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I SOLDATI ITALIANI E LA PACE

politica



I SOLDATI ITALIANI E LA PACE

Il rinnovamento delle nostre Forze Ar­mate al servizio della democrazia e della pace.

Tipologia D: tema di ordine generale


Una conquista di civiltà, un segno del progresso civile, sociale e spirituale dei po­poli: questa è la pace. Caduto il regime fa­scista e finita la seconda guerra mondiale, una traged 858g64i ia in cui il nostro Paese era stato scaraventato dalla dittatura mussoliniana, il popolo italiano si dimostrò consapevole del valore altissimo, potremmo dire assoluto, della pace, il bene più prezioso dell'uomo insieme alla libertà.

Di questo sentimento presente nella co­munità nazionale si fecero interpreti i Costi­tuenti che, nel redigere la Carta Costituzio­nale, s'ispirarono ai principi di libertà, di democrazia e, ovviamente, di pace.



L'Italia ripudia la guerra come stru­mento di offesa della libertà degli altri po­poli e come mezzo di risoluzione delle con­troversie internazionali, così recita solenne­mente l'art. Il della Costituzione, ma la no­stra Carta Costituzionale afferma anche che la difesa della patria è sacro dovere del citta­dino e che il servizio militare è obbligatorio nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge (art. 52). Inoltre viene inequivocabilmente affer­mato che l'ordinamento delle Forze Armate si uniforma allo spirito democratico della Repubblica.

Per comprendere il significato di que­st'ultima norma, occorre risalire alle origini dell'esercito italiano e ricordare che questo affondava le proprie radici nell'esercito pie­montese, ordinato secondo criteri autoritari e di dura disciplina e formato da ufficiali di carriera che erano prevalentemente di origi­ne aristocratica e comunque tutti legati alla monarchia e all' ambiente di corte.

Queste tradizioni si trasmisero anche all'esercito italiano sorto nel 1861 dall'uni­ficazione di quello sabaudo con gli eserciti degli altri Stati italiani.

Durante il fascismo rimase viva nel­l'esercito la fedeltà al re: la si dimostrò, su­bito dopo la caduta del regime mussolinia­no, con la formazione di un esercito di libe­razione che combatté accanto agli Anglo­americani nella campagna d'Italia contro i Tedeschi. Anche nell'immediato dopoguer­ra sono sopravvissute nelle Forze Armate repubblicane tradizioni autoritarie e antide­mocratiche ed a volte si è impartita alle re­clute un'educazione militare contraria ai va­lori scaturiti dalla guerra di Liberazione e dalla Resistenza.

Secondo lo spirito democratico che in­forma la Costituzione, le Forze Armate de­vono invece garantire il rispetto della perso­nalità del soldato ed impegnarsi a difendere la libertà, la pace e la sicurezza dello Stato. Inoltre esse sono al servizio della comunità, pronte ad accorrere in aiuto delle popolazio­ni colpite da calamità naturali come alluvio­ni o terremoti.

In questi ultimi anni vari ritardi sono stati colmati, inserendo i corpi militari nel processo di sviluppo sociale e civile del Pa­ese. Nell'ambito di questo ampio processo di rinnovamento delle nostre Forze Armate rientrano l'apertura delle carriere militari alle donne, nello spirito del principio della parità dei sessi, come sancito dalla Costitu­zione, ma anche l'abolizione della leva ob­bligatoria, sostituita con il servizio militare professionale, come già è in atto in vari Pae­si, ad esempio in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Un'iniziativa, questa, che tempo fa avrebbe suscitato proteste e accuse di "gol­pismo" strisciante, ma che oggi, vista la dif­fusa consapevolezza democratica nella so­cietà e nelle stesse Forze Armate, si rivela quanto mai opportuna per rendere queste ul­time più efficienti e competitive, si badi bene, non tanto per operazioni strettamente militari, quanto per gli interventi di pace che, sempre più frequentemente, si è co­stretti a fare nelle "aree calde" del Pianeta: ricordiamo la presenza in Iraq di un nostro contingente impegnato nel compito di resti­tuire quel martoriato Paese alla normalità.

Che le Forze Armate italiane siano im­pegnate, con quelle di altri Stati e con i "ca­schi blu" dell'ONU, in rischiose missioni di pace e anche nella lotta al terrorismo inter­nazionale, comprova l'alto livello profes­sionale raggiunto da alcuni nostri reparti e testimonia il ruolo di protagonismo che il nostro Paese svolge nel mondo in difesa del­la libertà e della pace





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