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L'ORGANIZZAZIONE DELL'IMPRESA E LA SUA PROGETTAZIONE

economia aziendale



APPUNTI DaL CORSO di

"Economia e organizzazione aziendale"


INDICE

L'impresa come sistema economico.

L'approccio sistemico.



Il sistema impresa.

Fissare gli obiettivi.

Il top-down ed il bottom-up.

il budget.

Norme generali per la fissazione del budget.

I tipi di budget.

produzione e progettazione di beni e servizi.

Programmazione della produzione di beni materiali o servizi.

Il Progetto.

Il Project Manager.

Tecniche di programmazione della produzione.

La Work Breakdown Structure (W.B.S.).

Esempio di WBS

Il diagramma di Gantt.

CPM e PERT.

Differenza tra CPM e PERT.

Approccio a tre stime.

L'organizzazione dell'impresa e la sua progettazione.

Progettazione della struttura organizzativa dell'impresa.

Organizzazione funzionale e divisionale.

Le funzioni aziendali.

Marketing

Costi e ricavi dell'impresa.

Costi fissi e costi variabili.

Il diagramma di redditività o del punto di pareggio.

Determinazione del punto di pareggio.

La contabilità industriale.

Le tecniche del full costing e del direct costing.



Fissare gli obiettivi.

È evidente che, perché un'azienda operi all'interno di un sistema economico, deve porsi degli obiettivi.

Alcune considerazioni generali sui criteri da utilizzare sono: un obiettivo non dovrebbe essere raggiungibile con troppa facilità e neanche essere impossibile da conseguire.

In altri termini, un obiettivo deve essere non facile ma possibile.

All'interno di un'organizzazione aziendale, gli strumenti amministrativi per il conseguimento e la fissazione degli obiettivi si chiamano budget.

I budget possono essere redatti due tipi d'approccio: il top-down (dall'alto al basso) ed il bottom-up (dal basso all'alto).


Il top-down ed il bottom-up

Nell'approccio top-down, gli obiettivi sono posti dai vertici aziendali ed imposti alle diverse aree produttive.

In questo modo si ottiene il risultato della coerenza ma si ha difficoltà a fornire informazioni di dettaglio e - soprattutto - a motivare i singoli operatori.

La realtà, infatti, c'insegna che, nel fissare un obiettivo, è fondamentale il coinvolgimento psicologico di chi lo deve materialmente conseguire.

Nell'approccio bottom-up, si chiede ai responsabili delle aree di porsi propri obiettivi; sarà cura dei vertici prenderne atto.

Questo tipo d'approccio è fortemente motivante, ma ha lo svantaggio che i responsabili delle aree potrebbero porsi obiettivi di troppo facile conseguimento.

Vi è inoltre un problema di coordinamento e armonizzazione con quelli che sono gli obiettivi aziendali generali.

Nella realtà, si adotta spesso un approccio ciclico che utilizza entrambi i sistemi top-down e bottom-up, attraverso una contrattazione a più livelli gerarchici.





Costi e ricavi dell'impresa.

Ogni impresa, nel suo operare all'interno di un contesto economico, da un lato sostiene delle spese, e dall'altro, attraverso la produzione di beni e servizi, ottiene dei ricavi.

E' importante pertanto avere degli strumenti contabili che permettano di determinare la convenienza della fabbricazione di ciascun bene.

Costi fissi e costi variabili.

All'interno di un'impresa, non tutti i costi sono dello stesso tipo: in particolare, si usa fare una netta distinzione tra costi fissi e costi variabili.

I costi fissi sono i costi che l'impresa sostiene per il solo fatto di esistere, indipendentemente dal volume di produzione che essa realizza.

Tra i costi fissi, rientrano gli ammortamenti, i fitti, i noleggi, le assicurazioni ecc...

Vi sono inoltre gli stipendi, ed a tal proposito, è necessario precisare che per stipendio, s'intende la paga percepita dagli impiegati definita in mensilità.

Il salario, invece, è riferito alla manodopera ovvero al personale direttamente impegnato alla produzione; è calcolato - di norma - in ore lavorative, e per questo varia al variare dei volumi di produzione.

I costi variabili sono quelli che variano al variare dei costi di produzione come ad esempio i già citati salari, le materie prime e la componentistica, l'energia elettrica consumata per i macchinari, le provvigioni ecc..

Il diagramma di redditività o del punto di pareggio.

Vogliamo determinare le condizioni di redditività dell'impresa sapendo quali sono i suoi costi fissi CF, costi variabili CV ed i suoi ricavi R.

Per semplicità, supponiamo che i costi variabili, ed i ricavi, varino in maniera proporzionale con i volumi di produzione.

Costruiamo per questo scopo il seguente diagramma in cui alle ascisse sono riportati i volumi di produzione V e alle ordinate i costi-ricavi C/R:

V

 


I costi fissi, essendo tali, sono rappresentati dal segmento CF parallelo all'asse delle ascisse. Il punto denotato dal simbolo "100%" indica la massima capacità produttiva ottenibile - nell'unità di tempo considerata, di solito l'anno - con quel valore di costi fissi: per produrre di più è necessario aumentare i costi fissi, ad esempio è necessario acquistare nuovi macchinari o strutture, od assumere degli impiegati.

I costi variabili sono rappresentati dal segmento CV che nasce nell'origine degli assi e termina in corrispondenza della massima capacità produttiva.

Il segmento CV è una funzione dei volumi di produzione.

CT indica i costi totali ossia la somma di CV  e CF, pertanto è rappresentato dal segmento parallelo a CV e con origine nell'origine di CF.

I ricavi sono indicati dalla semiretta R: si ipotizza infatti un prezzo unitario di vendita costante.

Il punto Q rappresenta il Punto di Pareggio e rappresenta il volume di produzione che è necessario perseguire affinché i ricavi eguaglino i costi totali.

L' angolo a è detto angolo di rischio, mentre la distanza tra Q (espressa in % della massima produzione possibile) e "100%" rappresenta il margine d'elasticità.

Facendo un riepilogo schematico di quanto detto:

Per R=CT  PAREGGIO;

Per R<CT PERDITA;

Per R>CT UTILE.

Determinazione del punto di pareggio.

Supponiamo che un'azienda debba produrre un bene; CF sono i suoi costi fissi.

Supponiamo che Q sia il numero di pezzi che si devono produrre e CV i costi variabili per unità prodotta, pertanto i costi totali CT sono:


CT=CF+CV*Q


Supponiamo che P è il prezzo unitario di vendita del bene (di norma imposto dal mercato), i ricavi sono dati da:


R=P*Q


Dato che l'ascissa del punto di pareggio è il numero di pezzi Q che è necessario produrre affinché i costi totali siano uguali ai ricavi, avrò:

Esempio.

La pizzeria "Bella Napoli" ha:

Un dipendente che guadagna £ 2000000 al mese fisso;

Il costo medio di una pizza è di £ 6000;

Il costo medio di produzione d'ogni pizza è £ 2000;

I costi fissi di gestione ammontano a £ 2400000 al mese;

Il costo del coperto è di £ 100 a persona.

La produzione massima è di 5000 pizze al mese. Vogliamo trovare il punto di pareggio.

I costi fissi sono:


CF="paga dipendente"+"costi di gestione"= 2000000+2400000= 4400000


I costi variabili sono:


CV="numero pizze"*("costo produzione pizza"+"coperto")=

= x*(2000+100)= x*2100


I costi totali sono:


CT=CF+CV= 4400000+x*2100


I ricavi sono:


R= x*"prezzo pizza"= x*6000


Il punto di pareggio si ha per:


R=CT


x*6000= 4400000+x*2100 a x= 4400000/3900=1128 pizze/mese.


Graficamente:

La contabilità industriale.

Quello che è stato detto sinora, vale per le imprese monoprodotto, o per le quali, comunque, sia possibile definire un mix costante di produzione.

Le imprese che producono diversi beni o servizi, ossia imprese multiprodotto, fanno ricorso alla tecnica della contabilità industriale o analitica.

Questa tecnica divide i costi in due categorie:

Costi diretti: sono quei costi che è possibile attribuire ad un determinato prodotto (bene o servizio);

Costi indiretti: sono quei costi comuni a più prodotti, e che quindi non sono attribuibili unicamente ad una voce di profitto.

Bisogna, inoltre, distinguere:

centri di profitto: entità aziendali a cui è possibile attribuire una quota parte di profitto;

Centri di costo: entità aziendali a cui è possibile attribuire una quota parte dei costi.

I costi attribuibili a centri di costo che coincidono con centri di profitto sono diretti; quelli attribuibili a centri di costo che non coincidono con nessun centro di profitto sono indiretti.

Da questa precisazione si comprende che spesso (ma non sempre) i costi diretti si sovrappongono con i costi variabili e che i costi indiretti si sovrappongono con i costi fissi.

Tale sovrapposizione è però solo parziale..

Infatti, se considero lo stipendio di un addetto (impiegato) alla produzione di un determinato prodotto, questo è un costo diretto, in quanto  è legato alla produzione di quel bene, ma è anche un costo fisso, perché è indipendente dalla quantità prodotta.

Alla luce di quanto detto, possiamo fare il seguente esempio di contabilità industriale.

Un'azienda produce i beni A e B con dei ricavi totali pari a 300 miliardi, dei costi diretti pari a 260 miliardi e dei costi indiretti pari a 30 miliardi, tutti ripartiti come segue:




Prodotto A

Prodotto B

Totale

Ricavi

100 miliardi

200 miliardi

300 miliardi

Costi diretti

80 miliardi

180 miliardi

260 miliardi

Costi indiretti



30 miliardi

Costi totali



290 miliardi

Utile



10 miliardi


Alla voce costi indiretti, non si è potuta fare alcuna distinzione tra le quote di A e di B.

Le tecniche del full costing e del direct costing.

Le tecniche classiche di contabilità industriale sono quelle del full costing e del direct costing.

Nel full costing si determina il costo totale di ogni prodotto, procedendo alla ripartizione dei costi indiretti, in base a parametri precedentemente stabiliti (in proporzione all'entità dei ricavi - come nell'esempio che segue -  oppure dei costi diretti, o delle ore lavorate, ecc.).

Il vantaggio di tale approccio è quello di poter attribuire un utile ad ogni singolo prodotto. Lo svantaggio è che ciò passa attraverso una ripartizione dei costi indiretti che non ha alcuna corrispondenza reale: anche se cesso la produzione di B, i costi indiretti resteranno di 30 miliardi (e non dei 10 attribuiti ad A), in quanto indivisibili.


Prodotto A

Prodotto B

Totale

Ricavi

100 miliardi

200 miliardi

300 miliardi

Costi diretti

80 miliardi

180 miliardi

260 miliardi

Costi indiretti

10 miliardi

20 miliardi

30 miliardi

Costi totali

90 miliardi

200 miliardi

290 miliardi

Utile

10 miliardi


10 miliardi


Questo metodo ha pertanto lo svantaggio di non permettere una valutazione sufficientemente accorta per la gestione della produzione.

Nella tecnica del direct costing s'introduce invece la voce margine contributivo ossia la differenza tra i ricavi d'ogni singolo prodotto ed i rispettivi costi diretti.


Prodotto A

Prodotto B

Totale

Ricavi

100 miliardi

200 miliardi

300 miliardi

Costi diretti

80 miliardi

180 miliardi

260 miliardi

Margine contributivo

20 miliardi

20 miliardi

40 miliardi

Costi indiretti



30 miliardi

Utile



10 miliardi


Il vantaggio della tecnica direct costing è nel permettere di valutare la convenienza della produzione del singolo prodotto, e quindi l'importanza che ciascuno di essi riveste ai fini della redditività aziendale.

Negli ultimi anni ha cominciato a diffondersi un'altra tecnica, più evoluta, di contabilità industriale: l'ABC (Activity Based Costing), basata sul principio dell'attribuzione dei costi indiretti alle singole attività attraverso dei driver, cioè dei parametri di ripartizione della singola attività che tengano conto degli effettivi costi. Ad esempio, posso usare il driver del tempo che ogni operatore del call center impiega parlando con il singolo cliente per ripartire lo stipendio dell'operatore e le spese telefoniche, e così via.












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