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L'esistenza di Dio e del male

filosofia














Secondo molti filosofi, (tra cui Platone, Aristotele e Cartesio), l'universo è il prodotto di un disegno consapevole da parte di un essere di intelligenza superiore: Dio. Vi sono però filosofi, tra cui Hume, contrari a questa tesi.



Molti hanno pensato che l'argomento del disegno rappresentasse una vera e propria dimostrazione dell'esistenza di Dio: guardando tutto ciò che ci circonda non possiamo che constatare come tutte le parti che compongono l'universo cooperino armonicamente. Questo ordine si può spiegare solo considerandolo come il prodotto del volere di un essere supremo. Dio, quindi, deve necessariamente esistere in quanto creatore dell'universo.

Questa, che ha le sembianze di una dimostrazione matematica, sarà oggetto di critiche e att 646i81g acchi: come si può conciliare l'esistenza del male con l'esistenza di Dio? Se esiste un dio onnipotente, supremo e infinitamente buono perché permette l'esistenza del male sulla terra?

Analizziamo, prima, le caratteristiche differenti che Dio assume a seconda dei filosofi presi in considerazione.

Per Platone, all'origine del mondo sensibile, vi è un "Dio artigiano" descritto attraverso il mito del Demiurgo, nel "Timeo".

Il Demiurgo, però, a differenza del Dio cristiano non svolge il ruolo di creatore, non da vita al mondo sensibile dal nulla ma partendo da due entità distinte (la materia e le idee).

Questo Dio artigiano vede le idee e la materia e mosso da bontà cerca di dare alla materia la perfezione delle idee, ma essendo la materia "necessità" esercita una resistenza che non gli permetterà di assumere il finalismo e la perfezione delle idee. L'ordine dell'universo è garantito dal moto circolare e immutabile degli astri. Questo movimento esclude il cambiamento, tutto torna sempre al punto di partenza. Aristotele, invece, ipotizza che alla base del movimento eterno dei corpi celesti ci sia una causa prima che non è causata da nient'altro, questa causa è rappresentata dal motore Immobile. Esso muove i corpi celesti senza muoversi altrimenti ci dovrebbe a sua volta essere un ulteriore causa del suo movimento. Esso è pura immobilità, è atto puro ed è perciò privo di materia. Ma dalla sua immobilità come fa a creare movimento? Lo crea agendo non come causa efficiente, ma come causa finale. In quanto atto puro è perfezione ed è da ciò che scaturisce il movimento di tutti i corpi celesti che tendendo alla perfezione si muovono in direzione del motore immobile. Esso ha, poi, un'altra caratteristica: ha una vita teoretica, è pura attività pensate di se stesso.

La grande differenza tra il Dio cristiano e il motore immobile sta nel fatto che quest'ultimo è ordinatore dell'universo, non creatore.

Con Cartesio si arriva, invece, a un a dimostrazione di Dio composta da 3 "enunciati":

La causa di un qualcosa deve essere uguale o maggiore dell'effetto per cui l'idea innata che io ho di lui deve provenire da un essere perfetto che esiste realmente al di fuori dell'idea stessa che io ho di lui.

Io non posso essere causa della mia esistenza altrimenti mi sarei creato perfetto, per cui devo essere stato creato da un essere perfetto esterno a me.

   Riprendendo una prova di sant'Anselmo considera l'esistenza una caratteristica contenuta nella perfezione stessa.

Se Dio non esistesse non potrebbe essere perfetto, ma noi abbiamo un'idea innata della sua perfezione. Dio è necessariamente perfetto e quindi deve esistere altrimenti sarebbe manchevole di qualcosa e di conseguenza imperfetto.

Il Dio di Cartesio ha anche la funzione di Garante dalla veridicità delle cose e della loro esistenza.

Anche Locke parla di un Dio dimostrabile, la ragione ci insegna che il mondo non potrebbe esistere senza una causa eterna, intelligente e onnipotente.

Mentre per Giordano Bruno Dio non trascende dal mondo, non è una causa distinta dall'effetto, in ogni parte del mondo vi è anima e quindi Dio.

Per Telesio, invece, Dio è creatore del mondo naturale ma non interferisce nello sviluppo dei fenomeni naturali, ma si limita a garantire la regolarità delle leggi a cui essi obbediscono.

Il più critico contro l'argomento del disegno è Hume.

In primo luogo critica l'analogia su cui questo argomento si regge, tra gli artefatti umani e l'intero universo.

Secondo i sostenitori dell'argomento del disegno Dio è paragonabile ad un orologiaio e l'universo ad un orologio. Ma Hume non trova somiglianza tra entità così diverse.

Hume è un empirista per cui non concepisce la causa se non come una continua successione spazio-temporale tra due fenomeni. Dalla ripetuta esperienza di questa contiguità si può da B risalire alla causa A.

A conclusione per Hume nulla esclude che l'ordine della natura non sia scaturito da un intervento soprannaturale, ma dalla costante auto-organizzazione della materia, secondo principi naturali.

Leibniz si sofferma, infine, su un'altra per questo motivo è lecito dubitare della correttezza dell'argomento del disegno. Perché Dio ha creato un mondo imperfetto in cui è presente il male?

Leibniz risponde a questa domanda rifiutando la teoria atea per cui l'universo è frutto del gioco delle cieche forze della natura e respingendo anche l'idea pessimistica secondo la quale Dio ha creato il mal per punirci dei nostri peccati in quanto ritiene che, per sua natura, Dio non poteva che creare il migliore dei mondi possibili.

Nella mente di Dio sono contenute le idee di tutti gli infiniti mondi possibili, tra questi Dio ha creato il nostro perché essendo onnisciente e infinitamente buono non poteva che scegliere di creare il mondo migliore ovvero quello con una minor quantità di male.

In più Leibniz analizza l'origine del male. Innanzi tutto lo individua unicamente nel mondo umano, quindi in una parte molto limitata dell'universo. Ne distingue di tre generi: metafisico che è indice solo della diversità tra la perfezione divina e la condizione umana; non è da ritenersi un vero male.

Quello fisico si esprime con il dolore ed è conseguenza dei peccati compiuti dagli esseri umani.

Quello morale è, invece, compiuto volontariamente dall'uomo, in quanto libero di scegliere. Dio non ha, perciò, voluto il male ma lo ha permesso lasciando all'uomo libertà di scelta.






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