Anche in Italia si assiste nel tardo Medioevo
a processi di accorpamento territoriale e a una tendenza a centralizzare il
potere. A differenza di altri grandi
paesi dell'Occidente europeo, come Francia e, Inghilterra, questi processi non sfoceranno però in una
unificazione politica, nella creazione di un unico grande Stato italiano. Lo impediranno soprattutto un reciproco bilanciamento
di forze fra le maggiori entità politiche della penisola e, più oltre nel
tempo, la caduta di sue ampie parti sotto dominazioni straniere. Intorno alla metà dei '400 la carta
politica italiana è molto semplificata rispetto a quella di fine '200-inizi
dei '300.
La semplificazione
geopolitica riguarda soprattutto la Valle Padana e la Toscana, aree forti
dell'avanzata economia italiana investita dalla crisi trecentesca ma poi
ripresasi. Sono le zone in cui massima è
stata l'espansione urbana e dove è nata e si è sviluppata nel modo più compiuto
l'esperienza comunale.
La vita politica comunale produce divisioni. Agli avversari ci si impone con la forza, non
si riconoscono loro diritti eguali ai propri. Nel comune medievale non ci sono governo e opposizione in lizza tra
loro; ci sono vincitori e vinti. Questi
ultimi debbono prendere la via dell'esilio e per affermare le loro tesi
politiche non rimane loro che la strada delle armi, la riconquista della città
per lo più con aiuti esterni.
L'istituzione dei podestà è un riconoscimento del fatto che problema
centrale dei comune è la stabilità politica e la ricerca di unità fra i
cittadini. Lo sviluppo economico
accentua tensioni e scontri politici. Quando le divaricazioni appaiono troppo forti la città si affida si
affida in viatemporanea a un signore.
SIGNORIA E PRINCIPATO
Ai comuni si vanno col tempo
sostituendo signorie permanenti. Sono appunto signorie quelle che combattono le guerre condannate da
Francesco Petrarca in una famosa canzone ( la CXXVIII dei Canzoniere) cheè un accorato appello ai signori d'Italia perché cessino di lottare tra
loro e desistano dal ricorrere a milizie mercenarie straniere. infatti le
truppe che si fronteggiano nelle numerose guerre fra le città italiane non sono
più le milizie urbane dei comuni, ma formazioni mercenarie assoldate dai
signori delle diverse città. I loro
comandanti o capitani passano spesso dall'uno all'altro dei contendenti. A volte perseguono i loro disegni politici
tendenti alla formazione di domini personali.
Nell'Italia padana di quegli anni al nome delle città
si può sostituire quello delle casate che le governano: Visconti per Milano,
Gonzaga per Mantova, Da Carrara per Padova, Della Scala per Verona, Este per
Ferrara. Unica grande eccezione - come
vedremo - Venezia. L'esperienza signorile si stabilizza in buona parte delle città padane
fra fine secolo XIII e primi decenni del secolo XIV; a Firenze, invece, solo
negli anni '30 dei secolo XV.
Dal punto di vista
istituzionale la signoria cittadina di quest'epoca consiste essenzialmente nell'accentramento dei poteri
comunali nelle mani di una persona e d'una famiglia che li esercitava non più
in modo temporaneo ma a vita. Gli
ordinamenti del comune non erano perciò soppressi ma svuotati e resi subalterni
al volere del signore.
Le città signorili tendono ad ampliare i loro domini territoriali.
Prosegue un processo di superamento della frammentazione iniziato con
l'espansione dei comuni verso il contado. In diversi casi si costituiranno
entità politiche che per l'epocahanno dimensioni analoghe a quelle delle
monarchie d'oltralpe. Nel '300 infatti
Francia, Spagna, isole britanniche non sono ancora unite sotto uno stesso
scettro.
Emblematico l'espansionismo visconteo di Gian
Galeazzo che estende il potere di Milano militarmente ben al di là delle terre
lombarde. Anche se tale espansionismo non sarà stabile e duraturo, esso
testimonia il chiaro intento da parte dei signori milanesi di creare uno stato
dell'alta Italia impensierendo le due città rivali di Venezia e Firenze.Le condizioni
per l'omogeneizzazione politica del territorio italiano non sono però mature e
nel XV secolo si affermerà una politica di equilibrio delle varie
signorie italiane
Agli inizi dei '400 comincia a delinearsi nella
penisola la geografia degli Stati regionali. In queste più larghe formazioni territoriali
alla signoria si sostituirà col tempo il principatoe cioè un potere di
tipo monarchico fondato sulla concessione di titolo (per lo più ducale) da
parte dell'imperatore (ma anche del pontefice). Il dominio del signore
conquistato con la forza, aveva in teoria una sua legittimazione dal basso: la città e
cioè il suo popolo riconosceva il potere del signore
Con il principato si ha una legittimazione
dall'alto: il signore è tale perché investito del suo potere da un potere in
via teorica superiore.I Visconti, la cui signoria su Milano si
stabilizza negli anni '10 dei secolo XIV, ottengono il titolo ducale nel
1395. I Medici, signori di Firenze dal
1434, divengono duchi nel 1532. Avvento
delle signorie e dei principati sono processi che coprono un lungo periodo di
tempo
Causa immediata delle signorie è il bisogno d'ordine
che via via le istituzioni comunali non sono più in grado di garantire.
Quest'incapacità, resa palese dalle perenni lotte fra le fazioni, deriva dagli
sviluppi stessi della vita economica e sociale urbanaNella fase di formazione
e affermazione della nuova economia mercantile la città, in cui abitano o vanno
ad abitare pure molte famiglie nobili, è a lungo luogo di continuo
rimescolamento sociale
Successivamente
l'economia urbana si assesta, subisce l'urto della crisi e poi della ripresa:
nella città si riproduce una forte differenziazione sociale contro cui si eleva
la protesta dei meno abbienti, spesso sotto forma di movimenti ereticali o
paraereticali.
E' in quest'epoca che le istituzioni comunali
cominciano a rivelarsi insufficienti a garantire ordine e unità dello Stato
imperniato sulla città. La crescita economica crea strati di nuovi ricchi e
potenti mercanti che si organizzano in solide corporazioni e si battono, a
volte assieme agli artigiani a loro volta riuniti in arti, per rompere il monopolio
delle famiglie più antiche. Per parte
loro i ceti inferiori artigiani e salariati premono e si ribellano per ottenere
migliori condizioni di vita e un'organizzazione del potere in cui le loro
istanze siano rappresentate.
Le lunghe lotte che prendono corpo in questa
situazione destabilizzano le istituzioni comunali. La crisi dei comuni che ne deriva sfocia o
direttamente nella signoria o nella chiusura oligarchica del governo urbano. Il
governo oligarchico può poi evolvere a signoria, come a Firenze, o rimanere
tale. come a Venezia. I «pochi», gli
oligarchi nelle cui mani restano le redini delle città, hanno origini diverse,
mercantili o nobiliari
Dapprima in aspro contrasto tra loro, i diversi
segmenti dell'oligarchia vanno col tempo unificandosi. Così nella Firenze dei primo '400, ad
esempio, negli strati superiori della società non c'è più distinzione tra chi
proviene dalla borghesia mercantile-finanziaria e chi, invece, è di famiglia
nobile e feudale. Attraverso un
processo, pieno di tensioni e di scontri, che si è protratto per tutto il
secolo XIV, fra i due gruppi si è prodotta una vera e propria simbiosi.
Molti signori hanno origini feudali. Per trovare signori d'origine borghese
bisogna arrivare alla seconda o terza generazione delle signorie. Numerosi, e
variabili da zona a zona, sono gli elementi che spiegano l'origine feudale dei
signori. Due almeno vanno
sottolineati. La fisionomia della città
e del comune cittadino nonché dell'economia urbana della Valle del Po e della
Toscana è segnata da una originaria commissione fra nuovi e antichi
protagonisti, fra borghesia e nobiltà feudale. Inoltre, per quanto l'economia
mercantile faccia enormi progressi, i feudatari disponevano collettivamente di solide risorse, sia in entrate che in uomini.
CARATTERI DELLO STATO PRINCIPESCO.
Dal castello medioevale al palazzo del
signore. L'allargamento territoriale dello Stato prima signorile e poi
principesco s'accompagna con una crescente complessità delle funzioni statali.
Il potere politico principesco pretende che sui territori dominati sia
riconosciuta la sua piena sovranità e rivendica ampie prerogative che
tende a esercitare direttamente attraverso strumenti burocratico -
amministrativi appositamente creati, al cui centro sta la corte dei
principe
Lo
Stato principesco è tuttavia meno compatto e unitario di quel che può apparire
a prima vista. Non vengono in realtà
scalfite le consuetudini e i diritti locali d'origine feudale. Per questo qualche studioso ha definito lo
Stato principesco italiano una formazione neo-feudale. Sarebbe un grave errore
identificare la signoria e il principato con una monarchia centralizzata in
quanto non poterono essere cancellati i particolarismi locali fondati su
consuetudini, privilegi, antichi statuti .
L'antico castello, simbolo del potere
di una famiglia eminente, si trasforma nel palazzo signorile, centro
amministrativo del nuovo stato