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HEGEL E LA FILOSOFIA ROMANTICA - IL CLIMA CULTURALE DEL ROMANTICISMO

filosofia



HEGEL E LA FILOSOFIA ROMANTICA



IL CLIMA CULTURALE DEL ROMANTICISMO


Il clima culturale entro cui si muovono la riflessione e l'opera di Georg Wilhelm Friedrich Hegel è quello del Romanticismo tedesco. Hegel fu amico dei maggiori esponenti della cultura romantica, tra cui il filosofo Schelling e il poeta Holderlin. Terminati gli studi, e dopo un periodo in cui fu precettore presso privati, egli divenne nel 1808 direttore del Ginnasio di Norimberga, passando quindi all'università di Heidelberg e nel 1818 a Berlino, ove trovò il suo massimo successo. La sua vita, dunque , trascorse in pieno ambiente culturale e filosofico romantico. Infatti Hegel, pur avendo polemizzato con alcuni esponenti del Romanticismo, condivide con essi alcuni tratti fondamentali, quali il concetto della creatività dello Spirito e dello sviluppo provvidenziale della storia, e, soprattutto, il tema dell'infinito, anche se ritiene che ad esso si acceda attraverso la ragione e non attraverso i 555h75f l sentimento.


IL TERMINE ROMANTICISMO


Con il termine romanticismo si indica il movimento filosofico, letterario e artistico che prese le mosse in Germania negli ultimi anni del XVIII secolo, ebbe la sua massima fioritura, in tutta l'Europa, neo primi decenni del XIX e costituì "l'impronta" propria di questo secolo.



Il significato corrente del termine "romantico" è quello di <<sentimentale>>, che deriva da uno degli aspetti più appariscenti del movimento, cioè l'attribuzione al sentimento di un valore prima mai affermato con tanta intensità. Quella del sentimento era una categoria che l'antichità classica aveva ignorato o disprezzato, che il Settecento illuministico ( e Kant ) aveva riconosciuto nella sua forza e che nel Romanticismo acquista un valore predominate.


I CARATTERI DEL ROMANTICISMO


La vera novità del Romanticismo consiste nel nuovo modo di considerare la ragione. L'Illuminismo aveva, si, esaltato la ragione come una forza in grado di trasformare il mondo, ma non l'aveva considerata assoluta o onnipotente. Al contrario, con il Romanticismo la ragione viene considerata come una forza infinita che abita il mondo e lo domina e, perciò, ne costituisce la sostanza stessa. Questo passaggio  vene effettuato da Fiche, che identificò la ragione con l'Io infinito o Autocoscienza assoluta e ne fece la forza dalla quale l'intero mondo è prodotto. L'infinità, in questo senso, è un'infinità di coscienza e di potenza, oltre che di estensione e di durata.

Il principio infinito viene costantemente inteso come coscienza, attività, libertà, capacità di creazione incessante. Questi pensatori, inoltre, ritengono che la filosofia sia la manifestazione più alta della Ragione stessa.

Altri elementi caratteristici della filosofia romantica sono: l'ottimismo, il provvidenzialismo, il tradizionalismo, il nazionalismo e il titanismo.

L'ottimismo è la convinzione in base alla quale la realtà è tutto ciò che deve essere, ed è anche perfezione e razionalità. La realtà è tutto ciò che deve essere perché la ragione, essendo potente, si realizza sempre e necessariamente nei fatti. Fu in virtù di questa tendenza che il Romanticismo considerò il dolore, l'infelicità e il male come manifestazioni parziali e necessarie di un tutto che è sempre, nel suo complesso, bene.

Con l'ottimismo si connette il provvidenzialismo storico del Romanticismo. La storia è, per i Romantici, un processo necessario nel quale la Ragione infinita manifesta e realizza se stessa, sicchè in essa non c'è nulla di irrazionale o di inutile.

Al provvidenzialismo si collega il tradizionalismo romantico. Quella illuministica era stata una filosofia critica e rivoluzionaria: voleva liberarsi del passato perché in esso scorgeva, quasi esclusivamente, errori e pregiudizi. Il Romanticismo, al contrario, riconoscendo la bontà di ogni momento della storia, si riconnette al passato e lo esalta: il passato per esso non ha nessun elemento che debba essere abbandonato o perduto, ma anzi contiene potenzialmente il presente e l'avvenire. Perciò, le istituzioni che il passato ha prodotto e che ci ha tramandato appaiono ai Romantici come dotate di valore assoluto e destinate ad essere eterne. Da ciò deriva la rivalutazione del Medioevo.

Un altro corollario del tradizionalismo romantico è il nazionalismo, l'idea cioè che la nazione è la coesistenza di individui che devono vivere insieme, nel senso che essi appartengono ad un comune ceppo fatto di razza, lingua, religione e cultura.

Tra i tratti più appariscenti del Romanticismo spicca il titanismo, cioè l'insofferenza per tutto ciò che è finito. Prometeo è il simbolo di questo atteggiamento, in termini molto diversi dall'antico mito greco: ora egli è l'eroe che si ribella alle costrizioni del fato, proprio per la sua volontà infinita.


GLI SCRITTI DI HEGEL




Gli scritti del periodo giovanile dimostrano un prevalente interesse religioso-politico. Questo interesse si trasforma nelle grandi opere della maturità in un interesse storico-politico. La realtà che sta dunque continuamente dinanzi a Hegel e nei cui confronti egli formula le sue categorie interpretative è quella della storia umana e della vita dei popoli.

La prima grande opera di Hegel è la Fenomenologia dello spirito. A Norimberga Hegel pubblicò la Scienza della logica, le cui due parti apparvero rispettivamente nel 1812 e nel 1816. A Heidelberg apparve, nel 1871, l'Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, che è la più compiuta formulazione del sistema di Hegel. Nelle due successive edizioni del 1827 e del 1830 Hegel stesso aumentò molto la mole dell'opera. Un'ulteriore edizione in tre volumi fu realizzata dagli allievi, dopo la morte del Maestro, fra il 1840 e il 1845, tramite l'aggiunta di lunghe annotazioni ricavate dagli appunti o dalle lezioni del filosofo. A Berlino Hegel pubblicava quella che, in un certo senso, è l'opera più significativa, Lineamenti di filosofia del diritto ossia diritto naturale e scienza della stato in compendio ( 1821 ).

Dopo la sua morte gli scolari raccolsero, ordinarono e pubblicarono i suoi corsi di Berlino: Lezioni sulla filosofia della storia; Estetica; Lezioni sulla filosofia della religione; Lezioni sulla storia della filosofia. Recentemente sono state pubblicate anche le Lezioni di filosofia del diritto.


LATESI DI FONDO NEL PENSIERO DI HEGEL


I capisaldi del pensiero di Hegel sono: a) l'infinito come unica realtà; b) l'identità tra razionale e reale; c) la filosofia come giustificazione razionale della realtà.

Per Hegel la realtà non è un insieme di pezzi staccati, ma un organismo unitario di cui tutto ciò che esiste è parte. Tale organismo coincide con l'Infinito o Assoluto. Di conseguenza, in senso filosofico, il finito non esiste, perché ciò che è volgarmente si chiama finito altro non è che un'espressione parziale dell'infinito.

Tale infinito per Hegel si identifica con l'uomo, visto come Soggetto spirituale in divenire che alla fine si realizza per ciò che è veramente.

Il soggetto spirituale infinito che sta alla base della realtà viene denominato da Hegel con il termine Idea o di Ragione, intendendo con queste espressioni l'identità di pensiero ed essere, o meglio, di ragione e realtà. Da ciò il noto aforisma, contenuto nella Prefazione ai Lineamenti di filosofia del diritto, in cui si riassume il senso stesso dell'hegelismo: << Ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale>>.

Con la prima parte della formula, Hegel intende dire che la razionalità non è pura idealità, attrazione, schema, dover-essere, ma la forma stessa di ciò che esiste, poiché la Ragione governa il mondo e lo costituisce. Viceversa, con la seconda parte della formula Hegel intende affermare che la realtà non è una materia caotica, ma il dispiegarsi di una struttura razionale che si manifesta in modo inconsapevole nella natura e in modo consapevole nell'uomo. Pertanto, con il suo aforisma, Hegel non esprime la semplice possibilità che la realtà sia penetrata o intesa dalla ragione, ma la necessaria, totale e sostanziale identità di realtà e ragione. Tale identità implica anche l'identità fra essere e dover-essere, in quanto ciò che è risulta anche ciò che razionalmente deve essere.

E tutte quante insistono sul fatto che il mondo, in quanto è, e così com'è, è razionalità dispiegata, ovvero ragione reale e realtà razionale.

In altri termini, Hegel, secondo uno schema tipico della filosofia romantica, ritiene che la realtà costituisca una totalità processuale necessaria, formata da una serie ascendente di  << gradi >> o << momenti >>, che rappresentano, ognuno, il risultato di quelli precedenti e il presupposto di quelli seguenti.



Coerentemente con il suo orizzonte teorico, fondato sulle categorie di totalità e di necessità, Hegel ritiene che il compito della filosofia consista nel prendere atto della realtà e nel comprenderne le strutture razionali che la costituiscono: << Comprendere ciò che è, è il compito della filosofia, poiché ciò che è, è la ragione>>. A dire come deve essere il mondo, la filosofia arriva sempre troppo tardi, giacchè sopraggiunge quando la realtà ha compiuto il suo processo di formazione. Essa, afferma Hegel con un paragone famoso, è come la nottola di Minerva che inizia il suo volo sul far del crepuscolo, cioè quando la realtà è già bella è fatta. La filosofia deve dunque << mantenersi in pace con la realtà >> e rinunciare alla pretesa assurda di determinarla e guidarla.

Questi chiarimenti delineano il tratto essenziale della filovia e della personalità di Hegel. L'autentico compito che Hegel ha inteso attribuire alla filosofia è la giustificazione razionale della realtà, della presenzialità, del fatto. Questo compito egli lo ha affrontato con maggiore energia proprio là dove esso sembra più rischioso: cioè nei confronti della realtà politica, dello stato.


LA DIALETTICA


L'Assoluto, per Hegel, è fondamentalmente divenire. La legge che regola tale divenire è la dialettica, che rappresenta, al tempo stesso, la legge di sviluppo della realtà e la legge di comprensione della realtà. Hegel non ha offerto, della dialettica, una teoria sistematica, limitandosi, per lo più, ad utilizzarla nei vari settori della filosofia.

Nel par. 79 dell'Enciclopedia Hegel distingue tre momenti o aspetti del pensiero: a) << l'astratto o intellettuale>>; b) << il dialettico o negativo-razionale >>; c) << lo speculativo o positivo razionale >>. Il momento astratto o intellettuale consiste nel concepire l'esistente sotto forma di una molteplicità di determinazioni statiche e separate le une dalle altre. Il momento intellettuale è quello per cui il pensiero si ferma alle determinazioni rigide della realtà, limitandosi a considerarle nelle loro differenze reciproche e secondo il principio di identità e di non-contraddizione. Il momento dialettico o negativo-razionale consiste nel mostrare come le sopraccitate determinazioni siano unilaterali ed esigano di essere messe << in movimento >>, ovvero di essere relazionate con altre determinazioni.

Il terzo momento, quello speculativo o positivo-razionale, consiste invece nel cogliere l'unità delle determinazioni opposte, ossia nel rendersi conto che tali determinazioni sono aspetti unilaterali di una realtà più alta che li ri-comprende o sintetizza entrambi.

Globalmente e sinteticamente considerata, la dialettica consiste quindi: 1) nell'affermazione o posizione di un concetto << astratto e limitato >>, che funge da tesi; 2) nella negazione di questo concetto come alcunché di limitato o di finito e nel passaggio ad un concetto opposto, che funge da antitesi: 3) nella unificazione della precedente affermazione e negazione in una sintesi positiva comprensiva di entrambe. Sintesi che si configura come una ri-affermazione potenziata dall'affermazione iniziale ( tesi ), ottenuta tramite la negazione della negazione intermadia ( antitesi ). Riaffermazione che Hegel focalizza con il termine tecnico Aufhebung il quale esprime l'idea di un << superamento>> che è, al tempo stesso, un togliere e un conservare.






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