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Necrofilia e istinto di morte

politica



Necrofilia e istinto di morte







Teoricamente, secondo il pensiero di Fromm, ogni essere uma­no si trova nelle condizioni di poter scegliere tra due alternative: amare la vita (biofilia) e cercare in tutti i modi di conservarla, cioé essere governati da un istinto di vita, o amare la morte (necrofilia) e distruggere la propria esistenza e quella altrui, cioé essere governati da un istinto di morte . Mentre la biofilia è una caratteristica innata di ciascun individuo, e quindi può essere vista come "un impulso biologicamente normale" , la necrofilia è "un fenomeno psico-pato­logico" e rappresenta l'unica altra possibile strada da imboccare quando viene ostacolata quella dell'amore per la vita



Come per gli altri due tipi di orientamento psicologico regressi­vo (narcisismo e legami incestuosi), le tenzenze necrofile si presen­tano più o meno accentuatamente, a seconda della loro prevalenza rispetto a coesistenti ed opposte tendenze biofile, quindi esse pos­sono influire in misura variabile sul comportamento dell'individuo.

Tenendo presente l'irrazionalità e la brutalità dell'azione totali­taria, ma soprattutto l'insensibilità per la vita umana, pur se è evi­dente che all'interno del movimento fossero presenti ed operassero molte personalità aventi uno spiccato orientamento necrofilo, tutta­via, per Fromm di rilievo decisivo è stata la tendenza generale della società (in particolare, nel caso della Germania nazista, della classi medio basse) all'amore per la morte, anche se le manifestazioni di ciò non sono immediatamente così marcate


La necrofilia si configura come un'attrazione per tutto ciò che riguarda la morte o è connesso anche indirettamente ad essa (cadaveri, putrefazione, feci, malattie, funerali, oggetti lugubri etc.); spesso questo disturbo, per lo più tenuto in considerazione limitata­mente alla sfera delle perversioni sessuali (desiderio di avere rap­porti sessuali con cadaveri, smembrarli, mangiarli, o qualsiasi altro tipo di contatto con essi), dovrebbe invece essere preso in esame da un punto di vista più ampio, quale "passione radicata nel carattere" , e perciò fattore che interferisce su svariati aspetti comportamentali, potenzialmente molto pericolosi.

Si delineano, dunque, due forme di necrofilia, la prima quasi esclusiva 949g67j mente legata alla sessualità, la seconda, invece, incentrata su un impulso distruttivo fine a se stesso, che potrebbe venire rivolto anche contro esseri ancora vivi (in questi casi l'assassinio è un mezzo necessario per ottenere il soddisfacimento di altre esigenze necrofile), quest'ultima è l'origine della prima.

Gli effetti sulla personalità della prevalenza del carattere ne­crofilo su quello normale, possono spaziare da un forte interesse per ciò che è inanimato e meccanico, ad atteggiamenti in cui la vera e propria malattia risulta sempre più evidente, come ad esempio l'eccitazione provocata da tutto quello che si riferisce alla morte, il piacere nel lacerare la carne o distruggere oggetti e corpi, fino ad arrivare all'irrefrenabile "passione di trasformare tutto quel che è vi­vo in qualcosa di non-vivo"

In generale il necrofilo, nella sua conformazione psichica più patologica, percepisce come valori assoluti, nonché come uniche soluzioni possibili ad ogni problema, la forza e la violenza: nella sua fuga dalla realtà, egli ha come ossessione il raggiungimento di uno stato di potere assoluto, del quale vede la massima espressione nella capacità di distruggere la vita (uccidere un altro uomo); conseguen­temente, nella sua immagine della società esistono solo due catego­rie di individui: chi ha il potere e chi non lo ha, l'uccisore e la vitti­ma.

L'amore per la morte presuppone amore per la forza; il consi­derare la distruzione della vita il gesto più elevato dell'uomo, pre­suppone l'incapacità di creare la vita e l'impotenza, che si svela co­me ciò da cui si cerca di fuggire . Legata a questa incapacità di sviluppare la vita, e quindi di mu­tare, di abbandonare ogni identificazione, è la mania di possedere le cose e lo spiccato senso della proprietà (avere anziché essere), alla quale è associato il culto per un passato, sia storico che biologico (il desiderio di ritornare nel grembo materno è individuabile nell'attra­zione esercitata dalle tenebre e dai colori scuri) , che domina sul presente e sul futuro; particolarmente importante è il rapporto tra la sacralità attribuita a ciò che si è acquisito e la paura di qualsiasi cambiamento (il quale costituisce "un delitto contro l'ordine natura­le" ): quello che è stato si impone su quello che è e sarà, le cose si impongono sugli esseri viventi, la certezza della morte si impone sull'incertezza della vita.

Il necrofilo non riesce a stabilire rapporti con il mondo esterno se non attraverso il possesso, così anche gli esseri umani devono di­ventare cose; il suo approccio all'esistenza è freddo e meccanico, per poter essere controllato, tutto quello che è organico si deve tra­sformare in inorganico. Gli ideali sociali e personali da raggiungere divengono il rispetto assoluto della legge, la burocratizzazione di ogni aspetto della vita, l'ordine e l'organizzazione perfetti

Il fenomeno della necrofilia presenta numerose affinità con il concetto di carattere anale , nel quale spiccano l'inclinazione per le feci e il sudiciume, l'interesse per il possesso e per ciò che è inutile e non-vivo; di particolare importanza per l'insorgenza di questo orien­tantamento psichico è l'influenza sul bambino data dal comporta­mento della madre, troppo coinvolta nella funzione escretoria del figlio, ed eccessivamente apprensiva per il suo stato di salute. Questo conduce all'assorbimento da parte del bambino della stessa ansia e e dello stesso disinteresse per la vita che ha la madre. L'unica differenza fra i due caratteri, in effetti, si trova quasi esclusi­vamente nell'intensità con la quale essi si manifestano: si potrebbe considerare "il carattere necrofilo come la forma maligna di quella struttura di carattere la cui forma benigna è il carattere anale"


In Fromm la relazione fra istinto di morte e istinto di vita può essere configurata come di tipo complementare, nel senso che il primo prende piede nell'individuo nella misura in cui non si esplica il secondo, è per questo che i due istinti vengono considerati uno la "potenzialità primaria" (la conservazione della vita) e l'altro la "potenzialità secondaria" (la distruzione della vita) dell'uomo, e non forze connaturate in lui, che si alternano con pari intensità fino alla definitiva vittoria dell'istinto di morte sull'istinto di vita; il duali­smo che comunque si stabilisce finisce per essere una delle maggiori contraddizioni che albergano nella natura umana.

La necrofilia si contrappone all'istinto di vita (Eros), in quanto annulla le tendenze biofile della riproduzione, della crescita e della conservazione della vita; tuttavia, essa si serve anche di quegli istinti che dovrebbero essere a difesa della vita (gli istinti sessuali), infatti, è proprio in quello che si definisce perversione (come ad esempio il sadismo, il masochismo, la necrofagia, la coprofilia, la coprofagia), cioé la degenerazione di un istinto, che avviene la fusione fra istinto di vita e istinto di morte.


A questo punto è utile introdurre la distinzione fra "stimolo semplice" e "stimolo attivante" , che Fromm mette in evidenza nel suo studio sull'aggressività umana, e che consente di differenziare ulteriormente i concetti di biofilia e necrofilia anche in funzione della loro relazione con la sfera sessuale.

Secondo Fromm "lo stimolo semplice produce una pulsione, da cui la persona è guidata; lo stimolo attivante produce una tensione, e la persona si tende attivamente verso uno scopo" . Mentre per lo stimolo semplice la risposta neurofisiologica è passiva, e quindi esso perde di efficacia se ripetuto nel tempo (a meno che non aumenti di intensità o vari), la risposta allo stimolo attivante è di carattere pro­duttivo e muta continuamente, di conseguenza "fra stimolo e stimo­lato esiste un rapporto reciproco, non la relazione meccanica, a senso unico stimolo-reazione"

Grazie alla distinzione appena fatta, associando l'istinto di vita e l'istinto di morte rispettivamente allo stimolo attivante e allo sti­molo semplice, si possono contrapporre fra le due tendenze ulteriori aspetti: l'orientamento produttivo e rivolto alla novità contro quello accumulativo e 'reazionario', l'approccio alla vita funzionale contro quello meccanico, l'uso della ragione (la recettività) contro quello della forza (reattività), l'amore completo e soddisfacente per la vita in tutte le sue manifestazioni contro l'assecondamento eccitante ma insoddisfacente di alcune pulsioni. Secondo Fromm, la società mo­derna, bombardando l'individuo quasi esclusivamente con stimoli semplici, non fa altro che provocare reazioni pulsionali come l'avi­dità, il sadismo, la distruttività e il narcisismo

Lo sviluppo della tendenza alla necrofilia o alla biofilia si ricol­lega al contesto ambientale in cui cresce e vive l'individuo; hanno un ruolo fondamentale, perciò, sia l'influenza dei legami familiari e dell'educazione, che le condizioni sociali più o meno favorevoli.

A livello della collettività, ciò che mette in moto quei meccani­smi psichici che sono alla base dello sviluppo della necrofilia, è una situazione di penuria (sia psicologica che economica), nella quale la dipendenza dagli istinti primari e la difficoltà della loro soddisfa­zione, provocano un incremento degli stimoli semplici e dunque degli impulsi distruttivi (avviene quindi una regressione di carattere filogenetico verso l'orda primitiva). La diffusione di un senso di in­giustizia fra i membri di una classe sociale, che si sentono oppressi da altri gruppi produce nell'ambito sociale l'accentuarsi dell'amore per la morte e della tendenza alla distruttività, al pari di quello che accade nella sfera individuale in presenza di un sentimento di infe­riorità



La tecnica, che rappresenta la base su cui poggia l'organizza­zione dei sistemi industrializzati, è strettamente legata alla spinta di­struttiva della necrofilia . L'escalation della capacità distruttiva delle armi e la possibilità di evitare il contatto fisico con la vittima offerta dal progresso scientifico, rende profondamente impersonale il dare la morte ad un altro essere umano, specialmente in caso di guerra. Fromm ipotizza il caso estremo di un soldato addetto a sganciare una bomba nucleare da un aereoplano: la consapevolezza dell'atto di uccidere è quasi inesistente, e la differenza fra la morte di una, dieci o un milione di persone, non essendo percepibile dall'esecutore, non ha nessuna rilevanza ; il compito del soldato si riduce all'utilizzo corretto di una macchina (la macchina viene servi­ta), senza che scrupoli di altro genere interferiscano a livello della coscienza . Con la "tecnicizzazione della distruzione" avviene la rimozione del "riconoscimento affettivo completo per quello che si sta facendo" e perciò la sua razionalizzazione

All'interno della società di massa la necrofilia subisce una spe­cie di evoluzione, la sua correlazione con le percezioni sensoriali di­rette come l'olfatto, il tatto, il gusto diventa sempre più modesta, fi­no a scomparire del tutto , gli elementi attrattivi come i cadaveri, le feci, etc. ora sono rifiutati nella loro realtà naturale (se non confe­zionata dall'uomo); gli interessi dell'uomo si trasferiscono da ciò che è naturale, spontaneo, vivo ed umano, a ciò che è artificiale, mecca­nico, divertente ma non gioioso ("la sessualità diventa una capacità tecnica", "i sentimenti sono appiattiti e talvolta sostituiti col senti­mentalismo"

Il controllo assoluto dell'ambiente circostante, bramato dal ne­crofilo, finalmente è raggiunto, grazie alla tecnica, ma esso si espande a tal punto da inglobare la vita stessa dell'individuo, che a sua volta verrà controllato dalle macchine da lui create. L'eccitazione fornita dal sudiciume e dalla materia decomposta adesso è sostituita da quella per la cibernetica e per il metallo lu­cente ed inodore. Il carattere distruttivo dell'uomo assume dimen­sioni planetarie, paradossalmente proprio per colpa dell'aumentare della sua conoscenza, una distruttività che non si limita al presente e a se stesso, ma che è rivolta anche ai suoi discendenti e al futuro

L'uomo cibernetico sviluppa ulteriormente il suo narcisismo, diventando egli stesso uno strumento per raggiungere il successo, e quindi intensificando verso l'interno l'investimento libidico, ma allo stesso tempo egli allarga il proprio Sé grandioso su una realtà solo virtuale, come diremmo oggi, su cui riversare gli impulsi narcisistici e con la quale può solo identificarsi, in una rinnovantesi simbiosi. Si instaura così un altro rapporto simbiotico di dipendenza, in cui "la madre dell'uomo non è più la natura, ma quella 'seconda natura' che egli si è costruito, le macchine che lo nutrono e lo proteggono"


Sarebbe ora particolarmente interessante, prendere in conside­razione la relazione, rilevata da Fromm, fra la psico-patologia auti­stica , il carattere necrofilo e narcisistico e la fissazione ince­stuosa . I tratti principali dell'autismo in comune con la necrofilia sono: incapacità di distinguere tra materia animata ed inanimata, as­senza di contatti affettivi con le altre persone, uso del linguaggio a scopi manipolativi e non comunicativi, interesse per ciò che è mec­canico e disinteresse per ciò che è vivente; si potrebbe dire che que­sto stato corrisponde ad un forma di narcisismo estremo, quasi un mantenimento della struttura psichica del narcisismo primario

La fissazione incestuosa che il bambino presenta nei confronti della figura materna, generalmente, ha alle spalle un legame affettivo troppo intenso (anche con implicazioni di carattere sessuale), con le conseguenze rilevate da Fromm a proposito dei legami incestuosi , ma nell'ipotesi più maligna di simbiosi incestuosa il rapporto che si viene a creare è basato soprattutto sul timore nei confronti della ma­dre: questo potrebbe essere considerato "una delle radici più anti­che" della necrofilia.

Nei bambini autistici il guscio narcisistico non si rompe, non si stabilisce alcuna relazione con il mondo esterno e non esistono at­taccamenti affettivi con la madre; nelle situazioni più gravi vi è asso­luta mancanza di sentimenti, gli altri individui vengono percepiti sol­tanto come oggetti e la madre come la principale fonte di angoscia ("il suo abbraccio è morte, il suo grembo una tomba" ). In questi casi l'individuo si isola completamente dall'esterno, il suo narcisi­smo e la sua insensibilità sono ai massimi livelli, l'attrazione verso la madre è puramente "magnetica": "il rapporto con lei e col mondo deve diventare un'unione finale nella morte"

Il narcisismo, la simbiosi incestuosa e la necrofilia sono legati da reciproci rapporti, che permettono loro di alimentarsi a vicenda, e che spesso li portano ad essere presenti nell'individuo contempora­neamente. In tutte e tre le patologie si arriva alla creazione di una sorta di barriera fra l'immagine del Sé (un mondo irreale, che si può espandere oltre i confini corporei dell'individuo) e l'ambiente ester­no, che impedisce di instaurare normali relazioni con gli altri esseri umani, e di percepire in modo non distorto la realtà.

A livello sociale, i tre fenomeni determinano la tendenza di un gruppo ad isolarsi dagli altri ed escludere dal proprio mondo ogni diversità; nel caso estremo del movimento totalitario tutto il mondo esterno è considerato come oggetto di conquista da parte di una mi­noranza, costituita dal popolo 'eletto'.

Il desiderio di unione e la dipendenza dalla madre della fissa­zione incestuosa, non rappresentano altro, nell'ottica di Kohut , che le conseguenze dell'introiezione di tipo narcisistico di un oggetto idealizzato; allo stesso tempo, elementi fondamentali per organiz­zazione psichica di tipo narcisistico, quali l'oggetto-Sé onnipotente, la fantasia grandiosa e gli impulsi esibizionistici, sono sostenuti, nella loro genesi, dalla stessa eccessiva dipendenza dal genitore e dall'incompleto processo di individuazione



Mutando la prospettiva di osservazione dalla sfera individuale a quella sociale, ne deriva che se il fenomeno del narcisismo sociale determina il trasferimento sulla figura del leader e sulla potenza della nazione delle fantasie grandiose della massa, contribuendo all'idealizzazione di tali entità, è anche vero però che l'opera mani­polativa di indottrinamento ideologico attuata dal regime totalitario nei confronti della popolazione è essa stessa fonte generatrice di narcisismo sociale.

Nelle ipotesi più patologiche, sia in campo individuale che so­ciale, prendono il sopravvento gli impulsi altamente regressivi dell'attrazione per la morte tipici della necrofilia, nei quali da una parte il Sé grandioso si espande a tal punto da aspirare all'unione to­tale e primordiale con il mondo, e al ritorno alla perfezione dell'inor­ganico, dall'altra l'impulso a ripristinare lo stato di benessere e sicu­rezza esistente prima della nascita diventa irrefrenabile e porta all'autodistruzione . L'affinità tra narcisismo e simbiosi incestuosa è evidente in modo particolare nel narcisismo di gruppo, nel quale si ha come punto di riferimento un Sé grandioso comune (la 'madre nazione', la 'madre religione', la 'madre razza', etc.), che si è sempre pronti a difendere (o meglio elevare sugli altri), nella maniera più ir­razionale e fanatica

Nelle forme più maligne questi fenomeni convergono verso un'unica direzione, quella che Fromm chiama la sindrome di deca­dimento . La presenza di tale male nell'uomo può essere inconscia o conscia, e venire razionalizzata sotto varie forme; ma è nelle si­tuazioni in cui cadono i presupposti della vita civile, e con essi qualsiasi freno inibitorio (come avviene nelle guerre), che emerge dagli individui quella predisposizione all'odio, alla violenza e alla di­struttività, la quale diventa effettivamente il fulcro su cui ruota tutta la personalità



I concetti di biofilia e necrofilia di Fromm si rifanno rispettivamente a quelli di istinto di vita e istinto di morte di Freud; cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit., p. 454.

Ibidem, p. 454.

Fromm in questo modo si discosta dal pensiero freudiano, non per quanto riguarda i contenuti dei concetti utilizzati, ma relativamente dall'assunto secondo cui entrambe le tendenze (istinto di vita-biofilia, istinto di morte-necrofilia) abbiano la stessa forza e siano presenti nell'uomo come fattori naturali; cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.; E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.; E. Fromm Anatomia della distruttività uma­na, cit.; E. Fromm Fuga dalla libertà, cit.

E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit., p. 411.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.; E. Fromm Anatomia della distruttività uma­na, cit.

E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit., p. 416.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.; E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit.

Questo aspetto del "pensiero necrofilo (personale, filosofico, politico)" trova un nesso inequivocabile con l'ideologia del movimento totalitario; E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit., p. 425.

Ogni carattere della necrofilia si riscontra nell'ideologia e nella struttura del regime nazista, e a livello individuale nella personalità di Hitler, ma anche di suoi stretti colla­boratori (Eichmann, Himmler); cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.; E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit.

Anche questo è un concetto elaborato da Freud (le cui caratteristiche di base sono: ordine, parsimonia, ostinazione), al quale Fromm affianca quello che lui definisce come carattere accaparratore; cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.; S. Freud Charakter und Analerotik, 1908, trad. it. Carattere ed erotismo anale. Sessualità e vita amorosa, Roma, 1989.

E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit., p. 56.

Ibidem, p. 52.

E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit., p. 302.

Ibidem, p. 302.

Ibidem, p. 303.

Cfr. Ibidem.



La penuria costituisce anche il principale fattore responsabile del passaggio dal principio del piacere al principio della realtà, ed è connessa dunque alla repressione degli istinti; cfr. H. Marcuse Eros e civiltà, cit.

Fromm fa notare che la presenza di sicurezza o giustizia sociale è comunque inutile se il sistema ostacola la libertà considerata nella sua accezione positiva; cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Cfr. A. Adler La conoscenza dell'uomo nella psicologia individuale, cit.; H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Cfr. E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit.

Anche questo può essere visto come frutto dell'alienazione dell'uomo (un concetto che affronteremo successivamente, analizzando il contesto psico-sociologico del totali­tarismo); cfr. E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit.; E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit., p. 434.

Con l'alienazione gli orientamenti psicologici legati ad "una vera esperienza senso­riale del proprio corpo, delle sue funzioni, dei suoi prodotti" (carattere orale, anale, ge­nitale) perdono la loro importanza, a loro posto subentra quello che Fromm definisce "carattere mercantile": la natura, l'uomo e ogni sua manifestazione vengono trasformati in merce; Ibidem, p. 436.

Ibidem, p. 437.

Cfr. E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit.

Cfr. H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit.

E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit., p. 440.

Dalla psico-biografia di Hitler, che ha effettuato Fromm, emerge un comportamento nell'infanzia del leader nazista, che presenta alcuni caratteri dell'autismo; cfr. Ibidem.

L'autismo è un fenomeno che presenta ancora molti interrogativi irrisolti; secondo Fromm esso, come altre forme schizofreniche, probabilmente viene indirizzato verso at­teggiamenti disttruttivi dalla stessa società, la quale si adatta alle patologie che assumo­no una rilevanza sociale, fornendo a sua volta valori di riferimento 'malati'; a questo punto è l'individuo normale che si sente isolato e va incontro a disturbi psicotici; cfr. E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit.; E. Fromm The sane society, New York, 1955, trad. it. Psicoanalisi della società contemporanea, Milano, 1960.

Cfr. H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit., p. 450.

Ibidem, p. 451.

La figura della madre creatrice e insieme distruttrice esiste in forme diverse pratica­mente in tutte le culture; Ibidem, p. 451.

Cfr. H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit.

Cfr. H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit.; E. Fromm Fuga dalla libertà, cit.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Cfr. Ibidem.

Secondo Fromm l'esempio più eminente di questa sindrome è Hitler; cfr. Ibidem.

Cfr. Ibidem.






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