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LE METROPOLI E LA VITA DELLO SPIRITO (1903) - GEORG SIMMEL

sociologia



LE METROPOLI E LA VITA DELLO SPIRITO (1903)

GEORG SIMMEL


Concetto di INTERAZIONE:

E' al centro della sociologia di Simmel, la sua sociologia scaturisce dallo sguardo di uno straniero perpetuo, che è in grado di non appartenere mai al mondo, di scorgere con il suo sguardo fresco il simile nel dissimile, di rintracciare analogie, connessioni, tra ciò che appare a prima vista distante.

Questa sua capacità corrisponde all'intuizione centrale del suo pensiero, che è quella universale interazione e compenetrazione di tutti i fenomeni.

Il concetto in cui si esprime questa intuizione è quello di "effetto di reciprocità" = azione reciproca.

Alessandro Cavalli, ha scritto che il termine sta ad indicare "una concezione della realtà come rete di relazioni di influenza reciproca tra una pluralità di elementi".

Il concetto di "reciprocità" è la chiave di volta del pensiero di S. e della sua sociologia.



Il saggio (Le metropoli e .) si vedrà come si articola in un'analisi delle corrispondenze e dei nessi di causazione reciproca che sussistono fra i diversi elementi della costellazione della modernità.

Non solo ogni fenomeno è connesso con innumerevoli altri in un infinita rete di causazioni, ma ciascuno retroagisce anche su quelli che appaiono esserne causa.

Alla nozione di "causa" si sostituisce quella di corrispondenza, di influenza scambievole tra diversi fenomeni.

Nulla si da nella vita senza essere in relazione con esso; la stessa conoscenza è in fondo una forma di relazione, la relazione che il soggetto stabilisce con il mondo che ha da comprendere e a cui da una forma nel momento in cui la 959c29j comprende.


SOCIOLOGIA di Simmel:

Il suo oggetto sono le forme delle relazioni di influenza reciproca che ci sono tra gli uomini.

Questo "oggetto" che è la società emerge solo nella misura in cui + uomini tra loro entrano in azione reciproca.

Se è vero che la società è reciprocità tra gli individui, la descrizione delle forme che può assumere è compito della scienza della "società in senso stretto".

Allora la sociologia è per S. una "scienza formale"; si occupa di descrivere le forme che le relazioni di reciprocità assumono in situazioni e in tempi differenti, solidificandosi nelle grandi istituzioni.


SOCIETA':

Oggetto della sociologia di Simmel, emerge quando + uomini entrano in azione reciproca. E' il nome con cui si indica una cerchia di individui legati l'un l'altro da varie forme di reciprocità.

La società è interazione, ma non solo, alla nozione di reciprocità va affiancato il secondo concetto fondamentale per Simmel, quello di "sociazione".

Una società in senso proprio per S. è il risultato di una certa sedimentazione nel tempo di forme di azione reciproca, è il risultato "fissato", "oggettivato", di processi di sociazione.


SOCIAZIONE:

E' il processo attraverso cui una forma di azioni reciproche si consolida nel tempo. Vi sono infinite azioni reciproche: scambiarsi uno sguardo, salutarsi, giocare, pranzare insieme, sposarsi; in ciascuna di queste relazioni ciò che ciascuno fa ha influenza sull'altro e viceversa: ci si influenza scambievolmente.

Una società in senso proprio per S. è il risultato di una certa sedimentazione nel tempo di forme di azione reciproca, è il risultato "fissato", "oggettivato", di processi di sociazione.




SPIRITUALMENTE TIPICO:

E' ciò che S., all'interno di una costellazione determinata, analizza nel saggio sulle Metropoli. Qui lo "spiritualmente tipico" è l'intersezione del sociale con il mondo psicologico, il modo con cui la configurazione psichica degli individui si modella in relazione agli elementi circostanti, e li modella a sua volta secondo la propria disposizione.

Il suo pensiero inoltre è che la vita è un fluire continuo, incessante, ed è una produzione di "forme" in cui questo fluire si fissa. Si tratta di forme di relazioni, istituzioni, simboli, idee.insomma la "cultura". In ciascuna di queste manifestazioni, la vita si "rapprende", e solo attraverso le forme essa può essere colta. Ed è in questo contrasto (fluire incessante della vita che per essere compresa deve "fermarsi" in delle forme) che sta il dinamismo della storia della cultura e la sua "tragicità".


METROPOLI:

E' la quintessenza della modernità. Simmel è stato osservato che nel momento in cui descrive la modernità ne intende anche la crisi.

La modernità è essenzialmente crisi permanente, perché il mutamento in se stesso è il suo principio. Questa è l'epoca in cui il mutamento si fa norma, e tutto ciò che è solido si dissolve nell'aria. Essa è flusso e instabilità in ogni forma, e la cultura che ne elabora il concetto tenta di venire a patti col divenire perpetuo.

Quest'epoca del fortuito, del volatile e del transitorio, che tende a fuggire ogni forma, come ogni formazione storica ha i suoi tratti distintivi; e questi sono la costellazione di fenomeni e atteggiamenti degli individui in cui si realizza e in cui la vita che in essa fluisce si offre alla percezione.

L'analisi di questa costellazione è l'oggetto del saggio di Simmel, lui ha il compito di indagare "i movimenti con cui la personalità si adegua alle forze ad essa esterne", ossia si tratta di indagare le forme dell' "esperienza moderna", ossia l'esperienza metropolitana.

Essa è il luogo della massima concentrazione e della massima differenziazione sociale, è questa dunque la sede dell'individualità per eccellenza, il luogo dove è massima la libertà di movimento e di espressione del singolo.

E' inoltre il luogo dove tutte le tendenze della modernità si concentrano e si potenziano reciprocamente. Nessuna tendenza presa a se, è causa delle altre, ciascuna interagisce con ogni altra secondo i principi della corrispondenza e della reciprocità degli effetti.

La metropoli è tanto il regno della libertà e della massima espressione dell'individualità, quanto quello dell'intellettualizzazione e dell'incapacità di percepire le differenze.

Le metropoli sono state da sempre la sede dell'economia monetaria, poiché in esse la molteplicità e la concentrazione dello scambio economico procurano al mezzo di scambio in se stesso una grande importanza.*

Tutte le relazioni affettive tra le persone si basano sulla loro individualità, mentre quelle intellettuali operano con gli uomini come se fossero dei numeri, che interessano solo per il loro rendimento oggettivamente calcolabile.

L'interesse di entrambe le parti è di pura oggettività, di egoismo economico basato sul calcolo intellettuale. E' sicuro che la forma della vita metropolitana è l'humus migliore per questa relazione di influenza reciproca.

Il carattere calcolatore del denaro ha introdotto nelle relazioni fra gli elementi della vita una precisione, una sicurezza nella definizione di uguaglianze e disuguaglianze come quella prodotta dagli orologi. Ma sono le condizioni della metropoli ad essere causa ed effetto di questo tratto caratteristico.

Le metropoli sono la sede privilegiata degli scambi monetari, dove quindi il fatto che ogni cosa sia un oggetto potenziale di acquisto si impone in tutt'altra misura che in ambienti più ristretti, e sono anche la vera patria del blasè.

Importante essenza della metropoli, è il fatto che essa concede all'individuo un genere ed un grado di libertà personale in cui non esiste l'uguale in nessuna altra situazione.

Non è solo la grandezza del territorio e della popolazione a far si che la metropoli sia la sede ideale della libertà individuale, al di là della loro ampiezza le metropoli sono il luogo del cosmopolitismo.

L'essenza + significativa della metropoli sta in questa sua grandezza funzionale che trascende le sue frontiere fisiche, come un uomo che non si esaurisce nei confini del suo corpo ma solo nella somma degli effetti che si dipanano a partire da lui nel tempo e nello spazio; allo stesso modo una città esiste solo nell'insieme degli effetti che vanno oltre la sua immediatezza.

Le città sono anzitutto la sede della divisione del lavoro + sviluppata, mano a mano che si espande, la città offre sempre di + le condizioni fondamentali della divisione del lavoro.

Il punto decisivo è che la vita urbana ha trasformato la lotta con la natura per il cibo in una lotta "per l'uomo"; che la posta in palio non viene data dalla natura, ma dall'uomo. Qui non si tratta solo di specializzazione, ma del fatto che l'offerente deve cercare di suscitare bisogni sempre nuovi e sempre + specifici nelle persone a cui si rivolge. La spinta a differenziare, arricchire, raffinare i bisogni del pubblico, porta necessariamente ad una differenziazione personale crescente all'interno del pubblico stesso.

E ciò a sua volta conduce alla individualizzazione spirituale delle qualità psichiche in senso stretto, cui la città da occasione in virtù della sua ampiezza.

Ma il motivo + profondo, per cui è proprio la metropoli a favorire la tendenza alla massima individualità dell'esistenza personale, è che lo sviluppo della cultura moderna si caratterizza per la preponderanza di ciò che si può chiamare lo spirito oggettivo sullo spirito soggettivo.


ECONOMIA MONETARIA:

C'è una corrispondenza tra le tendenze intellettuali della vita e dell'esperienza metropolitana e i caratteri dell'economia monetaria.

L'intelletto, a differenza della ragione, è orientato essenzialmente al calcolo, e tende a prescindere dalle differenze qualitative tra i fenomeni, rifuggendo ogni giudizio di valore.

Allo stesso atteggiamento conduce lo sviluppo dell'economia monetaria.

Anche il denaro infatti è essenzialmente indifferente alla qualità dei beni di cui permette lo scambio. Il denaro è l'equivalente universale di tutte le cose, è il medium generalizzato di tutti gli scambi, che attenua la sensibilità verso il valore qualitativo delle cose.

La vita psichica metropolitana è caratterizzata dall'intellettualismo, a differenza della vita di provincia basata + sui sentimenti e sulla vita affettiva.

L'intelletto è la + adattabile delle nostre forze interiori; per venire a patti con i cambiamenti non richiede quegli sconvolgimenti e quei drammi interiori che la sentimentalità, a causa della sua natura conservatrice, richiederebbe per adattarsi.

Così il tipo metropolitano, circondato da 1000 modificazioni individuali, si crea un organo di difesa, contro lo sradicamento di cui lo minacciano i flussi del suo ambiente esteriore; invece che con l'insieme dei sentimenti, reagisce con l'intelletto (organo della psiche meno sensibile e il + lontano dagli strati profondi della personalità).

Questo intellettualismo, che intendiamo come una difesa della vita soggettiva contro la violenza della metropoli, si ramifica e si interseca con molti altri fenomeni.

Le metropoli sono state da sempre la sede dell'economia monetaria, poiché in esse la molteplicità e la concentrazione dello scambio economico procurano al mezzo di scambio in se stesso una grande importanza.

*Ma economia monetaria e domini dell'intelletto si corrispondono profondamente.

Ad entrambi è comune l'atteggiamento della mera neutralità oggettiva con cui si trattano uomini e cose. L'uomo puramente intellettuale è indifferente a tutto ciò che è propriamente individuale, esattamente come nel principio del denaro l'individualità dei fenomeni non entra. Il denaro infatti ha a che fare solo con il valore di scambio, che riduce tutte le qualità e le specificità al livello di domande che riguardano solo la quantità.

Tutte le relazioni affettive tra le persone si basano sulla loro individualità, mentre quelle intellettuali operano con gli uomini come se fossero dei numeri, che interessano solo per il loro rendimento oggettivamente calcolabile.

L'interesse di entrambe le parti è di pura oggettività, di egoismo economico basato sul calcolo intellettuale. E' sicuro che la forma della vita metropolitana è l'humus migliore per questa relazione di influenza reciproca.

Lo spirito moderno è diventato sempre + calcolatore, grazie anche alla relazione che si è stabilita con l'economia monetaria.

Il carattere calcolatore del denaro ha introdotto nelle relazioni fra gli elementi della vita una precisione, una sicurezza nella definizione di uguaglianze e disuguaglianze come quella prodotta dagli orologi. Ma sono le condizioni della metropoli ad essere causa ed effetto di questo tratto caratteristico. Di fatto la tecnica della vita metropolitana non sarebbe neanche immaginabile se tutte le attività e le interazioni non fossero integrate in modo estremamente puntuale in uno schema rigido e sovraindividuale.

L'essenza dell'essere blasè, che deriva dall'economia monetaria, consiste nell'attutimento della sensibilità rispetto alle differenze fra le cose, nel senso che il significato e il valore delle differenze sono avvertiti come irrilevanti.

Nella misura in cui il denaro pesa la varietà di tutte le cose in modo uniforme, esso si erge come equivalente universale di tutti i valori, e diventa il + terribile livellatore, svuota senza scampo il nocciolo delle cose, la loro personalità, il loro valore individuale.

E' per questo motivo che le metropoli sono la sede privilegiata degli scambi monetari, e dove quindi il fatto che ogni cosa sia un oggetto potenziale di acquisto si impone in tutt'altra misura che in ambienti più ristretti, sono anche la vera patria del blasè.


L'INDIVIDUO BLASE':

E' l'abitante delle metropoli, disincantato ed annoiato, colui il cui atteggiamento dice che "ha già visto tutto", è per Simmel, il prodotto emblematico della costellazione di forze che spingono verso l'indifferenza nei confronti di tutta la varietà qualitativa delle cose; anche se spesso questa annoiata indifferenza, altro non è che una forma di difesa posta in essere dall'abitante delle metropoli di fronte all'eccesso di stimoli che caratterizza la vita delle grandi città. La capacità di non farsi coinvolgere emotivamente è necessaria per proteggere la psiche.

Forse non esiste alcun fenomeno psichico così irriducibilmente riservato alla metropoli come l'essere blasè. Innanzitutto questo carattere è conseguenza di quella rapida successione e di quella fitta concentrazione di stimoli nervosi contraddittori, dai quali ci è sembrato derivare anche l'aumento dell'intellettualismo metropolitano, tanto è vero che le persone sciocche e prive di vita intellettuale non tendono affatto ad essere blasè.

La smoderatezza nei piaceri rende blasè perché sollecita costantemente i nervi a reazioni forti tanto che questi alla fine smettono di reagire.

Questa incapacità di reagire a nuovi stimoli è il tratto essenziale del blasè.

L'essenza dell'essere blasè, che deriva dall'economia monetaria, consiste nell'attutimento della sensibilità rispetto alle differenze fra le cose, nel senso che il significato e il valore delle differenze sono avvertiti come irrilevanti.

Al blasè tutto appare di un colore uniforme, grigio, opaco, incapace di suscitare preferenze. Ma questo stato d'animo è il fedele riflesso soggettivo dell'economia monetaria, quando questa sia riuscita a penetrare fino in fondo.

Nella misura in cui il denaro pesa la varietà di tutte le cose in modo uniforme, esso si erge come equivalente universale di tutti i valori, e diventa il + terribile livellatore, svuota senza scampo il nocciolo delle cose, la loro personalità, il loro valore individuale.

E' per questo motivo che le metropoli sono la sede privilegiata degli scambi monetari, e dove quindi il fatto che ogni cosa sia un oggetto potenziale di acquisto si impone in tutt'altra misura che in ambienti più ristretti, sono anche la vera patria del blasè.

Da un punto di vista formale si potrebbe definire l'atteggiamento spirituale con cui gli abitanti della metropoli si rapportano gli uni con gli altri come riservatezza.


DIFFERENZIAZIONE SOCIALE:

è in stretto rapporto per Simmel con l'aumento della libertà dell'individuo.

Tanto + stretta, poco numerosa e indifferenziata è una cerchia sociale al suo interno, tanto meno individualizzati sono i contenuti della coscienza di ciascuno dei suoi membri.

Quanto +, al contrario, una cerchia si allarga, tanto + il singolo ha la possibilità di sviluppare il senso della propria autonomia e della propria unicità.

Poiché la metropoli è il luogo della massima concentrazione e della massima differenziazione sociale, è questa dunque la sede dell'individualità per eccellenza, il luogo dove è massima la libertà di movimento e di espressione del singolo.

Il contraltare di questa libertà è in ogni caso la crescente dipendenza del singolo da un mondo di istituzioni, tecniche ed apparati che lo sovrastano.

Questo è un motivo espresso nei termini di una crescente divaricazione tra i contenuti dello "spirito oggettivo" e quelli dello "spirito soggettivo".

A partire dallo stadio della cerchia sociale relativamente piccola, avente coesione molto stretta e che permetteva al singolo un rango d'azione molto limitato; con l'evoluzione sociale nella misura in cui il gruppo cresce, nel numero, nello spazio, la sua unità interna immediatamente si allenta, facendo guadagnare all'individuo una libertà di movimento che va ben oltre i limiti imposti dalla precedente gelosia del gruppo.

Oltre che alla formazione dello Stato, del cristianesimo, dei partiti politici, secondo questo schema si è arrivati anche allo sviluppo dell'individualità nella vita cittadina.

La vita della piccola città, nell'antichità come nel Medio Evo, imponeva al singolo tali limiti di movimento all'esterno e di indipendenza e differenziazione all'interno, che l'uomo moderno vi avrebbe l'impressione di soffocare; quanto è + piccola la cerchia che forma il nostro ambiente, e limitate sono le relazioni che ne oltrepassano i confini, tanto + questa cerchia sorveglia la condotta e le convinzioni dell'individuo per non far saltare il quadro d'insieme.

Da questo punto di vista la polis antica sembra aver avuto il carattere della città di provincia, ma l'immenso movimento, l'effervescenza e la singolare vivacità della vita ateniese altro non si spiegano se non attraverso  il fatto che un popolo di persone orientate come poche allo sviluppo della propria individualità si trovò a lottare contro la permanente pressione interna di una cittadina che tendeva a reprimerla.

Ciò produce una atmosfera di tensione in cui i + deboli venivano tenuti a freno e i + forti stimolati a dare prova di sé con passione.

Proprio in tal modo fiorì "Atene" considerata oggi come "l' universalmente umano" nello sviluppo spirituale della nostra specie.

Come nel feudalesimo l'uomo "libero" era colui che era soggetto al diritto del paese (cioè di una cerchia sociale + vasta, e il "non - libero" era invece soggetto alla ristretta cerchia di relazioni feudali; così oggi, l'uomo metropolitano è "libero" in confronto alle piccinerie e ai pregiudizi che limitano l'orizzonte di chi vive nella città di provincia.

Ed è solo l'altra faccia di questa libertà che a volte non ci si senta da nessuna parte così soli ed abbandonati come nel brulichio della metropoli; non sempre la libertà dell'uomo si manifesta come sentimento di benessere nella sua vita affettiva.

Non è solo la grandezza del territorio e della popolazione a far si che la metropoli sia la sede ideale della libertà individuale, al di là della loro ampiezza le metropoli sono il luogo del cosmopolitismo.

L'essenza + significativa della metropoli sta in questa sua grandezza funzionale che trascende le sue frontiere fisiche, come un uomo che non si esaurisce nei confini del suo corpo ma solo nella somma degli effetti che si dipanano a partire da lui nel tempo e nello spazio; allo stesso modo una città esiste solo nell'insieme degli effetti che vanno oltre la sua immediatezza.

Le città sono anzitutto la sede della divisione del lavoro + sviluppata, mano a mano che si espande, la città offre sempre di + le condizioni fondamentali della divisione del lavoro.

Il punto decisivo è che la vita urbana ha trasformato la lotta con la natura per il cibo in una lotta "per l'uomo"; che la posta in palio non viene data dalla natura, ma dall'uomo. Qui non si tratta solo di specializzazione, ma del fatto che l'offerente deve cercare di suscitare bisogni sempre nuovi e sempre + specifici nelle persone a cui si rivolge.

La spinta a differenziare, arricchire, raffinare i bisogni del pubblico, porta necessariamente ad una differenziazione personale crescente all'interno del pubblico stesso.

E ciò a sua volta conduce alla individualizzazione spirituale delle qualità psichiche in senso stretto, cui la città da occasione in virtù della sua ampiezza.

Ma il motivo + profondo, per cui è proprio la metropoli a favorire la tendenza alla massima individualità dell'esistenza personale, è che lo sviluppo della cultura moderna si caratterizza per la preponderanza di ciò che si può chiamare lo spirito oggettivo sullo spirito soggettivo.*


SPIRITO OGGETTIVO - SOGGETTIVO:

*Lo "spirito oggettivo" è la cultura oggettivata nei prodotti dell'uomo, la cultura depositata nelle enciclopedie, nei volumi delle biblioteche o nei meccanismi di un computer, di un automobile.

Lo "spirito soggettivo", si manifesta viceversa, nella cultura di un uomo; in ciò che questi sa per averlo imparato, per averlo vissuto o elaborato personalmente.

La cultura dei soggetti dipende da quella "oggettiva" (poiché ognuno diviene colto solo facendo propri i contenuti della cultura oggettiva), ma ne è anche ben diversa: non esiste infatti se non entro un individuo concreto.

Una aspetto per S. della "tragedia della modernità", consiste proprio nella sproporzione che si viene a creare fra questi 2 poli dello spirito: che le "cose" cioè divengano + "colte", e in proporzione gli uomini lo divengano sempre meno. Significa che la società moderna dispone di un sapere che sovrasta le capacità di elaborazione di ogni singolo individuo.

In ciò sta la "dissonanza" della modernità ed anche la sua catastrofe finale: oggi infatti i soggetti non sono in grado di comprendere e di gestire responsabilmente ciò che essi stessi hanno prodotto e che li sovrasta.

Ma il motivo + profondo, per cui è proprio la metropoli a favorire la tendenza alla massima individualità dell'esistenza personale, è che lo sviluppo della cultura moderna si caratterizza per la preponderanza di ciò che si può chiamare lo spirito oggettivo sullo spirito soggettivo.

Se consideriamo l'immensa quantità di cultura che si è incorporata negli ultimi 100 anni in cose e conoscenze, e la paragoniamo con il processo culturale degli individui nel medesimo lasso di tempo, fra i 2 processi si mostra una terrificante differenza di crescita, e addirittura per certi versi un regresso della cultura degli individui in termini di spiritualità, idealismo, delicatezza.

Questa sproporzione è essenzialmente effetto della crescente divisione del lavoro; in ogni caso l'individuo è sempre meno all'altezza dello sviluppo lussureggiante della cultura oggettiva. L'individuo è ridotto ad un granello di sabbia difronte ad un immensa organizzazione di cose e di forze che gli sottraggono tutti i progressi.

Le metropoli sono i veri palcoscenici di questa cultura che eccede e sovrasta ogni elemento personale.

Da una parte la vita le viene resa infinitamente facile, poiché le si offrono da ogni parte stimoli, interessi, modi di riempire il tempo, dall'altra però la vita è costituita sempre di + di questi contenuti e rappresentazioni impersonali, che tendono ad eliminare le colorazioni + intimamente singolari; così l'elemento + personale per salvarsi deve dar prova di una singolarità  e di una particolarità estreme.

Il XVIII secolo aveva trovato l'individuo avvolto in relazioni politiche e agrarie, corporative e religiose, che gli imponevano una forma innaturale e delle ineguaglianze che ormai da tempo erano avvertite come ingiuste.

In questa situazione si levò l'appello alla libertà e all'uguaglianza.

Accanto a questo ideale liberale, nel XIX secolo, se ne è sviluppato un altro per cui gli individui, liberati dai legami storici, si debbono anche distinguere tra loro.

Non + "l'uomo universale" in ogni singolo individuo, ma proprio l'unicità e l'insostituibilità qualitativa del singolo sono ora i depositari del suo valore.

La funzione della metropoli è di fornire uno spazio per il contrasto e per i tentativi di conciliazione di queste 2 tendenze, nella misura in cui le loro condizioni specifiche, sono, occasione e stimolo per lo sviluppo di entrambe.






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