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STORIA DELL'INTEGRAZIONE EUROPEA - Le tappe fondamentali

diritto



STORIA DELL'INTEGRAZIONE EUROPEA


Le tappe fondamentali


L'ideale di un Continente europeo non più diviso e lacerato da guerre si afferma fin dall'Ottocento. Ma solo dopo la Seconda guerra mondiale si configurano le condizioni per metterlo in pratica.

Dopo la guerra, mentre l'Europa dell'est dà vita a una aggregazione militare sotto la guida dell'Unione Sovietica (il Patto di Varsavia), l'Europa occidentale dà vita ad alcune forme di cooperazione tradizionali (cioè basate sul rapporto tra i governi), il cui più importante risultato è la NATO (Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico), insieme agli Stati Uniti d'America, che non è soltanto europea (vi aderiscono USA e Canada), una organizzazione di difesa militare.


Accanto alla cooperazione tra i governi nasce un altro metodo, più attento a costruire una vera Europa organizzata. Il primo atto è una cooperazione nei settori del carbone e dell'acciaio, che all'epoca erano strategici per il futuro economico dell'Europa e le cui aree di produzione erano in una fascia di conf 121e49b ine tra Francia e Germania Ovest, da sempre contesa tra i due Paesi.

Con il Trattato di Parigi del 1951 viene quindi istituita la CECA, Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio, di cui fanno parte sei Stati: Francia, Germania Ovest, Italia, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi.



L'obiettivo della CECA è realizzare un mercato comune di carbone e acciaio tra i sei Stati. Vengono istituite alcune istituzioni che saranno poi trasformate in istituzioni della CEE e dell'UE, e che si chiamano in modi diversi rispetto ad oggi: Alta autorità, Consiglio speciale dei ministri, Assemblea comune. Ad esse si aggiunge subito la Corte di giustizia.


Gli ottimi risultati conseguiti con la CECA spingono i sei Stati a proseguire nel percorso. Non va a buon fine il tentativo di creare una Difesa comune, ma vengono avanzate nuove idee di collaborazione economica.

Con i due Trattati di Roma del 1957 vengono infatti istituite la CEE, Comunità Economica Europea, e la EURATOM, Comunità Europea dell'Energia Atomica.

Ricordiamo subito che, da Maastricht (1992), la CEE diviene CE (Comunità Europea).


La CEE ha l'obiettivo dell'unione economica dei suoi membri (Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Olanda, e Germania Ovest), fino a portare ad un'eventuale unione politica. Lavora per il libero movimento dei beni, dei servizi, dei lavoratori e dei capitali, per l'abolizione dei cartelli e per lo sviluppo di politiche congiunte e reciproche nel campo del lavoro dello stato sociale, dell'agricoltura, dei trasporti, del commercio estero.

L'EURATOM ha lo scopo di coordinare i programmi di ricerca degli stati membri relativi all'energia nucleare ed assicurare un uso pacifico della stessa.


Dal 1958 (anno di entrata in vigore dei Trattati di Roma) le Comunità europee sono quindi tre: CEE, CECA ed EURATOM.

Le istituzioni di CEE ed EURATOM rispecchiano quelle della CECA, con una netta prevalenza di quello che diventerà il Consiglio per via della ritrosia da parte degli Stati a privarsi di potere decisionale in favore di una Commissione indipendente dagli Stati stessi.


Fin da subito l'obiettivo è quello di unificare e semplificare le istituzioni. Ad esempio, fin dal 1958 le tre Comunità condividono la stessa Assemblea parlamentare e la stessa Corte di giustizia.

Nel 1965 si istituisce poi un unico Consiglio ed una unica Commissione.


L'altro obiettivo che ci si pone da subito è quello dell'allargamento. Il successo della CECA ha spinto molti Stati a chiedere l'ingresso nella Comunità. Il percorso è stato il seguente:

1972: Danimarca, Irlanda, Regno Unito;

1979: Grecia;

1985: Portogallo e Spagna;

1994: Austria, Finlandia e Svezia;

2004: dieci Paesi soprattutto dell'Europa dell'Est;

2007: Bulgaria e Romania.

E' inoltre aperto il procedimento per l'ingresso della Turchia.


Dopo il superamento della divisione tra Est e Ovest, l'UE assume una caratterizzazione davvero europea. D'altronde, sarà inevitabile rimaneggiare la struttura istituzionale, che ricalca ancora quella prevista per sei Stati membri.


Il cosiddetto deficit democratico


Le istituzioni europee non corrispondono appieno a quelle di uno Stato democratico moderno.

Ad esempio l'istituzione dotata di maggiori poteri (il Consiglio) è composta dai poteri esecutivi di ciascuno Stato membro, ovvero dai poteri non eletti.

Il Consiglio in pratica dispone di funzioni che, negli Stati nazionali, sono prerogativa dei Parlamenti.

Esiste però un Parlamento europeo, elettivo dal 1979, che ha assunto sempre maggiori poteri. Inizialmente era un organo solo consultivo, oggi partecipa con la codecisione a gran parte delle decisioni assunte dall'UE.

Dal 1975 poi il Parlamento ha ampi poteri sull'applicazione del bilancio unificato delle tre Comunità.

Dal 1979 è eletto a suffragio universale.

Sono ancora limitati i poteri del Parlamento nel secondo e nel terzo pilastro dell'UE.




Dalle tre Comunità all'UE


L'estensione progressiva delle competenze comunitarie in sfavore di quelle nazionali ha portato necessariamente a semplificare la struttura delle tre Comunità europee (CEE, CECA ed EURATOM).

Quando la cooperazione in politica estera e nel campo della giustizia è stata completata, si è pensato a creare un quadro unico per gestire quelli che sono poi stati chiamati i tre pilastri dell'UE:

La cooperazione comunitaria;

la PESC (politica estera e di sicurezza comune);

il GAI (la cooperazione in materia di giustizia e affari interni).


Nel 1992 il Trattato di Maastricht (o dell'Unione Europea) sancisce effettivamente la nascita dell'UE, formata dai tre pilastri.


I tre pilastri condividono le stesse istituzioni: Consiglio, Commissione e Parlamento. Questo anche se nel secondo e nel terzo pilastro il Consiglio è nettamente preponderante.

Con i Trattati di Amsterdam e Nizza il GAI (terzo pilastro) vede alcune funzioni trasferirsi al primo pilastro. Ora il GAI si occupa solo di politiche giudiziarie penali.


L'Europa a più velocità


Il fenomeno nasce come soluzione quando si vede che l'estensione della competenza comunitaria a un nuovo settore (che prima era di competenza nazionale) rischia il blocco da parte di alcuni Stati membri che non concordano con questa estensione.

In alcuni casi si è allora preferito che alcuni Stati andassero avanti per conto loro, rinunciando a una integrazione sempre uguale per tutti.


L'accordo di Schengen del 1985 è un tipico caso. Con esso si prevede l'eliminazione dei controlli alle frontiere. A tale accordo, stipulato tra cinque Stati (Belgio, Francia, Germania Ovest, Lussemburgo e Paesi Bassi), hanno progressivamente aderito vari Paesi, anche non UE. Oggi l'accordo è integrato nella normativa UE e i nuovi entranti sono obbligati ad aderire ad esso, "aprendo" le frontiere, anche se l'adesione è subordinata all'adozione di tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza.


Un altro tipico caso di Europa a più velocità è la Unione monetaria introdotta dal Trattato di Maastricht. Con essa si prevede l'adozione dell'Euro quale moneta comune, a condizione di soddisfare alcuni parametri macroeconomici. Quindi l'Euro viene adottata da un Paese quando questo soddisfa i parametri richiesti.

Regno Unito e Danimarca hanno chiesto ed ottenuto di non entrare nell'Euro; la Slovenia invece dal 2007 adotta l'Euro pur non essendo parte dell'UE


Il progetto di Costituzione per l'Europa


Con il Trattato di Nizza del 2001, tra le altre cose si delinea il futuro dell'UE in due modi:

Con la dichiarazione sull'allargamento, si definiscono le composizioni che gli organi istituzionali avranno in seguito agli ingressi previsti per gli anni a venire;

con la dichiarazione sul futuro dell'Europa, si avvia un dibattito più approfondito sul futuro dell'UE.


Una speciale Convenzione (assemblea di alte personalità politiche dell'UE) ha scritto il progetto di un Trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa. Come si sa, il progetto di Costituzione è stato poi bocciato da alcuni referendum popolari in Paesi importanti come la Francia, ed è stato accantonato con la decisione di proporre delle alternative entro il 2009.






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