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Educazione - Platone e la matematica

filosofia



Educazione


Come si può essere sicuri che i filosofi, i custodi, gli aristoi cercheranno di realizzare solo il bene della comunità e non il loro personale tornaconto?

Platone supera il problema sostenendo che i custodi, prima di saper custodire gli altri, devono essere in grado di custodire se stessi.

Per questo motivo da molta importanza al sistema educativo, in particolare nella Repubblica, opera che Russeau considererà il più grande trattato di educazione dell'antichità.

Nella Repubblica, ordinamento educativo e ordinamento politico risultano strettamente congiunti, tanto che lo Stato si configura come una sorta di Accademia, avente lo scopo permanente di formare ineccepibili custodi.

Chi fin dalla nascita sarà addestrato a pesare al bene collettivo, una volta divenuto reggitore, sarà in grado di agire per il bene supremo dello stato.


L'educazione al sapere e ala virtù non riguarda tutti gli individui, ma è prerogativa esclusiva delle prime due classi; riferendosi alla classe dei lavoratori infatti afferma "impossibile che la massa filosoficamente rifletta"




Platone e la matematica


Pur esaltando la matematica al punto da far scrivere sulla porta dell'Accademia "non entri chi non è matematico", Platone ritiene la filosofia superiore alla ragione matematica.

Secondo il filosofo il matematico e lo scienziato si astraggono dalle questioni etico-politiche, il filosofo sente costantemente il dovere di cimentarsi in esse.

L'educazione scientifica ha il suo punto critico nell'apparenza sensibile che può ingannare l'uomo il quale per determinare se un oggetto x sia grande o piccolo, vicino o lontano, non può fare altro che ricorrere alla misura.


Discipline matematiche fondamentali:

aritmetica

geometria

astronomia

musica


Le discipline matematiche costituiscono la propedeutica della filosofia: preparano il filosofo alla scienza suprema che è la dialettica.


Per diventare custode.


30/35 anni > i migliori si cimentano con la filosofia o dialettica


35/50 > coloro che saranno stati in grado di seguire il corso di filosofia dovranno fare il tirocinio pratico nelle cariche militari e civili


50 > superate con esito favorevole le prove gli aristoi potranno governare lo stato




Significato del mito della caverna.


Schiavi = uomini

Catene = ignoranza e passioni

Ombre = livello gnoseologico dell'immaginazione (eikasia)

Fuoco = principio fisico con cui i primi filosofi spiegarono le cose

Liberazione dello schiavo = azione della conoscenza e della filosofia

Sole = idea del Bene che rende tutto possibile e conoscibile

Uccisione del filosofo = sorte toccata a Socrate


Traspare il concetto della finalità politica della filosofia, ossia l'idea di un utilizzazione di tutte le conoscenze che il filosofo  possiede per la fondazione di una comunità giusta e felice. Ritornare nella caverna significa per l'uomo, porre ciò che ha visto a disposizione della comunità.


Platone e l'arte.


Platone condanna l'arte e la mette al bando dall'educazione dei filosofi essenzialmente per due motivi.


dal punto di vista metafisico-gnoseologico: l'arte, essendo "imitazione di un'imitazione" (mimesis mimeseos) è "di 3 gradi lontana dal vero".  Inoltre l'arte, nutrendosi di immagini, possiede il valore conoscitivo più basso e risulta aliena dalla misurazione matematica


Dal punto di vista pedagogico-politico Platone ritiene l'arte e la commedia in particolare negativa per il suo potere corruttore: l'arte incatena l'animo alle passioni rappresentate e raffigura persone che si abbandonano a istinti vili.


La condanna dell'arte, non riguarda però l'uso dei miti: i miti, infatti, sono per Platone solo nobili tentativi di rappresentare alla mente cose che vanno al di là di  ciò che è materiale e terreno.


In conclusione l'arte può esistere solo se assoggettata alla filosofia. Abbandonata a sé è falsa.


Opinioni su la Repubblica.


alcuni l'hanno denigrata considerandola opera di un filosofo "sognatore": 

Machiavelli: << Molti, si sono immaginati repubbliche e principati che non si sono mai visti né conosciuti essere in vero>>


c'è chi l'ha rifiutata:

Kant: <<non c'è da attendersi che i re filosofeggino o i filosofi diventino re e neppure da desiderarlo, poiché il possesso della forza corrompe inevitabilmente il libero giudizio della ragione>>


c'è chi l'ha esaltata:

Guido de Ruggiero: << essa s'impone a chi desideri che ogni organizzazione pratica è, nel suo motivo creatore, un'organizzazione mentale e che coloro che posseggono ed esercitano questa virtù, cioè i filosofi sono i più atti a reggere la cosa publica>>








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