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FILOSOFIA - BERGSON, FREUD

filosofia



Filosofia


Nella storia della filosofia, in cui una tematizzazione esplicita dell'inconscio comincia solo con Leibniz, si possono distinguere due diverse concezioni del problema. La prima è quella che lo configura come qualcosa di assolutamente "altro" dalla coscienza. Quest'idea del 131j99b l'inconscio come "doppio" ambiguo e inquietante della coscienza è quella dominante delle filosofie che si rifanno al razionalismo moderno. Così, il concetto dell'inconscio come antagonista assoluto della coscienza si può ritrovare tanto nella tradizione del razionalismo quanto, al polo opposto, nei sostenitori dell'irrazionalismo.

Il pensiero moderno ha elaborato un'altra nozione non antagonista dell'inconscio, inteso come la vuota e formale virtualità della coscienza; l'idea virtuale dell'inconscio fa di esso un luogo, non già di contraddizione e antagonismo, bensì di limite e di differenziazione.

Inaugurata per la prima volta da Leibniz, questa nozione d'inconscio s'incontrerà in seguito ovunque la coscienza sia tematizzata non già realisticamente, come una sorta di deposito di contenuti, ma appunto come una forma vuota, relativa e transitoria: in quanto virtuale, l'inconscio è il corrispettivo di un concetto trascendentale e non subiettivo di coscienza. È una linea che, dopo Kant, attraverso l'inconscio come limite sovracosciente di Schopenhauer, arriva fino a Bergson.





BERGSON


Bergson contrappose alla concezione razionalistica del Positivismo una visione della conoscenza e della vita fondata su diversi livelli dello spirito e su diversi piani conoscitivi. All'apice di questi livelli non è l'intelligenza, che ci offre soltanto rappresentazioni superficiali, convenzionali, utili ma non corrispondenti alla realtà delle cose; la vera attività conoscitiva è l'intuizione, che ci permette di cogliere l'essenza del reale, della natura come del nostro Io. La vera realtà della natura e dello spirito non può essere colta attraverso le artificiose schematizzazioni delle scienze ma deve essere appresa intuitivamente nel suo divenire, nel suo flusso ininterrotto.

Al concetto di tempo "spazializzato" della scienza, artificialmente diviso in momenti distinti, egli contrappose il tempo come durata, come flusso ininterrotto, come processo che non può essere quantificato ma soltanto vissuto dallo spirito. Così tutta la vita è interpretata come evoluzione continua, come proiezione della realtà e dello spirito verso forme sempre nuove, in una perenne attività creativa.

In Materia e memoria (1896) Bergson studia i rapporti fra spirito e corpo articolando i suoi discorsi fra memoria, ricordo e percezione. La memoria pura è la coscienza stessa, che registra automaticamente ciò che accade, anche di ciò di cui non abbiamo consapevolezza (s'identifica con il nostro passato). Il ricordo-immagine è la materializzazione, operata dal cervello, di un evento del passato. Materializzazione che non sempre avviene e che spiega come la coscienza, pur essendo memoria, non sia necessariamente ricordo. Anzi, quella che noi chiamiamo comunemente memoria (= il ricordo-immagine) è solo una piccola parte della memoria complessiva (= la memoria pura). Tanto più che il cervello trasforma in ricordi-immagini solo ciò che serve all'azione, mantenendo nell'inconscio la massima parte del passato. La percezione, a sua volta, agisce come un continuo filtro selettivo dei dati, in vista delle esigenze dell'azione.





FREUD


L'idea che sussista, al di là della nostra percezione consapevole, un'area inconscia che si presenta come una memoria della storia passata, sia individuale che collettiva, è presente anche in Freud. Inoltre, sia Bergson che Freud sono convinti che questa memoria inconscia si mantenga attiva nello psichismo adulto e ci accompagni sempre. Ciò non esclude che, a partire da questi presupposti comuni, i due autori prendano strade diverse; in particolare Freud concentra l'attenzione sulle dinamiche che presiedono allo psichismo, nelle sue molteplici manifestazioni, e sul ruolo del sogno come indicatore per eccellenza della riattualizzazione delle istanze inconsce.



Freud afferma che la maggior parte della vita mentale si svolge fuori della coscienza e che l'inconscio non costituisce il limite inferiore del coscio, ma la realtà abissale primaria di cui il conscio (simile alla punta di un iceberg) è solo la manifestazione visibile.

Freud divide l'inconscio in due zone. La prima comprende l'insieme dei ricordi che, pur essendo momentaneamente inconsci, possono divenire consci. Tale è il "preconscio". La seconda zona comprende quegli elementi psichici stabilmente inconsci che sono mantenuti tali da una forza specifica (la cosiddetta "rimozione") che può essere superata solo in virtù di tecniche apposite.

Per un certo periodo Freud utilizzò l'ipnosi ma poi elaborò un nuovo metodo: quello delle cosiddette "associazioni libere", che consiste nel mettere il paziente in grado di abbandonarsi al corso dei propri pensieri, facendo sì che tra le varie parole da lui pronunciate si instaurino delle catene associative collegate con il materiale rimosso che si vuole portare alla luce. Tutto deve quindi essere messo a servizio della cura, compreso quel fenomeno tipico che è il "transfert", ossia il trasferimento sulla persona del medico di stati d'animo ambivalenti (di amore e di odio) provati dal paziente durante l'infanzia nei confronti delle figure genitoriali.

"Scoperto" quel nuovo continente scientifico che è l'inconscio, Freud si propose di decodificarne i messaggi tramite lo studio di quelle sue manifestazioni privilegiate che sono i sogni, gli atti mancati e i sintomi nevrotici.  

Egli ritiene, infatti, che i sogni siano "l'appagamento (camuffato) di un desiderio (rimosso) ". Per motivare questa tesi Freud distingue, all'interno dei sogni, un "contenuto manifesto" (la scena onirica, così come viene vissuta dal soggetto) ed un "contenuto latente" (l'insieme delle tendenze che danno luogo alla scena onirica).Si tratta di desideri inaccettabili dal soggetto, che cadono quindi sotto l'azione della censura. Ma se ogni sogno è la realizzazione di un desiderio l'interpretazione psicanalitica dei sogni consiste nel ripercorrere a ritroso il processo di traslazione del contenuto latente in quello manifesto, al fine di cogliere i messaggi segreti dell'Es".

Nella Psicopatologia della vita quotidiana Freud prende in esame quei contrattempi della vita di tutti i giorni che prima si era soliti attribuire al caso. Applicando ancora una volta il principio del determinismo psichico Freud scopre invece come anche tali microfenomeni abbiano un ben preciso significato. In particolare, egli scorge in essi un'ennesima manifestazione camuffata dell'inconscio.

Per quanto concerne i sintomi nevrotici, Freud fa un discorso analogo, sostenendo che il sintomo rappresenta il punto di incontro fra una o più tendenze rimosse e quelle forze della personalità che si oppongono all'ingresso di tali credenze nel sistema conscio. E poiché Freud scoprì ben presto che gli impulsi rimossi che stanno alla base dei sintomi psiconevrotici sono sempre di natura sessuale, egli fu portato a porre la sessualità al centro della propria attenzione.






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