare la consapevolezza dei problemi del nuovo stato e della mancanza di un'identità culturale condivisa a livello nazionale.

L'italia nasce come una nazione fortemente friabile, caratterizzata da un notevole divario tra Nord e Sud del Paese, ma ancor prima tra città e campagna, e prima ancora tra centro e borgate periferiche.

I processi che tentarono la creazione di una identità nazionale furono l'urbanizzazione di massa , la scolarizzazione, la leva militare, ma soprattutto la diffusione dei media, nello specifico di quel tempo radio e televisione. Infatti, se si tiene conto del fatto che ancora oggi, nonostante gli evidenti progressi realizzati in ogni campo, estese masse non hanno raggiunto livelli culturali delle classi più alte, ci si rende conto dell'importanza dei media nel favorire la crescita civile. Attraverso i media, i ceti popolari possono "saltare" gli ostacoli costituiti dalla loro ridotta o inadeguata cultura, e acquisire il patrimonio di conoscenze e di informazioni indispensabili per la vita.


Capitolo 2: Il decollo.


L'epoca industriale italiana inizia alla fine del IX sec., con la nascita emblematica nel 1899 della FIAT. Le industrie si concentrano su alcuni settori chiave: siderurgico, metalmeccanico, tessile, elettrico e chimico, e in regioni particolari: il nord-ovest, la Toscana, L'Emilia, parte del Veneto. Ciò, ad allargare ulteriormente lo storico divario tra nord e sud. Pian piano si sviluppano anche le industrie culturali, intorno a cui si notano tre aspetti fondamentali. Il I è che le attività culturali vengono sempre più attirate nel circuito del capitale. Il II è che gli "spostamenti" nella sfera culturale diventano sempre più competitivi o monopolistici. Il III è che le attività culturali si adoperano notevolmente nell'opera di formazione del consenso, che raggiunse livelli eccezionali con l'avvento del potere del fascismo.

Grande importanza ed influenza politica acquista la stampa che si rivolge ad un pubblico di opinion leaders, istruito, ad alto reddito, non a un pubblico di massa.

Una stampa che presenta forte dipendenza dall'industria e dalle banche. Per quanto riguarda l'editoria libraria, essa non presenta lo steso ruolo, fortemente politicizzato e di formazione dell'opinione pubblica dell'editoria giornalistica.

Comincia intanto anche la diffusione di forme di spettacolo. Dopo il 1900 si assiste all'espansione del "politeanna", un teatro per intrattenimenti con un repertorio popolare a prezzi bassi. Nasce anche il cinema per il quale sembra che l'attrazione sia immediata e la sua importanza è subito colta dai cattolici, che tentano così di allargare la loro influenza a livello popolare.


Capitolo 3: Lo stato fascista e le industrie culturali.


Il fascismo, alleato con l'industria privata per il sostegno politico e il consenso, lascia le industrie culturali quasi interamente in mano ai privati. Con l'avvento del fascismo, per quanto riguarda l'editoria, coloro che non si adattano al regime, avendone accettato i limiti, come ad esempio la censura preventiva, sono costretti a chiudere. Esistono vari tipi di adattamento. Il trasformarsi in un editore prettamente commerciale e quindi di giornali leggeri, come la Nerbini; divenire dichiaratamente fascista, come la Vallecchi, prenderne le distanze per un'editoria di cultura, come la Laterza.

La radio propone le prime trasmissioni nel 1924, ma è in seguito alla crisi economica dei primi anni '30 che comincia a diventare più direttamente politicizzata. Si trasmettono così "Cronache del regime", "L'ora radiofonica" "I 10 minuti del lavoratore", tutti miranti ad orientare la coscienza collettiva verso la nuova etica nazionale.

Per quanto riguarda il cinema diciamo subito che il 29/4/1937 Mussolini inaugura Cinecittà, i nuovi studi cinematografici a Roma, posando la prima pietra sotto un manifesto con su scritto: "La cinematografia è l'arma più forte". Ed infatti, è attraverso la cinematografia, soprattutto con documentari e cinegiornali, che l'Unione Cinematografica Educatrice (LUCE) svolge la sua propaganda politica. Al tentativo di nazionalizzare le masse, si contrappone la diffusione di materiale d'intrattenimento straniero probabilmente per venire incontro alle esigenze popolari e allo stesso tempo muoverle favorevolmente verso lo stato.


Capitolo 4: Dal fascismo alla liberazione.


A partire dal 1942 la guerra la guerra si trasforma in una serie di sconfitte che portano alla crisi del fascismo. Già prima comincia il malcontento verso il regime in particolare all'interno dei gruppi intellettuali e degli studenti che vanno diffondendo tendenze critiche dissidenti cui lo stato fascista risponde in modo repressivo intensificando il controllo e la censura. Negli ultimi anni però, il ministro dell'educazione, Bottai, patrocina diverse attività critiche dal carattere sempre più anticonformista. Tentativo questo di recuperare le tendenze emergenti della cultura alternativa organizzandole dall'alto. Non è però escluso che questo abbia potuto aiutare ad aumentarle vorticosamente, trasformandole in qualcosa di grande e poco controllabile.


Capitolo 5: Gli anni della ricostruzione.


Dopo la liberazione, gli alleati creano un programma di ricostruzione che vede per le industri culturali una continuità con la situazione pre-bellica; vede poi l'ingresso nel sistema di una nuova forza, la DC, che occupa gli apparati chiave: radio, censura, sottosegretariato per lo spettacolo; e vede infine una rapida crescita con lo sviluppo dei periodici a larga diffusione, dell'audience televisiva, di una cultura giovanile.

Tutto questo, con l'aggiunta della caduta dl muro del protezionismo. Il che permette un più vasto ingresso di produzioni in vari campi. Così, per esempio, negli anni '50 si assiste alla nascita del bar American Style, all'introduzione di elettrodomestici, supermercati, etc..; tutto ciò è notevolmente amplificato con l'avvento della TV (1954).


Capitolo 6: Controculture e concentrazioni.


Tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '80 si assiste all'emergere di movimenti di cultura alternativa che mirano alla decentralizzazione del potere e a modelli diversi di gestione delle imprese e di rapporti col pubblico, e contemporaneamente all'emergere della concentrazione della proprietà nelle mani di poche grandi aziende. Contemporaneamente inoltre, vi è l'ingresso sulla scena delle donne e degli studenti.

I cambiamenti più incisivi si hanno nella stampa con l'emergere di fatti di controinformazione della sinistra extraparlamentare, con la notevole politicizzazione dei giornalisti. Anche l'emittente televisiva RAI libera degli stretti parametri governativi può fornire una visione più estesa degli avvenimenti nazionali ed esteri.

Ma alla fine degli anni '70, molte delle iniziative controculturali sono riassorbite, si assiste ad un periodo di involuzione conservatrice mediante il controllo dei mercati e la gestione del consenso in quanto negli anni immediatamente precedenti troppi sono stati gli scandali e troppo numerose le azioni di scampo terroristico.


Capitolo 7: La sinistra e la modernizzazione culturale.




I comunisti, presenti sotto il fascismo con una notevole attività clandestina, sono degli ottimi organizzatori sia durante che dopo la resistenza, cercando consenso attraverso la promozione della cultura popolare, che vuol dire comunità, solidarietà ed egemonia operaia. Il perno a cui ruota questo sistema di valori è la verità del realismo che si scaglia contro l'avanguardismo e il fascismo.

Questa strategia culturale comincia a disgregarsi in pieni anni '60 con la nascita di una nuova sinistra fuori dall'orbita PCI-PSI, di una critica di sinistra favorevole all'avanguardia, di una vivace storiografia. Un segno dei nuovi tempi è riscontrabile nell'accettazione di forme di finanziamento misto delle attività culturali.


Capitolo 8: Deregolamentazione, pubblicità e consumi culturali negli anni '80.


Dopo una vertiginosa ascesa da paese pre-industriale a paese post-industriale, l'Italia degli anni '80 presenta una mondializzazione della produzione e della distribuzione culturale, accompagnata da un indebolimento della regolamentazione e dei controlli statali. Tuttavia, tutto dipende ancora da un'irregolare distribuzione dei redditi, che alimenta le tradizionali disparità di classe. Inoltre, in un'epoca di duopolio pubblico-privato, le voci regionali sono sempre più limitate in un'ottica nazionale. Infine, i modelli di accertamento non danno segni di cedimento o di avvicinamento ad un modello democratico.





TEORIE DELLE COMUNICAZIONI DI MASSA

-De Fleur, Ball, Rockeach-




Capitolo 2: La nascita della stampa di massa


La lunga lotta per stabilire l'importante principio della libertà di stampa viene combattuta nel periodo in cui s'avvio il declino delle antiche monarchie feudali e incominciarono ad affermarsi nuovi concetti di democrazia politica.

I giornali di massa comparvero intorno al 1830 (1833) ma la loro affermazione era ostacolata dalla limitatezza dei mezzi allora disponibili per la raccolta delle informazioni, per la stampa e per la distribuzione. La formula vincente fu trovata da B. Day, uno stampatore di New York, che il 3/9/1833 fece nascere la prima copia del "NY Sun", un giornaletto in cui si ridefiniva il concetto di notizia, sensazionale e a misura dei gusti del pubblico e si prevedevano le inserzioni pubblicitarie che divennero un buon mezzo di finanziamento. Col tempo, i quotidiani si differenziarono e si specializzarono sempre di più, con sezioni tematiche, commenti e argomenti per i gusti più disparati. L'aspra concorrenza diede vita a forme particolari come il giornalismo giallo, che urtò un ampio numero di persone tale da sollevare una tempesta di critiche le quali portarono ai codici di condotta che regolano l'attività editoriale.


Capitolo 3: Lo sviluppo del cinema.


L'evoluzione della tecnologia, che portò allo svilupparsi del cinema, vide la I scoperta del controllo dei principi della proiezione di immagini in forma di ombre, poi la percezione di un movimento continuo a partire dalla visione dei disegni mostrati in rapida successione, infine la fotografia. Grazie al contributo di tanti, da diverse parti del mondo, alla fine T. Edison formulò la combinazione essenziale. Il suo cinetoscopio fu disponibile al pubblico pagante dal 1894, quando un intraprendente gestore aprì una sala da cinetoscopio con 10 macchine a Brodway. Nel 1895 a Parigi fu inaugurato il cinematografo in cui per un franco si potevano vedere alcuni brevi films, anche se con soggetti futili e insignificanti, che soddisfacevano le esigenze più elementari. Nacquero anche i cosidetti nickelodeon dove gli spettatori potevano vedere diversi fims brevi.

Pian piano il cinema diveniva un medium vero e proprio, una forma di intrattenimento adulto grazie al notevole apporto degli immigrati, della grande guerra (che ne fece un medium d'importanza mondiale). Poi, intorno agli anni '20 ci fu l'avvento del sonoro e intorno alla II guerra mondiale si incominciò a produrre films a colori.


Capitolo 4: L'affermazione della radio e della televisione.


Col procedere del cammino nel campo delle tecnologie di comunicazione, intorno al 1890 G. Marconi riuscì a costruire il 1° telegrafo senza fili, che costituì un passo essenziale per lo sviluppo della radio. Era il Natale del 1906 quando il radiotelefono divenne realtà. A poco a poco le radio si fecero leggere e trasportabili e le loro potenzialità commerciali non sfuggirono alle più grosse produttrici di apparecchiature elettroniche. La 1° stazione radiofonica nacque nel 1920 a Pittsburg e in breve tempo ne sorsero altre. Appena iniziò una diffusione regolare dei programmi, l'interesse latente iniziale esplose in una sorta di mania collettiva. Alla fine degli anni '20 quasi tutti potevano comprare ad un buon prezzo e per di più a rate, un apparecchio radio e le emittenti registravano profitti grazie alla pubblicità.

Col 2° dopoguerra la radio si trovò a fronteggiare la concorrenza della TV. con l'affermarsi della TV la radio prese un posto secondario perché la serata familiare fu votata alla TV. Oggi la radio fornisce i suoi servizi al pubblico nelle ore in cui la TV non è adatta a farlo. Il possesso del televisore divenne ben presto uno status-symbol e col tempo l'affidabilità tecnica degli apparecchi migliorò sempre di più. La TV ha unito il fascino del cinema e quello della radio, vale a dire dell'immagine in movimento all'attualità e quella della visione diretta e contemporanea dei fatti.


Capitolo 5: I mass media come sistemi sociali (.)



PARTE SECONDA



Capitolo 6: la sociologia di massa e la teoria del proiettile magico


Nel primo decennio di questo secolo i media erano ancora nella loro fase "infantile. A quell'epoca le teorie sociologiche nella natura della sociologia enfatizzavano il concetto di massa, intesa come una forma di relazione impersonale tipica dell'ordine sociologico urbano-industriale allora emergente. Da qui, concetto di sociologia di massa e quello di comunicazione di massa. Nella sociologia di massa si presuppone che gli individui sono psicologicamente isolati, che interagiscono tra loro ma in modo impersonale, che siano liberi da obblighi vincolanti. Quando l'Europa e gli Stati Uniti furono investiti dalla Grande Guerra, ovunque nacque il bisogno urgentissimo di forgiare vincoli più forti tra gli individui e la società, per convogliare le energie in un contributo efficace alle esigenze delle Nazioni. Il mezzo per il raggiungimento di tali scopi furono i media con la propaganda. Infatti, secondo l'opinione più generale, a posteriori chiamata teoria del proiettile magico, ogni membro dell'audience riceveva in maniera uniforme i messaggi dei media, il che innescava risposte dirette e immediate.


Capitolo 7: Le teorie dell'influenza selettiva.


Teoria differenze individuali: Tutti condividono i modelli di comportamento della propria cultura, ma ognuno presenta una particolare struttura cognitiva di bisogni, di opinioni, atteggiamenti, capacità. Una questione fondamentale per questa teoria consiste nell'origine delle differenze individuali per ereditarietà o per apprendimento. Si riconobbe maggiore importanza per l'apprendimento perché mentre le nostre motivazioni ereditarie e biologiche possono essere relativamente simili, i fattori acquisiti sono prodotti dalle nostre esperienze sociali, che sono particolari e producono differenze profonde.

Teoria defferenziazione sociale: Con l'urbanizzazione e l'industrializzazione si assistette ad una notevole divisione del lavoro, ad una stratificazione delle gerarchie sociali, ad una generale mobilitazione verso l'alto. Questo significò strutture estremamente differenziate, complessità sociale.

Teoria delle relazioni sociali: Le relazioni sociali erano importantissimi fattori intervenienti che determinavano il modo in cui le persone selezionavano il contenuto dei media, lo interpretavano e agivano di conseguenza.

Le teorie dell'influenza selettiva non spiegano gli effetti a lungo termine. Esse si concentrano sul "qui" e su "ora". Inoltre esse agivano tra Stimolo (contenuti diffusi) e Risposta (cambiamenti prodotti). Volendo sintetizzare, diciamo che:

a)    Le prime nelle strutture cognitive sono date da esperienze di apprendimento;

b)    Le categorie sociali sviluppano sub-culture distintive per affrontare i loro problemi specifici;

c)    Le relazioni sociali generano modelli selettivi di attenzione, percezione, memorizzazione e azione, relativi a specifiche forme di contenuto mediale.


Capitolo 8: La socializzazione e le teorie dell'influenza indiretta.


Il termine socializzazione abbraccia diversi aspetti. Tra questi uno riguarda i sistemi nuovi di risposta personale dell'individuo, che modificano i suoi modi abituali di rispondere all'ambiente fisico o sociale. Nel processo di socializzazione le comunicazioni di massa possono esercitare un ruolo fondamentale, per la cui comprensione un contributo ci viene da varie teorie.

Teoria del modellamento: Si basa su un processo secondo cui vi è un momento di osservazione del modello, poi di indentificazione col modello, poi conoscimento della funzionalità di quel modello, ancora di ricordo e riproduzione, infine rafforzamento e ripetuta produzione. In altre parole, se una figura modello agisce secondo una forma di comportamento che è identificata come qualcosa di desiderabile per le sue conseguenze, aumentano le probabilità che venga adottata e che resti come una parte del repertorio personale dell'individuo permanentemente.

Teoria delle aspettative sociali: esistono modelli consolidati di vita di gruppo che assicurano prevedibilità di ciò che ognuno può aspettarsi dagli altri. I media sono una fonte primaria di aspettative sociali in quanto nei loro contenuti essi rappresentano i modi di agire tipici di qualsiasi tipologia di gruppo conosciuto nella vita sociale contemporanea.


Capitolo 9: Le comunicazioni di massa e la costruzione del significato.


Anche se è vero che non si può più assistere direttamente a tutto ciò che capita al mondo è pur vero che ormai tra la realtà e l'individuo si sono ormai inseriti i mass-media i quali ci danno le loro rappresentazioni mediate della realtà. In base ai principi della conoscenza del linguaggio e del comportamento gli studiosi elaborano il paradigma generale del significato sviluppabile secondo alcune preposizioni:

a)  la memoria rende possibile lo sviluppo della conoscenza;

b)  che ha forma di concetti, cioè strutture di significato memorizzate dagli individui;

c)   si possono elaborare concetti attraverso il contatto sensoriale diretto, o attraverso l'interazione simbolica;

d)  un insieme di simboli è il linguaggio;

e)   a standardizzare i legami tra il simbolo e il linguaggio ci sono le convenzioni.


Insomma, leggendo i quotidiani, ascoltando la radio, andando al cinema e guardando la TV, la gente prende lezioni quotidiane e pratica costantemente le convenzioni linguistiche della nostra società.


Capitolo 10: le strategie teoriche della persuasione.


La persuasione ha origini antiche e oggi viene studiata da strategie diverse. Secondo il paradigma psicodinamico, alla base delle strategie persuasorie vi sono le emozioni. Per la strategia socioculturale, invece, il comportamento è determinato da forze esterne all'individuo. Così a proposito dei media, si è convinti del fatto che sono capaci di manipolare la mente e le coscienze tentando di spingere all'adeguamento a schemi suggeriti con eccezionale forza da giornali e TV, da cinema e pubblicità. Infine, per il paradigma della manipolazione e dei significati, i media definiscono, ampliano sostituiscono e stabilizzano i significati, il che influenza le risposte che diamo alle cose e ai problemi.


PARTE TERZA



Capitolo 11: La teoria della dipendenza dal sistema dei media.


È una teoria ecologica, nel senso che considera la società come una struttura organica e analizza il modo in cui le componenti dei sistemi sociali micro e macro sono collegate tra loro, cercando di spiegare il comportamento delle parti in gioco in riferimento a queste relazioni.

L'assunto di partenza è che il sistema dei media rappresenta una parte importante del tessuto sociale moderno. La relazione chiave su cui si basa questo approccio è quello della dipendenza di obiettivi e di risorse. La 1° risorsa è la raccolta di informazioni, la 2° il trattato delle stesse, la 3° e la distribuzione.

Questa teoria ipotizza un processo psicologico cognitivo, che parte con una disamina del contenuto dei media, con una certa intensità che determina quanto alto è il grado di stimolazione. Tanto più forte è la stimolazione tanto maggiore è il coinvolgimento nel processo informativo, e quanto più alto è quest'ultimo tanto più alta è la disposizione ad essere influenzati dall'esposizione al contenuto dei media.


Capitolo 12: I nuovi sistemi dei media.


Già nell'antichità furono costruite ingegnose macchine per fare calcoli, che non avendo a disposizione un'adeguata scienza e una corrispondente tecnologia, rimasero a livello di giochi. All'inizio del XIX sec. fu costretto un 1° calcolatore da un eccentrico matematico londinese, alla cui idea si ispirò poi un americano che portò a termine il 1° vero computer intorno agli anni '40 del nostro secolo. Da quel giorno, le vastissime necessità di mercato hanno portato ad uno sviluppo sorprendentemente rapido tale che i computers sono tra noi ovunque nelle case, negli uffici, nelle scuole, nei luoghi di intrattenimento. Chiaramente ciò ha comportato importanti cambiamenti, il più preoccupante dei quali è sicuramente la disoccupazione strutturale. Essa consiste nella perdita di posti di lavoro da parte di individui le cui mansioni vengono svolte dai computers. (Labbeling Theory, Lippmann)













LE SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE

-Morcellini, Fratelli-


Capitolo 1: La comunicazione indisciplinata.


Non esistendo una sola idea di comunicazione non è possibile dire precisamente che cosa s'intenda con questo concetto.

La radice del termine risale ai verbi greci "rendo comune", "unisco" e "partecipo", "sono implicato" o dal latino communico, ossia metto in comune, condivido. Dunque, coinvolgere qualcuno per arrivare all'istaurazione di un vincolo comunicativo. Però il problema non sta nel collegamento bensì nella sua articolazione e nei suoi esiti. Data da difficoltà dell'inquadramento dell'oggetto, ci sono diversi ostacoli che si interpongono sul cammino degli studiosi, quali un forte ecclettismo degli approcci scientifici, la condivisione da parte della comunicazione di tutta l'imprevedibilità dell'azione umana, le radicate idiosincrasie cognitive. La difficoltà di una corretta identificazione dell'oggetto è ancora maggiore in un'epoca come è quella attuale, in cui l'elettronica e la telematica muovono ogni giorno passi da gigante in avanti e hanno provocato, appunto per questa ragione, uno sconvolgimento senza precedenti.

Tra le più importanti trasformazioni subite dai processi comunicativi, quelle decisive consistono nell'incremento straordinario della competenza comunicativa, cioè la liberalizzazione degli spazi comunicativi in seguito alla democratizzazione delle società occidentali; nella moltiplicazione e semplificazione dei canali comunicativi, nella notevole vastità del raggio d'ampiezza e dell'influenza della comunicazione.

Il settore trainante degli studi sulla comunicazione è denominato communication research, che sviluppatosi negli anni '20 negli Stati Uniti, ha il merito di aver dato fisionomia propria al settore. Tuttavia, pur avendo sfiorato i nodi essenziali della problematica, (importanza dei fenomeni comunicativi routinizzati) anche la communication research vede la coesistenza di più modelli comunicativi.


Capitolo 2. La comunicazione divisa: contributi scientifici e amori impossibili.


Lo strumento fondamentale, ma sia chiaro, non unico, attraverso il quale vengono trasmessi i modelli di vita, la cultura, i modi di pensare e di agire, le norme e i valori di una società, è il linguaggio il cui studio ha interessato discipline diverse.

L'interesse della filosofia del linguaggio si è rivolto al legame tra le parole e le cose, fra le espressioni linguistiche e i loro referenti nella realtà. Particolarmente interessante è il discorso portato avanti dalla linguistica particolarmente da F. De Seassure. Egli introduce la distinzione tra lingue, sistema comune di codici e parole, manifestazioni concrete compiute nei singoli atti linguistici. Se la lingua è un insieme di segni, il segno è un'entità composta da 2 parti: il significante, cioè l'immagine acustica, che rimanda al significato, cioè il concetto.



Significato Significante

Significante Significato



Sistema di elementi

Concezione Sincronica


Il rapporto tra significante e significato è di natura arbitraria, non è però modificabile in quanto è garantito, per ogni stato linguistico, come fatto sociale.

I collegamenti tra i segni possono essere sintogmatici, cioè di continuità, oppure paradigmatici, cioè di opposizione.

Jakobson presenta un modello che individua da un lato i 6 elementi essenziali della comunicazione linguistica, dall'altro le funzioni che ognuno di essi realizza:



ELEMENTI

Contesto

mittente messaggio destinatario

canale

codice

FUNZIONI

Referenziale

emotiva poetica conativa

fatica

metalinguistica



Per Hjeliustev i piani di linguaggio si scindono tra espressione, il piano dei significanti e nel contempo il piano dei significati. Questa semplice funzione di base, costituisce il piano dell'espressione per una semiotica connotativa.

Per quanto riguarda la linguistica statunitense, vediamo che l'opera di Bloomfield s'è ispirato ad un'impostazione comportamentistica del rapporto linguaggio e pensiero. Egli fonda una corrente detta distribuzionalismo secondo cui gli elementi linguistici vanno descritti secondo la loro distribuzione.

Sapir ha una visione fortemente umanistica per cui per lui la lingua forma il pensiero ed è già di per sé una visione del mondo. Chomsky,

invece, vuole spiegare la lingua. Egli afferma che il linguaggio partendo da mezzi finiti riesce a farne un uso infinito. La capacità di produrre e capire un numero infinito di frasi è detta competenza linguistica.

Il mettere poi in atto la capacità potenziale di produzione e comprensione è detto esecuzione. (alcune scuole linguistiche del '900 vengono definite col nome di strutturalismo linguistico per il quale l'individuo è il prodotto dell'ordine linguistico impersonale che rende possibile la comunicazione).

Nell'ambito strettamente sociologico, lo studio del linguaggio è portato avanti dalla sociologia del linguaggio che studia la lingua come una variabile all'interno di una rete di reazioni sociologiche, e dalla sociolinguistica, che si occupa delle manifestazioni interne al sistema linguistico. Per una prospettiva sociologica, è interessante l'analisi di Goffman, che ritiene il linguaggio un'attività. Il suo discorso è schematizzabile in quattro punti:


a)    il numero delle funzioni del linguaggio è pari alle situazioni che l'uomo può inventare;

b)    la comprensione dell'atto linguistico è determinata anche dalla cultura e dal contesto di riferimento;

c)    non esiste distinzione tra il significato di una frase e l'uso che ne fa il parlante;

d)   il frame è uno schema interpretativo che dà senso a un flusso di eventi.


La scienza che studia la natura, la trasmissione e l'interpretazione dei segni, tra i quali quelli storicamente privilegiati sono le parole, è la semiotica.

La prima definizione di semiosi la dobbiamo a Peirce, per il quale essa è una cooperazione tra 3 elementi: il segno, il suo oggetto e il suo interpretante.




iterpretante






representment  oggetto




In ambito francese il concetto di semiotica viene ripreso da Greimas, che propone una distinzione tra livello profondo e livello superficiale del discorso. Il primo è interiormente divisibile in strutture logico-semantiche e in strutture semio-narrative. A quest'ultimo livello le unità semantiche minimali si relazionano in una dimensione oppositiva, da tale relazione si costruisce il quadrato semiotico che è una elementare della significazione.


male bene

S1 S2 Contrarietà

Complementarietà

Contraddizione



S2 S1

non male non bene




Il messaggio comunicato è interpretato come un testo, ovvero un'unità comunicativa compiuta e manifesta. Gli ultimi sviluppi della semiotica hanno contribuito all'elaborazione di modelli per l'interpretazione del media-system. Tra questi vi è il modello semiotico-enunciazionale nel quale un enunciatore e un enunciatorio proiettano le proprie e altrui immagini sulla superficie significante del testo, col quale interagiscono. Entrambi sono soggetti dotati di competenza.




Enunciatore empirico  Enunciatore empirico


Enunciatore Enunciatario


TESTO


Enunciatore Enunciatario



Eco parla di decodifica aberrante, che può darsi in 4 modalità:

Incomprensione o rifiuto del messaggio per assenza di codice;

Incomprensione del messaggio per disparità di codici;

Incomprensione per interferenze circostanziali;

Rifiuto del messaggio per delegittimazione dell'emittente.

Per quanto concerne la psicologia, essa analizza gli elementi generali dei processi comunicativi. Per quanto riguarda la scienza comunicativa nello specifico, tra i padri fondatori possiamo annoverare Lasswell, con la sua analisi del contenuto, Hovland, ma soprattutto Katz e Lazarsfeld, con il flusso di comunicazioni a due fasi e gli opinion leaders:

dai media agli opinion leaders;

dagli opinion leaders ai soggetti meno esposti.


Infine vi è la cibernetica che studia i metodi per provocare fenomeni antietropici. La comunicazione o meglio l'informazione è l'agente antietropico per eccellenza che consente il prevalere di una costellazione sulle altre in base alla preferenza intenzionalmente attribuitale.


Capitolo 3: La comunicazione indefinita.


Come già detto circa la comunicazione non esiste una definizione unica ma piuttosto una vasta e poco ordinata pluralità di definizioni. Si parla di comunicazione come trasferimento di risorsa da un soggetto ad un altro, intendendo secondo l'accezione di Charles Morris anche quelli inanimati; l'esempio è quello del radiatore che comunica calore all'ambiente. La comunicazione come influenza di un organismo verso un altro secondo una relazione articolata per cui l'uno può modificare l'altro senza modificare te stesso. La comunicazione come scambio di valori sociali condotti secondo determinate regole per cui l'attività comunicativa riconduce alle strutture fondamentali dello spirito e della cultura. La comunicazione come trasmissione o trasferimento di informazioni da un soggetto ad un altro per mezzo di veicoli di varia natura. La comunicazione come condivisione di un medesimo significato per cui un agire comunicativo dotato di senso.

La comunicazione come relazione sociale, formazione di un'unità sociale mediante l'uso di un linguaggio o di segni per cui oltre che condivisione di un significato, anche comunione di modelli comportamentali ai quali diventano elementi essenziali la formazione del pensiero come capacità di comunicare innanzitutto con se stessi e il contatto umano.

Per quanto riguarda i paradigmi relativi alla situazione comunicativa diciamo che questi si snodano a partire dalla modalità principale, vale a dire la nozione di dialogo attraverso la connessione funzionale in base a cui ogni soggetto comunicante mette in relazione i segni comunicabili e quella morfologica mediante cui si attua l'adattamento tra messaggio e canale, per giungere infine al ruolo attivo e produttivo dei soggetti interlocutori.


Capitolo 4: Struttura e fenomenologia della comunicazione.


Per delimitare l'ambito della comunicazione, il primo passo è individuare un insieme di elementi costitutivi. Uno dei primi a farlo fu Lasswell il cui schema in 5 parti afferma che un modo appropriato per descrivere un atto comunicativo è rispondere a 5 domande:

a)  chi dice?

b)  che cosa?

c)  attraverso quale canale?

d) a chi?

e)  con quale effetto?


Più puntuale è la versione rinnovata di questo schema fornitaci da Mc Quail:

a)  chi comunica con chi?

b)  perché si comunica?

c)  come avviene la comunicazione?

d) su quali temi?

e)  quali sono le conseguenze della comunicazione?


Un ulteriore schema riassuntivo è quello di Hymes che raggruppa le componenti dell'atto comunicativo in 8 categorie le cui iniziali formano la parola speaking, in italiano parlante:

Partecipante, Atto comunicativo, Risultati, Localizzazione, Agenti strumentali, Norme di interazione, Tipi, Espressioni comunicative (ex. preghiera, lezione).

Alla fine gli elementi strettamente indispensabili sono essenzialmente 4: una coppia d'attori, emittente e ricevente, un contenuto o messaggio, un medium o canale d'incontro. La FONTE o emittente è un gruppo o un'istituzione che produce un messaggio, il cui obiettivo è la credibilità al raggiungimento della quale contribuiscono competenza e abilità della stessa. Il MESSAGGIO è tutto ciò che costituisce l'oggetto di scambio in una pratica comunicativa. La sua forma iniziale deriva dall'obiettivo del mittente ma può essere poi influenzato dalla natura del mezzo con cui lo si trasmette. Per cui il messaggio ricevuto può essere molto diverso da quello inviato. Il CANALE è il mezzo fisico attraverso il quale si svolge l'atto comunicativo. Nella realtà esistono diversi canali che operano simultaneamente, ed è proprio la loro interazione che determina il risultato del processo comunicativo. Il CODICE è un sistema generamente condiviso per l'organizzazione dei segni. È caratterizzato dalla convenzionalità ed esige la coincidenza dei sistemi di riferimento dei comunicanti.

Distinguendo gli atti comunicativi a seconda della loro frequenza s'individuano almeno 3 ambiti della comunicazione: discreta, episodica e occasionale, seriale, abituale, continua routinizzata. A seconda del numero e qualità dei soggetti coinvolti nel flusso comunicativo, distinguiamo poi la comunicazione extrapersonale, quella tra macchine; intrapersonale , il monologo; interpersonale, quella fra 2 o più; quest'ultima può essere binaria, di gruppo, globale. Il modello di comunicazione globale per eccellenza, è quello delle comunicazioni di massa.

La più semplice rappresentazione del processo comunicativo è il diagramma lineare di flusso:



F Messaggio R

Emittente Ricevente




Ad esso è associabile il modello ipodermico, che afferma l'esistenza di un collegamento diretto tra i media e i destinatari finali dei loro messaggi:



S IV R

Stimolo Interventing Risposta

Varialbes


(Attuenano o amplificano ma non alterano il nesso causale).



Un altro modello interessante è quello di Shannon e Weaver (modello comunicativo della teoria matematica dell'informazione):





Messaggio Segnale Segnale ricevuto Messaggio


Fonte Trasmittente Ricevente Destinatario



Fonte del rumore




Un'informazione iniziale viene codificata mediante appositi segnali e trasmessa al destinatario che deve decodificarla, cioè attribuirle un significato. L'informazione finale spesso non coincide con quella iniziale perché durante il ciclo possono verificarsi interferenze che modificano il messaggio. Un altro modello semiotico-informazionale di Eco.



Fonte messaggio messaggio destinatario messaggio

emesso ricevuto ricevuto

come come

significante significato


Codice codice più decodifica

CODIFICA sottocodici

Sottocodici







Il modello di Eco ci dice che per realizzare concretamente una comunicazione, occorre non solo codificare il messaggio in modo intersoggettivamente comprensibile, ma anche controllare la condizioni circostanti e assumere il punto di vista del destinatario. La comunicazione si distingue da un semplice flusso di informazioni in quanto l'emittente ha l'intenzione di rendere noto qualcosa ad un dato ricevente.

Più tardi Schramm giunge ad una contestualizzazione del modello comunicativo che giunge ad una piena comprensione della reciprocità e dell'interdipendenza del ciclo. L'autore propone 3 modelli, nei quali gradualmente si va puntualizzando il ruolo del trasmittente e del recivente, che diventano codificatore e decodificatore in modo lineare nel primo modello, sovrapponendosi nel secondo, dove all'intersezione dei due campi d'esperienza si trova il segnale. Nel terzo modello, se pure duplicando il messaggio, s'abbozza una struttura semi circolare del processo comunicativo.




fonte codifica segnale decodifica destinatario



fonte codifica segnale decodifica destinatario




MESSAGGIO

Codificatore Decodificatore

Interprete  Interprete

Decodificatore Codificatore

MESSAGGIO




Gerbuer suggerisce un altro modello in cui "M" è colui che risponde all'evento "E", rispetto a cui vi è grande variabilità di percezione sia da parte degli operatori "Ei"sia dal ricevente "SEi". Diventano, allora, significative le variabili in orizzontale, tra le quali caratteristica essenziale è la disponibilità. Le dimensioni, sociali, di accesso e di controllo, influenzano la natura e il contenuto dei messaggi "S" ed "E", la loro selezione, formazione e distorsione.

M

E Ei

Evento selezione percepito dimensione di significato e

Contesto disponibilità controllo (o comunicazione)




M2

dimensione

percentuale  S E selezione SEi

Forma Contenuto contesto disponibilità percez. d'affinità

sull'evento




Nella teoria della comunicazione s'affaccia la ricerca psicologica con la concezione triangola proposta da Newcomb, dove si introduce con "X" la situazione al cui interno avviene lo scambio comunicativo e che sorregge il rapporto tra i 2 comunicanti "A" e "B", che però è già di per sé bi-direzionale.


X situazione



soggetto comunicante A  B partner comunicativo



A questo modello, Wesley e Mc Lean, aggiungeranno un quarto elemento "C" che rappresenta sia il canale che il mediatore della trasmissione del contenuto "X" da "A" a "B". "X" può aggirare "A" ma non "C", il cui ruolo intermediario è forte.

Nel modello dei coniugi Riley, il processo comunicativo è inserito decisamente all'interno del sistema sociale. Sia l'Emittente che il Ricevente sono influenzati dall'ordine sociale cui sono inseriti, nel quale tutti i gruppi condividono un'interazione dinamica, in cui circondano messaggi pluridirezionali.



messaggi

gruppo primario  gruppo primario

gruppo primario E messaggi R gruppo primario

struttura soc.    struttura soc.

più grande    messaggi più grande


SISTEMA SOC. GLOBALE




Secondo il modello elicoidale di Dance la comunicazione ritorna su se stessa e subisce l'influenza delle sue fasi antecedenti, come la curva successiva dell'elica, pur superando quella precedente ne resta comunque condizionata.

Sempre all'interno della ricerca psicologica, la "finestra di Johari" è una griglia che illustra i rapporti fra coscienza e consapevolezza attraverso la bipolarizzazione tra ciò che è noto a se stessi e ciò che è noto agli altri.




Sfera pubblica



Nota a sé Ignota agli altri


Schema descrittivo area

Luft/Lungham aperta cieca Nota agli altri


nascosta ignota Ignoto agli altri






Sfera privata




Nello schema di Schimdt s'instaura uno stretto legame tra la comunicazione linguistica e l'interazione sociale e poi vi è come unità d'analisi il gioco comunicativo, con cui si vuol sottolineare l'attribuzione di libertà all'ambito comunicativo.





































Teorie che interpretano il ruolo di mediazione dei media come un filtro opaco che produce una deformazione più o meno sistematica della realtà:

1) Teoria della dipendenza - De Fleur, Ball, Rockeach;

2) Spirale del silenzio - Newmann;

Teoria degli scarti di conoscenza;


Ascrive all'interdipendenza tra i sistemi comunicativi e le altre componenti della struttura sociale l'ampiezza e l'intensità degli effetti dei media ;

Descrive il contributo dei media al mutamento sociale attraverso il mutamento dei modelli culturali;

Individua una diversa crescita, influenzata dai media, delle conoscenze in segmenti diversi della popolazione.









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