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Relazione sostitutiva della verifica in itinere sul tema: DONNE , LAVORO E FAMIGLIA

pedagogia






UNIVERSITA' STATALE DEGLI STUDI - CASSINO






Facoltà di lettere e filosofia


Corso di Laurea in Scienze dell'Educazione




Relazione sostitutiva della verifica in itinere sul tema:


DONNE , LAVORO E FAMIGLIA





















INDICE



Glossario.......... ..... ...... ... pag. 3



Note al glossario..............................pag. 5




Donne, lavoro e famiglia



Presentazione.......... ..... ...... pag. 6



La crisi della famiglia.........................pag. 7


Famiglia, famiglie e modelli di famiglia ..................pag. 11


Donna e lavoro..........................pag. 13


Perché il figlio unico....................... pag. 18


Estinzione della società fraterna................... pag. 22


Fertilità, partecipazione femminile al lavoro: effetti delle politiche sociali...pag. 24


Conclusione........................... pag. 26


Bibliografia........................... pag. 27

















GLOSSARIO



ASSIOLOGIA  - Teoria dei valori, più particolarmente teoria dei valori

etici (1)


DENATALITA'    - Fenomeno che interessa tutti i paesi occidentali.

E' squilibrio tra nascite e decessi e al tempo stesso causa

ed effetto di numerosi problemi sociali, economici,

politici


DENATALITA'    - Tendenza delle nascite a diminuire nel tempo, con

conseguente riduzione di rapporto tra nascite e decessi


DONNA    - Dal latino domina ( signora, padrona), a sua volta derivato

da domus ( casa). Ogni essere umano di sesso femminile,

considerato rispetto alle sue qualità intellettuali, morali

o alla posizione che occupa


DONNA    - In ambito psicologico l'identità femminile è definita

partendo dalla funzione sessuale e dalla differenza biologica

tra i due sessi


EMANCIPAZIONE - Processo attraverso il quale persone o gruppi, considerate

immature o ineguali, acquisiscono prima l'uguaglianza

giuridica, poi quella sociale


FAMIGLIA    - Dal latino famulus, termine che indicava originariamente

la "convivenza di servi in una stessa dimora" e che è passato

poi ad indicare tutti quelli che vivevano sotto l'autorità del

paterfamilias


FAMIGLIA    - Nucleo comunitario che unisce due individui di sesso

differente e la loro prole. Essa è considerata l'unità base

di ogni gruppo sociale


FAMIGLIA   - Insieme di persone unite tra loro da legami di parentela, di

affetto, di servizio o di ospitalità che vivono sotto lo stesso

tetto


FAMIGLIA    - Istituzione sociale primaria per eccellenza nella quale

vengono soddisfatti bisogni primari dell'uomo e della

donna








FAMIGLIA    - Spazio di vita in cui le persone si aprono nella loro più

profonda intimità; vivono relazioni dettate da ineguagliabili

vincolo d'amore; sperimentano il senso della gratuità e della

donazione disinteressata


IDENTITA' DI GENERE   - Qualità distintive tra uomo e donna definite socialmente e

culturalmente


IDENTITA' DI GENERE   - Differenze di atteggiamento e di comportamento tra gli

uomini e le donne


INDIVIDUALISMO - Dottrina o sistema di pensiero che pone al centro della propria

considerazione il singolo essere umano, di cui sono

accentuati gli aspetti di separatezza bei confronti della

società. In particolare, l'individualismo morale afferma la

autonomia e l'indipendenza dell'individuo, come essere

capace di produrre la norma del bene e del male e di

contenere in sé il criterio della valutazione delle proprie

azioni, senza riferimento a un'entità superiore o a una

comunità di soggetti


LAVORO - Dal latino labor ( pena, fatica), indica in senso lato attività del

corpo e della mente con cui si rende disponibile ciò che

immediatamente non lo è


LAVORO - Il lavoro è una specifica realtà dell'uomo, con la quale egli

domina e trasforma la natura circostante.Quale esperienza

specifica della persona, esso partecipa alle sue ricchezze

spirituali e delle sue forze fisiche.

Esso va di pari passo con lo sviluppo della personalità,

in interazione con l'ambiente


MATERIALISMO - Dottrina filosofica che afferma solo l'esistenza delle cose

materiali, escludendo invece l'esistenza di entità spirituali

o sovrannaturali


MATRIMONIO - Dal latino matrimonium, termine che indicava il cambiamento

status della donna


MATRIMONIO - In sociologia, legame elettivo legittimato legalmente e/o

religiosamente tre due persone di sesso diverso, fondato sulla

comunità sessuale ed affettiva


RUOLO    - Dal latino rotulus ( rotolo, registro), trasformato nel francese

role. Atteggiamento di un individuo legato alle sue funzioni

all'interno di un gruppo o sistema sociale









SOCIETA' FRATERNA  - Gruppo dei fratelli che costituisce un "insieme" singolare della

realtà domestica, sia a livello relazionale che educativo





























NOTE AL GLOSSARIO





  1. AA.VV, Enciclopedia della filosofia e delle scienze umane, Novara, De Agostini

1996, p. 69;


  1. L. PATI, Pedagogia familiare e denatalità, Brescia, La Scuola, 1998. p. 7;

  1. L. VOLPICELLI ( a cura di ), Enciclopedia di psicologia e pedagogia, vol.II, Trento, Procaccianti , 1976, p. 427;

F. BARTOLETTA, Scienze dell'educazione, Napoli, Conte, 1995, p. 145;


  1. AA.VV, Enciclopedia della filosofia e delle scienze umane, Novara, De Agostani,

1996, p. 233;


6. AA.VV., Grande Enciclopedia Vallardi, vol VI, Milano, Vallardi , 1964, p.279;


7. P. BOCCIA, Psicologia generale e sociale, Napoli, Liguori , 1999, p. 338;


  1. L.TRISCIUZZI, C. BILLI, Psicologia generale e pedagogia, Firenze, Giunti, 1994,

p. 169;


9. A. BARGNASCO, M. BARBAGLI, A. CAVALLI, Corso di sociologia, Bologna, Mulino

1997. p. 425;


10. F. BARTOLETTA, Scienze dell'educazione, Napoli, Conte Editori, 1995, p. 71;


11. A. BARGNASCO, M.BARBAGLI, A.CAVALLI, Corso di sociologia, Bologna, Mulino

1997, p. 347;


IBIDEM, p.349;


R. BODEI, Scomposizioni. Forme dell'individuo moderno, Torino, Einaudi , 1987,

pp. 246-248;


14. AA.VV., Enciclopedia della filosofia e delle scienze umane, Novara, De Agostini ,

1996, p. 512;


15. N GALLI, Pedagogia della famiglia ed educazione degli adulti, Milano, Vita e Pensiero

2000, pp. 31-32;












F. OCCHIPINTI, Logos, Milano, Einaudi , 2005, p. 587;


P. BERTOLINI, G. BALDUZZI, Corso di pedagogia e scienze dell'educazione, cap. AS/7, par. 8.3, Bologna, Zanichelli , 1992;


AA.VV., Enciclopedia della filosofia e delle scienze umane, Novara, De Agostini , 1996, p. 588;


19. A. BARGNASCO, M.BARBAGLI, A.CAVALLI, Corso di sociologia, Bologna, Mulino

1997, pp. 162-170;


20. A. BARGNASCO, M.BARBAGLI, A.CAVALLI, Corso di sociologia, Bologna, Mulino

1997, pp.438-445



L. PATI, Pedagogia familiare e denatalità, Brescia, La Scuola , 1998, pp. 101-139.










Donne, lavoro e famiglia





PRESENTAZIONE



Scopo del presente lavoro è offrire spunti di riflessione sulla odierna società, sul matrimonio, sulla famiglia e sulle donne lavoratrici, costrette a conciliare i tempi e le responsabilità dei ruoli diversi che è chiamata a svolgere.


Nei primi due paragrafi viene esaminata la trasformazione del matrimonio e della famiglia nei paesi occidentali e le varie tipologie di organizzazione familiare presenti oggi.

Nei paragrafi terzo, quarto e quinto, avvalendosi delle ultime ricerche demografiche, si delinea la situazione della donna lavoratrice e di come questa possa condizionare o determinare le sue scelte procreative, sempre più orientate verso un unico figlio. Il che ha un costo elevato, in quanto, oltre a causare denatalità, calo demografico e progressivo invecchiamento della società, determina anche la scomparsa della società fraterna.

Il sesto paragrafo affronta il diretto rapporto tra fertilità e partecipazione della donna al mondo del lavoro, nonché le possibili politiche sociali che incentivino la disponibilità alla procreazione.

Nella conclusione, infine, vengono delineate alcune riflessioni .













1. LA CRISI DELLA FAMIGLIA



La crisi della famiglia, almeno di quella tradizionalmente intesa, è oggi un'evidenza ( e un'emergenza) sotto gli occhi di tutti : opinione pubblica, ricercatori, studiosi di pedagogia ed altre discipline ad essa afferenti ( in particolare psicologi , sociologi,demografi).

Ricerche, studi, riflessioni teoriche mettono in evidenza profondi cambiamenti di questa istituzione che riguardano sia gli aspetti morfologici/strutturali sia gli aspetti valoriali e relazionali su cui fonda la vita di coppia, sia, infine, il problema della delicata , imprescindibile, insostituibile funzione educativa genitoriale.


Questi fenomeni sono caratterizzati da una palese discontinuità con un passato, non molto remoto, in cui la famiglia era un'istituzione monolitica, solida: un gruppo umano più o meno allargato con regole, leadership, meccanismi comunicativi stabiliti da chi (quasi sempre uomini) deteneva l'autorità e il compito di governarla.


La famiglia idilliaca, tradizionale, numerosa che ha caratterizzato tutti i paesi occidentali, non c'è più.


Al posto della famiglia tradizionale c'è una miriade di organizzazioni all'insegna della labilità e della frammentarietà, della scelta di non scegliere soluzioni definitive ed irrevocabili.

Precarietà, parcellizzazione, individualismo, edonismo, perdita della dimensione collettiva a favore della dimensione individuale sono fattori dominanti nell'attuale cultura e nei comportamenti sociali.

Inoltre, si assiste al fenomeno, squisitamente italiano, dell'allungamento della fase della giovinezza, che si traduce con il procrastinare il passaggio alla vita adulta, con conseguente dilazione nel tempo di scelte di vita. La famiglia d'origine funge, sempre più, da ammortizzatore sociale.

Eppure, da ricerche effettuate, sembra che per i giovani d'oggi il matrimonio sia ancora un valido riferimento, un luogo di protezione e di intimità.




Ma i giovani procrastinano la scelta matrimoniale e familiare subordinandola al raggiungimento della certezza lavorativa, alla auto-realizzazione professionale ed individuale, ad una situazione economica solida. Prima il lavoro, quindi, e poi il matrimonio.

Dalla seconda metà del '700 e fino alla prima metà del '900, la famiglia si fondava su due pilastri


esclusività del rapporto sessuale tra coniugi

indissolubilità del vincolo matrimoniale


che avevano le loro radici su una concezione axiologica, normativa.


Oggi questi valori appaiono sfuocati e arcaici: l'attuale immagine della famiglia è decisamente più sfaccettata e complessa.


La crisi attuale non riguarda soltanto le forme di aggregazione nuove ( famiglie di fatto, ricomposte, monoparentali, ecc.) rispetto al prima, ma anche la famiglia tradizionale , ossia quella struttura storicamente e socialmente consolidata e diffusa, che ha accompagnato lo sviluppo della civiltà occidentale.

La famiglia è una struttura sociale che si trasforma e si adatta alle condizioni in cui si trova ad esistere.

Le ricerche/scoperte scientifiche ci insegnano che le mutazioni, oltre ad imprimere agli organismi caratteristiche strutturali diverse da quelle del passato,passano attraverso vere e proprie 'crisi evolutive', sviluppando nuove funzioni e facoltà.

La società globalizzata, l'individualismo, la precarietà disegnano scenari quotidiani inediti ed inquietanti, per far fronte ai quali la persona elabora strategie di adattamento, nuovi bisogni e desideri, che possono stravolgere completamente le fondamenta della famiglia.


L'attuale situazione socio-economico-culturale presenta una complessità tale che spesso emergono contraddizioni, dissonanze, perdita di equilibrio, disorientamento e spinte notevolmente divergenti tra di loro.



Si parla , ad esempio, di dominanza dell'individualismo-egoismo sulla dimensione sociale e collettiva, cui si può far corrispondere una progressiva trasformazione dei legami sociali.

E, se da un lato, il processo di individualizzazione può favorire l'apertura verso l'autonomia, l'emancipazione da vincoli e condizionamenti, favorendo la piena esplicazione di un individuo, dall'altro esso può incarnare il paradosso per cui tutto deve essere calcolato, programmato, adattato sulla base degli imperativi imposti dal mercato del lavoro, dal sistema formativo, dai mass-media.


E ciò vale anche per la famiglia ed i suoi componenti.

In tempi non lontani, il rapporto tra singoli individui e famiglia era per lo più indivisibile e, nel caso femminile, poteva variare solo con il matrimonio. La famiglia esercitava una funzione di sopravvivenza per i suoi membri e la loro interdipendenza garantiva la coesione.

Oggi la famiglia è diventata elastica : l'individuo può staccarsi da essa senza intaccare la sua sopravvivenza e il compito di determinare e rendere duraturi i rapporti familiari spetta ai singoli soggetti, che godono di maggiore autonomia personale.


L'emergere dell'individuale a discapito del collettivo non ha, però ( viste le recenti indagini ISTAT e varie altre ricerche) intaccato il valore dei legami familiari nelle storie individuali: l'ambiente domestico permane come luogo di intimità, sicurezza; come luogo per ritrovarsi, stare insieme alle persone care, coinvolgere e farsi coinvolgere emotivamente.


Il fenomeno della precarizzazione giovanile è altro aspetto derivante dalla globalizzazione.

Il mercato del lavoro impone nuovi canoni rispetto ai tradizionali : mobilità, flessibilità, adattamento, disponibilità al cambiamento, formazione permanente. Canoni che, nel caso di scelte del soggetto, possono dar luogo ad un'autentica autobiografia esistenziale, ma che, nel caso di costrizione/obbligo (pena l'esclusione dal circuito produttivo), possono dar vita a parcellizzazione, insicurezza, smarrimento.



Tutto sembra assumere il carattere di provvisorietà, di limitatezza temporale, di improvvisazione, di aleatorità.


Siamo di fronte ad una generazione di giovani adulti ( tra i 20 e i 35 anni) testimoni di una mutazione sociale e culturale, e ancor di più economica, che influenza pesantemente le scelte esistenziali individuali.


Difatti, la precarizzazione giovanile in Italia, dilatando temporalmente la permanenza dei giovani in famiglia, produce l'innalzamento dell'età procreativa, con speranze di natalità sempre più ridotte.

L'età media in cui si celebrano matrimoni o eventi procreativi, oltre ad essersi alzata (avvicinandosi ai 30 anni), condiziona il futuro delle coppie e la prospettiva genitoriale.

Lo scenario è, quindi, quello di stato genitoriale in età più attempata, figli unici, nuclei familiari ristretti , scomparsa della società fraterna.


2. FAMIGLIA, FAMIGLIE E MODELLI DI FAMIGLIA


L'istituto familiare è cambiato soprattutto nei paesi occidentali e l'Italia non è uscita immune da questo cambiamento.


La famiglia è cambiata perché fondamentalmente è cambiata a monte la cultura ( della persona, dell'uomo e della donna) e le condizioni socio-politiche - economiche.

Non c'è più oggi nel mondo e in Italia un solo modello di famiglia al singolare, ma si hanno più modelli di famiglie al plurale.

Secondo alcuni ricercatori si possono riscontrare diverse tipologie di organizzazione:

1. Famiglia patriarcale stabile religiosamente normata

2. Famiglia patriarcale stabile civilmente normata

3. Famiglia nucleare allargata stabile religiosamente normata

4. Famiglia nucleare allargata stabile civilmente normata

5. Famiglia nucleare ristretta stabile religiosamente normata

6. Famiglia nucleare ristretta stabile civilmente normata

7. Famiglie separate

8. Famiglie divorziate

9. Famiglie monoparentali

10. Famiglie monopersonali

11. Convivenze protratte nel tempo

12. Convivenze meno protratte nel tempo


A questa miscellanea varietà si aggiunga la richiesta di riconoscimento della coppia/famiglia omosessuale.

In Italia i matrimoni religiosi, ma anche quelli civili, sono in calo.


Le separazioni si attestano intorno al 30%,con un nuovo "picco" nei primi tre anni di matrimonio.

I divorzi sono inferiori alle separazioni, le quali, comunque si attestano intorno alla considerevole media di 50.000/70.000 nuovi casi ogni anno.


L'Italia presenta il più basso tasso di natalità ( 1,2% rispetto al 2% circa dei paesi del nord- Europa), con conseguente invecchiamento della popolazione e proiezione verso un aggravamento della situazione negli anni a venire.


I parametri che vanno presi in considerazione per cercare di capire le trasformazioni in atto sono:


-a) la cultura ( della persona, dell'uomo e della donna)


-b) la famiglia odierna connotata da:

provvisorietà e precarietà istituzionale/affettiva al posto di    durata/fedeltà/indissolubilità

- individualismo al posto di comunità

- piacere al posto di dovere

- disimpegno invece che responsabilità

- assenza di progettualità di coppia

- figlio visto come auto-realizzazione e non come fine del matrimonio

- interesse individualistico ed egoistico rispetto alla solidarietà


Nel periodo che va dalla seconda metà del '700 e fino alla prima metà del ' 900, la famiglia si fondava su due pilastri:

esclusività del rapporto sessuale tra coniugi



indissolubilità del vincolo matrimoniale

che avevano le loro radici su una concezione axiologica, normativa, sull'amore e la dedizione tra coniugi, sulla procreatività e genitorialità come fini del matrimonio stesso.

Notevole è stata, inoltre in Italia, l'influenza della religione che proponeva valori, centralismo della persona nel suo essere spirituale e aperta alla trascendenza con Dio.

La laicizzazione della cultura, la libertà maggiore nei comportamenti, il condizionamento politico, la non-pianificazione di interventi pubblici per

la famiglia, il mercato del lavoro vanno lentamente decretando la crisi dell'istituzione familiare.


4. DONNA E LAVORO


Le donne del XXI secolo diventano protagoniste della storia, presenti in tutte le attività ed i campi professionali una volta destinati solo agli uomini.

Nell'ultimo secolo la condizione femminile ha avuto un'arrestabile evoluzione con la conquista della parità con l'uomo, dell'autonomia personale, di una sempre maggiore proiezione nel sociale, del superamento di vincoli e condizionamenti.

Donne che, purtuttavia, non abbandonano i tradizionali ruoli: l'essere creatrice di vita, l'aver cura della propria famiglia.

Ma ciò detto, va rilevato il profondo cambiamento intervenuto nelle donne.

Esse vivono una identità complessa che condiziona scelte, rapporti con la famiglia, la società, i figli.


Esse fanno i conti con il conflitto tra ruoli ( lavoratrice-moglie-madre), con la dura quotidianità di conciliare l'impegno e la responsabilità nell'ambiente domestico ed nel lavoro extra-familiare.

Ma le responsabilità di cura e di educazione continuano ad essere ancora una loro prerogativa.


Ciò determina nelle donne stress e tensione che, spesso, si ripercuotono nel menage familiare, costringendole a rivedere il loro ruolo di madre, il loro concetto di maternità che non è più oblativa ed obbligata. Mettere al mondo figli non è più prioritario: prima vengono l'auto-realizzazione professionale ed individuale.

Difficilmente, oggi, le donne si pensano solo mogli e madri, senza un orizzonte pubblico e senza autonomia economica.


Il figlio viene percepito come spugna che assorbe, sconvolge tempi, carriere, delicati equilibri di coppia.


Nei Paesi Occidentali il tema del lavoro femminile è valutato con notevoli distinguo culturali e geografici.


Ma, un po' dappertutto, si va consolidando un'economia della famiglia in cui i proventi del lavoro femminile sono una fonte irrinunciabile, non più un optional, per far fronte al costo della vita


Oggi sono molte le conquiste fatte soprattutto a livello legislativo, ma non ancora tali da tutelare la donna lavoratrice e madre.


Spesso il lavoro femminile è associato al fenomeno del calo della fertilità della coppia. In realtà, di fronte ad un mercato del lavoro sempre più precario e discontinuo, sono proprio le famiglie monoreddito che valutano negativamente l'eventualità di avere uno o più figli.

Ma, la comparazione tra i paesi occidentali porta alla considerazione che il lavoro femminile non sempre è ostacolo alla maternità, soprattutto se un'oculata politica familiare predispone un sistema di servizi per l'infanzia che risponda alle nuove istanze.

L'esempio dei paesi scandinavi è, in questo senso, eloquente: negli ultimi decenni i livelli di fecondità sono in netta ripresa per merito di efficaci misure (politica del lavoro, servizi,ecc.) intraprese per favorire la conciliazione dei ruoli femminili.

In Italia c'è una situazione diversa: le misure di sostegno alla famiglia ed i servizi per la prima infanzia non sono ancora tali da mettere la donna nella condizione di conciliare i suoi molteplici ruoli.

Certamente ci sono stati in Italia, negli ultimi decenni, variazioni significative sulla condizione femminile, che hanno permesso alle donne di acquisire una diversa autonomia e di ritagliarsi spazi inediti di iniziativa e alternativa alla vita familiare.

Anche grazie alla riforma del diritto di famiglia del 1975, si è creata una

maggiore simmetria relazionale tra uomini e donne. Ma c'è anche un pesante risvolto di questa mutata situazione: le donne hanno guadagnato un carico di lavoro superiore a quello maschile.

Questa ineguale distribuzione del lavoro domestico è trattata da un'ampia

letteratura che associa l'evento della nascita di un figlio ad un aumento di tensione e stress per la donna lavoratrice, dovuta non solo all'aumento di tempi e lavoro destinati alla cura e alle attività domestiche, ma anche alla preoccupazione di affidare precocemente i propri figli ad esterni.


La donna, più istruita , è molto più consapevole del suo ruolo di madre : grazie alla diffusione delle teorie psicologiche sa che non solo la felicità, ma l'intelligenza stessa dei figli è nelle sue mani, per la quantità e la qualità di stimoli che può trasmettere già dalla fase prenatale.


Oggi le attività di cura sembrano essere maggiormente focalizzate sugli aspetti relazionali/affettivi e sul collegamento con altre istituzioni sociali (scuole, servizi socio-sanitari)

Laddove esiste un sistema efficiente di offerte educative ( asili nido economicamente sostenibili o rete di aiuto familiare), il carico lavorativo della donna può essere ammortizzato. Viceversa, la loro assenza può decretare l'arresto della vita lavorativa della donna o la scelta di una procreazione ridotta.


La nascita di un figlio spesso coincide con una cristallizzazione dei ruoli di genere con conseguenze:

all'interno della relazionalità della coppia:

se non vi è assunzione di responsabilità da parte dei padri nella condivisione degli impegni familiari, la predisposizione delle donne ad avere altri figli cala drasticamente;


all'interno della relazionalità madre-figlio

l'eccessivo carico emotivo e fisico della donna può portare ad atteggiamenti rigidi, apprensivi, insicuri o, al contrario, assenti, distratti, permissivi, colpevolizzanti nei confronti dei figli.


Il comportamento dei padri gioca, quindi, un ruolo decisivo sia sul piano materiale che su quello psicologico.







L'ultimo rapporto ISTAT "Diventare padri in Italia" offre uno spaccato complesso, ma leggermente innovativo rispetto al passato, pur evidenziando una continuità con la nostra tradizione culturale.

Il rapporto citato mette in luce i seguenti aspetti:

- tempi maggiori che i padri trascorrono con i propri figli, anche se principalmente diretti ad attività ludiche o di tempo libero e non alle routines quotidiane di vita dei figli ( pulizia, abbigliamento, alimentazione, ecc.)

- nuova sensibilità educativa e piacere ad esercitare il ruolo paterno

- maggior consapevolezza del ruolo paterno.

- maggiore vicinanza fisica ed emotiva tra padri e figli

- percezione della possibile interscambiabilità di ruolo.

Anche se è ancora prevalente un'asimmetria di ruoli, ci troviamo di fronte ad una nuova generazione di padri.

Un'inversione di tendenza che facilita il superamento della rigida divisione di ruoli nell'esercizio delle funzioni genitoriali e che è foriera di un nuovo progetto di vita matrimoniale e familiare perché:


- dà la possibilità di emanciparsi da vincoli e condizionamenti rigidi e stereotipati

- educa alla flessibilità relazionale

- impone la definizione dei compiti, la negoziazione delle funzioni e la conseguente assunzione di responsabilità

- limita sovrapposizioni ed usurpazioni


Siamo, quindi, di fronte alla necessità di un progetto di vita a due, di una pianificazione delle funzioni genitoriali fondate su un'autentica democraticità e su una consapevolezza delle reciproche responsabilità, pur senza negare l'identità di genere.

Il nucleo domestico, così, sperimenta ed esperisce una convivenza civile che non solo preserva da chiusure,alienazioni,logorio,subordinazione,







ma garantisce un autentico esempio di convivenza comunitaria

trasmettere alle nuove generazioni.


Difatti, è noto che il criterio che permette alle famiglie di funzionare non è l'assenza di problemi, ma la capacità di farsene carico e risolverli, acquisendo competenze e strategie nella gestione delle difficoltà (che immancabilmente si presentano nella vita familiare), in un continuo e dinamico divenire e in un proporsi e riproporsi.

La progettualità, la possibilità di trarre fuori capacità di soluzione, di rimettersi in discussione, di innovare ed innovarsi giova alla relazione tra coniugi, la rinnova continuamente, la rifonda, la rivitalizza.


Negli ultimi tempi, si è assistito ad una invasione nelle funzioni e competenze tipiche della famiglia, che è stata epropriata proprio della sua peculiarità: l'essere una comunità, la prima e più importante nella scala sociale, con una precipua funzione educativa.

Infatti, poiché considerata inadeguata e incompetente a livello educativo, altri soggetti sociali hanno preso il suo posto.

E' stato un fiorire di esperti, consulenze, competenze extraconiugali, che hanno snaturato la famiglia del suo essere soggetto propositivo.

Il che porta ad un inevitabile senso di inadeguatezza educativa vissuta dai membri della famiglia.

Infine, il restringersi della dimensione collettiva a favore di quella individuale ha creato una sorta di vuoto intorno alla famiglia, accrescendo il senso di solitudine e di isolamento.


5. PERCHE' IL FIGLIO UNICO


Il modello di famiglia ristretto, con il figlio unico, prende sempre più piede in Italia.

Il figlio non è più il fine del matrimonio; spesso è strumento di auto-realizzazione, modalità di vivere la propria femminilità in senso completo.


Il procrastinare all'infinito le scelte affettive e procreative porta alla diminuzione della potenzialità procreativa, all'azzeramento della natalità, all'odierna fragilità matrimoniale o di altre formule di convivenza.


Mentre la vicina Francia , sede storica di una oculata politica familiare, raggiunge l'obiettivo per essere divenuta il paese più prolifico

d'Europa, in Italia la situazione della denatalità si presenta con tutta la sua drammaticità .


La fertilità è attestata attorno al valore di 1,2%, soglia troppo bassa per consentire un ricambio generazionale, con conseguente, progressivo invecchiamento della popolazione. E mentre in Francia si è capito che la famiglia va sostenuta concretamente perché è al tempo stesso un fattore di sviluppo economico ed uno straordinario bene comunitario, in Italia non si rilevano forti cambiamenti di politica familiare che non siano solo ed esclusivamente assistenziali.


L'ISTAT ha presentato recentemente i Rapporti Essere madre in Italia e Avere un figlio in Italia, indagini sulle nascite condotte nel 2005 su un campione di madri intervistate a 18-21 mesi dalla nascita di un figlio, nel periodo cioè cruciale per pensare ad averne un altro.

Emerge una madre sospesa tra aspettative e realtà. Tra i risultati più importanti delle due indagini emergono le difficoltà delle donne ad

avere un secondo figlio. "La nascita del primo figlio, si legge nel rapporto,

è un evento che è stato interessato solo parzialmente dalla crisi della fecondità:le donne italiane mostrano una elevata propensione a diventare madri, anche se di un solo figlio".

Se confrontiamo i dati sulla fertilità con il numero medio di figli

"desiderati", notiamo forti discrepanze: per la maggior parte delle madri

intervistate (61,2 per cento ) il numero dei figli ideale è due, per un quarto circa è tre o più, e solo per una minoranza (12 per cento) è uno.

Perchè allora i desideri non si realizzano?


Rispetto al 2002, data della precedente rilevazione , si osserva un aumento del numero delle madri con un figlio solo, le quali indicano, come motivi prevalenti per non volerne altri, il costo dei figli e le difficoltà di conciliare lavoro e figli. E gli aspetti più critici risultano in particolare le rigidità dell'orario.

Aumentano anche le preoccupazioni per le responsabilità di cura, tra cui "non poter contare sull'aiuto costante di parenti e di amici". Se da un lato i nonni sono ancora una risorsa importantissima, dall'altro l'organizzazione diventa più difficile se i bambini da gestire sono due o tre.


I padri, invece contribuiscono assai poco al lavoro familiare anche quando la madre lavora: il 63 per cento delle madri occupate dichiara di non ricevere alcun aiuto nei lavori in casa. Recenti ricerche hanno mostrato che questo è un fattore molto importante per spiegare la bassa fertilità e la probabilità di avere più di un figlio.

In paesi dove la divisione del lavoro familiare è più egualitaria, la fertilità è più alta.


Rispetto al 2002 si notano alcuni segnali di sviluppo del sistema dei servizi socio educativi per la prima infanzia. Cresce anche la domanda potenziale, ma i problemi di utilizzo restano legati a scarsa disponibilità, rigidità e costi. Tra le madri che non si avvalgono degli asili nido, quasi il 30 per cento vorrebbe usarli, ma non può per mancanza di posti, eccessiva distanza da casa, rette troppo care ed orari scomodi.

Ma sono le madri del Sud, che hanno a che fare con un mercato del lavoro più difficile e con un sistema dei servizi più carente, a trovare difficoltà ancora maggiori.

Alcune differenze ci sembrano particolarmente importanti:

1) Una donna su quattro non è in grado di mantenere il proprio

lavoro dopo la nascita del primo figlio, soprattutto al Sud;

2) Le madri al Sud rientrano al lavoro molto prima dopo la nascita

dei figli, non usufruendo infatti del congedo facoltativo;

3) Infine, solo il 7,5 per cento usa l'asilo nido, contro il 16 per cento

al Nord-Centro.

Queste differenze aiutano a spiegare il continuo declino della fertilità nelle

regioni meridionali, a fronte dei dati costanti o in lieve ripresa di quelle del Nord.

I risultati dell'indagine offrono elementi importanti per capire la discrepanza tra desideri e realtà delle decisioni di maternità in Italia. Ci aiutano a spiegare perché un figlio solo, più che una scelta, può essere il risultato delle difficoltà di un contesto, dove alle aspirazioni e alle necessità di lavoro delle madri si oppongono ruoli tra uomini e donne che si evolvono troppo lentamente e una politica familiare che non promuove, non tutela e non salvaguarda l'istituzione familiare

La realtà attuale, quindi, denota un'Italia con un tasso di fertilità molto basso. Ciò contribuisce in maniera rilevante ad accrescere i tassi di dipendenza economica, mentre i costi diretti o indiretti di un figlio sono molto elevati e l'apporto dell'immigrazione non è tuttora sufficiente a garantire il superamento di tale dipendenza, né sembra la risposta adeguata alla denatalità.

Inoltre, la donna si porta dietro il retaggio dell'immagina materna, per cui si determina la tradizionale situazione che vede i padri italiani dedicare ancora troppo poco tempo alla cura.

Di qui la necessità di una inversione di tendenza culturale, sociale, politica,

economica:

ridurre i costi per avere e mantenere un figlio. E ciò deve interessare contemporaneamente le famiglie, lo Stato e le unità produttive.

favorire nell'organizzazione familiare una partecipazione maggiore degli uomini al lavoro di cura

rivedere e migliorare gli incentivi e gli interventi dello Stato negli ambiti della politica fiscale, occupazionale, del lavoro e sociale. Lo Stato non può disincentivare la partecipazione al lavoro

retribuito delle donne ,né penalizzare le scelte di procreazione, perché la nascita è un patrimonio della nazione e l'Italia è il paese più vecchio del mondo. Da quasi trent'anni ormai il numero medio dei figli per donna è sotto due, il cosiddetto livello di sostituzione di una generazione, un andamento non rinvenibile in altri paesi occidentali.


Eppure le donne italiane non rifiutano la maternità, tutt'altro. Oltre

l'80% delle attuali quarantenni ha avuto almeno un figlio. L'autentico problema della fecondità italiana sta dunque nella caduta verticale delle nascite di ordine superiore al primo.

Le nascite del terz'ordine e oltre sono diventate ormai un evento eccezionale. Le nascite del secondo ordine si sono invece molto ridotte. Il nodo cruciale sul quale puntare l'attenzione è dunque il passaggio dal primo al secondo figlio.

La denatalità, la rinuncia alla maternità è quindi strettamente correlata alla (non) femminilizzazione del lavoro, alla difficoltà per le donne di conciliare i tempi della vita con i tempi del lavoro. Si auspica che il diritto-dovere al lavoro, per il futuro, non faccia perdere il diritto sacrosanto alla maternità.


6. ESTINZIONE DELLA SOCIETA' FRATERNA


La prevalenza del modello di famiglia con un solo figlio sta, inesorabilmente, decretando la fine della società fraterna, ossia quel sottosistema familiare con peculiarità non individuabili in altri gruppi sociali

I membri della famiglia, infatti, diventano sempre meno numerosi e ci si spinge, sempre più, verso nuclei di soli tre componenti: genitori e figlio.

Inoltre, sempre più di frequente, si parla di famiglie monoparentali.


Il rapporto fraterno è un legame che si sviluppa e permane nell'intero arco di vita di una persona.

Il fratello , infatti, è il primo pari con cui il bambino viene in

contatto e, come tale, offre una grande possibilità di confronto e di

imitazione.

Inoltre, è la persona più prossima come età, con la quale, almeno nei primi anni di vita, si trascorre la maggior parte del tempo.

Questo, inevitabilmente, porta ad una continua interazione e alla

costruzione di un forte legame di attaccamento che, a volte, può sostituire o crescere di pari passo a quello che si instaura con i genitori.

All'interno del rapporto fraterno, però, non mancano di certo sentimenti

quali la gelosia, la rivalità e l'invidia: il fatto di convivere quotidianamente

l'uno accanto all'altro e di condividere gli stessi spazi, le stesse risorse e

gli stessi genitori porta alla nascita di innumerevoli conflitti, che non

sempre, tuttavia, sono sinonimo di esperienza negativa.

Anzi, la gestione e la soluzione dei conflitti prepara alle successive esperienze sociali con il mondo esterno, facilitando e influenzando le relazioni con i coetanei, predisponendo alla solidarietà.

La presenza di fratelli e sorelle permette la condivisione di esperienze, di

gioie, di dolori; l'instaurarsi di rapporti unici nel loro genere che durano per tutto il corso della vita; consente di vivere sentimenti, emozioni, esperienze che solo questo rapporto può fornire.

La società fraterna è un sistema di relazioni ed esperienze altamente educativo.

Al contrario, il figlio unico, per la sua condizione e per il doversi confrontare, con rapporto asimmetrico, solo con adulti non ha la possibilità di esperire queste particolari relazioni. Egli, quindi, assumerà, atteggiamenti tesi alla eccessiva dipendenza, all' egoismo, alla rigidità e alla non apertura al confronto e al dialogo con i coetanei.

Inoltre, da parte dei genitori vi è una concentrazione affettiva sull'unico figlio che causa richieste ed aspettative sempre più alte.


6. FERTILITA', PARTECIPAZIONE FEMMINILE AL LAVORO:GLI EFFETTI DELLE POLITICHE SOCIALI


In tutti i paesi europei la crescita della partecipazione femminile al mercato del lavoro è stata accompagnata da un forte declino della fertilità e ciò in aperta contraddizione con gli obiettivi posti sia a livello di UE che nazionale.

Negli ultimi anni l'occupazione è cresciuta soprattuto per le donne, ma anche il tasso generale di disoccupazione è cresciuto (l'Italia ha ancora uno dei più bassi tassi di occupazione della UE) e quello femminile è

il doppio di quello maschile.


L'Unione Europea riconosce l'importanza della femminilizzazione del lavoro. Di fatto sta avviando un processo che porterà alla definizione di una strategia europea per l'occupazione il cui l'obiettivo è raggiungere il 60% di donne occupate entro il 2010.

Le politiche più efficaci offrono una combinazione di lavoro a tempo parziale, servizi per l'infanzia (asili nido) e congedo di maternità/paternità per il periodo immediatamente successivo alla nascita dei figli (una opportunità già offerta in Danimarca, Svezia e Norvegia, dove, non a caso, sia i tassi di fertilità che di partecipazione femminile al lavoro sono molto elevati). In questo modo, le giovani madri sono in grado di continuare a lavorare anche nel periodo in cui assistere i figli è più importante, riuscendo così a mantenere un contatto importante con il mercato del lavoro.

Una soluzione alternativa consiste nell'introduzione di un lungo periodo di maternità, che consenta alle donne di dedicarsi a tempo pieno alla cura dei figli durante i primi tre anni di vita (come accade in Germania e in Francia). In questo caso, le giovani madri non perdono il posto di lavoro,







tuttavia pagano costi importanti in termini di perdita di capitale umano ed esperienza e, quindi, di possibilità di carriera e crescita professionale.


Quando, invece, l'unica possibilità per lavorare è rappresentata dal tradizionale lavoro a tempo pieno, conciliare carriera e impegni familiari è più complicato, con conseguenti effetti negativi sulla fertilità.

Ciò è particolarmente vero quando non sono disponibili servizi per l'infanzia a costi accettabili (come in Italia e in Spagna).

Se è vero che la crescita della partecipazione delle donne al mondo del lavoro ne ha migliorato la capacità di contrattazione economica all'interno della famiglia e, di conseguenza, la distribuzione delle risorse all'interno dello stesso nucleo familiare e tra generazioni, ciò ha comportato costi in termini di benessere dei figli.


Il lavoro della madre durante l'infanzia sembra avere effetti negativi sia di breve che di lungo periodo sui figli. Gli effetti di breve periodo riguardano la capacità di adattamento socio-emotivo nonché gli esiti educativi in età infantile. Nel lungo periodo, invece, si notano risultati scolastici peggiori (rispetto a bambini le cui madri non lavoravano durante la loro infanzia) nella tarda adolescenza.

Crescere in una famiglia in cui la madre decide di lavorare sembra, quindi, avere conseguenze negative sui figli, probabilmente dovute al minor tempo a disposizione da poter trascorrere in famiglia.


La crescita del numero delle famiglie in cui si lavora in due ha importanti effetti sulla distribuzione del reddito inter e intra- familiare. A livello microeconomico, la trasformazione delle donne all'interno del nucleo familiare, da casalinghe a produttrici di reddito, ha reso i ruoli dei due partner maggiormente paritetici, con effetti potenzialmente rilevanti sulle risorse economiche familiari e sulla distribuzione del consumo e della


ricchezza. Ad esempio, i paesi che hanno un'elevata percentuale di famiglie in cui entrambi i coniugi lavorano (a tutti i livelli di reddito e di scolarità) sono anche i paesi con la minor disuguaglianza dei redditi.


In paesi con bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro, come l'Italia, sono auspicabili politiche sociali che permettano un'articolazione più flessibile degli orari di lavoro e un'espansione dei servizi per l'infanzia.


8. CONCLUSIONE


Siamo di fronte ad un'emergenza cui e la riflessione pedagogica (in particolare la pedagogia sociale e familiare) e una politica della famiglie e per la famiglia devono far fronte, insieme a tutta la società, intesa come comunità educante.

Dalle soluzioni adottate dipenderà il futuro delle generazioni e l'intera società italiana, inesorabilmente votata ad una progressiva diminuzione della natalità, con conseguenze sociali, culturali ed economiche di notevole rilevanza.

La famiglia è un bene troppo prezioso per rischiare di perderlo. Si rende necessaria, quindi, una pianificazione politica ed educativa che, da un lato, promuova e tuteli la donna, dall'altro incentivi la riscoperta del valore umano e sociale della famiglia.

Si avverte, oggi più di prima, l'esigenza di una riscoperta di valori ai quali educare le nuove generazioni.

Uomini e donne devono essere messi in grado di intraprendere percorsi progettuali a lungo termine, di investire in rapporti all'insegna della durata, dell'amore, della corresponsabilità nel divenire coniugi e genitori.







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( www.istruzione.it; www.indire.it; www.raieducational.it).













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