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IL LIBERO SCAMBIO, IL PROTEZIONISMO E IL SISTEMA AUREO

economia



IL LIBERO SCAMBIO, IL PROTEZIONISMO E IL SISTEMA AUREO

Con il 1800 si superano alcuni limiti che avevano impedito l'espansione degli scambi:

alti costi dei trasporti;

gli ostacoli artificiali posti dagli uomini: dazi e pedaggi;

il basso potere di acquisto della popolazione;



la scarsa produzione dei beni (e il loro alto costo).

La produzione di massa richiede la crescita del cons 838j97i umo e del commercio favorita dall'abbattimento delle barriere interne (1834 in Germania unficazione doganale, 1870 unificazione Germania; in Italia unificazione 1861).

La crescita fi favorita anche dalla rivoluzione dei trasporti derivanti dalla nascita della ferrovia. Si ha l'introduzione di nuovi mezzi di trasporto: treni, piroscafi, automobili (nel 1870 realizzazione ferrovia intercontinentale e migliorano anche i trasporti oceanici; c'è il passaggio dei piroscafi rispetto ai velieri).

A fine 1700 si muovono le prime critiche sul mercantilismo da parte di Adam Smith  e dalla fisiocrazia francese: secondo Smith dalla specializzazione vantaggi anche per le nazioni.

In Inghilterra l'esportazione di tessuti di cotone di lana, di prodotti siderurgici e meccanici svolse un ruolo strategico nella crescita economica e nello sviluppo inglese fin dai primi decenni dell'800, nonostante il blocco napoleonico del 1806 e benché il paese fosse iperprotezionista fin dalla metà del 600 (Navigation Act). A più riprese tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800 i dazi sulle merci estere concorrenti furono inaspriti e i dazi sui grani mantenevano artificiosamente alti i prezzi dei beni di prima necessità e di conseguenza anche i salari correlati al carovita; ne subivano i danni gli industriali che, se avessero potuto pagare salari inferiori, avrebbero più facilmente esportato i loro prodotti. Si profilava insomma un in conflitto tra interessi degli agrari e interessi degli industriali, che si sarebbe protratto a lungo rilevandosi di difficile composizione.

Nel 1820, i fautori del liberoscambismo riproposero le loro tesi con la presentazione alla Camera dei Comuni di una petizione e nel 1822 furono ridotti i dazi doganali sulle materie prime e sui prodotti industriali e attenuati gli atti di navigazione del 1651 che avevano assicurato la flotta commerciale britannica il monopolio dei trasporti di merci estere. Un formidabile ostacolo all'adozione del libero scambio era però dato dal fatto che il gettito fiscale delle dogane rappresentava larga parte delle entrate del bilancio pubblico inglese tra il 1821 al 1845, le entrate doganali rappresentarono da 40 a 45% del reddito complessivo e una netta riduzione dei dazi esigeva una generale riforma fiscale che introducesse un'imposta sul reddito e che avviasse a soluzione il problema dell'ammortamento dell'ingente debito pubblico, cresciuto a dismisura durante le guerre napoleoniche.

La riforma elettorale del 1832 portò in Parlamento numerosi industriali e mercanti convinti assertori del liberoscambismo e dell'esigenza che il governo assicurasse all'intera collettività il massimo vantaggio possibile. Essi affermavano che i diritti doganali riducevano le dimensioni del mercato nazionale e di quello estero perché mentre deprimevano il potere d'acquisto degli operai inglesi, alzando i prezzi del grano, dello zucchero, del burro eccetera, limitavano anche la capacità di acquisto dei paesi esportatori, desiderosi di vendere in Inghilterra le loro materie prime per poter acquistare manufatti industriali.

Nel 1842, il primo ministro conservatore Robert Peel varò quella riforma che i governi liberali negli anni precedenti avevano abbozzato.

Si ha in Inghilterra il trentennio del libero scambio 1843-1873; il libero scambio si diffuse e i vantaggi si diffusero grazie ai trattati commerciali. Il trattato con la Francia (1860-Napoleone III); la clausola: nazione più favorita e i dazi vengono abbassati del 15%.


I vantaggi del libero scambio:

- i commerci, con i nuovi trattati, crebbero del 10% annuo

- i paesi furono costretti a specializzarsi (divisione internazionale del lavoro che favorisce però i più forti e penalizza gli Stati più deboli)

- Le imprese inefficienti furono costrette a modernizzarsi


Il mito del libero scambio:

il libero scambio è una regola, il protezionismo è l'eccezione: questa è la tipica affermazione degli economisti. Il libero scambio è appena durato trent'anni e per BAIROCH è un mito.


Effetti del libero scambio:

- forte crescita dei commerci

- dominio dell'Europa nel mondo

- colonialismo e il sottosviluppo dei paesi più arretrati



Protezionismo.

Il libero scambio del 1873  finisce perché è un anno cruciale per l'Europa:

1) crisi finanziaria

2) crisi agraria dovuta ai cambiamenti dei trasporti e favorisce l'arrivo in Europa i prodotti a basso costo come il grano importante dalle Americhe coltivato con costi più bassi e a seguire anche l'impostazione della carne. C'è quindi una caduta dei prezzi e una richiesta di protezione con barriere doganali da parte di agricoltori.

3) inizio della cosiddetta lunga depressione (1873-1896).

Iniziano l'inasprimento delle tariffe (1878-1897): Italia (1878), Germania (1879), Francia (1881) e ancora Italia (1887).

L'aumento ulteriore delle tariffe da parte dell'Italia fa scaturire con la Francia le guerre doganali.


Politiche doganali: cinque fasi.


1) progressive liberalizzazione (dopo Smith e aristocratici francesi)

2) libero scambio 1843-1873

3) protezionismo 1873 1914

4) iperprotezionismo 1915-1945

5) progressiva liberalizzazione (accordi GATT, 1947)



Sistema aureo - la moneta cartacea.

In età moderna crebbe il lusso di lettera di cambio, assegni e promesse di pagamento. Credo però anche le monete cartacee e messe dalla banche e denominate note di banca da cui banconote. I biglietti immessi senza copertura erano una vera e propria creazione di moneta sulla base della fiducia riscossa da chi li emetteva che, aggiungendosi a quelle esistenti, aumentava la mole dei mezzi di pagamento disponibili. Si diffondeva così la moneta fiduciaria che non dipendeva dal suo valore intrinseco. Alla carestia di monete effettiva, inadeguata a bilanciare la crescente quantità e velocità delle transazioni interne e internazionali, le autorità politiche dei paesi affacciati sul mare del Nord risposero favorendo l'apertura di banche privilegiate che si aggiungevano a quelle private.

In Inghilterra nel primo 1700 comparvero le banconote pagabili al portatore; la novità consisteva nell'aver autorizzato a emettere banconote per 1, 2 milioni di sterline effettive che la banca non conservava presso di sé avendole prestate al Tesoro inglese. Si trattava, insomma, i biglietti di banca non direttamente garantiti da depositi di metallo pregiato, ma avvalorati dal credito che la società vantava nei confronti dello Stato. Altri paesi seguirono l'esempio dell'Inghilterra ma in Francia e fu diffidenza a causa della riforma del 1720, la riforma monetaria che si chiude con dei fallimenti e quindi crisi di fiducia e a causa dell'inflazione esplosa nel 1795.

Ma nacquero dei problemi monetari; poi che le banche di emissione erano multe si ebbero enormi inflazionistici e crisi fiduciarie. Occorreva razionalizzare la circolazione delle banconote e destabilizzarne il valore. Esperienza fondamentale fu quella inglese che nel 1717 fissò il rapporto oro-sterlina: 1 oncia d'oro = tre sterline,17 scellini e 10 pence. Il sistema fu sospeso nel 1797 quando la sua economia in difficoltà; nel 1821 si ristabilisce la convertibilità sterlina/oro: nasceva così il sistema aureo.

Affinché a un sistema aureo fosse efficiente occorreva rispettare tre regole:

fissazione di una parità aurea legale

il diritto alla convertibilità

libertà di importare o esportare i loro

Poiché l'Inghilterra è il paese più economicamente forte il sistema aureo divenne il perno del sistema monetario internazionale. So dopo il 1850 aderirono altri paesi nel sistema aureo sullo stampo di quello inglese: Germania, Olanda, Svizzera, Belgio, USA.

In Francia e in Italia e adottarono invece il bimetallismo aureo (sistema aureo zoppo); in Russia e Giappone si adottò la convertibilità sia in oro sia in altre monete convertibili (sistema aureo ibrido).

Si tratta di un sistema fiduciario ma chi non rispettava le regole veniva punito dai mercati per cui se un paese era in deficit veniva costretto a pagare con oro; le sue riserve in oro si riducono e dei di ridurre la circolazione cartacea oppure la si svaluta. Questa operazione viene effettuata alzando il tasso di sconto e sia quindi una stretta creditizia portando al calo delle importazioni. Il deficit viene risanato, si può abbassare il tasso di sconto e si torna alla normalità.

Per far funzionare il sistema monetario, fondamentale fu il ruolo delle banche centrali e erano istituzioni e di garanzie. I compiti delle banche centrali era quello di:

governare l'offerta di moneta fiduciaria

garantire la stabilità del sistema

assicurare il credito di ultima istanza

avere funzione che controlla sul sistema bancario.

Gli strumenti della politica monetaria affidati alle banche centrali:

gestione delle riserve

gestione del tasso di conto

gestione dei titoli di Stato





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