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La balbuzie nell'età evolutiva

pedagogia



AMLETO BASSI - SIRENA CANELLA

La balbuzie nell'età evolutiva

C. E. GIUNTI

Firenze 1968


PARTE PRIMA

EZIOLOGIA E DIAGNOSTICA

Pensiero e linguaggio


Il problema nei suoi termini attuali

MEAD: è il linguaggio a trasformare l'uomo da organismo biologico in un individuo dotato di mente e di coscienza.

WATSON: il pensiero non è altro che il linguaggio senza il suo aspetto motorio.

VYGOTSKY: la funzione del pensiero e quella del linguaggio hanno radici genetiche diverse, il loro rapporto subisce molti cambiamenti, la loro evoluzione non è affatto parallela e, in sostanza, si tratta di due processi che evolvono secondo linee di sviluppo separate. Egli affermava l'esistenza di una fase prelinguistica nello sviluppo del pensiero e di una fase preintellettuale in quella del linguaggio, sia filogeneticamente sia ontogeneticamente. Queste fasi durano fino al 2° anno del bambino. <> <>



Linguaggio interiore: è un "linguaggio quasi senza parole."

KORZYBSKI: pensare secondo strutture visive porta a risultati migliori.

MEYERSON: "la sola sordità non impedisce lo sviluppo di una intelligenza normale ed anche superiore."

OLERON: lo sviluppo mentale dei sordomuti è più lento e il divario si accentua con l'età: il sordomuto è in grado di risolvere compiti astratti e complessi, ma in modo più lento e faticoso dell'individuo normale. Questo avviene a causa di "valori estrinsechi", dello "status psicologico del bambino sordomuto"; i fattori determinanti l'inferiorità della prestazione sono: perdita d'iniziativa, difficoltà di strutturazione, mancanza di distacco dal compito (causa: educazione familiare).

VYGOTSKY: funzioni linguistiche:

Pensiero ed immaginazione;

Senza interlocutore;

Attività analitica;

Rapporto difficile con linguaggio interiore.

Il linguaggio passa da una funzione interpsichica ad una intrapsichica.



Intelligenza e linguaggio nel bambino

Estensione del vocabolario sviluppo linguistico.

Correlazione inversa tra errori ortografici e percezione.

La lettura, invece, appare l'attività linguistica più largamente influenzata: in primo luogo, dalla percezione e, secondariamente, dal livello mentale. (pag.20)

Più decentrata è la percezione, migliore è la capacità di lettura.

Riconoscimento delle parole:  sono lettere specifiche e non tutta la forma della parola la base per il riconoscimento.

Le parole più familiari sono lette più rapidamente di quelle inconsuete.


I disturbi del linguaggio


Punti di vista circa l'eziologia dei disturbi del linguaggio

Cause organiche:

Malformazione degli organi di fonazione;

Insufficienze uditive;

Affezioni cerebrali.

Alcuni ritengono che le difficoltà del linguaggio e della lettura, il mancinismo, l'ambidestrismo, la goffaggine, costituiscano una sindrome ereditaria, caratterizzata da un rallentato ritmo di sviluppo neuromuscolare. (pag. 25)

In seguito è stato affermato che: "il mancinismo e la cattiva lateralizzazione non hanno rapporti rilevanti coi ritardi di sviluppo del linguaggio e con la balbuzie." (pag. 26)

La patologia del linguaggio può essere interpretata in due modi:

I disturbi del linguaggio sono il riflesso di una personalità globalmente mal adattata;

La psicologia del bambino con disturbi di linguaggio è quella della frustrazione e, in tale situazione, linguaggio e personalità si influenzano vicendevolmente. (pag. 27)


Distribuzione dei disturbi del linguaggio in una popolazione patologica

La studiosa americana Mac Carthy ritiene che il più lento sviluppo linguistico dei maschi e la maggior frequenza dei disturbi che essi presentano siano dovuti al più difficile ed incerto processo di identificazione col padre. Inoltre, essa afferma, sono trattati più severamente e sottoposti a maggiori sanzioni disciplinari, ricavandone più spesso un più forte grado di frustrazione e, di conseguenza, una maggior esperienza di insicurezza emotiva, che può essere la base di futuri disturbi sia del linguaggio che del comportamento. (pag. 30)

Il modello di condotta materna ad un certo livello evolutivo, diventa inadeguato non tanto per la presenza o il prolungarsi di situazioni edipiche quanto perché esso rappresenta un modello di condotta familiare, mentre sia il bambino che la bambina vanno facendo esperienze sociali per cui abbisognano di schemi comportamentali più sociali. (pag. 30-31)

I disturbi di linguaggio sono più presenti nei maschi in quanto essi si sentono più pressati in quanto non possono insoddisfare i genitori.

Un altro motivo di questi disturbi è dato dal fatto che se una madre è ansiosa, anche i figli lo saranno. Questa discussione vale anche per i diversi disturbi del comportamento verbale.

Distrazione provoca abbassamento di prestazione in certe persone.

Bilinguismo effetti sfavorevoli sul comportamento verbale e sul rendimento scolastico.

Disorganizzazioni funzionali causate da lateralizzazione incerta e sinistralità contrariata.

La lateralizzazione provoca difficoltà di distinzione tra la destra e la sinistra nello spazio e sulla struttura spaziale.

L'insegnamento inizia quando le funzioni necessarie al bambino per apprendere sono ancora immature. (Vygotsky)


Qualunque sia la causa dell'insuccesso scolastico, l'atteggiamento educativo dei genitori è uniformemente errato: quello di offendere, rimproverare, punire e picchiare il bambino. (pag. 42)

Il bambino che viene qualificato come <>, non dubitando del giudizio dei genitori, si convince di esserlo ed inizia a comportarsi come tale. Il linguaggio può diventare, quindi, <>:

Balbuzie;

Dislalie;

Linguaggio impiantato in ritardo;

Linguaggio ipoevoluto;

Tachilalia;

Mutacismo;

Linguaggio da bebè.



La balbuzie


Il sintomo

La balbuzie consiste sia nella momentanea incapacità di iniziare l'eloquio sia nell'esitazione, interruzione o blocco del ritmo della parlata, così che lettere, sillabe e parole vengono ripetute o prolungate. Spesso è accompagnata da spasmi, tonici o clonici, che possono interessare sia qualsiasi parte dell'apparato del linguaggio: respirazione, fonazione, risonanza e articolazione, sia parti del corpo non direttamente interessate alla produzione del linguaggio. (pag. 47)

Manifestazioni motorie:

Viso arrossato e braccia alzate all'altezza del petto;

Piegamenti in avanti del tronco;

Digrignamento dei denti;

Labbra e dita mosse come in un canto silenzioso;

Saltellamento sulla punta dei piedi;

Restringimento della fessura palpebrale;

Chiusura dei pugni;

Colpo di mano sulle cosce.


Le teorie

Una diffusa opinione popolare è che la balbuzie sia ereditaria. (pag. 49)

La balbuzie come reazione anticipatoria di sforzo

Bloodstein afferma che la balbuzie è una condotta di sforzo anticipatoria e di evitazione, dovuta alla coincidenza di due fattori: un grado insolito di non fluenza per una qualunque causa e un entourage notevolmente intollerante della non fluenza.

Genitori perfezionisti o troppo protettivi.

Spesso i bambini balbuzienti avevano anche avuto un ritardo del linguaggio parlato.

Inoltre la reputazione di cattivo parlatore provoca nel bambino la convinzione che egli deve sforzarsi per parlare in modo adeguato e, quindi, anticipa la balbuzie.

Un'altra origine della balbuzie è posta nelle difficoltà della lettura. (pag. 51)

In determinate occasioni il bambino riceve l'impressione nociva che il parlare implichi ostacoli da superare [. ciò è causato da] tutte le situazioni nelle quali si aspetta che il bambino parli a un livello che sorpassa la sua intelligenza, nelle quali fa continuamente errori [. per lui] gravi e penosi. (pag. 51)

Cause dominanti della balbuzie: (almeno 2 contemporaneamente)

pressione dei genitori;

scarso o imperfetto sviluppo del linguaggio;

sfondo familiare di balbuzie.

Problema delle cause alcuni bambini imparano a comportarsi sulla base di due assunti:

convinzione di non parlare correttamente cause: ritardato sviluppo del linguaggio, comuni difetti di articolazione, difficoltà di lettura, problemi di pronuncia, atteggiamento dei genitori;

convinzione che non devono farlo.

La balbuzie, quindi, nel bambino è uno sforzo cosciente di parlare adeguatamente a dispetto della profonda convinzione di non poterlo fare. (pag. 52)

La psicoanalisi e la balbuzie

Freud: balbuzie causata da imbarazzo, .non deforma la singola parola ma il ritmo e l'esecuzione dell'intero discorso [...] conflitti nel campo delle funzioni escretive. (pag. 52)

Nel 1913:

Gruppo di disordini simili a quelli dell'isteria nevrosi di fissazione (all'organo).

La balbuzie, quindi, appare essere concepita veramente come una forma di autoerotismo orale. (pag. 53)

Nel 1915: regressione dalla zona anale a quella orale. (pag. 53)

Coriat: riteneva che la causa della balbuzie fosse un'accentuata libido dentro la bocca.

La balbuzie consiste, essenzialmente, nella persistenza, nella vita di un adulto, delle attività infantili dell'allattamento. (pag. 53) radice delle fluttuazioni della favella e delle oscillazioni emotive dell'intera personalità. (pag. 53)

Balbuzie femminile complesso di castrazione (lingua = fallo spostato)

Glauber: nevrosi pregenitale di conversione problemi del periodo edipico.

Il conflitto che è riflesso nel sintomo della balbuzie è tra il desiderio di parlare e il timore di parlare o il desiderio di essere muto. (pag. 54)

Tutte le componenti della mente inconscia possono essere rappresentate attraverso l'impulso a parlare. (pag. 54)

Un altro notevole significato inconscio del linguaggio è che serve all'impulso esibizionistico. L'impulso a esibirsi può essere avversato da una formazione di reazione portante ad una inibizione del linguaggio. (pag. 54)

Scopi del bisogno di esibirsi:

desiderio di rassicurazione contro i timori della castrazione;

bisogno narcisistico di essere amati.

Il bisogno di parlare può dipendere dal bisogno di mangiare eccessivamente (pag. 56)

difesa contro il desiderio di essere mangiato; (pag. 56)

sentirsi eguale come cibo agli adulti. (pag. 56)

Altro aspetto dell'ambizione orale: imbeversi di parole, ascoltando e leggendo.

I balbuzienti spesso parlano peggio in presenza di alcuni individui perché devono lottare per trattenere la loro aggressività.

Le teorie del conflitto

(di avvicinamento-allontanamento) Sheehan

Il blocco si crea quando le due tendenze si equilibrano; la balbuzie diminuisce il timore che la suscitava riduzione della tendenza di allontanamento liberazione della parola bloccata.

Duplice conflitto di avvicinamento-allontanamento: parlare o tacere.

Reazione di allontanamento competizione tra le due possibilità, con la balbuzie come risultante.

Parlare comporta la promessa della comunicazione ma la minaccia della balbuzie; il silenzio elimina temporaneamente questa minaccia, ma a costo di abbandonare la comunicazione e con la frustrazione che ne deriva. Molti balbuzienti mostrano timore per il silenzio e nell'eloquio si impediscono di fare pause troppo lunghe. (pag. 57)

Timore del silenzio perché:

segnale di ansia;

segno di morte;

reazione ostile (al posto di ciò che uno realmente pensa) sentimenti di colpa. (anche per eloquio fluente).

Per risolvere la balbuzie è necessario che si rompa l'equilibrio e prevalga una delle due tendenze.

Il balbettare ha il potere di ridurre il timore che lo determina:

sforzi per nascondere la difficoltà, affrontare il blocco;



al momento del balbettio acquisizione di un feedback propriocettivo della dizione;

riceve più informazioni riguardo al blocco riduzione del senso di impotenza e del timore.

La balbuzie procede a onde la fluenza produce la balbuzie e la balbuzie produce la fluenza. (pag. 58) Fluenza = obiettivo temuto.

All'esperienza del conflitto, il balbuziente può rispondere o aggressivamente o in modo passivo. (pag. 59)

La fonte di una gran parte del timore e del conflitto è costituito dalla colpa. (pag. 59)

La colpa viene distinta in:

primaria: si riferisce ai sentimenti che stanno dietro all'origine della balbuzie;

secondaria: si riferisce ai sentimenti che il balbuziente sviluppa come risultato della sua inevitabile conoscenza che i suoi blocchi mettono in ansia gli altri.

Grande fonte di colpa: assunzione di un ruolo artificiale.

Il conflitto di avvicinamento-allontanamento può verificarsi a vari livelli:

di parola (pronuncio o no la parola?);

di situazione (entro o no in questa situazione che temo?);

di contenuto emotivo (colpa: silenzio o balbuzie; collera: lungo silenzio e poi grande eloquio);

di relazione (fluenza relativa quando sono soli; diversità a seconda delle persone che si ha di fronte: gruppo, singolo, genitori, coetanei, ecc.);

di ego-protezione (da minaccia di fallimento o di successo).

Balbuzie= conflitto protettivo dell'ego.

La balbuzie è una condotta appresa, può diventare un cerchio vizioso.

La teoria dell'agnosticismo

West, clinico del linguaggio.

Balbuzie = disordine epilettico che si manifesta in dissinergie del meccanismo neuromuscolare del linguaggio orale; i suoi spasmi sono scatenati da ansietà sociali connesse alla comunicazione attraverso il linguaggio orale. (pag. 62) ansietà più efficienti quando c'è sentimento di colpa.

Convulsioni.

Spasmo della balbuzie, effetti collaterali:

fluenza artificiale;

tic generalmente riferito a <>:

guardare obliquo

scuotere la testa

torcere collo o corpo

chiudere le mani

strisciare i piedi

pronunciare determinate frasi

molti di questi tic sono di natura convulsiva, scatenati dal fallimento della comunicazione, dipendenti dalla coscienza.

La balbuzie:

È un fenomeno dell'infanzia sentimento di colpa circa il comportamento linguistico.

È prevalente fra i maschi perché essi acquistano la speditezza nel parlare più tardi delle femmine; inoltre: sentimenti patologici di colpa derivanti dall'attaccamento materno.

Si trasmette nelle famiglie.

È associato al mascinismo e alla destralizzazione.

È diffusa tra i gemelli handicap prenatale dell'embrione (e del feto).

È associata con una lenta acquisizione del linguaggio e una conservazione del linguaggio da bebè sewntimento di inadeguatezza morale.

Solo raramente è episodica.

È un fenomeno convulsivo.

È reattiva psicosocialmente: più il bambino balbetta, più è portato a farlo.

Porta a delle differenze fisiologiche.

La teoria della perseverazione

Einson, clinico del linguaggio, otolaringologo.

La balbuzie è un fenomeno di perseverazione, legato ad una tendenza costituzionale, che si manifesta in altri aspetti del comportamento, oltre che in quello linguistico. (pag. 65)

Perseverazione = tendenza di un atto motorio o mentale a persistere per un tempo più lungo del normale, dopo che lo stimolo che lo ha determinato non è più presente. (pag. 66)

La balbuzie è definita come un disturbo transitorio nell'uso del linguaggio comunicativo, proposizionale. (pag. 66)

L'eloquio viene coinvolto perché il linguaggio è disturbato. (disturbo = implicazione associata)

Linguaggio proposizionale: usato in modo significativo ed intenzionale. Ridotto o assente nel balbuziente ridotta responsabilità comunicativa.

Linguaggio non proposizionale: linguaggio esprimente forti affetti. Più fluente nei balbuzienti che hanno un lessico di terminologia affettiva.

Il perseveratore diventa balbuziente a seguito di circostanze che permettono l'associazione tra la perseverazione e gli sforzi per parlare. Causa: predisposizione costituzionale che si unisce con l'intelligenza, la sensitività e la consapevolezza dell'attesa ambientale. (pag. 71)

Pressioni ambientali disuguali su bambini e bambine, in termini di prontezza per il linguaggio e di abilità linguistica. (pag. 69) Inoltre: differenze nelle tendenze perseverative.

Fattori predisponenti alla balbuzie:

Presenza di balbuzie in famiglia.

Lateralizzazione non stabile.

Ritardi linguistici.

Difficoltà di lettura e di ortografia.

Tasso anormale di complicazioni allergiche e di forti disturbi respiratori.

Tic: associati con determinate situazioni del parlare tendenza a interpretare due eventi come causa ed effetto solo perché conseguenti.

Se, anche come bambino piccolo, egli ha bisogno di punire un adulto, egli può trovare nella sua balbuzie un'arma eccellente, per tale punizione. (pag. 70)

La balbuzie può essere usata anche come autopunizione, se questa risponde ai bisogni dell'individuo. Può essere usata anche per tenere l'ascoltatore sospeso ed ansioso, a disagio, e tuttavia riluttante a rompere la presa verbale con il balbuziente. (pag. 70-71)

Situazione orale troppo richiedente.

Balbuzienti non organici:

Su base imitativa.

Con disturbi emotivi essenziali.

La perseverazione può verificarsi quando i mezzi e le strade abituali di raggiungimento di un obbiettivo sono bloccati: l'obbiettivo del balbuziente psicogenico è di dire qualche cosa. Le controforze possono essere timori condizionati abituali delle conseguenze di dire qualche cosa o la forza inibitoria di non desiderare di dare di se stesso. (pag. 72)
molte più difficoltà col linguaggio non proposizionale.

Difficoltà di evocazione orale, problema di produzione, disturbo dell'eloquio, problema di espressione di sé.

Tratti della personalità del balbuziente:

Ambivalenza, conflitto tra situazioni.

Supergeneralizzazione.

<> dei sentimenti, dei pensieri, delle parole.

La teoria dell'apprendimento

Johnson:

Balbuzie = risposta a determinati stimoli non identificati. (pag. 74)

Balbettare è ciò che il parlatore fa quando aspetta che il balbettare si verifichi, teme ciò e diventa teso nell'attesa di questo e, nel tentare di evitarlo, lo fa. (pag. 74)
Si tratta di una reazione di ansietà specifica associata con l'eloquio non fluente fino a farlo diventare un fatto cronico.

L'atto di balbettare è rafforzato dalla diminuzione della tensione conseguente la rimozione della parola temuta.

Murphy e Fitzsimons:

(Stuttering and personality dynamics, Ronald Press, N. Y., 1960)

a) Influenza, dalle esperienze col linguaggio e con altri componenti, ad essere ansioso e timoroso, per paura di fallire.

b) Timore dell'ansietà, si sente inetto e confuso.

c)  Tentativo di affrontare circostanze minacciate esternamente ed interiormente.

d) Attesa di circostanza minacciosa balbuzie.

Wingate:

critica ai precedenti:

a) La frequenza della balbuzie diminuisce con la ripetuta lettura dello stesso materiale.

b) L'incidenza del balbettare è più alta in una nuova lettura.

No ansietà di parola specifica, né situazionale.

Rafforzamento della balbuzie perché riduce la tensione.

La teoria dell'origine multipla

Van Riper:

La balbuzie può pure essere la conseguenza di classificazioni parentali di normale non fluenze del bambino come anormali; può essere anche il risultato dell'ansietà e dello stress sentiti dal bambino nei tentativi di piacere ai genitori parlando con frasi e periodi prima che egli sia pronto per questi compiti linguistici. (pag. 79)

Disturbo con sviluppo lento e graduale.

Rafforzato da erronea valutazione del balbuziente sulla dinamica del suo disturbo: problema di causa-effetto.

Le teorie neurologiche

Varie teorie:

Bryngelson: stato atavico, lateralizzazione congenita, malattie con prolungate febbri.

Berry: malattie con febbri alte.

Karlin: ritardo nella mielinizzazione delle aree corticali del linguaggio.

Orton: incapacità della muscolatura appaiata, usata nel linguaggio, di ricevere impulsi più adeguatamente regolati dai centri integrativi del s. n. c.

Dinnerstein e Loventhal: ansietà, stati di eccitamento rompere ritmo del linguaggio e coordinazione motoria.

Il punto di vista psicosomatico

Travis, variante somatica: tendenza di entrambi gli emisferi centrali ad essere più strettamente eguali nel potenziale e nel controllo della funzione del linguaggio di quanto non siano nei non balbuzienti. (pag. 82)

Balbuzie = incapacità  del bambino di affrontare con successo certe situazioni della vita.

Bambino che diventa balbuziente meccanismo cerebrale deviante difficoltà nell'adattamento.








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