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Autofinanziamento e capitale circolante netto (CCN)

economia



Autofinanziamento e capitale circolante netto (CCN)

La determinazione dell'autofinanziamento o capitale d'origine interna

L'autofinanziamento in senso stretto è il conseguimento di utili netti attuato in modo palese ed occulto (nuova ricchezza resa disponibile dalla gestione).

L'autofinanziamento in senso ampio è il fenomeno finanziario capace di produrre un miglioramento del preesistente rapporto tra investimenti e mezzi finanziari attinti da terzi o conferiti dalla proprietà.

Questa definizione include:

il fenomeno del reintegro della ricchezza investita o "capitale rigenerato"

Il fenomeno di produzione di nuova ricchezza o "capitale autogenerato".

Le risorse finanziarie, liberate dal conseguimento dei ricavi che nell'esercizio realizzano l'ammortamento economico, rappresentano la rigenerazione del capitale precedentemente investito (capitale rigenerato) in fattori a fecondità ripetuta, che può essere temporaneamente distolto - fino al momento del rinnovo di tali fattori - dalla destinazione originaria e diversamente utilizzato per finanziare altri investimenti.

Oltre all'ammortamento bisogna prevedere che una parte delle risorse finanziarie debba coprire eventuali perdite. Nella misura in cui sono remuneratori, i ricavi, oltre a rigenerare le risorse finanziarie precedentemente investite in fattori a fecondità ripetuta, possono far nascere ex-novo risorse che resteranno a disposizione dell'azienda per periodi più o meno lunghi.

Si parla in tal senso di capitale autogenerato, che può essere distinto in 2 componenti:

A)   una prima componente, solo temporanea, corrisponde alla copertura alle risorse finanziarie generate dai ricavi che coprono costi presunti futuri, anticipati al presente a fronte di rischi in essere, per i quali costi non è stata sostenuta alcuna uscita finanziaria.

B)   una seconda componente è rappresentata dall'utile del periodo. La seconda componente è a sua volta costituita da due porzioni.   Una porzione temporanea, costituita dagli utili destinati ad essere distribuiti ai soci; una porzione definitiva destinata a riserve di capitale e quindi a permanere nell'azienda senza vincoli di tempo costituiti.

La misura dell'autofinanziamento di un periodo non necessariamente corrisponde all'incremento delle risorse monetarie a disposizione dell'impresa, basti pensare che la differenza tra "ricavi" e "consumo dei fattori a fecondità semplice per realizzare la produzione venduta nel periodo di riferimento" non è una differenza tra flussi di entrate e di uscite monetarie. La parte monetaria dell'autofinanziamento si ottiene come differenza tra ricavi e costi monetizzati nel periodo; mentre la parte non monetizzata si ottiene per somma algebrica delle variazioni intervenute nella consistenza delle scorte e dei crediti e debiti di funzionamento.




N.B. Dal punto di fuga comincia l'autofinanziamento che consiste nella rigenerazione del capitale; dal punto di pareggio comincia l'autogenerazione del capitale.

Procedimenti e metodi di calcolo dell'autofinanziamento in senso ampio.

L'autofinanziamento di periodo può essere calcolato sia a livello reddituale che patrimoniale. In entrami i casi si possono usare 2 diversi metodi: uno diretto e l'altro indiretto. Analizziamoli.  

Metodo reddituale diretto ( + frequente) :   

A = ( V- Cffs)

DOVE:

A = autofinanziamento

V = ricavi inerenti alla produzione venduta nel periodo

Cffs = costi per realizzare la produzione  venduta nel periodo

Metodo reddituale indiretto (+ frequente):


A = ( Rn + Amm + Cfp )

DOVE:

Rn = reddito netto

Amm = Ammortamento di fattori produttivi a fecondità ripetuta

Cfp = perdite e costi futuri presunti

Metodo patrimoniale diretto ( - frequente):

A = [ DI - (DDt + DNe UTpp + Sa ]

DOVE:

DI = variazione degli investimenti.

DDt = variazione dei debiti.

DNe = variazione di capitale netto di origine extra-gestionale.

Utpp = utilizzo di passività presunte.

Sa = storni da fondi di ammortamento.

Metodo patrimoniale indiretto (- frequente):

A = ( DPP + DFA + Rn + UTpp + Sa )


Dove:

DPP = Variazione delle passività presunte  DFA = Variazione dei fondi di ammortamento


Autofinanziamento d'esercizio come flusso di capitale circolante netto della gestione corrente.

L'autofinanziamento può essere visto come un flusso di capitale circolante netto generato dalla gestione corrente. Tale affermazione presuppone l'assenza di componenti positivi o negativi di reddito non derivanti dalla gestione corrente. Se lo schema del reddito comprendesse tali componenti , diventerebbe indispensabile separare dall'autofinanziamento complessivo la parte prodotta dalla gestione corrente, che può essere definita "autofinanziamento d'esercizio". Solo quest'ultima, corrisponderebbe alla variazione complessiva che il capitale circolante netto subisce nel periodo per effetto della gestione corrente. Nella tav. 38 sono sintetizzati i rapporti tra le operazioni che caratterizzano la gestione corrente dell'impresa e le variazioni analitiche di CCN (cap. circ. netto) ad esse associate .









Dall'analisi di tale schema si evince come:

ai ricavi connessi alla produzione venduta si associ un aumento di CCN

ai fattori a fecondità semplice acquisiti nel periodo si associ una diminuzione di CCN

tra i fattori a fecondità semplice, le materie prima di passare in produzione, vanno ad alimentare il proprio magazzino. Può accadere che la quantità di fattore produttivo utilizzata per la produzione possa essere:     1) uguale a quella acquistata ( non si ha una variazione delle scorte di materie prime, per cui non si hanno effetti sul CCN). 2) inferiore a quella acquistata (si accumulano scorte di materie prime, per cui aumenta il CCN che va a rettificare la diminuzione connessa agli acquisti). 3) superiore a quella acquistata (diminuiscono le scorte di materie prime e di conseguenza anche il CCN)

la perdita di valore dei fattori a fecondità ripetuta ed i costi presunti futuri , in quanto valori calcolati durante il periodo amministrativo non generano variazioni di CCN. In imprese con produzioni di massa, la produzione ottenuta di solito affluisce al magazzino prodotti, per poi essere venduta. Ne consegue che possono verificarsi i seguenti casi: 1) viene venduta l'intera quantità prodotta (in tal caso si ha una variazione positiva di CCN pari alla quantità venduta). 2) viene venduta una quantità inferiore a quella prodotta (in tal caso alla variazione positiva connessa alla produzione venduta si associa un aumento di CCN derivante dall'aumento di scorte di prodotto). 3) viene venduta una quantità superiore a quella prodotta ( in tal caso alla variazione positiva di CCN alla produzione venduta si associa una diminuzione di CCN determinata dalla diminuzione di scorte dei prodotti ). Ne segue che all'aumento di CCN connesso ai ricavi realizzati nel periodo, si contrappone una complessiva diminuzione di tale quantità economica pari alla somma algebrica delle diminuzioni di CCN connesse agli acquisti di fattori a fecondità semplice e delle variazioni di CCN relative agli aumenti e/o alle diminuzioni di scorte di materie prime e/o di prodotti. Conseguentemente il flusso netto di CCN generato dalla gestione è pari alla differenza tra le due variazioni sopra indicate.


Alcuni effetti dell'autofinanziamento in senso ampio sull'economia dell'impresa.

Gli effetti dell'autofinanziamento in senso ampio sull'economia dell'impresa tendono a differenziarsi in relazione alle componenti cui si fa riferimento.     A tal proposito è opportuno osservare che il capitale autogenerato va a migliorare l'impresa determinando: 1) un aumento degli investimenti, a parità di fonti finanziarie esterne. 2) oppure una diminuzione del ricorso a fonti finanziarie esterne a parità di investimenti. 3) oppure un aumento (una diminuzione) degli investimenti più (meno) che proporzionale rispetto a quello (a quella) delle fonti esterne di finanziamento. Tali miglioramenti saranno durevoli per la parte corrispondente agli utili da destinare a riserve; e saranno temporanei per la parte relativa agli utili da destinare a dividendo e per le risorse finanziarie a fronte dei costi futuri. L'aumento di CCN può assumere varie forme ma a prescindere dalle variazioni della sua composizione , l'aumento di CCN dovrebbe comportare un aumento dell'attività operativa dell'impresa, o comunque, una sua migliore dipendenza dall'esterno . infatti le risorse liberate dal recupero degli investimenti nella struttura produttiva dovrebbero determinare un miglioramento delle capacità operative.

Determinazione dei flussi di cassa della gestione corrente e della gestione complessiva.

Il flusso di cassa della gestione corrente è formato dalle entrate e dalle uscite monetarie relative alle sole operazioni appartenenti a tale gestione. La sua qualificazione, pertanto, si estrinseca nell'individuazione di quella parte di costi e di ricavi che, nel periodo considerato, ha generato, rispettivamente, uscite ed entrate monetarie.











Capitolo 6

La valutazione dell'equilibrio finanziario







Equilibrio finanziario: capacità dell'azienda di far fronte tempestivamente ai propri impegni sia nel breve periodo (equilibrio monetario) soprattutto con i mezzi provenienti dal circuito della gestione fonti/impieghi sia nel medio-lungho periodo.






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