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Parmenide

filosofia



Parmenide


Parmenide: "L'essere coincide con se stesso."

Se l'essere coincide con se stesso, ne consegue che il non essere non esiste.

La parola essere è usata in senso nominale e in senso assoluto (onnicomprensivo).

L'essere nominale è inteso come copula o relazione o legame tra il soggetto e il predicato nominale. L'essere assoluto è inteso con il significato di esistere senza alcuna spiegazione di ciò che è e ciò che non è. Per cui esclude qualsiasi alternativa a sé: solo l'essere è e coincide con l'esistere e quindi il non essere non esiste (concetto logico). Un oggetto non è un altro oggetto (concetto empirico). La verità logica non ha bisogno di conferme empiriche. La dimostrazione si ha anche in fisica, dove la dimostrazione 131e43b di alcuni eventi può non coincidere con l'ipotesi e l'unica spiegazione possibile si trova in senso logico attraverso il ragionamento. Infatti, ragionando, si arriva a ipotizzare che sono cambiate delle condizioni per cui l'ipotesi non è più valida. Quindi si arriva per dare un valore logico ad esprimere la dimostrazione in un principio logico, o tesi matematica, che si riscontra in una esperienza fisica. Nel caso di una tesi contraria, bisogna cercare l'errore nello svolgimento dell'esperimento. L'obiettivo di Parmenide è di separare la logica dall'esperienza, e quindi chiarire che l'ambito della logica (filosofia) è indipendente dall'ambito dell'esperienza, perché l'esperienza determina impressioni, apparenze, mentre la logica non è opinione ma ragionamento vero. Una cosa non può avere più di due possibilità: o è se stessa o è un'altra cosa. Quindi, se una cosa è, l'essere non consente alternative. Solo "è" è: se si afferma di qualcosa che è, l'essere relativo di quella cosa costituisce una identità universale e non particolare, cioè una cosa non può essere e non essere. La negazione di questo essere ha senso empiricamente, ma non costituisce secondo Parmenide un enunciato logicamente accettabile, perché se si dice non è, vuol dire che non esiste. Il non essere assoluto (mutamento, divenire, cambiamento) sembra essere ma logicamente non è (paradosso Parmenideo).



Zenone e Melisso sono i continuatori della scuola Parmenidea. Zenone era un amico fedele di Parmenide. Al tempo dei greci, il rapporto maestro-discepolo era intellettuale, ma spesso anche un rapporto omosessuale. È completamente d'accordo originariamente con la linea del maestro e tende a dimostrarla servendosi dell'esperienza.

"Principio di identità": ogni cosa è definita uguale a se stessa e diversa da tutte le altre.

Se una cosa è, non può non essere. Invece Zenone prova a dimostrare che applicando questo principio, ciò che sembra essere all'apparenza inganna.

Es. "Achille e la tartaruga". Achille è veloce, la tartaruga è lenta. Parmenide scommette che Achille non raggiungerà mai la tartaruga che empiricamente è impossibile. Zenone fa questo ragionamento: se la tartaruga prende un vantaggio di un minuto, in quel tempo percorre un certo tratto di percorso. Per percorrerlo Achille impiegherà un tempo inferiore ma intanto la tartaruga avrà percorso un'altra porzione di spazio. Per percorrere quella porzione Achille ci metterà un tempo brevissimo ma intanto la tartaruga avrà percorso una porzione di spazio ancora più piccola. Se si continua a dividere in unità di tempo sempre più piccole le porzioni di spazio percorse prima dalla tartaruga e poi da Achille, non c'è un momento in cui Achille raggiunge la tartaruga perché il tempo e lo spazio sono divisibili in porzioni infinitamente piccole (infinitesimali). Da qui sorge il concetto di infinito (paradosso più famoso di Zenone). Lui voleva dimostrare che per quanto la risultanza sia evidente, logicamente si è in grado di dimostrare il contrario e nessuna evidenza può da sola vanificare il procedimento logico.

Alla base della matematica c'è un ragionamento logico che consiste nel dire che ciò che sembra essere non è e quindi non esiste, non interessa. Osservando il sole, ad esempio, sembra il sole che si sposti compiendo un suo ciclo ma in realtà è la terra a ruotare su se stessa.



Parmenide dice che l'essere è finito e Parmenide pone la dimostrazione in un calcolo che può essere sviluppato all'infinito, ma è valido qualunque sia la scala numerica che noi adottiamo nella misurazione della distanza percorsa. Zenone afferma che poiché sia il tempo che lo spazio sono misurabili, cioè finiti, possono essere tagliati infinite volte conservando sempre il loro essere, cioè la loro natura, le loro caratteristiche. Quindi si può misurare all'infinito l'essere che è misura ma non si può misurare l'infinito. Per cui l'infinito come indeterminato non è misura e viene escluso dal ragionamento, invece l'essere, in quanto fondamento del ragionamento, è sempre determinante, sempre misurabile. Nel sistema di numerazione, il non essere è rappresentato dallo zero che al tempo dei romani non esisteva e che è comparso in provenienza dall'oriente per poter svolgere calcoli complessi.


Senofane


"Gli dei sono uomini i cui vizi e virtù vengono ingranditi a dismisura". Secondo la sua concezione, non sono gli dei ad aver creato gli uomini, ma bensì il contrario a propria immagine e somiglianza. Gli uomini hanno preso il mondo reale, lo hanno ingrandito e lo hanno reso divino. Se gli animali potessero pensare e quindi credere negli dei, gli dei sarebbero a loro immagine e somiglianza. Quindi, la divinità è prodotto dell'uomo e quindi la dimostrazione che l'uomo possiede il logos, è capace di ragionare, e attraverso questo costruire i miti.






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