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Decreto del Presidente della Repubblica
12 febbraio 1985, n. 104
PROGRAMMI DIDATTICI PER LA SCUOLA PRIMARIA
Indice
1. Caratteri e fini della scuola elementare
- Scuola elementare e continuità educativa
- Principi e fini della scuola elementare
- Educazione alla convivenza democratica
2. Una scuola adeguata alle esigenze formative del fanciullo
- La creatività come potenziale educativo
- La scuola come ambiente educativo di apprendimento
- Diversità e uguaglianza
- Alunni in difficoltà di apprendimento ed integrazione di soggetti portatori
di handicap
3. Programma e programmazione
- Le linee del programma
- Programmazione didattica ed organizzazione didattica
PREMESSA GENERALE
1. Caratteri e fini della scuola elementare
Il dettato costituzi 646c29g onale.
La scuola elementare ha per suo fine la formazione dell'uomo e del cittadino
nel quadro dei principi affermati dalla Costituzione della Repubblica; essa si
ispira, altresì, alle dichiarazioni internazionali dei diritti dell'uomo e del
fanciullo e opera per la comprensione e la cooperazione con gli altri popoli.
La scuola elementare che ha per compito anche la promozione della prima
alfabetizzazione culturale, costituisce una delle formazioni sociali basilari
per lo sviluppo della personalità del fanciullo, dà un sostanziale contributo a
rimuovere "gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di
fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo
della persona umana" (art.3 Cost.) e pone le premesse all'esercizio
effettivo del diritto - dovere di partecipare alla vita sociale e di
"svolgere, secondo le proprie possibilità e le proprie scelte, un'attività
o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della
società" (art.4 Cost.).
Scuola elementare e continuità educativa
La scuola elementare attua il suo compito
nell'ambito della "istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni,
obbligatoria e gratuita" (art.34 Cost.).
La scuola elementare contribuisce, in ragione delle sue specifiche finalità
educative e didattiche, anche mediante momenti di raccordo pedagogico,
curricolare ed organizzativo con la scuola materna e con la scuola media, a
promuovere la continuità del processo educativo, condizione questa essenziale
per assicurare agli alunni il positivo conseguimento delle finalità della
istruzione obbligatoria.
In questa prospettiva un ruolo fondamentale compete anche alla scuola materna,
che, integrando l'azione della famiglia, concorre; con appropriata azione
didattica, a favorire condizioni educative e di socializzazione idonee ad
eliminare, quanto più possibile, disuguaglianza di opportunità nel processo di
scolarizzazione.
Principi e fini della scuola elementare
Scuola, famiglia, partecipazione.
La scuola elementare riconosce di non esaurire tutte le funzioni educative:
pertanto, nell'esercizio della propria responsabilità e nel quadro della
propria autonomia funzionale favorisce, attraverso la partecipazione
democratica prevista dalle norme sugli organi collegiali, l'interazione
normativa con la famiglia, quale sede primaria dell'educazione del fanciullo e
con la più vasta comunità sociale.
La scuola elementare valorizza nella programmazione educativa e didattica le
risorse culturali e ambientali e strumentali offerte dal territorio e dalle
strutture in esso operanti, e nello stesso tempo educa il fanciullo a cogliere
il valore dei processi innovativi come fattori di progresso della storia.
La vita scolastica ed extra scolastica ed i mezzi di comunicazione di massa
offrono occasioni continue di un confronto vario e pluralistico.
Sin dalla prima infanzia il fanciullo è coinvolto in una realtà sociale
caratterizzata da rapidi e profondi processi di mutamento dei costumi, da
atteggiamenti, comportamenti individuali e collettivi che lo stimolano ad
interrogarsi,- rendendo forte l'esigenza di conoscere adeguatamente e di
comprendere nella sua complessità la realtà che lo circonda.
La scuola, rispettando le scelte educative della famiglia, costituisce un
momento di riflessione aperta, ove si incontrano esperienze diverse; essa aiuta
il fanciullo a superare i punti di vista egocentrici e soggettivi, così come
ogni giudizio sommario che privilegi in maniera esclusiva un punto di vista e
un gruppo sociale a scapito d'altri.
Educazione alla convivenza democratica
Il fanciullo sarà portato a rendersi conto
che "tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti
alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di
opinioni politiche, di condizioni personali e sociali" (art. 3 Cost.). La
scuola è impegnata ad operare perché questo fondamentale principio della
convivenza democratica non venga inteso come passiva indifferenza e sollecita
gli alunni a divenire consapevoli delle proprie idee e responsabili delle
proprie azioni, alla luce di criteri di condotta chiari e coerenti che attuino
valori riconosciuti.
Il fanciullo, quando inizia la sua esperienza scolastica, ha già cumulato un
patrimonio di valori e di esperienze relative a comportamenti familiari,
civili, religiosi, morali e sociali.
La scuola, nel corretto uso del suo spazio educativo e nel rispetto di quello
della famiglia e delle altre possibilità di esperienze educative, ha il compito
di sostenere l'alunno nella progressiva conquista della sua autonomia di
giudizio, di scelte e di assunzione di impegni e nel suo inserimento attivo nel
mondo delle relazioni interpersonali, sulla base della accettazione e del
rispetto dell'altro, del dialogo, della partecipazione al bene comune.
Ciò comporta che gli insegnanti in primo luogo stimolino le energie interiori
del fanciullo per promuovere una produttiva riflessione sulle concrete
esperienze della vita ed in particolare su quelle concernenti i rapporti umani.
In relazione alle complessive finalità educative la scuola deve operare perché
il fanciullo:
prenda consapevolezza del valore della coerenza tra l'ideale assunto e la sua
realizzazione in un impegno anche personale;
abbia più ampie occasioni di iniziativa, decisione, responsabilità personale ed
autonomia e possa sperimentare progressivamente forme di lavoro di gruppo e di
vicendevole aiuto e sostegno, anche per prendere chiara coscienza della
differenza fra "solidarietà attiva" con il gruppo e "cedimento
passivo" alla pressione di gruppo, tra la capacità di conservare
indipendenza di giudizio ed il conformismo, tra il chiedere giustizia ed il
farsi giustizia da sé;
abbia basilare consapevolezza delle varie forme di "diversità e di
emarginazione" allo scopo di prevenire e contrastare la formazione gli
stereotipi e pregiudizi nei confronti di persone e culture;
sia sensibile ai problemi della salute e dell'igiene personale, del rispetto
dell'ambiente naturale e del corretto atteggiamento verso gli esseri viventi,
della conservazione di strutture e servizi di pubblica utilità (a cominciare da
quelle scolastiche), del comportamento stradale, del risparmio energetico;
sia progressivamente guidato ad ampliare l'orizzonte culturale e sociale oltre
la realtà ambientale più prossima, per riflettere, anche attingendo agli
strumenti della comunicazione sociale, sulla realtà culturale e sociale più
vasta, in uno spirito di comprensione e di cooperazione internazionale, con
particolare riferimento alla realtà europea ed al suo processo di integrazione.
La scuola elementare, nell'accogliere tutti i contenuti di esperienze di cui
l'alunno è portatore, contribuisce alla formazione di un costume di reciproca
comprensione e di rispetto anche in materia di credo religioso.
La scuola statale non ha un proprio credo da proporre né un agnosticismo da
privilegiare.
Essa riconosce il valore della realtà religiosa come un atto storicamente,
culturalmente e moralmente incarnato nella realtà sociale di cui il fanciullo
ha esperienza ed, in quanto tale, la scuola ne fa oggetto di attenzione nel
complesso della sua attività educativa, avendo riguardo per l'esperienza
religiosa che il fanciullo vive nel proprio ambito familiare ed in modo da
maturare sentimenti e comportamenti di rispetto delle diverse posizioni in
materia di religione e di rifiuto di ogni forma di discriminazione.
2. Una scuola adeguata alle esigenze formative del fanciullo
La creatività come potenziale educativo
La scuola concorre a sviluppare la potenziale
creatività del fanciullo. Due aspetti di essa devono essere sottolineati in
modo particolare. Il primo riguarda la necessita che le funzioni motorie,
cognitive ed affettive giungano ad operare progressivamente e puntualmente in
modo sinergico, suscitando nel fanciullo il gusto di un impegno dinamico nel
quale si esprime tutta la personalità. Il secondo riguarda la necessita di non
ridurre la creatività alle sole attività espressive, ma di coglierne il potere
produttivo nell'ambito delle conoscenze in via di elaborazione nei processi di
ricerca.
L'attenzione alla creatività rappresenta, in sostanza l'esigenza di promuovere
nel fanciulla la consapevolezza delle proprie possibilità e la
"consapevolezza di sé", come progressiva capacità di autonoma
valutazione dell'uso delle conoscenze sul piano personale e sociale.
La scuola come ambiente educativo di apprendimento
La scuola elementare, il cui intervento è
intenzionale e sistematico, realizza il suo compito specifico di
alfabetizzazione culturale partendo dall'orizzonte di esperienze e di interessi
del fanciullo per renderlo consapevole del suo rapporto con un sempre più vasto
tessuto di relazioni e di scambi.
La scuola elementare promuove l'acquisizione di tutti i fondamentali tipi di
linguaggio e un primo livello di padronanza dei quadri concettuali, delle
abilità, delle modalità di indagine essenziali alla comprensione del mondo
umano, naturale e artificiale.
Essenziale a tal fine è anche la realizzazione di un clima sociale positivo
nella vita quotidiana della scuola, organizzando forme di lavoro di gruppo e di
aiuto reciproco e favorendo l'iniziativa, l'autodecisione, la responsabilità
personale degli alunni.
Sono queste le condizioni necessarie perché ogni alunno viva la scuola come
"ambiente educativo e di apprendimento", nel quale maturare
progressivamente la propria capacità di azione diretta, di progettazione e
verifica, di esplorazione, di riflessione e di studio individuale.
Pertanto, le sollecitazioni culturali, operative e sociali offerte dalla scuola
elementare promuovono la progressiva costruzione della capacità di pensiero
riflesso e critico, potenziando nel contempo creatività, divergenza e autonomia
di giudizio, sulla base di un adeguato equilibrio affettivo e sociale e di una
positiva immagine di sé.
La scuola elementare pone così le basi cognitive e socio - emotive necessarie
per la partecipazione sempre più consapevole alla cultura e alla vita sociale,
basi che si articolano, oltre che nelle conoscenze e nelle competenze prima
indicate, anche nella motivazione a capire ed a operare costruttivamente, nella
progressiva responsabilizzazione individuale e sociale, nel rispetto delle
regole di convivenza, nella capacità di pensare al futuro per prevedere,
prevenire, progettare, cambiare e verificare.
Per questo la scuola elementare, nell'adempiere il suo compito specifico e
scuola che realizza concretamente il rapporto fra istruzione ed educazione.
Diversità e uguaglianza
Per assicurare la continuità dello sviluppo
individuale delle esperienze educative precedenti, la scuola elementare è
impegnata a conoscere e valorizzare le attitudini individuali, le conoscenze
acquisite da ogni alunno (anche attraverso i mezzi di comunicazione di massa) e
le sicurezze raggiunte sul piano affettivo, psicologico e sociale.
Pertanto è essenziale, per procedere al loro potenziamento, accertare fin dai
primi giorni le abilità di base esistenti, relative al piano percettivo,
psicomotorio e manipolativo, ai processi di simbolizzazione, alle competenze
logiche, espressive, comunicative e sociali, alla rappresentazione grafica,
spaziale e ritmica ecc. Eventuali difficoltà e ritardi richiedono
l'utilizzazione di tutti i canali della comunicazione oltre a quella verbale,
per perseguire, attraverso un'appropriata metodologia, una sostanziale
equivalenza di risultati.
E' dovere della scuola elementare evitare, per quanto possibile, che le
"diversità" si trasformino in difficoltà di apprendimento ed in
problemi di comportamento, poiché ciò quasi sempre prelude a fenomeni di
insuccesso e di mortalità scolastica e conseguentemente a disuguaglianza sul
piano sociale e civile.
Alunni in difficoltà di apprendimento ed integrazione di soggetti portatori di handicap
L'esercizio del diritto all'educazione ed
all'istruzione nell'ambito dell'istruzione obbligatoria non può essere impedito
dalla presenza di difficoltà nell'apprendimento scolastico sia esso legato a
situazioni di handicap o di svantaggio che, peraltro, non vanno tra loro
confuse.
La condizione di svantaggio è legata a carenze familiari ed affettive, a
situazioni di disagio economico e sociale, a divari culturali e linguistici
dovuti a scarsità di stimolazioni intellettuali. La programmazione educativa e
didattica dovranno, quindi, articolarsi e svilupparsi in modo da prevedere la
costruzione e la realizzazione di percorsi individuali di apprendimento
scolastico che, considerando con particolare accuratezza i livelli di partenza,
pongano una progressione di traguardi orientati, da verificare in itinere.
Il processo di integrazione di alunni portatori di handicap, soprattutto se
gravi, esige non tanto una "certificazione medica", quanto la
possibilità per la scuola di affrontare il processo educativo didattico, sulla
base di una "diagnosi funzionale" predisposta da servizi
specialistici.
La diagnosi funzionale deve porre in evidenza le principali aree di
potenzialità e di carenza presenti nella fase di sviluppo osservato, cosicché
gli interventi da attivare nel quadro della programmazione educativo -
didattica, di competenza dei docenti, siano i più idonei a corrispondere ai
bisogni ed alle potenzialità del singolo soggetto; tali interventi devono
mirare a promuovere il massimo di autonomia, di acquisizione di competenze e di
abilità espressive e comunicative e, fin dove è possibile, il possesso di
basilari strumenti linguistici e matematici.
In ogni caso, l'obiettivo dell'apprendimento non può mai essere disatteso e
tanto meno sostituito da una semplice socializzazione "in presenza",
perché il processo di socializzazione %e in larga misura una questione di
apprendimento, e perché la mancanza di corretti interventi di promozione dello
sviluppo potrebbe produrre ulteriori forme di emarginazione.
L'alunno in situazioni di handicap pone alla scuola una domanda più complessa
di aiuto educativo e di sostegno didattico.
Mentre per la maggior parte dei soggetti può essere sufficiente il potenziamento,
l'affinamento e la differenziazione della prassi didattica, per un minor numero
di alunni in condizione di particolare gravità sono necessari interventi
qualificati di didattica differenziata, integrata da sostegni terapeutico -
riabilitativi. In questo quadro la scuola deve potersi avvalere della
collaborazione di specialisti, nonché di servizi e di strutture stabilmente
disponibili sul territorio.
E' necessario, in questi casi, che al suo lavoro si accompagnino lo sforzo
solidale della famiglia e l'azione concorde di un sistema socio - sanitario che
realizzi forme di prevenzione, di intervento precoce e di assistenza.
Per disabilità collegate ad handicap particolarmente gravi è opportuna
prevedere, nell'ambito di uno stesso distretto, il funzionamento di centri
adeguatamente attrezzati al fine di consentire interventi specificamente mirati
da realizzare in stretta collaborazione tra scuola, strutture sanitarie del
territorio e istituzioni specializzate.
La valutazione dei risultati scolastici degli
alunni portatori di handicap non può essere rapportata ai ritmi e agli
obiettivi formativi individualizzati perseguiti nell'azione didattica.
Comunque l'esperienza scolastica dell'alunno in situazioni di handicap dovrebbe
potersi sviluppare secondo un percorso unitario e fondamentalmente continuo,
quanto più possibile in armonia con i ritmi di maturazione e di apprendimento
propri del soggetto.
3. Programma e programmazione
Le linee del programma
Per attuare i suoi compiti la scuola
elementare si organizza in modo funzionale rispetto agli obiettivi educativi da
perseguire; pertanto, mentre segue le linee di un programma che prescrive sul
piano nazionale quali debbano essere i contenuti formativi e le abolita
fondamentali da conseguire, predispone un'adeguata organizzazione didattica,
affinché il programma possa essere svolto muovendo dalle effettive capacità ed
esigenze di apprendimento degli alunni.
Il programma, necessariamente articolato al suo interno, 'mira ad aiutare
l'alunno, impegnato a soddisfare il suo bisogno di conoscere e di comprendere,
a possedere unitariamente la cultura che apprende ed elabora.
La peculiarità del programma scaturisce dall'intento di aiutare l'alunno a
penetrare il significato della lingua, ad avviare seriamente una preparazione
scientifica, a cominciare ad elaborare una conoscenza attenta della vita umana
e sociale nelle sue varie espressioni, ad interrogare criticamente quegli
aspetti della realtà che più lo colpiscono (a cominciare dal mondo delle
immagini).
Programmazione didattica ed organizzazione didattica
Programmazione didattica. La
programmazione didattica ha un valore determinante per il processo innovativo
che, con i programmi, si deve realizzare nella scuola elementare.
Spetta ai docenti, collegialmente ed individualmente, di effettuare con
ragionevoli previsioni la programmazione didattica stabilendo le modalità
concrete per mezzo delle quali conseguire le mete fissate dal programma e la
scansione più opportuna di esse, tenuto conto dell'ampliamento delle
opportunità formativi offerte dal curricolo, sia con l'inserimento di nuove
attività, sia con la valorizzazione degli insegnamenti tradizionali.
La programmazione, nel quadro della prescrittività delle mete indicate dal
programma, delineerà i percorsi e le procedure più idonee per lo svolgimento
dell'insegnamento, tenendo comunque conto che i risultati debbono essere
equivalenti qualunque sia l'itinerario metodologico scelto.
La programmazione didattica deve essere assunta e realizzata dagli insegnanti
anche come sintesi progettuale e valutativa del proprio operato.
Organizzazione didattica. La scuola elementare si articola in due cicli: il primo ciclo
che comprende la prima e la seconda classe ed il secondo ciclo che comprende le
classi successive.
Il principio della scansione in cicli si attua secondo una logica pedagogica
che può non essere la medesima per tutti gli alunni e per tutti gli insegnanti.
Possono essere previste nell'arco del quinquennio anche scansioni diverse, sia
per rispettare i ritmi di crescita individuale degli alunni, sia per consentire
una verifica e una frequente valutazione a scopo formativo in corso di
apprendimento, da raccordarsi con quella consuntiva terminale.
L'unitarietà dell'insegnamento, che costituisce la caratteristica educativo
didattica peculiare della scuola elementare è assicurata dal ruolo specifico
dell'insegnante di classe - questo particolarmente nel primo ciclo - che
dall'intervento di più insegnanti sullo stesso gruppo classe o per gruppi di
classe diversi organizzati in un sistema didattico a classi aperte.
In particolare nel secondo ciclo, nel quale si prevede l'utilizzazione di una
pluralità di docenti, ferma restando la classe, il modulo base
dell'organizzazione istituzionale della scuola, l'organizzazione didattica deve
basarsi sulla valorizzazione delle esperienze e degli specifici interessi
culturali degli insegnanti. A tale fine essenziali sono la collaborazione ed il
lavoro collegiale e altresì le modalità di raggruppamento permanenti e
temporanee degli alunni.
L'organizzazione didattica utilizzerà, inoltre, attività didattiche di sostegno
e di didattica differenziata per aree d'intervento specifico, coordinate
all'attività didattica generale; valorizzarla le tecnologie educative che promuovono
un ambiente di comunicazioni multimediale.
La valutazione. Al fine di assicurare un'effettiva valutazione dei punti di
partenza e di arrivo, dei processi, delle difficoltà riscontrate e degli
interventi compensativi attuati, gli insegnanti devono raccogliere in maniera
sistematica e continuativa informazioni relative allo sviluppo dei quadri di
conoscenza e di abilità, alla disponibilità ad apprendere, alla maturazione del
senso di se di ogni alunno.
Le informazioni devono essere raccolte in forma sintetica, secondo criteri che
assicurino un positivo confronto dei livelli di crescita individuali e
collettivi. Le modalità e gli strumenti della raccolta di informazioni saranno
differenti e sempre pertinenti al tipo di attività preso in considerazione: in
alcuni casi sarà utile rifarsi a prove oggettive. In altri a forme di
registrazione proprie dell'esperienza didattica meno formalizzata.
Il complesso delle osservazioni sistematiche effettuate dagli insegnanti nel
corso dell'attività didattica costituirà lo strumento privilegiato per la
continua regolazione della programmazione, permettendo agli insegnanti di
introdurre per tempo quelle modificazioni o integrazioni che risultassero
opportune.
La comunicazione dei risultati di tale attività di valutazione ai soggetti
interessati (famiglie e scuole) deve documentare anche quanto la scuola ha
fatto e si impegna a fare in ordine allo sviluppo del singolo e del gruppo.
L'attività di programmazione e di verifica deve consentire agli insegnanti di
valutare l'approfondimento della loro preparazione psicologica, culturale e
didattica anche nella prospettiva della formazione continua.
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