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STORIA ECONOMICA - Concetti base da introdurre facendo Storia economica.

economia




STORIA ECONOMICA


Appunti presi alle lezioni


Lezione del 6-10-03


Concetti base da introdurre facendo Storia economica.

Scienza: dal latino "scio", so, indica il sapere oggettivo, quello valido per tutti. Non ha legami con il   greco. Per indicare il verbo sapere il latino utilizzava anche "cognosco" dal greco gignoskw, in cui è presente la radice -gn- propria del sapere. Il vocabolo latino che ne deriva è "scientia" che si differenzia da "sapientia" che indica il sapere mentale (fisico) e che deriva da "sapio".

Stretto legame tra scienza ed arte tecnica (dal greco teknh). Il concetto di scienza si sviluppa con matematica e geometria, intese soprattutto come fenomeni che circondano l'uomo. L'uomo può essere inteso come un soggetto facente parte della realtà, ma anche come soggetto (della scienza) che può interpretare la realtà (l'insieme dei fenomeni) grazie alla capacità di estraniarsene. 




Nell'indagine della realtà ha una grande importanza l'osservazione; essa però non può stabilire leggi. Spesso si riduce quindi a termini matematici un ragionamento che altrimenti sarebbe di difficile espressione. La scienza per un certo periodo storico ebbe la convinzione di poter giungere a risultati assoluti (nell'800 con il Positivismo) ma nel corso del '900 si è giunti ad affermare che la scienza porta a risultati definiti e non definitivi. E' sempre in evoluzione la scienza così come la realtà fisica che vuole indagare. Il rapporto tra scienza e tecnica è di correlazione. La tecnica in passato ha aperto la strada alla scienza. Quest'ultima formula leggi, imposta delle costanti, fornisce informazioni su come interpretare ed affrontare la realtà. La tecnica in passato era sicuramente più avanti della scienza, poiché un tempo non si passava dalla teoria (la scienza) alla pratica (la tecnica), ma viceversa (un chiaro esempio di questo è rappresentato dalla Rivoluzione Industriale). La scienza nasce intorno al '600 ma ha trovato sempre pochi rappresentanti; ancora meno poi risultavano essere quelli che capovolgevano il rapporto pratica-teoria. Oggi naturalmente il rapporto è stato definitivamente invertito, passando prima dalla discussione-teorizzazione di un principio e poi alla sua messa in pratica.






Puntualizzando maggiormente il concetto di scienza, essa si può dire sia nata da esigenze pratiche, ed è un rapporto che l'uomo stipula con il mondo circostante. Tramite essa l'uomo vuole impadronirsi degli elementi costitutivi della realtà per comprenderne i suoi principi base. Un'indagine più pratica che definisse gli elementi della natura tanto da arrivare alla creazione di costanti, principi e leggi si avrà solo con la scienza moderna. I Romani non avevano interesse verso i principi, preferivano applicare la tecnica. Un primo tentativo di definire alcuni principi tecnici sotto basi scientifiche si ebbe intorno al 1400-1500 nella navigazione (soprattutto con i Portoghesi). Cominciarono a combinare scafi nordici con velature triangolari tipiche del Mediterraneo, ottenendo come risultato di governare meglio le navi. Modificarono anche il timone che diventa dritto e non laterale. Tutto questo dimostra che esisteva una tecnica sviluppata ma un'assenza totale di conoscenze scientifiche. Le navi ad esempio venivano costruite su basi empiriche, con conoscenze dettate dall'esperienza e dalle "prove" precedenti; si potrebbe quasi affermare che utilizzassero dati "standard". Per questo motivo infatti il v 727j98h aro di una nave costituiva sempre un interrogativo, poiché molte volte le navi affondavano subito per errori di costruzione o anche solo di misurazioni. Però è proprio con le navi che si incominciò a ragionare su alcuni principi fisici, quali l'immersione di un solido in fluido. Gli studiosi dell'epoca furono dunque portati a ragionare su questi elementi e successivamente a formulare i primi trattati. Erano per lo più gli uomini di Chiesa ad interessarsi a tali argomenti. Sono le prime esperienze in attesa che nel '600 la scienza conosca uno sviluppo vero e proprio. Si assiste infatti ad una svolta, con ricerche effettuate selezionando alcuni elementi chiave, seguendo uno schema (o ipotesi di lavoro, ovvero dei nessi logici stabiliti all'inizio del processo e che dovrebbero verificarsi durante lo stesso); il procedimento deve risultare sempre più settoriale in modo da ottenere una visione sempre più concentrata sull'oggetto della ricerca. Questo è stato l'ultimo passo prima del trasferimento delle indagini nei laboratori. La ricerca ha un fine ben preciso: ottenere conoscenze per poi ottenere uno strumento da applicare nella realtà. Quelle scienze che intervengono sulla realtà si dicono scienze applicate. Il fine dunque è conoscere la realtà per poterla affrontare ed utilizzare, e all'occasione anche modificare in meglio; ma postulato necessario per svolgere tutte queste attività è prima di tutto la conoscenza della realtà stessa.  




Il concetto di storia deriva dal latino historia, ma dal greco istoria. Erodoto è uno dei primi a fare storia come la intendiamo oggi, ovvero una storia fatta di testimonianze, racconti e dati. Scrisse "Le Storie", dove raccoglieva avvenimenti da una precisa datazione, e iniziò con un verso abbastanza sintomatico: istorihs apodexis, ovvero "narrazione della storia". Erodoto ovviamente non disponeva delle moderne tecniche di cui si avvalgono oggi gli storici (come quelle fisiche e chimiche). Spesso nel corso dei secoli la storia è stata definita "magistra vitae" ma questo concetto è stato demolito un po', poiché allora non si spiegherebbe il perché dei continui errori/orrori compiuti dagli uomini. Si tende ad affermare che le situazioni non si ripetono mai nelle stesse modalità tanto da non poter costituire per gli uomini una fonte da cui attingere per non commettere più gli errori già commessi. La storia bisogna fare attenzione, non studia gli avvenimenti, come invece molti credono. La storia è rappresentata dagli avvenimenti passati; per indagare tali avvenimenti bisogna essere in possesso di un'adeguata documentazione, ma logicamente più una documentazione è ricca e più occorrerà tempo per studiarla e selezionarla. Infatti nelle documentazioni bisogna anche operare delle scelte, non si possono considerare tutti i documenti, anche alla luce di quello che lo storico vuole dimostrare trattando un certo evento, e del fine che si è proposto. Un grande intellettuale italiano del secolo scorso, Benedetto Croce, arriverà addirittura ad affermare che la storia è sempre contemporanea, perché dipende da chi la scrive e dalla situazione in cui si trova; l'unico "errore" è che forse doveva riferirsi alla storiografia e non alla storia. La storiografia studia gli avvenimenti, al contrario della storia, e li mette per iscritto, quindi sui testi dopo averli esaminati. La storiografia può essere definita come un'interpretazione della storia.




Nella storiografia più volte nel corso dei secoli si sono originate dispute: una molto celebre è quella tra Sepulveda e Bartolomè de las Casas, in merito alla colonizzazione spagnola nell'America centrale. Il primo, Sepulveda, riteneva la colonizzazione come un fatto normale, e la giustificava, mentre il secondo, de las Casas, riteneva gli indios poveri ed indifesi che subivano le angherie e i soprusi dei "conquistadores". Ma possiamo trovarne casi anche in periodi storici sicuramente più vicini a noi, come nel caso della storiografia tedesca (certa storiografia tedesca, non tutta), che è entrata in conflitto con quella di un po' tutta l'Europa, quando negò l'eccidio degli ebrei, ridimensionando l'accaduto e riducendo i numeri. Sempre occupandoci della conquista spagnola dell'America Centrale, la storiografia non-spagnola ha sempre cercato di rimarcare gli aspetti cruenti di tale conquista. Si sa che come alibi alle violenze compiute, i "conquistadores" usavano la religione cattolica, che avevano il compito di portare in tutto il mondo, per distogliere dall'errore i non-cattolici. La storiografia spagnola invece cercò di difendersi, affermando che molte delle morti furono causate tra gli indios, dall'introduzione di nuove malattie che li decimarono. Oppure a causa dell'estraniamento a cui erano sottoposti, poiché venivano trasportati da un luogo all'altro a seconda del bisogno che vi era, con una conseguente perdita dei valori familiari. La storiografia spagnola accentuò questi aspetti ed inoltre fece notare che la conquista spagnola non fu più cruenta di tante altre conquiste europee compiute magari in Asia o in Africa, basandosi sui dati della mortalità degli indios e di altre popolazioni conquistate in giro per il mondo. A marcare l'aspetto secondo cui la storiografia è individuale e va analizzata, vi sono alcuni elementi: il primo è che l'intervento dell'uomo è sempre determinante nella ricerca della "verità" storica, ed il secondo è il fatto storico. Esso rappresenta un momento di cambiamento, o di cesura. Ma logicamente vale per un ambito, che può essere l'Europa ma non per un altro. Es.: la scoperta dell'America è stato un momento di cambiamento per l'Europa ma non di certo per la Cina. Quindi il fatto storico è creato da qualcuno.




Oggi analizziamo il concetto di economia. L'etimologia è oikos e nomos, ovvero casa e amministrazione/norma, quindi amministrazione della casa. In un primo tempo quindi economia aveva assunto il significato di amministrazione della casa e più nello specifico dei beni ad essa collegati. Esistono vari tipi di economia, la prima a svilupparsi nella storia è quella individuale che si occupa dei beni che riguardano le singole persone. Bisogna dunque introdurre due concetti: quello di "bene" e "l'ottica del bisogno". L'uomo ha fondamentalmente due bisogni: 1) non provare fastidio o dolore; 2) il piacere. I beni quindi sono quei mezzi che l'uomo riesce a costruire e ad utilizzare per migliorare la propria condizione e renderla più piacevole. In questo senso i progressi sono stati enormi dall'antichità fino ad oggi, e quelli maggiori si sono visti dopo la Rivoluzione Industriale. Le condizioni della vita sono infatti nettamente migliorate grazie all'ingresso della tecnologia unitamente alla scienza. Si è innalzata la capacità di sopravvivenza e l'età media. Dal 1700 in poi c'è stata una crescita demografica che non più avuto ritorni. Vediamo alcuni dati che testimoniano tale informazione:  

Popolazione








Europa


700.000.000

710.000.000

Asia




Africa

95.000.000

345.000.000

634.000.000

I dati si intendono in milioni di abitanti


Come si può vedere dalla tabella tra il 1750 e il 1969 c'è stato un aumento di circa il 400% su tutte e tre le parti del globo; negli ultimi venti anni invece si è avuto un incremento intorno al 50% in Asia e Africa mentre in Europa solo del 10%. Infatti in Europa la natalità è andata diminuendo, tanto che si è diffuso l'ideale secondo cui dove c'è ricchezza è meglio essere in pochi così da distribuirla più uniformemente. Anche per quanto riguarda la produzione nell'allevamento, l'incremento è stato elevato, circa del 300% rispetto al 1800.

L'economia quindi si occupa dei beni, ma non di tutti i beni, solo di quelli che hanno una distribuzione limitata sulla Terra. La coscienza di poter costruire una scienza vera e propria su questa disciplina, che tratta la produzione e/o distribuzione dei beni, si ha nel '700 con A.Smith. Alcuni la fanno risalire ad ancora prima tra '500-'600 con Bodin (il quale stabilì un'indagine sui prezzi). L'economia si occupa di capire come i beni limitati debbano essere prodotti, distribuiti e consumati. I beni a loro volta vengono suddivisi in più tipologie: quelli che comportano un soddisfacimento maggiore, quelli ricorrenti, quelli di cui si ha un bisogno continuo. Bisogna introdurre il concetto di fabbisogno: ognuno ha il proprio quindi ognuno ha dei propri limiti di soddisfacimento. La differenza più grande è quella fra beni primari e secondari: qui si gioca tutta la vita degli esseri umani. 




Abbiamo osservato come esista una differenziazione dei bisogni: ad essa corrisponde quella dei beni: quindi a bisogni primari corrisponderanno beni primari, e così via. I beni secondari sono creati in base alle esigenze di migliorare la vita. Non rappresentano però "cose" necessarie: oggi si tende ad identificare un bene come necessario in base all'uso che se ne fa. Quindi più viene usato e più è necessario. La distinzione dei beni in primari e secondari è propria delle società ricche: l'economia si occupa dei beni limitati cioè quelli che si raggiungono con sacrificio. I beni hanno conosciuto nel corso della storia, vari modi per essere acquisiti: inizialmente si "scambiava" poi si arrivò alla moneta che rappresenta un punto di riferimento oggettivo. Si arriva ad acquisire beni davvero utili, solo con l'introduzione della moneta, perché lo scambio si basava su un meccanismo di dare-avere e nell'offrire qualcosa al venditore bisognava offrirgli qualcosa che lo interessasse. La moneta risolse questo problema stabilendo un prezzo per gli oggetti e i beni. Le monete presero forme comuni a tutti (circolari). Per ottenere dei beni erano necessari sacrifici e qui si introduce il concetto di  "domanda di bene": ovvero la somma di denaro che si vuole investire in un determinato periodo di tempo. I beni possono essere materiali (che si toccano e consumano) e immateriali (che forniscono servizi). Studio dell'economia è anche la distribuzione della ricchezza, che oggi è disuguale. Ci sono paesi che si sono arricchiti dal nulla come è il caso dei paesi possessori di petrolio, in cui comunque la distribuzione interna della ricchezza non è omogenea.


Documentazione allegata: 2 fotocopie: Piramide della popolazione italiana nel 1901 e 1978




Uno dei fattori che più distinguono l'economia di oggi rispetto a quella passata è la distribuzione. L'economia si distingue per tre elementi fondamentali:

  1. Produzione
  2. Distribuzione
  3. Consumo

Più complesso invece è il concetto di economia politica. Sostanzialmente è un'accezione più estesa del termine "economia". L'aggiunta del termine "politica" significa che l'argomento riguarda una collettività e non un singolo (dal greco polis = città). La politica è un modo di gestire una collettività, quindi l'economia politica è l'economia che si occupa della collettività e dei beni della collettività. Gli ambiti in cui si inserisce l'Economia politica sono ad esempio il lavoro, i salari, o comunque i tre elementi che distinguono l'economia. La politica economica invece è la fase successiva allo studio dei fenomeni e/o dei rapporti fra gli aspetti nell'economia (che spettano all'economia politica) quindi la fase delle scelte da operare, in base ai dati a disposizione, per assicurare la migliore distribuzione dei beni a tutti. Arriviamo infine alla definizione di Storia economica: è l'indagine ma anche la rappresentazione dei cambiamenti e delle cause che ha subito l'economia nelle varie epoche storiche. L'indagine è lo studio, la rappresentazione è la messa per iscritto di tali cambiamenti. Quindi tornando ancora all' economia politica, in essa si esamina un bene nell'ambito della collettività. Ha come scopo il concetto di distribuzione e studia quindi l'equilibrio fra la richiesta di beni e la distrbuzione effettiva. Se tale rapporto non è bilanciato si entra in crisi e nel corso della storia è successo più volte. Le carestie ne sono un chiaro esempio.




L'economia è sempre stata alla base dele attività umane; la ricerca dei beni è da sempre un'azione che l'uomo compie per soddisfare sia le proprie esigenze vitali che quelle di soddisfazione e piacere. Nell'antichità le attività economiche erano un vero e proprio lavoro. Economia quindi era uguale a lavoro, e questa sarà una relazione molto duratura nel tempo. Il lavoro rappresentava la parte nobile dell'uomo che oltre a sostentarsi creava ricchezza per la società. L'attività economica quindi aveva un fine "utilitaristico" ma non veniva identificata come un mezzo per arricchirsi. Solo a partire dalle scoperte geografiche e quindi con il mercantilismo (1500-1700), l'economia diventa un mezzo per elevarsi economicamente e politicamente. Il mercantilismo vuole moltiplicare gli scambi di beni tra i diversi paesi in contatto e porta i vari paesi a produrre di più (perché aumenta la richiesta). Il mercantilismo è quindi il tentativo di scambiare i beni ma anche di stimolare la produzione ed ha la propria massima espressione in Coulbert, ministro di Luigi XIV. Un esempio eclatante di questo periodo però era l'Impero Spagnolo: aveva già conquistato molti territori in Europa e non solo, nel '400-'500 (Sud Italia, Lombardia, Paesi Bassi, America centrale e Meridionale, Filippine): per essere difesi tali territori avevano bisogno di un eccezionale dispendio di forze e di denaro e non sempre il Re riuscì a far fronte a tali necessità (dichiarò più volte la bancarotta). Il meccanismo dello scambio è molto presente. L'economia in questo periodo si configura come arricchimento dello Stato e dei vertici dello Stato. Nel 1615 compare un'opera diretta a Luigi XIII intitolata "Economia Politica" che rappresenta un'ottica scientifica: economia quindi tesa ad arricchire lo Stato. Ed è uno dei primi scritti di questo tipo e lo scrive un certo Mont-Cretien; i suggerimenti per arrivare ad un'economia di tale stampo sono abbastanza banali, ovvero più tasse, dogane. Un secolo dopo ci sarà l'opera di Adam Smith. Il mercantilismo comporta un'entrata dello Stato in certi ambiti tramite l'imposizione di tasse, imposte, dogane. A partire dal '700 si farà strada la "fisiocrazia" che prevedeva di abbandonare i metodi di cui sopra in favore di una nuova valorizzazione dei terreni e quindi dell'agricoltura. C'è una forte valorizzazione dei terreni e quindi dell'agricoltura. C'è una forte valorizzazione della terra tesa a migliorarne l'uso e ad ottenerne capitali. Adam Smith in "Ricerche sopra la natura e le cause" è il primo a porsi il problema di quanta manodopera fosse necessaria per ogni singolo settore, oppure il problema dell'accumulazione di capitali (ci sono le prime forme di imprenditoria capitalistica) quindi si occupa di organizzazione del lavoro. Le industrie ancora non esistevano di fatto perché il lavoro si svolgeva ancora nei negozi ed infatti mancava un ultimo elemento prima delle Rivoluzione Industriale: la fabbrica. Sulla spinta di Adam Smith si cominciò a riflettere sulle risorse e la distribuzione di esse: quante risorse la natura offriva e se tutti riuscivano a sfruttarle. Si svilupparono due correnti di pensiero, una per cui la natura dava sufficiente sostentamento agli uomini presenti e anche a quelli futuri, ed un'altra cui faceva capo Malthus, che prevedeva una crescita aritmetica delle risorse e geometrica della popolazione. Quindi Malthus non credeva che le risorse avrebbero potuto sfamare in futuro tutti gli uomini, ma si sbagliava, poiché non teneva conto della scienza e della tecnica. Adam Smith diede il via anche al liberismo: parla della cosiddetta "mano invisibile" per cui l'economia lasciata libera di agire potrebbe comunque disporsi sui binari ottimali per la produzione della ricchezza dello Stato. Sarà una posizione molto discussa dalla fisiocrazia ma anche dalle successive teorie economiche socialiste che riterranno l'intervento statale indispensabile per una buona organizzazione del lavoro e quindi della produzione di ricchezza. I fenomeni economici si articolano in tre fasi:

  1. osservativa
  2. meccanicista
  3. socialista

La prima fase è quella in cui l'uomo si guarda attorno cercando di capire quali risorse la natura gli offre; la seconda fase è quella in cui l'uomo indaga la natura per capire quali meccanismi può applicare e la terza infine è quella in cui si assiste allo scontro tra due diversi indirizzi o scuole, quella liberista e statalista. Vi è una teoria, di un certo Keynes, che rappresenta una via di mezzo tra le due, ovvero stabilisce che alcuni ambiti siano lasciati allo Stato (i beni sociali) e altri al liberismo. Ci sono paesi che hanno adottato l'uno o l'altro metodo, lo statalismo è rimasto in pochi paesi (Cuba, Vietnam).




Esiste una differenza tra la realtà produttiva di oggi e le indagini sull'economia del passato. C'erano meccanismi e variabili diverse. Oggi l'economia sta diventando omogenea a livello mondiale (ad esempio negli obiettivi), mentre un tempo la distribuzione dei beni era diversa. Questa accentuazione della realtà attuale vuole cogliere proprio questi aspetti. L'economia si occupa della produzione di beni dell'uomo e dello sviluppo che l'economia ha avuto nel corso della storia; uno sviluppo voluto maggiormente dalla spinta privata che determina una contrapposizione tra gli obiettivi (raggiungimento di profitto e distribuzione omogenea delle risorse). Certi aspetti dell'economia sono analizzati dagli studiosi per osservare alcune differenze essenziali che si determinano; si parla ad esempio di economia pura quando il quadro di riferimento dell'economista è indipendente dalla realtà concreta in cui l'economia stessa si sviluppa (quindi astrae dagli aspetti reali e cerca di ricostruire i fenomeni tramite elementi costanti che formano punti di riferimento sempre uguali a se stessi). L'economia pura non può prescindere dall'economia applicata anche se i due aspetti sono generalmente separati. Nella realtà però hanno molti punti di contatto. L'economia pura analizzerà i fenomeni indipendentemente dai fattori di tempo e luogo, cosa che invece non fa l'economia applicata. Quando la scienza economica vorrà stabilire delle leggi dovrà prescindere dal tempo. Tempo e luogo sono aspetti che interessano molto la storia economica; l'economia statica prescinde da luogo e tempo e tende a fotografare il fenomeno come se non si modificasse. I fenomeni si sa però che si modificano continuamente. Nei cambiamenti ci sono delle serie di costanti. Un esempio di immagine statica ad esempio è una fabbrica, la cui produzione può essere anche sempre la stessa. L'evoluzione rappresenta invece la fabbrica come solo un momento perché essa può sì produrre sempre la stessa cosa ma può produrre sempre di più oppure diversificare la propria produzione. La "fotografia" di oggi si unisce a quelle del passato e a quelle del futuro che si andranno a ricavare tramite proiezioni statistiche, grafici.il tutto mirato ad ottenere indirizzi di politica economica per dirigere la produzione in un certo senso piuttosto che in un altro. L'insieme delle "foto" costituisce l'economia applicata. Esistono poi anche altre forme di economia come la micro e macro-economia. Micro economia si riferisce a fenomeni di singoli individui e aziende perché rappresentano un aspetto (minore) della produzione. La macro economia tiene conto invece di tutti questi fenomeni generalmente per ambiti estesi (uno Stato, relazioni tra Stati,.). Il Mercato Comune Europeo è stato uno dei primi passi verso un'armonizzazione dell'economia. La micro e macro economia sono due fattori che si integrano. Nell'analizzare questi due aspetti di uno stesso fenomeno bisogna fare attenzione: come storici dell'economia si analizzerà maggiormente la micro-economia perché è più diffusa nel passato. La macro economia è stata creata quando i privati e le organizzazioni statali e internazionali hanno cominciato ad incidere sull'economia, dando vita a produzioni integrate; la macro economia nel passato non esisteva: c'era un'economia dei singoli e di gruppi. Bisogna analizzare bene i fenomeni di micro e macro economia perché certi fattori possono determinare diversi risultati nei due ambiti.




Il Cipolla per chiarire i concetti di storia economica e di economia riprende un concetto di Pascal, uno scienziato; egli aveva studiato il cosiddetto "Esprit de geometrie" a rimarcare l'aspetto geometrico-matematico come quello dominante nella realtà. Il Cipolla lo adattò a quella che è la scienza economica, quindi un atteggiamento scientifico che denota la possibilità di ricostruire tutti gli avvenimenti svolti con il solo possesso dei documenti necessari. Esistno verità sempre parziali da applicare in queste situazioni. La storia economica non dà certezza assoluta su ciò che analizza (così come gli altri tipi di storia) perché le ricerche possono essere sempre affinate e perfezionate, ad esempio in presenza di maggior o nuova documentazione. La scienza dunque ha un po' perso la sua valenza di riprodurre le cose così com'erano (come secondo il Positivismo dell'800) o come sono. La scienza è in evoluzione e non rappresenta quasi mai il passato o il presente come una fotografia valida in assoluto. Il Cipolla lega questo concetto di Pascal alla storia economica affermando che anche essa è in evoluzione grazie ad esempio a nuovi metodi di indagine. Un altro concetto di Pascal usato dal Cipolla è quello dell' "Esprit de Finesse", ovvero la sensibilità più intensa, più raffinata, quindi l'atteggiamento che lo studioso deve assumere quando indaga il passato. Deve essere più duttile e suggestionabile perché nel passato i percorsi compiuti dalle scienze erano molto diversi da quelli del presenti ed inoltre non tutte le civiltà hanno conosciuto gli stessi percorsi di sviluppo: anzi, sono pochi nel passato i casi in cui siano stati compiuti i medesimi "passi". Ad esempio tra gli elementi che hanno subito diversi sviluppi vi sono le strutture amministrative, le religioni e le scienze, a seconda anche degli ambienti in cui si sono sviluppate. Questa diversità è quella che rende difficile ricostruire realtà economiche che non siano parziali. Il processo di omogeneità tra diverse realtà mondiali si è avuto solo con l'età moderna, ovvero con i contatti tra i popoli. Asia ed Europa furono messe in contatto dagli arabi, poi vi fu la scoperta del Nuovo Mondo che aprì la strada ad un nuovo mercato. Nell'indagine del passato si ha inoltre a che fare con la documentazione di allora, quindi una documentazione parziale, perché scritta con l'ottica di quel tempo. Sono pochi coloro i quali scrivevano con l'intenzione di lasciare una traccia ai posteri (Cicerone), la maggior parte infatti scriveva secondo i propri bisogni. Ogni documento va poi compreso per il contesto in cui è stato prodotto, non lo si può togliere da lì. C'è sempre poi il problema relativo alla veridicità delle fonti: bisogna vedere se i documenti siano stati scritti per comodità o meno. I documenti possono essere redatti da molte istituzioni e spesso non riportano esattamente la realtà nella sua integrità (quindi una realtà parziale o distorta). Per quanto riguarda l'ambito economico (fisco, produzione delle imprese, artigiani, privati,.) i documenti sono in genere veri: quindi la veridicità è assoluta. Il problema è inserirli in un contesto più fruibile e generalizzabile. Ci sono poi documenti veri che possono essere ripresi nel tempo, ma hanno una minor veridicità, oppure vi sono anche documenti falsi o copie. In conclusione il Cipolla si sofferma anche sul concetto di Sintonia o distonia; la possibilità di indagare il passato deve mettersi in sintonia con il modo di vivere, agire e pensare di allora, anche se si è soliti portarsi dietro le proprie abitudini nel passato. Lo sviluppo della realtà produttiva ha modificato le realtà passate e presenti. Alcune discipline ci aiutano nell'indagine del passato e sono la lingua, l'archeologia e la letteratura, che forniscono informazioni particolari e diverse che difficilmente potremmo ricavare anche da uno studio approfondito.






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