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Gli effetti del movimento -EFFETTI SULLE OSSA, MUSCOLI

educazione fisica



Gli effetti del movimento


Ossa, muscoli e articolazioni hanno bisogno di una sollecitazione continua per mantenere la  loro efficienza. Fare del movimento, e nella maniera più appropriata, è una necessità, in quanto le abitudini quotidiane non bastano a sollecitare in modo soddisfacente tutte le possibilità motorie. L'attività fisica non solo rende più funzionale il nostro organismo, ma addirittura lo modifica. Vedia 454d31e mo ora quali sono gli effetti più evidenti che l'attività provoca sulle varie parti dell'apparato locomotore.


EFFETTI SULLE OSSA


L'apparato osseo presenta nel periodo giovanile una caratteristica da tenere in massima considerazione, la plasticità. Infatti, più l'individuo è giovani, più facilmente le ossa si modelleranno in conseguenza degli stimoli ricevuti. Ciò è possibile perché non è ancora terminato il processo di ossificazione e il percorso di accrescimento è ancora in corso. Il movimento è il mezzo, se ben impiegato, per provocare le sollecitazioni necessarie a guidare l'accrescimento.

Il movimento però può essere anche pericoloso; infatti tale malleabilità dello scheletro rende possibile il crearsi di malformazioni, che una volta acquisite sono permanenti. Ovviamente questi danni si hanno soltanto esagerando con gli esercizi di forza (pesi, sovraccarichi ecc.). Le ossa infatti seguono la legge generale sui tessuti enunciata da Arnolt Schulze: "Nei tessuti, deboli eccitazioni, danno origine all'attività vitale, eccitazioni medie la stimolano, quelle forti la danneggiano, quelle violente la arrestano".



L'esercizio fisico in primo luogo stimola la crescita delle ossa in lunghezza e in larghezza; infatti le pressioni esercitate dal peso e dalla trazione delle masse muscolari favoriscono la moltiplicazione delle cellule ossee.

La pratica motoria poi attiva e migliora la circolazione sanguigna della membrana che avvolge le ossa (periòstio); ciò permette una migliore nutrizione del tessuto osseo, che può diventare più forte e resistente. Se si confrontano le ossa di una persona abituata all'attività muscolare con quelle di una persona sedentaria, si noterà che le prime presentano una superficie ricca di creste, curvature molto marcate e, se sollecitate, si dimostreranno assai resistenti; nel secondo caso invece la superficie sarà liscia e nell'insieme le ossa risulteranno molto più fragili e quindi maggiormente soggette a fratture.


EFFETTI SUI MUSCOLI


L'attività fisica provoca nei muscoli notevolissime trasformazioni. Dal punto di vista estetico si definisce "ben fatta", quella persona che ha masse muscolare proporzionate, robuste e potenti nell'uomo, affusolate ed armoniche nella donna; l'attività fisica assume perciò importanza notevole nel costruire, migliorare e mantenere questo fattore della bellezza estetica.

Ogni muscolo del nostro corpo ha funzioni ben precise da svolgere: il movimento, se praticato con regolarità, dà a ciascun muscolo la possibilità di funzionare in maniera più economica e redditizia, conferendogli robustezza, lunghezza ed elasticità.


Se reiterato lentamente, l'esercizio fisico favorisce l'incremento del volume della massa muscolare, perché aumenta sia il volume delle varie fibre che il numero dei capillari; mentre gli esercizi veloci, molto intensi, rendono il muscolo elastico e scattante.

L'abitudine al movimento provoca trasformazioni notevoli anche all'interno della fibra muscolare; infatti aumentano le riserve di sostanze energetiche (ATP-zuccchero) che vengono poi sfruttate nelle successive contrazioni.


EFFETTI SULLE ARTICOLAZIONI


L'esercizio fisico è indispensabile per la perfetta efficienza delle articolazioni.

Infatti il movimento agisce sulle superfici articolari, sulle capsule  e sui legamenti, mantenendoli in continuo allenamento.

Coloro che non praticano attività sportive mostrano sovente l'impossibilità di compiere movimenti molto ampi; infatti, se l'articolazione non è usata di continuo, tende a perdere gran parte della sua motilità. Il movimento stimola la secrezione del liquido sinoviale che lubrifica continuamente le giunture articolari; rende flessibile e resistente la membrana fibrosa che avvolge il manicotto articolare; permette ai legamenti di mantenere la massima elasticità.

L'abitudine al movimento pone perciò il soggetto nelle condizioni di sfruttare tutta la mobilità articolare propria di ciascuna articolazione.



LE VIE PERCORSE DALL'OSSIGENO


Abbiamo già visto nei capitoli riguardanti le contrazioni muscolari come viene utilizzato l'ossigeno. Vediamo ora qual è la via percorsa da questa sostanza per arrivare ai muscoli.

L'ossigeno è presente in grande quantità nell'aria che respiriamo. I meccanismi respiratori permettono che l'aria riempia e svuoti continuamente le sacche polmonari.

L'aria inizia il suo cammino entrando dalle narici o dalla bocca; percorre quindi le vie respiratorie (trachea, bronchi) ed arriva all'interno dei polmoni.

Nei polmoni, e in particolare negli alveoli polmonari, l'ossigeno cambia mezzo di trasporto, passando nel sangue; infatti una sostanza che è molto abbondante nel sangue (l'emoglobina) ha la proprietà di catturare l'ossigeno presente nell'aria giunta nei polmoni.



Uno dei compiti fondamentali del sangue consiste nel trasportare, per mezzo dell'emoglobina, l'ossigeno ai tessuti (muscolari compresi) e nel riprendere da questi, come prodotto di rifiuto, l'anidride carbonica. Il sangue circola pertanto nel nostro corpo dai polmoni ai tessuti attraverso il cuore e viceversa.

Nei polmoni il sangue assume ossigeno ed espelle una parte di anidride carbonica; a livello muscolare viene invece privato dell'ossigeno, ricevendo in cambio anidride carbonica.

Durante l'esercizio fisico, il fabbisogno di ossigeno aumenta notevolmente. Più l'esercizio è intenso, maggiore quantità di ossigeno viene utilizzata dai muscoli.

Il consumo di ossigeno durante un lavoro impegnativo può aumentare addirittura dalle 15 alle 20 volte rispetto al consumo in condizioni di riposo.

Per questa ragione, durante l'esercizio fisico, gli apparati respiratorio e circolatorio, preposti al continuo rifornimento di ossigeno, aumentano notevolmente la loro attività.



EFFETTI DEL MOVIMENTO SULL'APPARATO RESPIRATORIO


Durante l'attività fisica, quando l'ossigeno presente nei muscoli non è più sufficiente, a livello muscolare si verifica un fenomeno simile all'asfissia: i muscoli inviano tramite il sistema nervoso messaggi sempre più intensi  ai centri regolatori del ritmo respiratorio per informarli del loro assoluto bisogno di ossigeno.


Per questa ragione, quando cominciano ad affiorare i segni della fatica, si nota un aumento notevole del ritmo respiratorio: è la risposta immediata dei messaggi di soccorso che i muscoli hanno inviato. Questo adattamento fisiologico non è certo il più redditizio; infatti, per affrettarsi ad assumere aria, gli atti respiratori, a causa del ritmo elevato, non consentono che una grande quantità d'aria arrivi agli alveoli, giacchè quella inspirata  in così breve tempo è appena sufficiente a riempire la prima parte delle vie respiratorie.Per poter immettere più ossigeno bisogne riuscire a fornirsi della maggior quantità d'aria possibile. Questo aumento della quantità d'aria assunta (ventilazione) deve basarsi più sull'aumento del volume di ogni atto respiratorio che sulla frequenza degli atti stessi.


Generalmente, quando respiriamo in condizioni di riposo, l'atto respiratorio non è mai completo. Se vogliamo, infatti, possiamo aumentare moltissimo la lunghezza della nostra insipirazone. Con una inspirazione forzata possiamo addirittura assumere un litro d'aria in più.


Durante l'attività fisica, per ottenere una maggiore efficienza, bisogna prestare attenzione al modo in cui respiriamo, cercando di rendere l'atto respiratorio più lento e rilassato, così da allungarne il più possibile l'ultimo tratto. Il movimento  perciò dà la possibilità di respirare di più e più profondamente, aumentando notevolmente la mobilità e l'estensione della gabbia toracica.



EFFETTI DEL MOVIMENTO SULL'APPARATO CIRCOLATORIO


Il sangue circola continuamente in un sistema chiuso formato da tubi (vasi sanguigni) che nel loro decorso presentano strutture differenti (arterie, capillari e vene).

Il movimento del sangue in questi condotti è determinato dal cuore, muscolo cavo situato al centro della cavità toracica. Dal cuore il sangue esce per mezzo di vasi con pareti assai  robuste, le arterie, mentre vi giunge condotto da vasi a pareti molto più sottili, le vene.



Fungendo da pompa, il cuore dà la spinta necessaria al liquido sanguigno per raggiungere quelle zone dove può cedere tutti i vari materiali energetici (ossigeno, grassi, zuccheri).

Durante l'attività fisica i muscoli hanno bisogno di una quantità maggiore di sostanze energetiche. Per svolgere questo compito l'apparato circolatorio provvede ad aumentare la velocità del sangue, in modo che possa arrivare in minor tempo la maggior quantità possibile di materiale da utilizzare nelle contrazioni muscolari.

La quantità di sangue che la pompa cardiaca mette in circolo in un minuto viene chiamata volume/minuto ed aumenta notevolmente durante l'attività fisica.

Questo è possibile grazie all'aumento sia del numero dei battiti del cuore (a), che del volume del sangue in esso contenuto (b).

a)  Al cuore arrivano tramite il sistema nervoso continui ed insistenti messaggi i quali lo informano del bisogno di sostanze energetiche (in particolare di ossigeno) da parte dei muscoli.


Il cuore reagisce a questi stimoli aumentando immediatamente il ritmo di contrazione: dalle normali 70/75 pulsazioni al minuto si arriva a superare addirittura le 200, quando lo sforzo è particolarmente intenso. Questo provvedimento è di aiuto ai muscoli solo per breve tempo; infatti, quando le contrazioni assumono un'esagerata frequenza, il cuore non ha il tempo necessario di riempirsi completamente e, ad ogni contrazione, mette in circolo una minore quantità di sangue. Nello stesso tempo il muscolo cardiaco si stanca, diminuendo la potenza della sua contrazione.


Questo tipo di adattamento è comunemente riscontrabile soprattutto nelle persone non abituate a svolgere esercizi fisici intensi; infatti meno il cuore è abituato a sopportare uno sforzo muscolare più velocemente aumenta la frequenza dei battiti cardiaci.


b)  Il cuore si riempie di una maggior quantità di sangue; maggiore sarà quindi anche la quantità messa in circolo ad ogni contrazione.


Questo è possibile perché le fibre muscolari del cuore sono stimolate ad allargarsi ed a restringersi lentamente ma con molta potenza. Infatti, allargandosi maggiormente, le fibre permettono un aumento del volume delle cavità interne del cuore: di conseguenza la contrazione dovrà essere più potente e proporzionata all'elevato quantitativo di sangue da spingere.


Il tempo in cui il cuore si riempie e si svuota sarà più lungo del normale: questo permetterà alle fibre un tempo di recupero più estremamente economico e vantaggioso e si riscontra solamente in persone abituate ad esercizi fisici intensi. Infatti in esse il muscolo si è lentamente irrobustito e adattato a sopportare un lavoro maggiore del normale.


Nei soggetti abituati agli esercizi fisici si nota, anche a riposo, una frequenza del polso inferiore ai valori normali: conseguentemente questa frequenza subirà minori e più lente variazioni quando i muscoli cominceranno a lavorare.


Dalle considerazioni fatte si deduce che con l'esercizio fisico il volume/minuto aumenta sempre: nei soggetti non abituati all'attività sportiva, elevando i battiti del cuore; in quelli abituati, con il movimento più ampio e completo del muscolo cardiaco, allenato dall'esercizio a lavorare in forma più economica e vantaggiosa.






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