Caricare documenti e articoli online 
INFtub.com è un sito progettato per cercare i documenti in vari tipi di file e il caricamento di articoli online.


 
Non ricordi la password?  ››  Iscriviti gratis
 

Giustizia minorile, responsabilità e trattamento

sociologia



Giustizia minorile, responsabilità e trattamento


I minori tra mutamento sociale e violenza urbana

La questione giovanile ha rappresentato un problema in ogni epoca. Nell'Italia del Rinascimento i minori divengono strumento di espressione e di canalizzazione della violenza urbana, armi della comunità contro i propri nemici. Dai tanti episodi di violenza segnalati a carico di minori si evince che i fanciulli imitano il comportamento dei loro padri. I bambini tuttavia, non sono solo uno strumento di violenza ma anche emblema di purezza ed innocenza.


Devianza e criminalità tra utopia e realtà

La scuola classica, sviluppatasi nell'ambiente politico culturale dell'illuminismo, rivolge la propria attenzione ai presupposti razionali della punibilità e, muovendo dal principio del libero arbitrio, cioè dell'uomo libero nelle scelte dei propri comportamenti, considera il soggetto responsabile delle proprie azioni poiché il reato è una violazione cosciente della norma penale. Al contrario per la scuola positiva, che si sviluppò nel diciannovesimo secolo in opposizione al razionalismo illuministico, il delitto appare una manifestazione criminosa mediante il loro allontanamento dalla società e il loro reinserimento sociale. Considerare l'uomo dotato di libero arbitrio o determinato nel suo agire da diversi fattori implica conseguenze opposte per quanto concerne le definizioni penali e gli interventi giudiziari. Le varie definizioni dell'uomo nei suoi rapporti con la realtà penale e criminologica racchiudono pertanto una "mentalità utopica" che consiste in un orientamento teso, in maniera parziale o totale, a rompere l'ordine prevalente, a scardinare l'esistenza. Le utopie, infatti, trascendono la situazione sociale, in quanto orientano la condotta verso elementi che la realtà presente non contiene affatto. L'utopia è un progetto di trasformazione, non un progetto irrealizzabile, ma un progetto non ancora realizzato. È in questo sforzo di realizzazione sociale che risiede la differenza tra ideologia e utopia avendo presente che, mentre questa ultima trascende la realtà e rompe i legami dell'ordine esistente, l'altra pur orientandosi verso oggetti che trascendono l'esistente, concorre al consolidamento dell'ordine di cose attuale. È senz'altro presente una "mentalità utopica" nelle diverse modalità di comprensione e di gestione della delinquenza che si riferiscono ad un ideale di società presente nella prospettiva della scuola classica e della scuola positiva. Per la scuola classica, infatti, si tratta dell'utopia rappresentata da "uomini ragionevoli" che concepiscono la loro partecipazione sociale non soltanto come diritti ma anche come doveri. La possibilità di superare il dogma del reo come essere morale assolutamente libero nelle scelte delle proprie azioni o, al contrario, il dogma del delinquente come essere determinato è stata da alcuni riposta nella considerazione dell'uomo come attore sociale.




Il comportamento umano tra interazione e organizzazione

Con l'espressione attore sociale si intende designare un soggetto che non rappresenta un'astrazione nella misura in cui è detentore di opinioni personali che sono direttamente collegate sia alla posizione che egli occupa nel contesto sociale di appartenenza che al suo vissuto personale e ai suoi progetti futuri. Affinché l'uomo possa agire con coerenza ma anche con la variabilità necessaria entro una gamma di situazioni, è indispensabile che il comportamento umano non sia visto come un insieme di risposte isolate, ma al contrario, come un modello, un organizzazione e un integrazione. In tale prospettiva il senso della nostra individualità e unicità personale può essere allora considerato il prodotto di un equilibrio dinamico tra "la tendenza verso l'esterno", volta a cogliere il nostro essere parte di tutto, e la tendenza verso l'interno, volta a percepire la totalità del nostro essere. La percezione della nostra identità personale trova negli altri la possibilità di esistere e, al contempo, scopre nel processo di differenziazione degli altri il presupposto, parimenti necessario, per poter giungere ad avere un'esperienza di sé. Risiede quindi nella ricerca di un delicato equilibrio tra processi contrapposti la possibilità di giungere allo sviluppo di una personalità adeguata, che si realizza quando la spontaneità della maturazione e l'autorità socializzante si integrano in un atteggiamento personale soddisfacente e produttivo. In questo processo di sviluppo è evidente l'importanza delle esperienze che il soggetto compie, esperienze che potranno avere effetti diversi a seconda dei momenti, dei contesti e del tipo di altre opportunità cui saranno associate. È chiaro che i mutamenti repentini e frequenti, propri della nostra società, rendono più difficile la possibilità di mettere a frutto quanto si appreso in passato al fine di mantenere il senso della continuità nel tempo. Questa difficoltà si riscontra nella popolazione giovanile. La capacità di leggere il contesto situazionale mantenendo il senso della continuità nel tempo è un processo che diviene più complicato poiché si verificano delle discontinuità a livello di comunicazione, a livello relazionale e normativo. Le modalità secondo le quali si attua il collegamento tra il ruolo delle esperienze passate, le anticipazioni future e la loro influenza su quanto si verifica nel presente non è un'operazione scontata, sicura, ma al contrario, è qualcosa che deve essere delineato e ridefinito in continuazione. Le risorse per la costruzione di se sono distribuite in maniera ineguale nella popolazione.


Responsabilità e trattamento tra famiglia e servizi sociali

In questo percorso la famiglia è un elemento di fondamentale importanza. Anche in casa i genitori devono dimostrare di avere impartito "un'educazione sufficiente ad impostare una corretta relazione". I giovani rappresentano quel particolare contesto entro cui trovano spazio passioni e interessi contrastanti che possono in conflitti di ambizioni, di progetti e di scopi. Il loro sforzo è quello di sottrarsi a ciò che è definito "l'angoscia dell'influenza", cioè l'ansia di sfuggire all'autorità della tradizione, all'autorità familiare, all'autorità del padre allo scopo di effettuare la loro autonomia attraverso la costruzione di un io con parole che siano anche solo in margine le loro. L'uomo incarna il seguente paradosso: "quello di essere, nello stesso tempo, la tessera di un mosaico relazionale - contestuale e il generatore di un amalgama la cui forma non è consegnata completamente ad alcun codice standard. La costruzione di un'identità separata con la capacità di assumere e riprodurre ruoli autonomi diviene maggiormente problematica in una società complessa come la nostra. In tal senso la giustizia dei minori deve inserirsi entro questo processo di trasformazione che comporta mutamenti sul piano sessuale, sul piano cognitivo, sul piano dell'identità, sul piano morale e sociale. Le reazioni sociali alla delinquenza minorile dovrebbero considerare allora la personalità e i bisogni specifici dei giovani posti in evidenza dai servizi sociali minorili e da ogni altro tipo di informazioni disponibile. Si dovrebbe smettere di pensare che cose simili succedono solo in famiglie "meno rispettabili". Per le fasce marginali di popolazione giovanile quali i nomadi e gli extracomunitari, non è possibile predisporre alcun progetto né un coinvolgimento dell'ambiente in cui vivono. Si tratta di ragazza destinati a divenire oggetto di forme più o meno pesanti di controllo sociale. È evidenziato che i minori nomadi subiscono forti discriminazioni nel processo. La risposta dello Stato al problema educativo dei minori che delinquono è una risposta contraddittoria perché l'intervento è tardivo, inoltre lo Stato ha abdicato alla questione del problema educativo nei confronti dei minori, delegando a tale compito i servizi sociali territoriali.


La via della comunità tra difficoltà e disimpegno

Queste strutture d'accoglienza sviluppatasi in Italia alla fine degli anni sessanta, sostengono le necessità di promuovere il superamento dell'istituzionalizzazione e la possibilità di procedere ad interventi che permettano territorialmente, l'inserimento nella vita familiare, sociale e scolastica. Entro queste comunità oggi trovano ospitalità adolescenti con problematiche assai differenziate. Crescita e formazione hanno in comune il fatto che sono processi dinamici di sviluppo. Mentre però la crescita è tutta indirizzata verso una meta definitiva, la realizzazione dell'esemplare maturo della specie, la formazione culturale mira ad acquisire una forma, l'habitus di un gruppo o di una collettività, ma questa non è mai fissata in un modello proprio della specie. Di conseguenza, la disponibilità umana al processo di formazione rimane aperta a tutti i più diversi contenuti che l'ambiente sociale propone. È infatti la società che fornisce le condizioni perché si creino degli standard interni che operano in maniera autonoma nel guidare il comportamento ed è la stessa società che indica i modi con cui si possono disattivare selettivamente gli imperativi del proprio codice morale. Mentre all'inizio sono le famiglie e la scuola che stabiliscono il confine fra lecito o illecito, poi è l'individuo stesso che sa cosa è giusto e come conciliare la propria condotta con la propria coscienza. È stata introdotta la nozione di DISIMPEGNO MORALE ponendo in rilievo come il pensiero morale sia un processo in cui regole o criteri multidimensionali sono usati per giudicare la condotta e i meccanismi che portano a forme di AUTOESONERO MORALE, vengono programmati per neutralizzare l'autocensura e preservare l'autostima. Gli adolescenti sono alla continua ricerca di identità e ricorrono ai simboli.


La formazione degli operatori tra deistituzionalizzazione e giustizia

La deistituzionalizzazione si rivela in tutta la sua complessità e fa dire agli educatori che impossibile fare a meno delle misure custodiali per alcuni giovani delinquenti. Studi e ricerche hanno evidenziato che la durata di permanenza presso questi tipi di centri non dovrebbe superare i 19 mesi poiché nei soggetti che vi restano più a lungo non si osservano significativi e positivi mutamenti rispetto a coloro che si trattengono per periodi più brevi e, la dipendenza maturata nei confronti dell'istituzione potrebbe rappresentare un ostacolo per il loro futuro reinserimento sociale. Nel nostro Paese le esigenze di specializzazione da un lato e di formazione dall'altro sono avvertite sia dagli operatori dei servizi sociali sia dai magistrati minorili e dalle famiglie.


Devianza e criminalità minorile: statistiche a confronto


Premessa

In questi decenni, per spiegare l'evoluzione e l'andamento della delinquenza minorile nel nostro paese, si faceva riferimento all'abbandono morale e materiale vissuto da molti ragazzi. In questa prospettiva va sottolineata la scarsa sensibilità del legislatore soprattutto con riferimento al trasferimento agli Enti Locali delle attività di assistenza e beneficenza pubblica. Si è attuato un programma di analisi e di studio della criminalità minorile attraverso le statistiche giudiziarie penali soprattutto con riferimento alla costruzione di una serie storica di dati che prendesse l'avvio dal 1980, epoca in cui, emerse il conflitto sul problema del decentramento dei servizi minorili.


Evoluzione della criminalità minorile

Il fenomeno della criminalità minorile è in lento e continuo aumento a partire dal 1980. Si è calcolato il quoziente di criminalità che è un rapporto tra il numero assoluto dei minorenni denunciati per la corrispondente popolazione e moltiplicando il risultato per 100.000. La popolazione minorile è in progressiva diminuzione e il numero dei minorenni denunciati raddoppia. Non ci si trova di fronte ad episodi passeggeri, ma ad un fenomeno che va consolidandosi. È vero però che aumentano i minorenni denunciati tra gli stranieri immigrati clandestinamente.


I delitti dei minori

I delitti più frequenti sono quelli contro il patrimonio seguiti da quelli contro la persona, delitti contro l'economia. Riaprendo l'analisi riguardando la criminalità degli stranieri si esamineranno i dati relativi ai minorenni denunciati di cittadinanza straniera suddivisi per nazionalità. Per esempio tra i crimini commessi da ragazzini provenienti dall'est Europa i più frequenti sono quelli contro il patrimonio, al secondo posto ci sono i delitti contro l'economia e la fede pubblica, seguiti dai delitti contro la persona e contro lo Stato. L'Emilia Romagna ha caratteristiche differenti rispetto a quelle dell'Italia nella sua globalità perché è sempre più specializzata nella produzione e nello spaccio di stupefacenti. Il numero delle ragazze denunciate è altalenante, ma è probabile che la criminalità femminile sia molto più vasta delle effettive denunce.


Il fenomeno della correità

Per quanto riguarda il fenomeno della correità, si suddivide l'analisi tra i minorenni non imputabili, di età inferiore ai 14 anni ed i minorenni imputabili, tra i 14 e i 17 anni. I minorenni fino ai 14 anni si relazionano principalmente con i propri pari negli ambienti da loro frequentati, i minorenni di età superiore si rapportano con persone di età maggiore, fenomeno che li induce ad entrare precocemente nel mondo della criminalità degli adulti.


La popolazione carceraria minorile

Il numero dei minorenni entrati in carcere è aumentato. Solo una piccola percentuale di loro è orfana. La maggioranza dei ragazzi entrati negli istituti  educativi - assistenziali non sono mai stati condannati in precedenza, stessa situazione si riscontra per i capofamiglia degli entrati.


La criminalità minorile in Europa

Diamo uno sguardo al fenomeno della criminalità minorile in Europa occidentale tramite le statistiche internazionali pubblicate dall' interpool. È difficile effettuare confronti tra i diversi paesi a causa delle diverse età in cui ogni Stato una persona è considerata minorenne o imputabile. Infatti, da una prima lettura si evince che Finlandia e Norvegia hanno una percentuale di criminalità minorile molto più elevata rispetto agli altri paesi europei. Probabilmente questo fenomeno è dovuto al fatto che la Finlandia considera minorenni persone tra gli zero e i venti anni. È pertanto faticoso fare un raffronto.


Devianza minorile zingara


Introduzione

Le caratteristiche peculiari che assume il fenomeno della devianza minorile zingara, richiedono che esso venga analizzato all'interno del più generale contesto di trasformazione e di crisi socio - culturale che sta investendo i gruppi zingari presenti attualmente nel nostro paese. Il conservatorismo che caratterizza questa etnia ha comportato che certe sue caratteristiche peculiari si siano mantenute quasi immodificate nel tempo a causa della pratica del nomadismo che, fino alla prima metà del 1900, ha portato gli zingari ad avere contatti circoscritti con le popolazioni ospitanti. Per tali motivi ignorare la dimensione diacronica quando si parla di questa minoranza etnica può portare ad aderire ad immagini stereotipate.


L'etnia zingara tra nomadismo e stanzialità

Caratteristiche comuni dei gruppi zingari

Gli zingari sono originari dell'India, da cui sono migrati intorno all' undicesimo secolo. Gli zingari non sempre sono nomadi. Ci sono diversi tipi: Sinti, Rom, Rom Khorakanè, Rom Abruzzesi e Calabresi. Hanno delle caratteristiche comuni: 1) una concezione dello spazio e del tempo connessa al nomadismo, 2) l'economia, 3) la struttura sociale, 4) le credenze magico - religiose.




Migrazioni zingare: analogie e differenze rispetto al flusso migratorio extracomunitario

Risale all'undicesimo secolo l'inizio della migrazione degli zingari dal nord - ovest dell'India. L'arrivo in Europa occidentale e la loro dispersione nei vari paesi si verifica nella prima metà del quindicesimo secolo. Il più antico documento storico fino ad ora reperito in Italia è la cronaca di un anonimo bolognese del 1422, che ne attesta la loro presenza. Politiche di deportazione, in Francia, Inghilterra, Spagna e Portogallo portò gli zingari in altri continenti (Africa, America, Australia). Un altro spostamento legato ad eventi storici è quello avvenuto alla fine della seconda guerra mondiale, quando la modifica delle frontiere indusse i Rom della Venezia Giulia e della Slovenia a trasferirsi nel nord Italia. Attualmente una nuova migrazione è in corso sempre verso l'occidente, iniziata alla fine degli anni sessanta dalla Iugoslavia e dalla Polonia, è andata aumentando in seguito alla crisi che ha coinvolto l'est Europa. Tra la fine del XV e il XVIII secolo si moltiplicano in tutta Europa i provvedimenti di espulsione che rimangono peraltro spesso inoperanti, anche se accompagnati da minaccia di gravi punizioni. Durante il settecento diversi sovrani Illuminati decretarono il venir meno dei provvedimenti repressivi verso gli zingari, purché essi fossero disposti a rinnegare i segni della loro specificità etnica. Iniziò allora una politica di tentata assimilazione, cui gli zingari non si sono mai adattati, tesa all'omologazione rispetto alle varie culture nazionali. Il terzo Reich progettò uno sterminio contro di loro. Alcune caratteristiche che li differenziano dalla migrazione extracomunitaria sono: l'esiguità del loro numero, la non richiesta dei servizi sociali, la tipologia dei loro mestieri tradizionali. Le trasformazioni in corso nel mondo zingaro stanno facendo emergere atteggiamenti intolleranti dei residenti italiani nei confronti delle presenze zingare.


Struttura sociale

Il nomadismo ha influito fortemente sull'organizzazione sociale zingara. Non esistono re o regine zingare perché un potere centralizzato non si concilierebbe con la loro frammentazione sociale. Per loro l'unità economica e sociale di base è la famiglia. La KUMPANIA è il raggruppamento di un numero variabile di famiglie, non necessariamente imparentate fra loro, che si uniscono e si spostano collettivamente perché unite da interessi economici, non è un'organizzazione fortemente strutturata. Vica è più stabile, è un gruppo parentale che può comprendere un numero considerevole di persone (100/200). KRIS è un organo giudiziario che ha la funzione di ristabilire l'ordine nella struttura sociale, fanno parte gli anziani e non le donne.


Attività lavorative tradizionali

Nelle scelte dei vari mestieri da praticare gli zingari si sono adattati ai bisogni locali riempiendo i vuoti laddove l'artigianato o il commercio non erano sufficientemente sviluppati. Una delle loro professioni principali era il commercio dei cavalli, o professioni artigianali, collegate alla lavorazione dei metalli, commercio ambulante, circo. Elemosine pubbliche o private.

Categorie criminologiche e reciproci pregiudizi

La storia dell'etnia zingara si caratterizza per l'attribuzione a questo popolo di una serie di misfatti. Fra tutti i viandanti gli zingari erano i più temuti. Le accuse rivolte loro dagli stanziali riguardavano una numerosa serie di crimini, alcuni dei quali effettivamente commessi altri attribuiti in modo del tutto ingiustificato. L'immagine ricorrente era quella dello zingaro ladro. Il furto era una prerogativa femminile.


La crisi socio - economica degli zingari e tentativi di assimilazione

Fino ad alcuni decenni fa un'economia capitalistica ancora in via di sviluppo ha consentito agli zingari di mantenere una propria autonomia economica attraverso l'esercizio delle varie attività tradizionali. L'attuale organizzazione economica, invece, rende poco redditizia tale attività comportando una modificazione nella qualità di interazione fra gli zingari e gli stanziali. Nell'immediato dopoguerra gli zingari riuscivano ancora a vendere i propri prodotti e servizi. La fase attuale è caratterizzata da un'accelerazione del processo di sedentarizzazione. C'è una certa incompatibilità tra la cultura zingara e la società industriale italiana.


La devianza minorile zingara. Peculiarità del fenomeno

C'è un notevole incremento dei reati contro il patrimonio compiuto da minorenni appartenuti a questa etnia. Il furto a danno degli stanziali non è considerato reato all'interno del gruppo per questi motivi: 1)il furto è un'iniziazione alla vita adulta, 2) non c'è il senso della proprietà privata, 3)il furto è commesso ai danni dei soggetti esterni al gruppo contro i quali si nutrono forti pregiudizi. Il progressivo processo di sedentarizzazione fa si che il minore zingaro abbia contatti sempre più frequenti con la società ospitante, il giovane zingaro si trova così a far fronte ad una situazione ibrida.


Risposte giudiziarie e comportamenti processuali dei minori

Le risposte giudiziarie alla delinquenza minorile zingara sono state perlopiù di carattere repressivo o contenitivo. Tale risposta presuppone che si confidi nella capacità del minore di ribellarsi al suo sistema familiare e sociale. Tale speranza è poco fondata.


Intervento educativo comunitario

Fra le varie difficoltà operative che sono emerse nello svolgimento della vita comunitaria, la prima era quella di iniziare una comunicazione con i ragazzi zingari. Molti ospitati fin dal momento dell'accoglienza hanno spesso messo in atto atteggiamenti di rifiuti comunicativi.







Privacy




Articolo informazione


Hits: 1918
Apprezzato: scheda appunto

Commentare questo articolo:

Non sei registrato
Devi essere registrato per commentare

ISCRIVITI



Copiare il codice

nella pagina web del tuo sito.


Copyright InfTub.com 2024