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CULTURA E LINGUAGGIO - Ambiente, cultura e linguaggio

pedagogia



Cultura e linguaggio

Ambiente, cultura e linguaggio

L'acquisizione e lo sviluppo del linguaggio, oltre che da caratteristiche innate, come la buona funzionalità dell'apparato fonetico ed uditivo, dipende anche dall'ambiente in cui l'individuo vive; dove per "ambiente" si intende tanto gruppo di persone, con le quali il bambino entra in relazione, come la famiglia, la classe, ecc., quanto il clima culturale che lo caratterizza.

Da qui l'importanza fondamentale della cultura dominante nell'ambiente nel quale il bambino cresce ed opera. Infatti, al bambino si insegna a nominare gli oggetti, a distinguerli e a classificarli attraverso un processo di educaz 242d35c ione non programmato, ma che prende spunto dalle richieste del bambino stesso.



L'apprendimento del linguaggio viene pertanto condizionato dalla necessità della comunicazione, la quale non si svolge con persone qualsiasi, ma con un numero ben precisato di persone, ognuna delle quali svolge una funzione in rapporto ai bisogni del bambino. È chiaro allora che ogni parola assume determinati significati in rapporto al particolare clima culturale del gruppo preso in esame.

Il clima culturale, a sua volta, è in funzione della classe sociale a cui appartiene il gruppo: quindi lo studio dei rapporti fra ambiente sociale e apprendimento del linguaggio implica di prendere in esame sia il posto che occupa la classe nell'ambito sociale sia il sistema di credenze e di valori proprio della classe sociale.

Il nesso tra ambiente, cultura e linguaggio spiega come mai in ambienti culturalmente deprivati sia così raro riscontrare un uso corretto delle strutture linguistiche; mentre negli ambienti culturalmente elevati si fa un uso articolato e corretto del linguaggio. 

L'educazione scolastica dovrebbe aiutare a superare tali deficienze, prestando particolare attenzione alla classe sociale cui appartiene l'alunno, al fine di evitare problemi di disadattamento scolastico. Il problema dei superdotati e quello degli ipodotati può essere infatti considerato proprio come problema di linguaggio: infatti, l'ipodotato presenta sempre un linguaggio notevolmente povero e disarticolato, mentre nel superdotato si rileva sempre una capacità linguistica superiore all'età media.


Linguaggio, ambiente ed educazione

L'uomo quando nasce non è dotato, come gli animali, di una serie di istinti che gli permettono di integrarsi nell'ambiente in cui è destinato a vivere; solo attraverso un lento processo di educazione egli acquisterà quei modelli di comportamento destinati a questo scopo.

Questa acquisizione avviene principalmente attraverso la lingua e il linguaggio, attraverso i quali l'uomo acquista quei valori politici, morali e sociali che sono propri della comunità in cui vive.

L'educazione, quindi, è innanzitutto "educazione linguistica": solo con l'acquisizione del linguaggio l'individuo può mettere in atto quel processo di socializzazione, che finirà per integrarlo nel gruppo, e, contemporaneamente ne struttura la personalità.


Ambiente familiare e acquisizioni linguistiche

L'acquisizione del linguaggio varia, anche notevolmente, da un soggetto all'altro; essa dipende in parte dal patrimonio genetico-funzionale ed in parte dall'ambiente familiare e sociale.

Il primo ambiente in cui inizia l'educazione del bambino, che è soprattutto educazione linguistica, è la famiglia, cioè la società formata da un uomo e una donna, uniti insieme da un sentimento di amore, e dai loro figli. Ognuno di questi membri esercita una propria significativa influenza sul nuovo nato; appare perciò chiaro che uno studio individuo-ambiente familiare si presenta estremamente complesso.

Ma tra tutte le interrelazioni che si stabiliscono tra il soggetto ed i suoi familiari, la più importante è certamente quella madre-fanciullo

Fin dai primissimi momenti della nascita la madre ha un ruolo fondamentale per il piccolo: l'unione fisica, i sorrisi, le parole che essa gli rivolge, soddisfano gran parte dei bisogni del neonato, e gli permettono di scaricare le tensioni emotive e gli impulsi aggressivi che potrebbero in futuro ostacolare sia la comunicazione che la possibilità di rapportarsi con gli altri.

Le madri rappresentano un modello di imitazione linguistica per i loro figli; esse, quindi, devono cercare di guidare il piccolo ad un pronuncia e ad un'articolazione quanto più corretta possibile del linguaggio, anche se inizialmente il loro compito è reso difficile dal fatto che gli organi del piccolo non hanno ancora raggiunto la fase del normale funzionamento. L'acquisizione della lingua da parte del bambino è fortemente sorretta dai sentimenti del bambino per la madre.

La carenza del legame affettivo materno è certamente responsabile del ritardo della comparsa del linguaggio e della sua povertà nei bambini dei brefotrofi, come della sua regressione che si osserva nei bambini posti molto piccoli in ambienti con scarse stimolazioni affettive.

Accanto alla madre svolgono una funzione di notevole importanza tutti i membri della famiglia, in quanto sono essi che con successive stimolazione differenziate facilitano l'evolversi del linguaggio e dell'espressione. È da notare che i rapporti con gli adulti tendono a favorire l'elaborazione di un linguaggio più articolato, mentre quelli con i coetanei tendono a favorire forme di linguaggio più elementari.  



Indubbiamente anche il livello culturale dell'ambiente familiare svolge un ruolo importante sullo sviluppo linguistico del bambino: è stato osservato, infatti, che i bambini appartenenti a classi socialmente elevate parlano meglio, perché i loro genitori hanno loro meglio insegnato a parlare, sia riprendendoli in caso di scorrettezza, sia offrendo loro modelli di frasi grammaticalmente corrette.

Anche l'ambiente fisico , cioè gli oggetti che circondano il bambino assumono un'importanza considerevole per il suo sviluppo verbale. Infatti, un ambiente molto vario, ricco di oggetti e di cose che attirano e stimolano l'attenzione e la curiosità del bambino, offre un'infinità di sollecitazioni e motivazioni sia linguistiche che intellettuali, rispetto ad un ambiente molto ristretto.

L'ambiente familiare perciò deve essere inteso nella sua interezza, come complesso di persone, relazioni tra le persone, ambienti di vita, culture di gruppo . Esso agisce sempre come totalità.


Ambiente familiare e educazione intellettuale

L'ambiente familiare è la prima fonte e la prima matrice dell'educazione intellettuale, e rappresenta anche un'occasione preziosa di educazione permanente, che non viene meno neppure quando l'influenza di altri ambienti, come ad esempio la scuola, si farà preponderante nella vita dello scolaro. È la famiglia, infatti, che fornisce al bambino i criteri per conoscere, osservare e valutare la realtà, prima ancora che egli faccia il suo ingresso a scuola.

Numerose ricerche hanno messo in evidenza una correlazione positiva tra intelligenza dei bambini e livello socio-economico delle famiglie. È risultato che i fanciulli appartenenti a famiglie culturalmente ricche facevano registrare un Quoziente Intellettivo superiore ai coetanei appartenenti a famiglie culturalmente povere.

Questo no significa che i figli, per esempio, dei contadini siano meno intelligenti dei figli dei professionisti: la loro intelligenza naturale è infatti equivalente. La differenza dipende dalle stimolazioni culturali ricevute, che sono certamente più povere nel primo caso e più ricche nel secondo.

L'influenza più evidente dell'ambiente sul fanciullo riguarda il linguaggio; dalla ricchezza del linguaggio si nota immediatamente il tipo e il livello culturale dal quale il fanciullo proviene. Questo perché i fanciulli assimilano con grande facilità il linguaggio degli adulti, pertanto, dove l'ambiente familiare è culturalmente ricco anche il linguaggio apparirà tale.

Ma per svolgere pienamente il suo compito, quello cioè di favorire lo sviluppo intellettuale e linguistico del bambino, la famiglia deve innanzitutto trasmettere sicurezza: solo sentendosi sicuro e protetto da genitori affettuosi il bambino riuscirà nei suoi progressi. Ciò non esclude che il bambino debba essere corretto, ma il rimprovero deve avvenire nel modo e nel momento giusto.

Una seconda norma da tenere presente riguarda la proporzione tra lo sforzo richiesto e le reali possibilità del fanciullo. Non si può infatti chiedere al fanciullo più di quanto egli non sia in grado di dare, sia sul piano fisico che mentale. Va inoltre tenuta presente la cosiddetta legge del successo, per la quale ogni obiettivo raggiunto, ogni successo ottenuto, crea una condizione psicologica favorevole per ulteriori successi. Per questo motivi è necessario lodare sempre il bambino, anche il meno dotato, poiché in tal modo lo si incoraggia a fare sempre di più.




Ambiente scolastico e acquisizione linguistica

Una tappa importante per lo sviluppo linguistico e cognitivo del bambino è rappresentata dal suo ingresso a scuola, che si verifica verso i 3 o 4 anni, e costituisce la prima esperienza di socializzazione continuata.

In questo periodo nel bambino si verificano le prime importanti trasformazioni sia a livello fisiologico che intellettivo. Compito della scuola sarà pertanto quello di creare intorno al bambino un ambiente stimolante e creativo, ricco di possibilità di scambio e di contatti. In tal modo il bambino potrà evolversi con regolarità ed armonia. Il bambino ha infatti bisogno di essere guidato all'apprendimento di nuove cognizioni, le quali gli permetteranno l'elaborazione di un linguaggio più corretto e di un pensiero più articolato.

Quanto più ricca, più ampia e più varia è l'esperienza, tanto maggiori sono le possibilità creative che ha il bambino, e, quindi, l'adulto.

Bisogna poi considerare che all'ingresso della scuola materna ogni bambino porta con sé un proprio bagaglio linguistico, che è il riflesso della sua personalità e del rapporto che egli ha instaurato con le cose. La scuola non può indicare come inferiori certe forme espressive a vantaggio di altre, ma deve capirle ed accettarle tutte per tentare di dare ogni bambino uguali possibilità. Non adeguarsi al linguaggio del bambino potrebbe portare a forme di insuccesso scolastico, poiché il bambino non conoscendo il significato delle parole usate dall'insegnante non riesce a comprendere la spiegazione da lei fatta. 

Da qui la necessità, da parte dell'insegnante, di adeguare l'insegnamento ai templi e ai cicli evolutivi dell'acquisizione e della strutturazione linguistico-cognitiva.

Questo tipo di didattica naturalmente non deve limitarsi alla scuola materna, ma deve investire anche e soprattutto la scuola elementare. Il bambino, in genere, quando giunge nella scuola elementare ha un patrimonio linguistico abbastanza vasto, anche se l'articolazione grammaticale e sintattica è insufficiente. L'insegnamento, più che all'aspetto linguistico-cognitivo, dovrà allora tendere a favorire la strutturazione di strategie linguistico-ideative, cioè quelle capacitò intellettuali che permetteranno poi all'alunno di rapportarsi al mondo in maniera personale.


Linguaggio, individuo e società

Un'altra tappa importante per lo sviluppo linguistico del bambino, dopo a famiglia e la scuola, è rappresentata dall'inserimento del fanciullo nella società

A partire da questo momento i contatti col mondo umano che prima si realizzavano attraverso le emozioni, ora si realizzano per mezzo del linguaggio, che l'esperienza scolastica ha contribuito ad arricchire e a perfezionare.

Il linguaggio diventa per il ragazzo lo strumento per inserirsi nella società in cui vive, assimilandone i valori morali, politici e sociali, e per rapportarsi al mondo in maniera personale.

Il ruolo dell'educatore sarà quello di inserire la sua influenza nella dinamica di questo processo sia per accelerarlo, quando ciò sia possibile, sia per orientarlo, quando esso rischia di deviare, sia per far nascere nuove possibilità, se queste non si sviluppano spontaneamente.

L'elaborazione linguistica è educatrice e liberalizzatrice. È educatrice perché permette all'individuo di acquisire modelli di comportamento che gli permettono di vivere in un determinato ambiente storico-culturale; è liberalizzatrice perché toglie il soggetto dalla sua solitudine e lo mette in rapporto con gli altri.









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