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Parliamo dell'esponente di spicco del Dolce Stil Novo

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Parliamo dell'esponente di spicco del Dolce Stil Novo


Guido Guinizelli. Nato a Bologna probabilmente prima del 1240, oltre a praticare con grande impegno la professione di notaio ed avvocato, si dilettò con insistenza nell'attività poetica in lingua volgare.

Il componimento in versi 232d37c intitolato "Al cor gentil"è considerato il manifesto del Dolce Stil Novo;

Il grande Dante lo ricorda in effetti come l'iniziatore di questa scuola proprio nel 26° canto del purgatorio, definendolo il padre di tutti i poeti che scrissero rime d'amore dolci e leggiadre.



Il componimento che ci apprestiamo ad analizzare svolge nella forma metrica della canzone una fondamentale tematica che verrà ulteriormente sviluppata da Dante Alighieri.

La fondamentale unità d'origine d'amore cor gentile.

Questa affermazione capovolge radicalmente la concezione dominante nel 1200 D.C. che l'amor gentile fosse sentimento esclusivo delle classi o dei ceti più elevati della società.

Guinizelli, appartenente al ceto dell'alta borghesia bolognese, avverte che l'amore e la gentilezza d'animo appartengono a chiunque si dimostri sensibile ed ispirato dalle più alte passioni.

Anche l'amore divino è per Guinizelli non esclusiva della vita religiosa ma piuttosto finalità legittima di chiunque dimostri per natura gentilezza.

La canzone si apre con una precisa similitudine che confronta il cuore, rifugio unico dell'amore , e la natura selvosa rifugio prediletto degli abitatori dell'aria;

Ed ancora il poeta sostiene con vivacità d'immagini non soltanto che l'amore nasce nel medesimo istante in cui nasce un cuore gentile ma che il cuore gentile è capace di assorbire calore, luce e virtù preziose come le pietre più splendenti che ornano il nostro mondo.

Le ulteriori strofe (stanze) che costruiscono l'intera canzone sostanzialmente elaborano parallelismi

Che servono a sostenere con maggiori dimostrazioni possibili la tematica svolta in apertura.

Nella stanza conclusiva, il poeta immagina di giungere al cospetto di Dio, dopo aver abbandonato la sua vita terrena accompagnato dalla sua donna amata.

Dio chiede spiegazioni sul motivo che hanno spinto il poeta a lodare la donna in tante poesie e ricorda al poeta medesimo di aver distolto parte dell'attenzione che avrebbe dovuto prestare ai servigi religiosi distraendosi dietro la pur belle fanciulla.

La risposta che il poeta escogita è tipica degli scrittori del Dolce Stil Novo, ma non in assoluto nuova nella poesia d'amore del 100 D.C., dichiara cioè che la donna amata appariva così angelica che sembrava appartenere al regno dei cieli, e in tal maniera non ritiene il poeta di aver errato se il suo cuor gentile pose l'amore nel cuor gentile della fanciulla.





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