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PLOTINO - SANT'AGOSTINO, SAN TOMMASO

filosofia



PLOTINO


Plotino (205-270 d.C.) fu un discepolo di Ammonio Sacca che fondò la scuola neoplatonica di Alessandria. Egli affermò che l'uomo è fondamentalmente la sua anima e l'anima umana è un momento dell'ipostasi Anima, di cui partecipa il carattere di attività, pertanto, anche quando è nel corpo, l'anima esercita tutte le attività conoscitive, ivi compresa la sensazione che da Plotino non è intesa come momento passivo, ma come "pensiero occulto" dell'anima. La condizione ideale dell'anima è la libertà; ma questa si ottiene solo nella tensione al Bene, ossia mediante il distacco dal 242h76c corporeo e col congiungimento all'Uno.

Proprio in questo sta il vertice dell'erica plotiniana: nell' "unificazione" o nell' "estasi" ossia nella capacità di spogliarsi di tutto, di ogni alterità e di congiungersi con l'Uno.

Tale itinerario è detto anche via del "ritorno" o della "conversione", in quanto porta l'uomo alle origini del suo essere. Le vie del ritorno all Assoluto sono molteplici:

a)  quella della virtù

b) quella che corrisponde all'erotica platonica



c) quella della dialettica.


SANT'AGOSTINO


Nato nel 354 e morto nel 430 fu il primo pensatore ad attuare una sintesi tra fede, filosofia e vita. Agostino indagò sul problema dell'uomo, non però sull' uomo in generale, ma sull'uomo come individuo. Egli connesse al problema della creazione il grande problema del male poiché se tutto proviene da Dio, che è Bene, da dove proviene il male?

Egli trovò la chiave per risolvere la questione proprio in Plotino: il male non è una sostanza o un essere, bensì deficienza e privazione di essere.

Il problema del male può essere prospettato a tre livelli:

a)  Dal punto di vista metafisico-ontologico nel cosmo non esiste il male, ma esistono solo gradi inferiori di essere rispetto a Dio. Ma anche ciò cche ad una considerazione superficiale appare un "difetto", in realtà, nell'ottica dell'universo visto nel suo insieme, scompare. Quando, ad esempio, giudichiamo che l'esistenza di certi animali nocivi sia un male, in realtà noi misuriamo con il metro della nostra utilità e quindi in un'ottica errata. Ogni cosa, anche quella apparentemente più insignificante, ha un suo senso e una sua ragion d'essere e quindi costituisce un positivo.

b) Da un punto di vista morale il male morale è il peccato che dipende dalla cattiva volontà. Quest'ultima, per sua natura, dovrebbe tendere al Bene Sommo, ma poiché esistono molti beni, la volontà può tendere a questi, e, rovesciando l'ordine gerarchico, può preferire la creatura a Dio, preferire i beni inferiori a quelli superiori. Se è così, il male deriva dal fatto che non vi è un unico Bene, ma ci sono molti beni e consiste in una scorretta scelta fra questi.

c) Il male fisico, infine, è la conseguenza del peccato originale, ossia una conseguenza del male morale.

La tematica del male morale porta in primo piano il concetto di voluntas, che Agostino considera come autonomia della ragione. La ragione può conoscere il bene e la volontà può respingerlo perché essa è facoltà differente dalla ragione. La ragione conosce, la volontà sceglie, e può scegliere anche l'irrazionale. Il peccato originale fu un peccato di superbia e fu la prima deviazione della volontà. L'arbitrio della volontà è libero veramente quando non fa il male ed è questa la sua condizione naturale. Ma, dopo il peccato originale, la volontà si è corrotta e indebolita ed è diventata bisognosa della grazia divina. Di conseguenza l'uomo nella sua vita morale ha bisogno dell'aiuto divino e quando cerca di vivere rettamente avvalendosi delle sole sue forze, ossia senza l'aiuto della grazia divina, cade nel peccato.

Inoltre Agostino dice che l'uomo buono è colui che ama. Quando l'amore dell'uomo è diretto verso Dio è charitas; quando invece è diretto verso sé e verso le cose del mondo è cupiditas. Amare sé e gli uomini non secondo il giudizio degli uomini, ma secondo il giudizio di Dio, significa amare nel modo giusto. Così la virtù dell'umomo, che i filosofi greci avevano determinato in funzione della conoscenza, da Agostino viene ricalibrata in funzione dell'amore. La consistenza dell'uomo è data dal peso del suo amore, così come dal suo amore viene determinato il suo destino terreno e ultraterreno. E, in questa prispettiva, ben si comprende l'esortazione conclusiva agostiniana: ama e fa quello che vuoi.




SAN TOMMASO


Nacque a Roccasecca nel 1221 e fu il primo massimo rappresentante della Scolastica.

San Tommaso assume una posizione centrale, tipicamente medievale, designata come "Scolastica". Ha dato alla filosofia cristiana solide basi scientifiche, creando un sistema valido per l'intrinseca chiarezza e coerenza dottrinale, ispirata da uno sconfinato amore per la verità. L'etica di San Tommaso è fondata nella metafisica, in conformità al principio " Agere sequitur esse", "l'agire è la manifestazione e sviluppo dell'essere",e pertanto ciascun essere agisce, conformemente, alla propria natura. La morale è dunque rispetto alla volontà umana, una morale eteronoma, in quanto le leggi morali hanno la loro origine in Dio.

Essendo l'uomo composto di anima e corpo, dovrà subordinare gli istinti del corpo ai dettami della ragione.

L'etica di San Tommaso non è eudemonistica, né ha per base l'utile privato o pubblico e non esige la soppressione dei desideri. Il criterio che lo ispira è il perfezionamento della natura umana che consiste nell'avvicinarsi il più possibile a Dio.

Secondo San Tommaso il bene non deve essere compiuto in vista di un premio ed il male evitato per timore di castigo, ma perché la sanzione è intrinseca alla legge, la quale se potesse venire violata, non avrebbe più il carattere obbligatorio, senza il quale la legge non è legge. Il male si distingue in "Pena" e "colpa":quella è la mancanza di una perfezione, per esempio la cecità è la mancanza della vista (male metafisico); questa costituisce il male morale: la volontà dell'uomo di trasgredire alla legge, nel peccato.

Il primo appartiene all'ordine naturale disposto da Dio, quindi non è male; il secondo non è voluto da Dio, ma dal libero arbitrio.

La libertà umana non è obliterata né dalla prescienza divina, né dalla "Grazia". Il passato ed il futuro hanno senso soltanto per gli esseri temporali, non per Dio che è eterno e presente.

La "Grazia" non obbliga l'uomo ad agire in un determinato senso, essa è un dono che Dio gli concede per aiutarlo a conseguire il proprio fine, ma l'uomo rimane libero di fronte alla "Grazia" stessa, che può accettare o respingere.









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