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Legame e slegame sociale

sociologia



Temi affrontati:

Legame e slegame sociale

Ugualianza

Stato, parti sociali, individui.









Legame e slegame sociale


Preso alla lettera, il nome sociologia definisce in modo abbastanza chiaro il suo obiettivo. La sociologia vuole essere una logica ( una scienza, un discorso) della società. Il nome , risalente a Comte, è evidentemente modellato su quello di altre scienze, come la biologia, la geologia, la psicologia, ecc. Tuttavia, questa definizione della sociologia come "studio scientifico della società" tiene in ombra qualkosa di essenziale. In sociologia, infatti, non è per nulla scontato a che cosa sia dovuto lo stare insieme della società. Si può dire che i sociologi, al di là di alcune apparenze di studiosi sicuri del fatto loro, siano sempre alle prese con una certa inquietudine, o con almeno un'incertezza di fondo, rispetto alla consistenza stessa del loro oggetto di studio. Come vedremo, questa incertezza si riflette anche sulla logica e sui metodi con cui aspirano a investigarlo.


Partiamo, ad esempio, da una delle definizioni più classiche date al problema della natura e dei compiti della sociologia. Per Georg Simmel, pensatore tedesco considerato uno tra i maggiori fondatori della disciplina, la sociologia era essenzialmente lo studio delle molteplici forme di "associazioni". La parola "associazione" è qui da intendersi in senso astratto: le forme di socialità, le modalità differenti con 515f56f cui si costituscono i legami sociali tra gli uomini. L'orizzonte generale della sociologia è lo studio delle varie forme del legame sociale. Lo stesso Simmel, quando definiva più in dettaglio il campo di indagine della sociologia, non mancava di rilevare che esiste altresì quella che si potrebbe chiamare una condizione asociale della socialità. La "vita sociale" è ovunque piena di tendenze asociali, xkè " l'anima individuale non può mai stare in una connessione senza stare contemporaneamente al di fuori di essa". Il modo di ciascuno di essere associato, cioè di essere in società, contiene in sè anche il suo contrario, il suo non essere associato. Questa compresenza costituisce x Simmel la forma generale dei processi sociali, la condizione normale della società. Il problema della sociologia non è tanto " che cos'è una società?" ma " come mai è possibile che esista una società?".





ESSERE ASSOCIATO: essere in società.


Emile Durkheim (1858-1917), il grande studioso francese che fu anch'egli tra i fondatori del campo di ricerche sociologiche, formilava in termini diversi la stessa questione: l'uomo ha una duplice natura: è sociale, ma allo stesso tempo è antisociale. Nei suoi scritti sull'educazione Durkheim dice addirittura che il bambino è, di x sè, egoista e asociale , è proprio per questo va educato, va socializzato. In sociologia hanno piena cittadinanza teorica tanto le ricerche sulle grandi istituzioni sociali, quanto quelle sui più piccoli gruppi - si parla di una macrosociologia e di una microsociologia.


Anke per un autore all'apparenza distante da Durkheim, l'americano Erving Goffman, il cui campo d'indagine riguarda i rapporti individuali "faccia a faccia" nella vita quotidiana, i problemi sociologici più rilevanti si originano dal costante disfarsi delle regole e forme di tali rapporti sociali. Le sue analisi si concentrano sui mezzi con cui queste regole vengono ricomposte dopo essersi scomposte. Per Goffman la società si costituisce anzitutto attorno a un rituale.


Un altro fondatore della problematica sociologica moderna, l'americano Talcott Parsons, manifestava un analogo atteggiamento intellettuale, quando poneva come una questione centrale della propria prospettiva teorica ciò che lui chiamava " the hobbesian problem of horder", il problema hobbesiano dell'ordine sociale. Nella prospettiva hobbesiana il problema dell'ordine sociale è in primo luogo quello del suo contrario, cioè quello di come far fronte a un disordine sociale primario. Il punto di partenza di Hobbes è infatti una confutazione molto radicale della tesi circa l'originaria consistenza naturale dell'ordine sociale. Per Hobbes l'uomo non è affatto un essere naturalmente sociale; non è, come aveva detto Aristotele: un animale sociale (politico); ma al contrario è un essere naturalmente asociale. Per Hobbes nello "stato di natura" degli uomini c'è solo una guerra tutti contro tutti. L'uomo accede a una situazione di ordine sociale solo rinunciando a uno stato originario antisociale; la società viene solo in seconda istanza. Rovescia la posizione di Aristotele sull'uomo come animale politico e sullo stato come prodotto naturale. Gli uomini per Hobbes stanno insieme non x reciproca simpatia ma x reciproco timore. Invece x Aristotele l'uomo nn solo è un essere naturalmente socievole, ma lo è in misura molto maggiore di quanto non lo siano le specie animale che vivono in comunità, xkè a differenza degli animali, che hanno solo la voce, l'uomo ha anke la parola. Hobbes ritiene tt il contrario, che proprio il dono della parola sia ciò che ostacola massimamente negli uomini la possibilità di consociarsi pacificamente.








Almeno a prtire dal '600, e per tt il secolo successivo, emerge per il pensiero filosofico e politco, in problema inedito: il legame sociale, le varie forme di comunità, i nessi comunitari, cominciano a nn essere più riconducibili a una trama naturale. La sociologia è attratta dallo studio di fenomeni che si considerano di solito anormali, patologici, e invece si rivelano normali. Un esempio classico è quello di Durkheim sul fenomeno del suicidio. Lui lo considerava come un atto decisamente asociale e/o antisociale, ma di cui d'altronde mostrava l'enigmatica normalita.




Ugualianza: UGUALI A CHI


La sociologia è un campo di saperi essenzialmente moderno, sorto da meno di due secoli: niente di paragonabile alla lunga esistenza di altre discipline, come la storia o la filosofia.  La sociologia è figlia di un'alterazione radicale nelle concezioni e nell'organizzazione della politica e dello stato. Diremo che la nascita della sociologia è dovuta a due ordini di condizioni, una serie di condizioni politiche, o meglio politico-statali, e una serie di condizioni scientifico-culturali o + precisamente condizioni epistemiche. L'esistenza della sociologia è addossata allo stato moderno.


In primo problema sarà dunque: che cosa cambia con la Rivoluzione Francese riguardo all'esistenza stessa dello stato?

In che cosa lo stato moderno è eterogeneo rispetto all'ancien regime?

Che cosa cambia e che cosa permane?


L'esistenza di una corrente storiografica cosi ostile alla Rivoluzione Francese è un sintomo dell'attale imbarazzo intellettuale nella comprensione storica degli eventi politici moderni. L'ostilità nei confronti della Riv.Francese da parte di storici importanti riflette una difficoltà odierna nell'investigazione dei fenomeni politici.

La prospettiva di cui tratteremo il problema sarà quella di una coppia di categorie:



-ugualianza

-comunità.

A partire dalla riv.francese questa coppia di categorie è la polarità costitutiva dell'origine statale. Comunità è oggi il riferimento dominante; la categoria dell'ugalianza è la piu screditata. La comunità è un riferimento tranquillizzante, ma allo stesso tempo un riferimento inquietante. Il senso di appartenenza alla "propria comunità" fa risuonare l'ostilità verso ogni altra comunità, o meglio l'ostilità nei confronti di tutto cio che non somiglia abbastanza alla propria immagine di sè.

Quanto alla categoria d ugualianza i suoi valori positivi sono molto incerti. L'immagine burokratica dell'ugualianza era un dover essere "uguale all'altro", una sorta di standard esistenziale al quale adeguarsi. In realtà si trattava solo di uno standard disciplinare. Un'altra visione dell'uguaglianza era quella di una sorta di "nastro di partenza" al quale gli individui andavano allineati per poter partecipare equamente alla grande corsa dell'esistenza, dove poteva così vincere il migliore.

Per prendere il problema alla radice occorre risalire alla Riv.Francese, perchè è lì che il principio di ugualianza irrompe per la prima volta sulla scena come categoria politica.

Ciò che conta sono le comunità presupposte, per lo stato antico ci sono solo dei sudditi appartenenti a determinate comunità. Dalla Riv.Francese fa la comparsa un principio politico che promuove l'esistenza degli individui slegati. Comincia a porsi per la prima volta una problematica politica essenziale: il principio che ognuno conta per se stesso e non per la comunità d'appartenenza.


Qual'è il ruolo dello stato nell'ancien regime?

Quello di una sorta di mediatore tra differenti comunità. Lo stato non riconosce altro che delle parti della società cui gli individui sono subordinati. È questo ke la Riv.Francese comincia subito a contestare. I  rivoluzionari francesi ottennero una vittoria affermando ke ciascuno dei partecipanti all'assemblea contava per sè stesso.

All'inizio quello scontro sul voto per testa e non per ordini fu decisivo xkè fece irrompere sul terreno della politica un principio inedito. Da quel momento fu affermato che lo stato non deve avere  a che fare solo con degli elementi subordinati ad appartenenze comunitarie, xke in realtà gli individui sono slegati.


Negli anni 60/70 furono criticate le visioni burocratico-disciplinare dell'ugualianza.

2visioni:

STANDARDIZZATA-UGUALE ALL'ALTRO

CONCORRENZIALE-VINCA IL MIGLIORE

Derivano dall'idea che la peturbazione egualitaria potesse trovare una stabilizzazione all'interno delle forme statali, parlamentari o socialiste.


Il la voro che raccoglie meglio le varie posizioni e che sviluppa ankora una prospettiva sistematica è il libro di Amartya Sen intitolato: la disuguaglianza.un riesame critico.

Il punto d partenza d Sen è che okkorre tenere conto di una grande diversità in ambiti in cui si pone il problema dell'ugualianza: ugualianza di beni, diritti, accesso alle risorse. Per Sen il problema fndamentale dell'ugualianza è dunque: ugualianza d ke kosa? Siamo tt infinitamente diversi l'uno dall'altro e ke bisogna tenere conto di una pluralità di variabili.

Il rispetto dell'altro si trasforma facilmente in odio violento. L'altro riskia di essere solo il concentrato di cio ke nn tolleriamo della nostra stessa immagine. La tesi piu illuminante al riguardo viena da un filosofo francese contemporaneo, Alain Badiou, quando dice IO SN DIVERSO DA CIASKUN ALTRO, COMPRESO ME STESSO. Già A. Rimbaud aveva scritto un verso celeberrimo che apre la strada a qst riflessione: IO E' UN ALTRO. In qst prospettiva, allora, il problema fondamentale dell'ugualianza non è : uguali in ke kosa? Ma: uguali a ki?

Noi diveniamo altri infinitamente ma senza saperlo fino in fondo. Ma qst divenire altro che è poi l'elemento decisivo della soggettività, non coincide affatto con l'identità, ma ha anke lo svantaggio di essere strutturalmente immaginario. L'identità è l'immagine d se, ma è un immagine che c viene fornita dall'esterno. Qst immmagine è ciò ke s kiama il NOSTRO IO.



STATO, PARTI SOCIALI, INDIVIDUI


Durkheim distingueva rappresentazioni individuali e rappresentazioni collettive per definire il campo della sociologia.

La coppia individuo-società non costituisce la polarità + essenziale, anzi non è neppure veramente una polarità.

A un certo punto c'è stata in sociologia una discussione sul fatto se si debba partire dallo studio della società in quanto tale o degli individui ke la compongono. Non ha veramente portato a delle conclusioni, nè a opposizioni. Esso opponeva una corrente detta dell'individualismo metodologiko, che puntava a partire dai comportamenti individuali per spiegare qql collettivi, a una corrente detta olista (tutto).

I fautori dell'individualismo metodologiko sostenevano ke la società è fatta di individui e ke quindi per studiare la società bisogna studiare  prima i comportamenti individuali, e solo in un secondo momento le grandi istituzioni sociali. I fautori della prospettiva olista ribattevano ke lo stare insieme degli individui in un tutto sociale non può essere considerato come il risultato della somma delle azioni individualiste.



COMPORTAMENTI INDIVIDUALI: sono il fondamento dei comportamenti collettivi.



L'individualismo metodologiko proponeva di risolvere il problema sostenendo 2 cose:

Ke i komportamenti individuali trovano una forma colettiva ke s modellano comunque su determinate funzioni predeterminate;

Oppure ke gli individui si rendono conto ke i loro interessi individuali sono meglio garantiti se i loro comportamenti s modellano su degli interessi collettivi.












STATO  







PARTI SOCIALI






INDIVIDUI





Si noterà ke qst skema presenta 2 relazioni:

parti sociali - individui

stato - parti sociali




In entrambe le relazioni cio ke è in gioko è il rikonoscimento, e precisamente il rikonoscimento di un'identità.  Le parti sociali rikonoskono l'identità individuale.

Lo stato rikonosce  l'identità delle parti sociali. Lo stato esercita in questo senso un rikonoscimento del rikonoscimento. Quando si parla di rikonoscimento si deve tenere conto anzitutto che nn solo s tratta di un rikonoscimento dell'identità, ma ke tale rikonoscimento va inteso nel senso di una forma verbale passiva. Ina ltri termini, rikonoscimento equivale ad essere rikonosciuto, ottenere dall'esterno il rikonoscimento della propria identità positiva. La prima forma di rikonoscimento  è attribuita dal gruppo famigliare. Questo rikonoscimento non è immediato, ma si ottiene solo attraverso la partecipazione, attiva e ripetuta, ad una serie di rituali pratici.



RITUALI PRATICI: credenze intime, atti, comportamenti. Possono essere altamentamente strutturati e spettacolari oppure possono realizzarsi nele micro-relazioni della vita quotidiana. Si intende x rituale un comportamento pratico kodificato rikonosciuto positivamente all'interno di uno o + gruppi sociali, sia pure di dimensioni e strutture diverse.



LIMITAZIONE DELL'OSTILITA'


RIKONOSCIMENTO DELL'IDENTITA'



Cio ke hanno in komune i vari rituali è, x gli individui ke vi partecipano, il konseguimento di un identità mediante la rinuncia ad un'ostilità. Le 2 cose sono strettamente interdisciplinari:

Qnt all'ostilità, essa è una komponente primaria di ogni relazione sociale. Non c'è società o gruppo sociale ke nn debba fronteggiare e limitare forme di ostilità;

Qnt alle identità, il problema è km mai debba essere rikonosciuta dall'esterno. È strutturalmente precaria. È un'immagine unitaria e cosciente, ke rispekkia tuttavia una situazione soggettiva reale molteplice, discontinua e inconscia;

Qnt all'omologia delle relazioni stato-parti e part-individui, in entrambi i casi, risulta ke le funzioni principali sono il rikonoscimento previa limitazione delle ostilità. L'obiettivo è di andare oltre la prospettiva hobbesiana. Lo stato in quanto tale agisce essenzialmente riguardo alle parti della società.













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