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INGRESSO NEI MERCATI DIFFICILI OPPORTUNITA' E FATTORI CONDIZIONANTI

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INGRESSO NEI MERCATI DIFFICILI OPPORTUNITA' E FATTORI CONDIZIONANTI



Per quali caratteristiche alcuni paesi sono considerati difficili quanto al loro ingresso da parte degli operatori stranieri e quali sono questi paesi? Quali opportunità di business in generale sono in essi presenti?


Le caratteristiche che portano a definire alcuni paesi come "difficili" sono: l'inconvertibilità delle valute e la scarsità delle riserve valutarie che creano problemi alle transazioni internazionali, i limiti di rimpatrio dei capitali e dei profitti (il loro ritorno, infatti, è lungo), il rischio di possibili nazionalizzazioni delle imprese straniere; la presenza di economie amministrate in quanto vi è un sistema socialista, il basso livello di qualificazione della manodopera. I paesi difficili sono: i paesi dell'Est europeo (PECO), dell'Asia come la Cina, dell'America Latina (in particolare l'area Mercosur comprendente il Cile, Brasile, Argentina, Paraguay, Uruguay), gli stati non appartenenti all'area dell'UE che si affacciano sul Mediterraneo: i c.d. Paesi Terzi Mediterranei (PMT). Nonostante ciò queste aree presentano delle opportunità di business per le imprese dei paesi industrializzati: essi costituiscono un mercato potenziale notevole non solo per la dimensione, ma anche per alcune caratteristiche strutturali quali l'assenza della micronizzazione della domanda (cioè di personalizzazione del prodotto perché in questi paesi c'è bisogno di tutto), quindi vi è la possibilità di ottenere dei vantaggi dalle economie di scala, la presenza di un'elevata intensità della domanda (standardizzata), ricchezze di materie prime e incapacità degli operatori locali di sfruttare le dotazioni fattoriali. Altro fattore che può incentivare l'ingresso è il basso costo della manodopera locale.




Quali sono i fattori di rischio che connotano le aree PECO ed a quali "retaggi" della passata economia possono in parte imputarsi? Esiste una differenziazione tra i diversi PECO, quanto a r 353b11d ischio d'ingresso?


I fattori di rischio sono sia di carattere economico sia finanziario: elevati rischi politici relativi ai fragili contesti istituzionali e l'assenza di validi sostegni governativi, tutto ciò nella fase di transizione ancora in atto (sono paesi ex-comunisti ma non ancora ad economia di mercato); differenze etniche e culturali interregionali e diversi livelli di sviluppo economico-sociale; limitazioni derivanti dall'inconvertibilità delle valute locali che condizionano l'operato degli occidentali; infine l'incapacità di questi paesi di gestire un sistema basato sull'economia di mercato. I retaggi della passata economia centralmente pianificata portavano ad una maggiore attitudine al dovuto piuttosto che al guadagnato, in quanto l'autorità politica aveva il dovere di fornire ad ognuno in parti uguali il necessario per sopravvivere, le imprese producevano solo per raggiungere gli obiettivi prefissati nel piano perdendo così autonomia decisionale; tutto ciò ha portato all'inerzia, alla mancanza di competitività e di crescita culturale. L'Ungheria, la Polonia e la Repubblica Ceca hanno già compiuto considerevoli passi verso l'attuazione dei meccanismi di mercato: infatti il rischio paese è minimo; invece l'Ucraina e la Russia hanno un rating (valutazione del livello d'affidabilità ed efficienza d'impresa ai fini di una concessione di un credito) scarso.


3) Quali vincoli ed ostacoli devono essere superati per l'ingresso nei PECO? Quali incentivi all'ingresso sono stati promossi dai governi dei PECO?


Il primo problema da affrontare è la liberalizzazione dei prezzi che incide sul livello dei tassi d'inflazione, ciò determina una scarsa propensione all'investimento in funzione anche delle incertezze sui margini di profitto. La scarsità di valuta estera nei paesi dell'Est ha portato i governi locali a rendere inconvertibile la valuta locale interna creando molti problemi agli investitori occidentali. Altri ostacoli che le imprese occidentali incontrano quando decidono, ad esempio, di aprire una filiale nei paesi PECO sono i ritardi di approvvigionamento delle materie prime e la scarsità della qualità; a ciò si aggiungono le carenze presenti nelle infrastrutture tecnologiche e nelle tecnologie utilizzate; altro ostacolo è legato alla salvaguardia ambientale, perché a causa del forte inquinamento i governi locali hanno istituito leggi anti-inquinamento molto rigide. Tali paesi comunque hanno istituito forme di incentivazione fiscale per favorire la costituzione di nuove joint-venture con partner locali come l'esenzione dall'imposta sul reddito, l'esenzione dei dazi doganali per l'importazioni delle attrezzature e dei beni necessari per l'attività delle joint-venture.


Quali eventi hanno determinato il passaggio all'economia di mercato della Russia? Quali sono le distorsioni ancora presenti in quest'area?


Il passaggio all'economia di mercato dell'ex Unione Sovietica non è stato il risultato di una volontà condivisa da tutti gli strati della società, ma un passaggio obbligato dopo una serie di eventi di natura esogena che ha contribuito alla fine del sistema socialista. I principali sono: l'ampliarsi del tasso di crescita della popolazione urbana rispetto al tasso di crescita della produzione agricola a danno di quest'ultima; la diminuzione del prezzo del petrolio sui mercati mondiali con ripercussioni negative sulle entrate valutarie e sui livelli di indebitamento estero della Russia; lo stato di disordine sociale derivante dalla scarsità del raccolto del 1991. Le distorsioni sono ancora presenti nel sistema dei prezzi relativi, infatti, sono stati liberalizzati tutti i prezzi al consumo ed una parte di quelli al produttore con esclusione dei prezzi del settore energetico: ciò ha contribuito ad incrementare le distorsioni esistenti nei prezzi relativi. Tali distorsioni favoriscono la crescita dell'inflazione; non è stata poi prevista la liberalizzazione delle materie prime, dei capitali e del lavoro. Ciò ha accentuato, da parte degli operatori, il ricorso al mercato nero per gli approvvigionamenti, per i servizi di distribuzione, ecc. Ciò ha generato un costo aggiuntivo che si riversa sul prezzo con conseguenze negative in termini di inflazione. Infine vi è l'incerta normativa monetaria e finanziaria che non regola l'operato della banca centrale russa né coordina le diverse banche centrali dei singoli Stati, creando problemi nel controllare l'offerta monetaria che fa ancora aumentare l'inflazione.


Descrivere il caso dei produttori russi di latte e il caso della Svjazinvest, quali esempi di incertezze sono presenti nella normativa russa?


In Russia i produttori di latte, resisi conto che con produzioni alternative potevano incrementare il loro reddito, hanno cominciato ad uccidere i loro capi di bestiame. Lo Stato osservando che l'offerta di latte era cominciata a scarseggiare ha stanziato delle sovvenzioni per i produttori. Poiché non vi era la liquidità necessaria per erogare le sovvenzioni e non potendo richiedere ulteriori tasse necessarie per l'acquisto dei bovini ha stanziato un ulteriore finanziamento per i venditori del mangime. Il processo è risultato autopoietico, in quanto lo Stato ha dovuto prevedere un ulteriore finanziamento per i fornitori dei produttori del mangime, sempre con le difficoltà relative alle carenze di liquidità. Il risultato finale è stata l'uccisione di numerosi capi di bestiame, e se si pensa che occorrono 4 anni affinché un bovino produca latte si comprendono le distorsioni ancora presenti nel sistema legislativo e normativo russo. I tempi di ritorno erano piuttosto lunghi per gli allevatori che non avevano ancora le liquidità necessarie per pagare le forniture di mangime.

Altre distorsioni sono presenti nella privatizzazione a causa del sistema legislativo russo abbastanza incerto. Un caso emblematico è la privatizzazione della Svjiazinvest, impresa che controlla la maggioranza del settore telefonico in Russia. Essa rappresenta la falsa apertura verso capitali stranieri nelle operazioni di privatizzazione, infatti, la Stet non è riuscita in nessun modo a partecipare all'asta a causa delle leggi incerte che via via si emanavano per impedirne l'accesso.




Quali sono gli ostacoli presenti nel processo di privatizzazione in Russia? Come è avvenuta la prima fase del processo di privatizzazione?


La Russia è caratterizzata da un elevato rischio politico dovuto a molti fattori che poi rappresentano gli ostacoli al processo delle privatizzazioni: un fragile contesto istituzionale e conflitti etnici divenuti più acuti a causa della divisione dell'elettorato in aree geografiche a causa dell'introduzione di severi controlli sull'immigrazione, la volontà di mantenere il potere delle lobby locali (manager dell'industria di Stato, esponenti militari e burocrazia agricola), l'incapacità di gestire un sistema basato sull'economia di mercato, la pericolosità insita nei poteri del Presidente della Repubblica Russa, incertezza del diritto e di una legittimazione da parte del governo, che porta a normative instabili sono le cause del perché gli investimenti diretti in Russia possono risultare rischiosi. Nella prima fase del processo di privatizzazione il governo a distribuito vuocher gratuiti ai cittadini. I vuocher rappresentano il diritto ad acquistare le azioni delle imprese da privatizzare. Essi possono essere affidati al Fondo di Proprietà della Federazione Russa (RFPF) che gestisce gli asset delle imprese, durante la loro privatizzazione. A causa della critica situazione finanziaria, i cittadini sono stati spinti a vendere sul mercato nero questi diritti ad esponenti della lobby russa a prezzi molto inferiori al loro valore nominale.


Per le trasformazioni delle imprese statali russe in Joint Stock Company, quali alternative sono state previste e quali sono i motivi che non hanno decretato il successo delle iniziative?


Per le trasformazioni in Joint Stock Company le aziende statali russe possono scegliere tra tre alternative: A) il 25% del capitale azionario è assegnato gratuitamente ai lavoratori dell'impresa. I lavoratori ricevono un ulteriore 10% dei ricavi, i quali possono essere utilizzati per ulteriori privatizzazioni. Essi acquistano anche un ulteriore 10% ad un prezzo pari al 50% del valore nominale delle azioni. I manager invece possono acquistare il 5% del capitale al valore nominale, mentre un ulteriore 10% è depositato in fondo speciale (FARP) con il fine di finanziare l'impresa per possibili ristrutturazioni. Infine il resto delle azioni è venduto all'asta, aperta anche agli investitori stranieri; B) I lavoratori con approvazione dei 2/3 del collettivo del lavoro possono acquistare il 51% del capitale ad un prezzo unitario pari ad 1,7 volte il valore contabile dell'azione. Il 50% dell'importo può essere pagato in vuocher. Il 5% è depositato nel FARP, mentre il resto è venduto all'asta; C)  Nelle grandissime imprese (con capitale tra 1 e 50 milioni di rubli) il 20% del capitale azionario è venduto alla pari a quel gruppo di lavoratori che si impegnano per 1 anno ad incrementare la privatizzazione e che garantiscono la solvibilità dell'operazione. Come garanzia ogni lavoratore deve versare una somma pari a 200 mesi di salario minimo. Inoltre i lavoratori possono acquistare il 20% del capitale pagando per ogni azione un prezzo pari al 70% di 20 volte il salario minimo.

I motivi che hanno portato all'insuccesso delle privatizzazioni sono: la presenza massiccia dello stato nelle J.S.C., la limitata  presenza degli investitori stranieri, così che mantengono ancora le loro posizioni i vecchi manager portatori di credi e valori propri dell'economia pianificata.


Quali sono i più importanti strumenti finanziari di supporto alle strategie d'ingresso in Russia?


Gli strumenti finanziari di supporto alle strategie d'ingresso in Russia sono gli aiuti finanziari diretti e indiretti. Tra i primi rientrano i finanziamenti di istituzioni quali il Fondo Monetario Internazionale, la Bers e la Banca Mondiale; tra i secondi rientrano la Simest e l'International Finance Corporation (I.F.C.). La Bers opera nel settore pubblico e privato attraverso due dipartimenti: nel settore pubblico opera attraverso la Devolopment Banking che finanzia i progetti per le infrastrutture fisiche e finanziare; per il settore privato opera attraverso il Merchant Banking. La IFC è una filiale della Banca Mondiale e opera nel settore privato. Ha, infatti, la funzione di promuovere la crescita del settore dei paesi più poveri. Infine la Simest è l'istituzione italiana delegata a finanziare le attività d'ingresso nei PECO. Obiettivo della Simest è di partecipare al capitale d'imprese e società miste all'estero e di offrire il sostegno tecnico, economico e finanziario ad iniziative d'investimento all'estero.


Descrivere le principali direttive della normativa russa sulle joint-venture che possono essere realizzate con operatori stranieri.


L'investitore occidentale può detenere nelle joint-venture una quota maggioritaria e totalitaria, invece prima il limite era del 49%. La legge vieta inasprimenti di qualsiasi tipo per le joint-venture attuate prima del 1993. Tale decreto è posteriore agli inasprimenti fiscali varati nel 1990 in base ai quali l'aliquota d'imposta applicabile alle joint-venture passava dal 30% al 45%. L'obbligo delle joint-venture di dover essere accreditate, mediate il rilascio da parte delle autorità russe di uno speciale permesso, la joint-venture non può acquistare prodotti in rubli ed esportarli in dollari. E' obbligatorio per tutte le imprese convertire i proventi derivanti dai flussi di esportazione in valuta nazionale al tasso di cambio ufficiale, mantenuto artificialmente basso. Le imprese devono provare che i prodotti esportati provengono direttamente dalle proprie fabbriche e che i beni importati servono per esportare le proprie esigenze.


Descrivere almeno quattro casi d'ingresso in Russia.


L'ITALSUD Import-export, impresa che opera nel calzaturiero, è entrata in Russia grazie ad una serie di contatti, avvenuti in alcune fiere russe. L'impresa ha costituito una equity joint venture con un partner locale, gestendo un grande centro russo di distribuzione delle calzature. La materia prima è di provenienza tedesca, ma l'impresa cominciò ad operare in countertrade l'importazione di pelli grezze dalla Russia in cambio delle esportazioni delle calzature prodotte in Italia.

La SANTI & Co., società italiana che effettua import-export di impianti e macchinari, svolge anche il ruolo di consulente nella costituzione di joint-venture tra imprese italiane e russe. Dopo il crollo del regime sovietico, la Santi ha posto in essere una società mista con un istituto di ricerche agroalimentari, la Sacma, il cui scopo è di facilitare l'incontro tra operatori russi e partner esteri che intendono investire in Russia, per esempio, per lo sfruttamento delle risorse locali.

La PARMALAT ha costituito un joint-venture a maggioranza russa e poco dopo ha rilevato la quota locale, ponendo in essere una consociata a capitale totalmente italiano. L'impresa ha internalizzato la funzione logistica per superare l'ostacolo rappresentato dalla carenza dei trasporti russi.

Da un incontro tra un imprenditore americano e uno scienziato russo è nata la DIALOGUE (società informatica), nella cui iniziativa sono coinvolti aziende ed istituti russi. Essa ha venduto, attraverso uffici in Europa, software in tutto il mondo ed ha creato una serie di imprese più o meno collegate direttamente all'attività core.


Secondo la Weber, quali macroaree si possono individuare in Cina? Per quali motivi il modello di sviluppo cinese si differenzia da quelli delle restanti aree ad alto tasso di sviluppo dell'Asia orientale?


L'autrice ha individuato tre macroaree: la CINA ROSSA, intorno a Pechino. Essa non è una zona di successo a causa dell'inefficiente burocrazia statale ancora presente nell'area; la CINA ROSA, intorno a Shanghai, dove è presente un' elevata crescita ed una maggiore  apertura all'esterno anche se sono ancora presenti alcuni valori del passato. Questa zona è la prova evidente dell'ibrido culturale presente in Cina (ibrido tra apertura all'esterno e mantenimento dei valori fondamentali del sistema socialista); la CINA BIANCA, nella zona di Guandong, dove si è sviluppata la cultura del mercato.

Allo sviluppo di queste zone ha contribuito la vicinanza con Hong Kong. Infatti con il tempo tutte le attività manifatturiere di Hong Kong si sono spostate a Guandong, cosicché Hong Kong ha svolto il ruolo di front-shop esplicando un'attività di marketing e di ricerca e sviluppo, mentre Guandong ha svolto il ruolo di back-factory occupandosi della produzione. I credi religiosi sono quasi gli stessi del Giappone, infatti sia in Cina sia in Giappone vige il confucianesimo, ma nell'area cinese manca l'influenza scintoista che ha caratterizzato l'area nipponica con il principio di obbedienza al Signore che spinge al collettivismo. Invece nell'area cinese vi è l'obbedienza alla propria conoscenza (tipica del confucianesimo). In Cina manca lo spirito di appartenenza al gruppo, infatti il Giappone si caratterizza per uno sviluppo più autocentrato: si è sviluppato in modo indipendente dall'estero, non ci sono le joint all'interno, ed è difficile entrare nelle relazioni di fiducia con le keiretsu. In Cina, nell'area del sud-est, c'è una netta dipendenza degli operatori locali dall'investimento estero. La Cina è quindi un ibrido tra il Giappone e l'area del sud-est.


Quali ipotesi (e quali critiche) sono state formulate per lo sviluppo futuro dell'area cinese? Quali modelli economici di sviluppo sono stati ipotizzati?


Per la Banca Mondiale le previsioni indicano che nel 2020 la Cina sarà il primo paese al mondo per il PIL, posizionandosi cosi prima degli USA e del Giappone. Queste previsioni non sono state confermate dagli studiosi, ed in particolare Krugman avanza dei dubbi sulla sostenibilità degli attuali tassi di crescita nel lungo periodo, poiché lo sviluppo cinese non si basa su un effettivo aumento di efficienza. Per Krugman sono infondate anche le ipotesi che vedono nella crescita economica dell'Asia Orientale un pericolo per le attività ed i salari degli occidentali, in quanto anche se la Cina crescerà nella ricchezza (incremento della competizione e dello sviluppo tecnologico), le ripercussioni si manifesteranno a livello della redistribuzione del reddito all'interno del paese, e questo impedirà alla Cina di salire al primo posto nella scala dell'industrializzazione. Sono stati ipotizzati tre modelli economici di sviluppo: quello neo-classico, che tende ad enfatizzare il ruolo centrale del governo; quello politico-economico revisionista, che enfatizza il ruolo del governo nel promuovere e guidare il mercato; quello che ipotizza che i governi possono intervenire solo in presenza di fallimenti del mercato.


Descrivere la politica della porta aperta (OPEN DOOR POLICY) attuata in Cina dal 1985. Quali ostacoli si presentano nell'ingresso nell'area da parte degli operatori stranieri?


Uno dei primi effetti di questa politica è stata la creazione di zone economiche con particolari agevolazioni legislative, fiscali e doganali: le Special Economic Zones (SEZ) e le Economic and Techologic Development Zones (ETDZ); all'interno e all'esterno di queste zone sono state costituite imprese a capitale esclusivamente straniero (WFO). Le SEZ rappresentano delle aree franche (con esenzione del pagamento delle tasse sul commercio estero) nelle quali gli investitori possono operare liberamente senza interferenze governative. Poiché le città più dinamiche non incluse nelle SEZ si stanno rendendo sempre più attrattive e liberiste dando vita a Zone di Libero Scambio (ZLS), in futuro probabilmente le originarie SEZ diventeranno sempre meno speciali. EDTZ sono state create presso i porti per cui godono di trasporti molto sviluppati rispetto alle altre aree della Cina. A differenza delle SEZ però, dove possono nascere imprese straniere di qualsiasi settore, nelle EDTZ gli stranieri per godere di incentivi devono investire in prodotti ad elevata tecnologia,  ed in particolare è nata una zona per lo sviluppo delle nuove tecnologie e la c.d. Silicon Valley. Le difficoltà che può incontrare l'investitore straniero, comunque, derivano dall'esistenza del duplice sistema legislativo vigente in Cina: il primo è centrale, mentre il secondo è costituito da leggi delle regioni delle zone speciali. Quindi a volte possono nascere conflitti tra le leggi nazionali e locali.


Quali normative incentivano la creazione di joint venture tra partner cinesi e stranieri?


Dal 1984 la legge sulle joint-venture prevede: la libertà di scelta del sistema di gestione e di impostazione del bilancio, una tassa del reddito del 15%, l'esenzione delle imposte industriali e commerciali per i prodotti da esportare, il libero trasferimento all'estero del profitto, l'esenzione dei dazi doganali per l'importazione delle attrezzature e dei beni necessari all'attività delle joint-venture. Dal 1992 sono state introdotte altre agevolazioni: l'impegno a non confiscare e a non nazionalizzare le imprese a capitale estero, l'annullamento delle scadenze delle joint-venture e dell'obbligatorietà di non nominare un operatore locale come presidente delle joint-venture. Nel 1994 è entrata in vigore, invece, la prima legge societaria delle RPC contenente una normativa che poco si discosta da quella che regola in Europa le società di capitali: le società estere possono, secondo questa normativa, instaurare filiali dipendenti sul territorio cinese.


Descrivere il caso di offset attuato dalla Loro Piana in Cina ed il Caso di W.F.O. enterprise attuato dalla 3M. Quali comportamenti dei partner (potenziali) cinesi ostacolano o (rallentano) l'effettuazione di joint-venture?


La Loro Piana (impresa italiana di tessuti in cashmere) è riuscita a penetrare nel mercato cinese attraverso un accordo di compensazione. Infatti sapendo che la Cina ha quasi il monopolio della produzione di cashmere ha siglato un offset diretto con un partner cinese: la Loro Piana ha concesso macchinari e know-how, mentre l'azienda cinese ha offerto in cambio la materia prima. Successivamente la Loro Piana ha allargato a monte e  valle le sue attività firmando accordi con privati cinesi per la creazione di joint-venture di tipo equity.

La 3M (produttrice di componenti elettronici) è stata la prima impresa a costituire una WFO Enterprise al di fuori di una zona speciale. I profitti della 3M sono in valuta cinese e sono utilizzati per acquistare beni cinesi da esportare in cambio di valuta forte. La 3M cercò di aumentare i beni da esportare creando una joint-venture a Hong Kong con la Shamash, il più grande importatore statunitense di seta,  e durante le trattative il comportamento dei cinesi fu particolarmente snervante per gli investitori occidentali, a causa di un prolungamento troppo eccessivo dei tempi di contrattazione, di frequenti rimesse in discussione degli accordi, e di contrapposizioni tra concorrenti create fittiziamente per ottenere concessioni più favorevoli da parte degli occidentali.

Altro problema che le imprese incontrano nel loro ingresso in Cina riguarda l'esigenza di espletare un monitoraggio stretto della qualità dell'output in quanto manca la collaborazione tra terzisti cinesi e la spinta motivazionale degli operatori locali.


Descrivere le caratteristiche più importanti dell'ingresso dell'IMAP in Cina.


L'IMAP ha internalizzato le fasi a monte (progettazione e modellistica) e a valle (marketing e distribuzione) del processo produttivo, ed a terzisti internazionali le fasi di trasformazione produttiva, attraverso rapporti di subfornitura. Le materie prime vengono acquistate dall'unità subfornitrice stessa per rendere più flessibile la struttura organizzativa. Sul mercato cinese vi è una notevole abbondanza di materie prime tessili e nella scelta dei Paesi in cui decentrare le produzioni l'idea è sempre stata quella di entrare per primi nei mercati difficili, sia per lontananza sia per modelli culturali in essi vigenti, in modo da acquistare tutti i vantaggi del firstcomer ed innalzare ostacoli all'ingresso dei concorrenti imitativi: da ciò è derivata la scelta del Brasile e della Cina escludendo i paesi del bacino del Mediterraneo perché facili da raggiungere dalla concorrenza nazionale. Il difficile controllo dei produttori cinesi, privi di incentivi motivazionali ha spinto l'IMAP ad attuare un rigido controllo di qualità della produzione durante l'intero processo di lavorazione attuato in loco attraverso un selezionato gruppo di ispettori. L'esigenza di monitorare l'operato dei lavoratori cinesi è un problema molto importante da risolvere poiché il lavoratore cinese lavora bene solo se è sotto stretto controllo. L'impresa attraverso il ricorso a unità subfornitrici è riuscita a coniugare l'efficienza rappresentata dal contenimento dei costi e dei prezzi all'efficacia rappresentata dall'ampliamento degli articoli. L'IMAP ha per molti anni venduto i prodotti importati soltanto attraverso grossisti; successivamente la distribuzione è stata modificata con l'introduzione del retailing, ciò attraverso propri punti di distribuzione; e inoltre dal 1994 è stata sviluppata la formula del franchising.

Quali paesi fanno parte del MERCOSUR e quali differenze sostanziali possono riscontrarsi tra essi?


I paesi del MERCOSUR sono: Argentina, Brasile, Cile, Paraguay, Uruguay. Le differenze sostanziali tra essi riguardano lo sviluppo del PIL, l'industrializzazione e la crescita delle conoscenze. I livelli del PIL sono più contenuti in Paraguay e Uruguay rispetto all'Argentina ed al Brasile. L'Uruguay e l'Argentina presentano una situazione particolare per ciò che riguarda la manodopera: gli operai possiedono elevati livelli di istruzione dovuti a politiche formative, ma la formazione non è orientata all'apprendimento tecnologico innovativo per cui i lavoratori rimangono fedeli ai loro posti, mentre le cariche di più elevate responsabilità sono tenute dai manager stranieri. L'instabilità economica e politica, la presenza di contratti insoluti, rendono a rischio i paesi dell'area anche se con livelli diversi di rischio-paese (il rating minimo è presente in Paraguay, mentre un indice maggiore è presente in Cile). Il Cile è l'unico paese che riceve una favorevole valutazione per gli investimenti stranieri, invece l'Argentina e il Messico trovano difficoltà a migliorare la loro posizione.


Descrivere le opportunità-paese presenti in Brasile e in Paraguay.


Il Brasile sta attuando una politica volta ad attirare gli investitori stranieri garantendo le infrastrutture e alcuni incentivi di natura finanziaria (esenzione dalle imposte sul reddito per oltre 10 anni). Il più elevato livello di scolarità e di preparazione specialistica unito ai bassi costi dei fattori produttivi rendono questo paese vantaggioso per le localizzazioni produttive; anche le imprese statali in fase di privatizzazione sono fattori di attrattività per gli investitori stranieri. Attualmente il Brasile evidenzia opportunità nel settore farmaceutico e automobilistico (la FIAT è da tempo presente nell'area), nel settore alimentare e in quello vitivinicolo. In Paraguay i fattori di richiamo per gli investimenti stranieri sono: il forte ritardo tecnologico, il basso costo dell'energia e della manodopera, la presenza della materia prima (cotone), gli incentivi finanziari e i vantaggi fiscali previsti per le importazioni di beni strumentali, e la presenza di un notevole patrimonio forestale, che crea opportunità di business per la realizzazione di investimenti nel settore finalizzati alla produzione di manufatti da esportare a livello internazionale.


Quali determinanti spinsero a siglare il Trattato per una Relazione Associativa Particolare tra Italia e Argentina e quali sono i suoi contenuti? Quali sono state le possibili cause del suo insuccesso?


L'Argentina presenta un basso livello inflattivo raggiunto attraverso le politiche perseguite dal Governo in tema di privatizzazione, di liberalizzazione degli investimenti e del commercio, di controllo dei cambi (sostenuti dalle riserve in valuta e oro e da una parità fissa con il dollaro statunitense). Tuttavia nonostante i continui interventi dello Stato il costo del denaro si mantiene elevato a causa della scarsa efficienza del settore bancario, né esistono in Argentina agevolazioni settoriali; a ciò si aggiunga che tale Trattato, che fu stipulato alla scopo di sostenere lo sviluppo economico e industriale in condizioni di equità, ebbe scarso successo. Il Trattato firmato nell'87 aveva lo scopo di stimolare la cooperazione economica tra l'Italia e l'Argentina attraverso alcuni strumenti che dovevano favorire gli investimenti in Argentina: crediti di aiuto, investimenti diretti italiani e argentini. Un  ruolo importante nelle relazioni economiche di questi paesi era stato dato alle joint-venture. Tale trattato ha dato però scarsi risultati soprattutto per le costituzioni di joint-venture, a causa della presenza di un elevata asimmetria (tecnologica, finanziaria e competitiva) che ha reso difficili i rapporti tra le imprese dei due paesi. Altre cause riguardano la scarsa coerenza tra le forme di associazione produttiva auspicata e gli strumenti predisposti a tal fine; la complessità dei procedimenti per l'approvazione dei crediti e la diversità delle aspettative degli attori dei due paesi sui vantaggi che potevano discendere dal trattato stesso.



Descrivere i PROTO-DISTRETTI presenti in America Latina.


Esistono cluster di imprese che possono assimilarsi, per molti versi alle forme distrettuali, ossia imprese di diverse dimensioni impegnate in varie attività manifatturiere con al centro un distretto industriale metalmeccanico in Argentina; imprese di medie dimensioni e integrate del settore del mobilificio operanti insieme a piccole imprese in Brasile, in un'ottica di forte specializzazione del lavoro; imprese di piccola e media dimensione del settore calzaturiero legate fra loro da uno spirito di appartenenza al gruppo e da relazioni di cooperazione tecnologica e commerciale in Messico. L'esistenza di questi cluster di imprese può rappresentare un'opportunità per la piccola impresa italiana, soprattutto se è forte lo spirito collaborativo e se appartenenti ad aree distrettuali.



Descrivere i DEBT EQUITY SWAP adottati in Cile e le convenienze che da tali operazioni discendono per gli investitori per i debitori e per i PVS.


Come creditore originario l'operatore straniero titolare di un credito in valuta forte nei confronti di un'impresa debitrice localizzata in un PVS può richiedere attraverso un mediatore (banca locale del PVS) l'autorizzazione alla Banca Centrale del PVS di trasformare il suo credito in un investimento azionario (in valuta locale) in una determinata impresa locale. La Banca Centrale non concede l'autorizzazione nel caso in cui la conversione del credito comporti il controllo totale dell'impresa locale da parte dell'investitore straniero; se invece l'autorizzazione viene concessa si possono verificare due situazioni: A) il debitore emette un  prestito obbligazionario in valuta locale, in sostituzione del debito in valuta forte al tasso di cambio stabilito dalla Banca Centrale. I titoli vengono poi venduti sulla Borsa ad un prezzo di emissione stabilito sempre dalla Banca Centrale inferiore a quello alla pari; B) quando invece i debiti sono già scaduti o in scadenza prossima il debitore effettua un deposito pari al valore nominale del debito presso la Banca Centrale, la banca poi emette per l'importo del debito propri titoli sempre in valuta locale per rinegoziarli sulla Borsa. Il ricavato della vendita spetta all'investitore straniero per l'acquisto di azioni di imprese locali. Se invece questi è il cessionario del credito l'importo in valuta forte corrisposto al cedente non è pari al valore nominale del credito, ma scontato ad un tasso molto elevato. La convenienza dello Swap per gli investitori dipende dal tasso di cambio utilizzato per la conversione stabilito dalla Banca Centrale, dallo scarto di emissione determinato dalla Banca Centrale, delle commissioni versate agli operatori del DES e dai vincoli imposti dai PVS in materia di rimpatrio dei dividendi e dei capitali investiti nella impresa locale.


Fig.13: Uno schema generale di DEBT EQUITY SWAP



Facendo riferimento alle omogeneità e differenze con il caso cileno descrivere i Debt Equity Swap (DES) adottati in Brasile ed il Argentina. Per quali caratteristiche i DES argentini presentano spunti di somiglianza con i Project Financing (PF)?


A differenza di quelli cileni i DES adottati in Brasile in sostituzione della autorizzazione di volta in volta richiesta per la conversione richiedono che l'investitore estero partecipi direttamente alle aste periodiche svolte presso le Borse Valori dei PVS. Le autorità dei PVS fissano l'ammontare massimo dei debiti da convertire e gli investitori si aggiudicano la conversione in sede d'asta presentando le proprie offerte tramite intermediari. La conversione se l'aggiudica l'operatore che offre un più elevato scarto di emissione superiore al minimo stabilito dalla Banca Centrale. In Argentina invece le operazioni dei DES presentano un procedimento diverso da quello cileno e brasiliano in quanto basato non sull'emissione dei prestiti obbligazionari da parte del debitore originario e dalla Banca Centrale ma sulla presentazione di un progetto d'investimento da parte dell'operatore straniero. Tale progetto viene presentato in busta chiusa alle aste locali dei PVS. L'asta se l'aggiudica l'investitore che offre una più elevata aliquota dell'importo da finanziare con valuta forte. Per partecipare alle aste non occorre il preventivo possesso del titolo rappresentativo del credito originario. Per tutte queste caratteristiche procedurali e per i fini perseguiti i DES argentini sono simili ai PF che attualmente rappresentano i meccanismi più utilizzati per l'ingresso nei paesi difficili.


Quali ostacoli sono peculiari all'ingresso nei Paesi terzi Mediterranei? Quali opportunità sono in essi presenti?


Il modello di sviluppo adottato dalla maggior parte dei PTM è basato su un'industrializzazione sostenuta da una politica protezionistica delle imprese locali, dal nazionalismo, dal modello socialista. Questa politica autocentrata ha ostacolato gli scambi orizzontali creando una struttura degli scambi verticale abbastanza rigida, frenata dalla inconvertibilità delle valute locali e delle difficoltà di possedere una capacità di auto ed etero finaziamento (le imprese italiane, nel loro ingresso nei PTM, mostrano difficoltà sia per la carenza di strutture nazionali in grado di fornire un'adeguata assistenza finanziaria sia per la non conoscenza degli strumenti finanziari offerti dall'UE alle imprese che vogliono internazionalizzarsi in questi paesi). Tuttavia l'area dei PTM risulta attrattiva quale potenziale mercato di risorse materiali ed umane non adeguatamente sfruttate, quale bacino di domanda di beni e servizi e di conoscenze scientifiche e tecnologiche. Inoltre quest'area si presenta come un'importante riserva di dotazioni fattoriali (manodopera a basso costo e risorse naturali) e come un mercato potenziale di prodotti europei.


In ottica socio-economica come si presentano i PTM? Perché l'Italia non può rimanere passiva nei confronti dello sviluppo di questa area?


Si può affermare che il bacino del Mediterraneo presenta una pluralità di ibridi culturali molto accentuata rispetto a quella presente nelle altre aree difficili. Infatti la sponda nord è caratterizzata da omogeneità culturale e comportamentali, il sud è disgregato in una serie di regioni separate da asimmetrie culturali e da credi religiosi e sociali che spesso portano a comportamenti conflittuali. Sono, infatti, presenti aree monolitiche caratterizzate da una forte omogeneità al loro interno e da una scarsa propensione ad accettare culture diverse; in alcune aree anche se sono presenti processi di interazione culturale questi possono risultare poco efficaci se le minoranze culturali sono costrette a subire il potere dei gruppi dominanti. Questi sono contesti pluriculturali dove l'assenza tra credi e valori ha portato a conflitti interculturali; emergono inoltre, al limite superiore della scala culturale, contesti multiculturali, più propri della sponda Nord del Mediterraneo, nei quali le diverse culture interagiscono strettamente ponendo l'enfasi sul pluralismo delle idee e dei comportamenti. Da quanto detto consegue che, per uno sviluppo teso a garantire la salvaguardia dei diritti umani, dei credi e dei valori locali, in sintonia con quanto disposto dagli organismi comunitari, la responsabilità di promuovere l'interazione ed il dialogo tra gli operatori del Mediterraneo deve ricadere sulle organizzazioni imprenditoriali e sociali che maggiormente hanno assorbito le istanze proprie dei contesti multiculturali.

L'Italia per la sua posizione e per la sua storia e tradizione e per la sua caratteristica di essere un Paese aperto al dialogo e alla cooperazione, deve in modo naturale assumere un ruolo centrale e strategico negli scambi relazionali tra i Paesi dell'area. Infatti, rimanere ai margini di questo processo di cooperazione mediterraneo significa limitare la nostra economia.


Quale comportamento e quale etica devono muovere gli imprenditori dei PTM e dei Paesi europei se si vogliono portare al successo le eventuali joint-venture tra questi partner?


L'eliminazione dell'intento opportunistico richiede la nascita di una nuova etica imprenditoriale, di nuovi comportamenti interpersonali che seguano codici e credi delle teorie non manageriali, ma del social contract per il quale gli obiettivi da perseguire sono solo quelli che assicurano la reciprocità dei benefici, soprattutto nelle relazioni tra partner caratterizzati da una forte asimmetria di conoscenze e di risorse. L'etica della controparte più forte deve considerare il partner più debole come un'estensione della propria organizzazione da guidare e da coordinare; l'etica del partner più debole, invece, deve allontanarsi da modelli speculativi per orientarsi verso la condivisione delle linee guida definite dall'altro partner. Sono questi i principi di solidarietà di cui devono essere permeate le relazioni cooperative nelle situazioni sbilanciate se si vogliono raggiungere, per tutti i partner dell'accordo, gli effetti sinergici di una duratura crescita. E' importante quindi lo spirito collaborativo, non l'individualismo, ma una mentalità volta ad accettare volontariamente le diversità culturali. Occorre che l'imprenditore acquisisca un modo di pensare di tipo sia sistemico, in cui l'intero prevalga sulle sue parti, sia strategico, volto all'accettazione di sacrifici immediati contro vantaggi differiti e condizionati. Di converso, l'ottica di breve periodo e l'enfasi sull'individualismo non possono costituire un terreno fertile per lo sviluppo di mentalità imprenditoriali volte a recepire, volontariamente, le diversità culturali.


Quali opportunità-paese emergono nell'ingresso nell'area marocchina da parte degli operatori europei?


Il basso livello della tecnologia può rappresentare un'opportunità per le imprese europee e in particolare per quelle italiane, infatti, le tecnologie sono obsolete e i prodotti di scarsa qualità, anche se possono manifestarsi alcuni settori in cui l'operato delle imprese risulta soddisfacente. Si tratta di settori quali il software e le tecnologie informatiche, che rappresentano un discreto livello dello sviluppo tecnologico. E' questo il caso del comparto del cemento marocchino, un settore portante dell'economia locale; sono noti anche i buoni standard qualitativi della attività marocchina nelle confezioni a façon: i principali committenti dei prodotti della moda sono le grandi griffe francesi, spagnole, inglesi ed anche italiane (Diorr, Pierre Cardin, Yves Saint Laurent, Marzotto, Stefanel, ecc.). Opportunità di delocalizzazione produttiva si rileva anche nel comparto delle calzature e le grandi marche sono presenti in Marocco come committenti della produzione di tomaie (Adidas, Kicker's, Baby Botte e Puma). Nel comparto della pelletteria le grandi marche
(
Hermes, Pierre Cardin e Louis Vitton) realizzano a façon diversi articoli.




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