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Storia dell'Ebraismo - L'Ebraismo dalle origini al post-esilio

religione



Storia dell'Ebraismo



L'Ebraismo dalle origini al post-esilio


Le origini: 1800 a.C.



Abramo, primo patriarca del popolo "eletto", fu chiamato da Dio. Verso il 1800 a.C. circa, Abramo partì dalla sua città, Ur, nella Mesopotamia, e si trasferì nella terra di Canaan, detta molto più tardi Palestina (nome derivato dai Filistei). Abramo ed i suoi figli Isacco e Giacobbe adoravano Dio sotto vari nomi, il principale dei quali era Elohim. Giacobbe ed i suoi dodici figli - capostipiti delle dodici tribù d'Israele - spinti dalla carestia, si recarono in Egitto dove si stabilizzarono. Successivamente furono trattati come schiavi e sfruttati per la costruzione di città e di magazzini per l'ammasso del grano.


La liberazione dalla schiavitù: 1250 a.C.

Dio, che non aveva dimenticato il suo popolo, suscitò Mosè, che liberò gli Ebrei dalla schiavitù e fece di loro un popolo ed una nazione. Mosè fu uno degli uomini più grandi della storia. A lui Dio si manifestò sotto il nome nuovo: "Io sono colui che sono".

Il tetragramma (JHWH) non può essere pronunciato, e quando si leggevano le Scritture ad alta voce era sostituito dal termine Ebraico Adonai, che significa "Signore". Gli studiosi della Bibbia della scuola babilonese e palestinese lo vocalizzarono utilizzando le vocali di Adonai, la qual cosa dette origine alla malformazione Geova. JHWH era pronunciato probabilmente "Jahwhè".

Mosè fu scelto quale guida del popolo Ebraico nel passaggio del Mar Rosso e nel cammino attraverso il deserto. Per mezzo di lui Dio stabilì un patto di alleanza con il suo popolo e gli consegnò i 10 comandamenti, che, scolpiti su due tavole di pietra, furono posti nell'arca portata dagli Ebrei nelle loro peregrinazioni.

I 40 anni trascorsi nel deserto contribuirono a consolidare tra i discendenti delle 12 tribù l'unità nazionale che fu poi la causa 232j91c prima della loro successiva grandezza. Mosè tuttavia non vide la Terra Promessa.


L'occupazione della Terra Promessa

Fu Giosuè a guidare gli Ebrei alla conquista della Palestina. Ha inizio così il periodo dei Giudici (sec. XIII a.C.). In seguito, di fronte ai continui attacchi delle popolazioni circostanti (Filistei, Medianiti, Edomiti, Moabiti, ecc.) gli Ebrei si organizzarono in regno sotto la guida di Saul, a cui successe Davide e poi Salomone (circa 925 a.C.). Alla morte di quest'ultimo divamparono le guerre civili che condussero alla formazione del regno di Israele a Nord, con capitale Samaria (distrutto, poi, nel 721 a.C. da un re assiro) e del Regno di



Giuda a Sud, con capitale Gerusalemme, distrutta nel 586 a.C. ad opera di Nabucodonosor II.


L'esilio ed il post esilio (Inizio del giudaismo)

La deportazione e l'esilio del popolo Ebraico si protrassero dal 586 al 538 a.C. quando Ciro il Grande, con un editto, ordinò la ricostruzione del tempio con i fondi pubblici e la restituzione degli arredi sottratti da Nabucodonosor come bottino. Gradualmente si ricostituì la comunità Ebraica. Ne furono artefici, tra gli altri, Zorobabele, Esdra e Neemia. Di Zorobabele parlano Aggeo e Zaccaria. Egli era governatore di Gerusalemme e, come tale, curò che l'opera di ricostruzione procedesse secondo la volontà del suo re. Suscitò molte speranze nella restaurazione di un futuro e risorto regno davidico, poiché era nipote del re Ioakin, il 19° re di Giuda, deposto da Nabucodonosor dopo la conquista di Gerusalemme e deportato a Babilonia. Questo è l'unico caso in cui dei profeti abbiano collegato l'attesa di un futuro "Messia" con una figura storica contemporanea. L'impulso verso la riorganizzazione della vita sociale e religiosa venne anche da Esdra e Neemia, due saggi governatori, di cui è però incerta la cronologia. Per due secoli Gerusalemme fu una piccola provincia dell'impero persiano. Sconfitti i persiani da Alessandro Magno, la Palestina fu sottomessa prima ai Tolomei, signori dell'Egitto, poi ai Seleucidi, che regnavano sulla Siria, subendo un processo di ellenizzazione da parte di Antioco Epifanie. Ciò determinò la rivolta dei Maccabei, i quali liberarono la Giudea e diedero inizio ad un nuovo stato. Ripresero, però, le discordie interne, questo fatto determinò l'intervento dei Romani.



Il giudaismo


Dalla dominazione romana ai giorni nostri

La potenza romana era apparsa in Siria-Palestina nel 64 a.C. ed aveva sconfitto il regno dei Seleucidi. Essa diede un nuovo assetto alla storia d'Israele. Dopo vari interventi militari, Pompeo nel 63 a.C. riordinò radicalmente la Siria-Palestina ponendo sotto l'autorità del sommo sacerdote di Gerusalemme la Giudea, l'Idumea e la Galilea centrale, naturalmente con il controllo del governatore romano della Siria. Nel 40 a.C. l'idumeo Erode il Grande ebbe da Roma il riconoscimento del titolo di re vassallo, e dal 27 al 4 a.C. regnò su tutta la Palestina con abilità, magnificenza e crudeltà, nella sottomissione totale ai capi di Roma. Alla sua morte esplosero lotte per la successione che videro ora l'uno ora l'altro dei pretendenti (Archelao, Erode Antipa, Filippo) richiedere l'appoggio dei Romani.

Durante il regno di Erode Antipa, mentre era procuratore Romano Ponzio Pilato, fu processato e messo a morte Gesù Cristo.

Nel 70 d.C. scoppiò una rivolta violentissima, sempre guidata da fanatici che sognavano l'autonomia del popolo eletto. La repressione di Tito fu feroce:


Gerusalemme venne distrutta ed i vincitori portarono come trofei gli arredi sacri del tempio di Gerusalemme, di cui rimase solo quella parte che oggi viene comunemente chiamata "Muro  del Pianto".

Un'altra rivolta fu domata da Adriano (132-135 d.C.).

Da quel momento, fino al 1948, la storia degli Ebrei è quella di un popolo che è unito dalla stessa fede, dalla stessa legge e dallo stesso rituale del culto, ma è senza patria. Gli Ebrei si trovano di volta in volta coinvolti in grosse forme di repressione e di persecuzione (sono espulsi dalla Spagna nel 1492; sono istituiti per loro i ghetti nel 1565; subiscono massacri nell'Europa orientale nei secoli XVII-XX; l'antisemitismo nazista di Hitler ne stermina circa 6 milioni) o vivono in pace nei periodi di tolleranza. Nel 1948, per decisione dell'O.N.U., viene ristabilito la stato di Israele che, tuttavia, non riesce a trovare pace per le tensioni e le contese con popoli arabi e palestinesi, per sanare le quali da molto tempo si trascinano proposte, incontri, mediazioni, provocazioni militari ed attentati terroristici. Nonostante la formazione di tale stato, non è finita la diaspora degli Ebrei nel mondo: nuclei consistenti rimangono negli Stati Uniti, in Russia, Francia, Gran Bretagna, ecc.


Le scuole dottrinali del giudaismo

Nonostante la dispersione e la mancanza di un tempio, di uno stato, di un governo e di una terra, il popolo giudaico - con il saldo legame della Torah (i libri biblici che formano il Pentateuco) - fu in grado di foggiarsi una sua cultura e di mantenere viva la propria religione in migliaia di sinagoghe sparse per il mondo, attraverso tanti maestri che continuarono l'opera dei loro predecessori. Anche il sinedrio - supremo tribunale politico, religioso e giudiziario - si mantenne attivo in Palestina fino al 425 d.C., e da Gerusalemme si trasferì prima a Javne (o Jamnia) e Sefforis, poi a Tiberiade, sebbene dopo il 70 d.C. i Romani non gli avessero riconosciuto alcun potere civile (e fu detto perciò "sinedrio accademico"). L'insegnamento e la trasmissione della Torah avveniva attraverso due metodi: quello del midrash e quello del mishnah. Il midrash è il metodo tradizionale di esegesi[1] biblica fatta sul testo scritto che mira all'analisi ed all'applicazione delle norme bibliche (midrash accademici) od all'amplificazione edificante e narrativa (midrash omiletici ) e che produce kalakhah (norma legale), o haggadah (narrazione). La mishnah è il metodo della raccolta sistematica della legge orale Ebraica. Considerata di origine sinaitica (come la legge scritta), la legge orale si viene formando attraverso l'esegesi rabbinica dei testi biblici. Da tale esegesi ha avuto origine nei secoli III - V d.C. il Talmud.




Le scuole giudaiche

La scuola di Javne

La scuola di Javne si dedicò con grande fervore a conservare il corpo di leggi ed insegnamenti tradizionali redigendoli in forma di mishnah, cioè di codificazione sistematica ed apodittica[3]. Grande maestro fu Rabbi Akiba (50-135 circa) che iniziò il lavoro di sistemazione della legge tradizionale col metodo della mishnah rendendola più accessibile ai discepoli. In questa scuola fu portato a termine il processo di canonizzazione dei testi Ebraici che costituiscono ancor oggi la Bibbia Ebraica. Akiba incaricò, inoltre, il convertito aquila di tradurre i sacri testi in greco, ma di questa traduzione rimangono solo alcuni frammenti.


La scuola di Rabbi Giuda

Il sinedrio accademico raggiunse il suo fulgore sotto la guida di Rabbi Giuda (135-217), figlio di Simone Gamaliele, che redasse la mishnah in un Ebraico puro e scorrevole, fissando la legge ma lasciando ampia possibilità di ricerca e di studio ulteriore.


La scuola di Babilonia

Con Abba Arika (175-247), discepolo di Rabbi Giuda, sorse la famosa scuola di Sura, che, assieme ad altre scuole, mantenne e sviluppò le tradizioni della dottrina giudaica. Il testo di studio era quello di Rabbi Giuda, ma i maestri (amoraim = coloro che parlano) ne interpretavano il contenuto, discutendone il significato, cercando di conciliare le contraddizioni e di risalire dai suoi insegnamenti alla Scrittura. Ad essi toccava il compito di formulare nuovi giudizi legali per risolvere i problemi scaturiti dalle mutate condizioni di vita. Questa notevole attività intellettuale si cristallizzò nella Gemara (compimento). La Gemara ed il Mishnah costituiscono il Talmud (da una radice Ebraica che significa studiare).

Il Talmud è l'insieme di riflessioni morali, apologhi[4], omelie, meditazioni sapienzali , storie e leggende del passato di Israele, visioni del suo futuro e di salvezza messianica universale.Vi sono poi numerosi detti che rivelano una conoscenza notevole in campo astronomico, medico, geometrico, botanico, scientifico.

I Masoreti (coloro che trasmettono) assolsero il compito di rendere più agibile il testo biblico nel quale mancavano vocali e segni di interpunzione, integrandovi le vocali, i punti, gli accenti, la pronuncia, il collegamento delle


parole, la divisione delle frasi e dei periodi. Notarono anche tutte le varianti e le particolarità, contarono le lettere ed i versi nei diversi libri, calcolarono il più precisamente possibile parole, espressioni, ortografia. La rivalità culturale, che era rimasta sempre accesa tra la scuola di Palestina e la scuola di Babilonia, si risolse a favore della Massora palestinese, che impose il suo Codice, ritenuto modello fondamentale della Bibbia Ebraica. Scuole talmudiche sorsero un po' dovunque: in Africa, in Egitto, in Italia, in Germania, in Spagna. Qui, sotto la protezione di Ibn Shaprut, ministro del califfo di Cordova e mecenate munifico di dotti Ebrei, si sviluppò un centro di dottrina Ebraica. Fiorirono la ricerca intellettuale e scientifica, la poesia e la letteratura, la filosofia e l'esegesi biblica. Gli esponenti più prestigiosi furono Shelomoh ibn Gebirol (1021-1069 circa) Giuda Haleui, un poeta dolcissimo (1075-1141 circa) e Mose ibn Ezra di Granata (nato nel 1060 circa).


La scuola filosofica giudaica

La tendenza razionalistica, della quale c'è già traccia nella Bibbia (lo spirito del dubbio dell'Ecclesiaste, caratteristico della filosofia), permise ai maestri di Israele di pervenire ad una concezione spirituale di Dio, nonostante gli antropoformismi di cui la Bibbia abbonda, ma che servono all'uomo per imprimere nella mente, attraverso metafore, il carattere personale di Dio. Il concetto di spiritualizzazione di Dio divenne così fondamentale che si usò il termine Memra (parola) per indicarlo. Il movimento filosofico giudaico iniziò in Alessandria verso il II sec. a.C. Il più famoso rappresentante fu Filone (25 a.C.-40 d.C. circa) che si propose di conciliare la teologia con la filosofia greca. Egli tento di risolvere il problema suscitato dalla tendenza platonica di mettere Dio ad una incommensurabile distanza, con l'insegnamento biblico secondo cui Dio è intimamente interessato al mondo che Egli ha creato per un atto di volontà. Giuda Halevi, vissuto a Toledo (1075-1141 circa), oltre che filosofo della religione si può considerare il poeta più grande dai tempi della Bibbia, per avere espresso negli stupendi canti di Sion la tenace nostalgia della sua patria lontana, considerata da lui il cuore delle nazioni". Ma Mosè Maimonide fu sinceramente il genio religioso più eccelso del suo tempo. Nato a Cordova nel 1134, ebbe la massima devozione per Aristotele, che egli considerava, dopo i profeti, il più alto rappresentante delle facoltà umane. La sua concezione della conoscenza lo portò ad affermare che la profezia è una facoltà naturale che chiunque può acquisire, con la necessaria preparazione e la perfezione spirituale ed intellettuale. La sua "Guida dei Perplessi" suscitò non poche polemiche. Fu oggetto di studio anche da parte dei filosofi cristiani, come Tommaso d'Acquino.


Il misticismo giudaico

Dopo il XIV sec, fu usato il termine Qabbalah (tradizione) per indicare un insegnamento religioso in origine tramandato di generazione in generazione,


dapprima come dottrina segreta affidata a poche privilegiati e poi come studio al quale si dedicarono apertamente tutti.

Il perno di questo misticismo fu la concezione secondo cui l'uomo è stato creato da Dio per collaborare con Lui, che lo ha dotato delle capacità e dei mezzi necessari per controllare e ridurre le cose ai propri fini ed a quelli della creazione. La caratteristica del misticismo giudaico è l'orientamento messianico. La creazione, animata ed inanimata, travagliata da una lotta universale per la redenzione del male che in qualche modo è entrato nel mondo, troverà la salvezza nell'avveramento del regno di Dio, con l'avvento messianico.

La Qabbalah speculativa (che si sviluppò in Provenza nel sec. XII, raggiungendo il massimo splendore nella Spagna nel sec. XIV) si fonda su una lettura mistico-segreta della Torah, e tende a recuperare le verità che i primi uomini conobbero all'inizio della storia umana e che poi furono occultate dai loro discendenti. Il maggior qabbalista è Iizchaq Luria (1534-1572). I temi centrali della letteratura qabbalistica riguardano la natura di Dio, l'origine dell'universo da Lui, il ritorno a Lui di tutte le cose attraverso varie mediazioni.

Il testo fondamentale è lo Zohar (Splendore) che viene terzo dopo la Bibbia ed il Talmud. Dopo l'espulsione degli Ebrei dalla Spagna (1492), lo Zohar fu per gli esuli fonte di forza e di speranza, nella certezza che - oltre le tragedie delle persecuzioni - ci sarà il trionfo finale del bene.


Il Giudaismo moderno

Sotto l'influsso dell'Illuminismo (corrente filosofica che caratterizzò il sec. XVIII), si svilupparono alcune correnti del Giudaismo moderno.


Il Giudaismo liberale (che ebbe come esponente Moses Mendelsshon 1729-1786) fondò l'intera religione, con il suo contenuto dogmatico e morale, sulla ragione. Il Mendelsshon, nella sua opera Jerusalem, sostenne che l'essenza della religione è costituita dalle verità generali (che ogni uomo può

raggiungere con la ragione) e dalla legge morale (la Torah) che la ragione può scoprire e giustificare con le sue forze.

Il Giudaismo riformista, sviluppatosi in Germania e diffusosi in America, tentò di adattare il culto e le credenze ai modelli cristiani e razionalistici fino a sostituire il sabato con la domenica, l'Ebraico con l'inglese, il tedesco o altre lingue moderne, ad abolire la segregazione dei sessi e la preghiera a testa coperta, ecc.

Il sionismo fu la conseguenza delle continue persecuzioni e delle massicce emigrazioni degli Ebrei verso l'Occidente o verso gli Stati Uniti. Praticamente fondato sull'antica speranza in un ritorno nella terra palestinese. Trovò il suo profeta in Theodor Herzl (1860-1904) e, dopo il Congresso di Basilea (1897), divenne un interlocutore internazionale, tanto da ottenere consensi con la dichiarazione di Balfour (1917) e, nel 1947, la decisione dell'O.N.U. della spartizione della Palestina in due stati: arabo ed


Ebraico. Lo stato di Israele fu proclamato il 14 maggio 1948, anche se la pace tra arabi e palestinesi è ancora ben lontana dal concretarsi in modo definitivo.



Dal greco εξήγησις derivato di εξηέομαι "guidare, spiegare, interpretare" - Interpretazione critica di un testo (Dal "Conciso" Treccani)

Dal latino tardo homileticus ed homiliticus, dal greco ομιλητικός "che riguarda la conversazione, socievole" - Termine  ecclesiastico: di omelie (Dal "Conciso" Treccani)

Dal latino tardo apodicticus, dal greco αποδεικτικος "dimostrativo" - Inconfutabile, dogmatico (Dal "Conciso" Treccani).

Dal latino apologus, dal greco απόλογος "racconto" - Breve racconto caratterizzato da uno spiccato senso allegorico e morale (Dal "Conciso" Treccani).

Dal latino tardo sapientialis - Che riguarda la sapienza, che s'ispira alla sapienza, che tratta della sapienza: Letteratura sapienzale, il complesso degli scritti che contengono massime, proverbi, sentenze, precetti a guida del comportamento morale o della vita pratica; Libri sapienzali, gruppo di libri dell'Antico Testamento (Dal "Conciso" Treccani).

Derivato di Messia, sul modello dell'inglese messianic e del francese messianique - Che si riferisce al Messia, o ad un Messia (Dal "Conciso" Treccani).





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