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PERCOIDI - PERCA o PESCE PERSICO (perca fluviatilis)

biologia



PERCOIDI



In onore di uno dei pesci fluviali più comuni sono stati chiamati Percoidi alcuni acantotteri. I caratteri comuni a questi pesci sono il corpo allungato e compresso, gli opercoli spinosi e dentellati, una larga fessura branchiale e sette raggi branchiali per parte. I caratteri distintivi interni consistono in un canale digestivo breve e poco circonvoluto, il cui stomaco porta da tre a sei intestini ciechi in forma di otri. Questi pesci sono diffusi in tutti i mari e nella maggior parte dei fiumi e dei bacini d'acqua dolce del mondo intero; si distinguono per il vivace colorito, per la loro agilità e per l'inclinazione alla rapina. Si nutrono di pesci, perfino dei loro figli, di vermi, d'insetti ed emetto 838h71i no un gran numero di uova. Tutti questi pesci non popolano gli stagni, perché la poca acqua non può provvederli di cibo sufficiente.





PERCA o PESCE PERSICO (perca fluviatilis)


Il Pesce Persico si distingue per due pinne dorsali più o meno vicine e collegate da una breve membrana, l'opercolo dentellato e spinoso, molti denti piccoli e fitti - denti a spazzola - che armano la bocca. I fianchi sono lateralmente compressi e di color ottone o verde che sfuma in bianco attraverso gradazioni gialle. Sul fondo scuro del dorso spiccano da cinque a nove fasce trasversali che variano di colore e di intensità di tinta e sono a volle sostituite da macchie nericce. La prima pinna dorsale è rosso-turchina, la seconda è giallo-verde, le pinne pettorali sono rosso-gialle e le ventrali e anali sono rosso cinabro; i raggi nelle dorsali e nelle pettorali sono circa 15, nelle ventrali 5, nelle anali circa 10 e nella caudale 17. ll sesso è difficile da distinguere (forse il maschio è più alto della femmina). La sua lunghezza media non oltrepassa i 30 centimetri e il suo peso i 750 grammi ma si sa di esemplari che pesano facilmente più di un chilo e mezzo per arrivare ai quattro chili e mezzo di una perca pescata in Inghilterra.

L'area di diffusione di questo pesce si estende su tutta l'Europa e su gran parte dell'Asia settentrionale; lo si può trovare in Italia come nella Penisola Scandinava. Preferisce i laghi dall'acqua limpida, ma vive anche nei fiumi e negli stagni o ruscelli assai profondi; si trattiene nei luoghi dove meno rapida è la corrente e, nei laghi, negli strati superiori dell'acqua. Spesso, però, è stato osservato che questi pesci, dopo l'inverno, hanno un piccolo filo rosso nella bocca. Questo corpo singolare è molto simile ad una lingua enfiata che pende giù dalla bocca: un'attenta osservazione lo fa riconoscere per la vescica natatoria le cui pareti, troppo tese per il rapido passaggio dell'animale da una profondità di 50-60 metri alla superficie, scoppiano e l'aria contenuta nella cavità ventrale respinge verso la bocca il sacco dello stomaco. Questo dimostra che le perché possono scendere anche a notevoli profondità.

Gli animali nuotano spesso in piccole schiere, spostandosi velocemente ma a scatti negli strati superiori dell'acqua, sempre in agguato. Se si avvicina una squadra di pesciolini, i predoni si slanciano sopra le vittime con la velocità del lampo; le avole sono spesso prese di mira dalle subitanee aggressioni del Pesce Persico e spiccano perfino dei salti per sfuggire alle sue ingorde mandibole. A volte l'aggressore muore con la sua vittima, perché, nella fretta di inghiottire il boccone, l'avola rimane incastrata nelle fessure branchiali laterali; accade pure che, se una perca assale imprudentemente un'altra perca, viene ferita mortalmente dai potenti aculei dorsali che vengono drizzati in caso di pericolo. Con questa tecnica essa si difende anche contro le aggressioni del luccio che è, chiaramente, il più vorace fra tutti i pesci d'acqua dolce. Il Pesce Persico si nutre di tutti gli animali acquatici che può abboccare; in Germania viene chiamato Anbeiss (addentatore), perché sfoga su tutti il suo istinto rapace, dimenticando anche la più elementare prudenza. Si dice di individui prigionieri che, dopo pochi giorni di cattività, già abboccavano un verme dalla mano del custode.

Il Pesce Persico è adatto alla riproduzione dal terzo anno di età; misura allora 15 centimetri di lunghezza. Le femmine depongono le uova nel periodo marzo-maggio su corpi duri (pietre, pezzi di legno o arbusti) contro cui si strofinano per favorire l'uscita delle uova. Queste escono in cordoni che sembrano formare una rete: sono grosse quanto un seme di papavero e il loro numero raggiunge le 300.000 unità. Molte di queste uova sono divorate dagli uccelli acquatici e dai pesci e, dato che in alcune località i maschi sono in numero inferiore alle femmine, solo una parte di uova viene fecondata: questa è la ragione per cui il Pesce Persico si moltiplica in misura inferiore al prevedibile. Annovera pericolosi nemici nel luccio, nella lontra, nell'aquila pescatrice, nell'airone e nella cicogna e nei pesci rapaci; gli è anche nocivo un piccolo crostaceo che si insinua nel tenero tessuto delle sue branchie, guastandolo; sono state trovate, nel suo intestino, ben sette specie di vermi.

I pescatori novizi debbono al Pesce Persico le loro principali gioie, perché spesso corona col successo anche i tentativi più goffi. Nei luoghi dove abbonda, si può fare un'ottima pesca coll'amo; lo si può prendere poi con grande abbondanza con una rete speciale. Resiste a lungo fuori dell'acqua, per cui può vivere giorni e settimane in stretti serbatoi, ed è per questo la specie che si presta meglio allo smercio.

Gli individui più piccoli, che non sono apprezzati a scopi alimentari, sono impiegati nella lavorazione di colle resistentissime, mentre gli esemplari più grossi forniscono una carne molto saporita.



SPIGOLA o PESCE LUPO (labrax lupus)


Come rappresentante dei labraci, diversi dal pesce persico per la forma più allungata, per le squame più piccole e per le pinne dorsali discoste l'una dall'altra, prendiamo in considerazione la Spigola. Questo animale, ben noto agli antichi, comune nel Mediterraneo e nell'Oceano Atlantico, misura da 45 a 90 centimetri di lunghezza e può pesare fino a 10 chili. Il colore grigio argento si fa azzurrino sul dorso e bianco sul ventre; le pinne sono di color bruno pallido. Tanto Plinio che Aristotile conoscevano questo pesce che viene presentato col nome di Lupus dall'uno e di Labrax dall'altro. Specialmente prelibati erano gli esemplari catturati nel Tevere, presso Roma o a Roma stessa, perché le immondizie di cui si nutrivano rendevano la loro carne più tenera e prelibata; generalmente, le spigole di acqua dolce erano preferibili a quelle di mare. Gli antichi affermavano che questi pesci vivevano solitari, tenendo per ingordigia la bocca sempre aperta, per cui erano chiamati lupi; mangiavano non solo la carne ma anche le piante marine e tutti i rifiuti in genere, erano più astuti di altri pesci e sapevano sfuggire ad ogni insidia. Il loro udito era ottimo, ma spesso cadevano nelle braccia di Morfeo e allora potevano essere colpiti con la fiocina. Agganciati dall'amo, si dibattevano furiosamente tanto che, squarciandosi la ferita, si liberavano dall'uncino; parimenti bene sapevano sgusciare fuori delle reti.

Questo è quanto dicevano gli antichi e i recenti studi hanno confermato una parte di queste asserzioni. La Spigola si trattiene poco lontano dalle coste, preferisce le acque basse e a volte nuota anche nelle foci dei fiumi, risalendo il corso d'acqua. Si ciba di crostacei, vermi e pesciolini; anzi, per dare la caccia ai primi, durante gli uragani si avvicina alle coste, perché le onde infuriate staccano molti crostacei e li gettano sulle spiagge. Il tempo dell'emissione delle uova è il periodo estivo. La Spigola, a causa della sua voracità, è facilmente presa con l'amo, ma, come dicevano anche i romani, mette in moto tutta la sua abilità ed energia per sfuggire al pericolo.



CAMURI (centropoma undecimalis)




Il Camuri, come tutti i centropomi, ha i caratteri sopra descritti, tranne la spina all'opercolo. E' lungo 60 centimetri, color argento sui fianchi e sul ventre, con una lunga striscia scura che corre lungo i fianchi. Tutte le pinne sono giallicce, esclusa la prima dorsale di color grigio. Questo pesce è uno dei più comuni lungo le coste dell'America meridionale e la sua carne è considerata, a ragione una delle più pregiate. Dal mare risale la foce dei fiumi per lungo tratto, tanto da poter essere considerato, in alcuni luoghi un pesce d'acqua dolce. E', come tutti i suoi simili, un abile predone. Con le sue uova si prepara un ottimo caviale.



LUCIOPERCA SANDRA (lucioperca sandra)


Questo pesce, uno dei migliori d'acqua dolce, giustifica pienamente, con il suo aspetto, il nome appostogli. Nella testa, infatti, è simile ad un luccio e nel rimanente del corpo ad un pesce persico. Di forma allungata, come tutti gli esemplari di questa specie, si distingue per due pinne dorsali divise e per i denti aguzzi che armano il palato e le mandibole, accanto ai denti a spazzola.

Giunge alla lunghezza di un metro e anche un metro e venti; il peso varia da 12 a 15 chili. Superiormente è di color grigio-verdiccio e il ventre è di color bianco argento; sul dorso notiamo macchie e marmoreggiature scure.

L'animale vive nei fiumi e nei torrenti dell'Europa settentrionale e centrale; nei fiumi della Russia è rappresentato dalla Lucioperca volgensis. Ama le acque limpide e profonde e se ne sta quasi sempre negli strati inferiori, salendo in superficie solo al tempo della deposizione delle uova per cercare le spiagge ricche di piante acquatiche. Qui si sviluppano le piccole lucioperche, che crescono con una rapidità impressionante, tanto che in un anno arrivano a pesare quasi un chilo. E' molto rapace e si nutre perfino dei propri figli.

Sebbene si siano contate in un individuo di un chilo e mezzo ben 24.000 uova, pure la moltiplicazione di questo prezioso pesce non è tale come sarebbe auspicabile, perché i piccoli sono presi di mira da un gran numero di rapaci: l'allevamento artificiale potrebbe dare grandi soddisfazioni. La carne è migliore prima della deposizione delle uova; mentre in alcuni luoghi, ad esempio lungo il corso dell'Elba, viene considerata al pari di quella del salmone, in altri, come nell'Astrakan, viene disprezzata e ritenuta malsana.



ZINGEL (aspro zingel)


Questo pesce, che vive nel Danubio, ha il corpo fusiforme, il muso che sporge sulla mandibola inferiore, l'opercolo dentellato e spinoso e denti piccolissimi e fitti. Giunge a 30 centimetri di lunghezza e può pesare fino ad un chilo. Il colore sul dorso e sui fianchi è grigio-giallo e sul ventre bianco; quattro fasce nere corrono sui fianchi.

Lo Zingel non è un pesce comune e viene pescato di rado. Ama l'acqua limpida e fluente dove vive ad una notevole profondità, si ciba di pesciolini e di vermi e depone le uova in aprile. La carne è saporita e di facile digestione, ma la pesca non è molto fruttuosa.



STREBER (aspro streber)


Lo Streber è un altro pesce danubiano i cui costumi sono uguali a quelli dello zingel. E' di mole inferiore (non arriva infatti ai 20 centimetri) e si distingue dal suo affine per la sottilissima coda; il colore è simile, ma assume toni rossicci. Per il resto vale quello che è stato detto sullo zingel.



ACERINA CERNUA (acerina cernua)


Nelle acerine le due pinne dorsali si fondono insieme, l'opercolo e il preopercolo sono armati di aculei, il petto e il ventre sono quasi senza squame. L'Acerina Cernua è l'esemplare più conosciuto di questo gruppo di pesci; è lungo circa 25 centimetri e pesa poco più di un etto. Ha il corpo piccolo, compresso, col muso ottuso; superiormente è di color verde oliva con macchie e punti irregolari. E' diffusa in tutta l'Europa centrale, occidentale e settentrionale e si trova anche in Siberia; è rara, però, nelle acque alpine. Il suo modo di vivere somiglia a quello del pesce persico: preferisce i laghi limpidi e profondi alle acque correnti e basse dove si reca solo per deporre le uova. In questo periodo, di solito, emigra in schiere, mentre in altre occasioni è di temperamento solitario. Si nutre di pesciolini, vermi ed insetti e anche di erbe. Le uova sono deposte sopra le pietre.

Questo pesce si pesca con l'amo, servendosi di un lombrico come esca, in generale durante il periodo estivo. La sua carne è assai stimata, perché gustosa e sana, e perciò si raccomanda questo animale per popolare gli stagni, considerando anche la sua sobrietà, la sua innocuità e la sua tenacità vitale. La moltiplicazione, però, non è molto notevole e la sua crescita avviene lentamente.





SCHRETSER (acerina schraetser)


Quest'animale concorda con il precedente per quanto riguarda il modo di vivere; la sua diffusione è limitata alla sola regione danubiana. La pinna dorsale scorre per tutta la lunghezza del corpo, i fianchi sono color giallo limone con tre o quattro linee nericce. Lo Schretser supera in mole i suoi affini e può pesare fino a 250 grammi e più.



CERNIA DI SCOGLIO o CERNIOLA (polyprion cernium)


Questo pesce marino è il rappresentante dei poliprioni, o perché gigantesche. Ha una lunghezza di 150-180 centimetri e può pesare fino a 50 chili. E' munito di spine dentate all'opercolo delle branchie; la testa è ruvidissima, le squame sono piccole e scabrose e i denti a spazzola armano le mandibole e il palato. La Cernia è alta un terzo della sua lunghezza e presenta delle macchie scure su fondo bruno, con marmoreggiature e sfumature; la coda è listata di bianco.

Gli antichi, che pur si occuparono diffusamente dei pesci, non hanno mai accennato a questo animale, che non è raro sulle coste della Francia meridionale e dell'Italia. Vive principalmente presso i lidi rocciosi ad una profondità di 1000 metri, nutrendosi di molluschi e di piccoli pesci; è tormentata da lunghi vermi intestinali di colore rossiccio. La sua carne è squisita. A volte la Cernia fu pescata anche sulle coste della Cornovaglia, dove era arrivata trascinata dalla corrente, seguendo i relitti coperti di cirripedi di qualche naufragio. Questo, e numerose altre simili esperienze, portano a far credere che i molluschi siano il suo cibo preferito.




SCIARRANO o SCIARRANO SCRITTURA (serranus scriba)


Gli sciarrani sono i pesci più apprezzabili della famiglia delle perché per la bellezza dei colori e la squisitezza delle carni. Essi hanno una sola pinna dorsale e due o tre aculei sugli opercoli. Lo Sciarrano propriamente detto è un pesce magnifico, lungo da 20 a 30 centimetri, con un peso che varia dai 250 ai 500 grammi. Presenta su fondo rosso mattone delle larghe fasce trasversali nero-blu e azzurre e delle linee che hanno il movimento di una riga di scrittura. Inferiormente è giallo, punteggiato di rosso, le pinne sono ugualmente gialle con macchie azzurre e rosse. Le coste sassose del Mediterraneo sono la dimora preferita dallo Sciarrano; i pesciolini gli forniscono l'alimento principale e i nascondigli fra roccia e roccia gli offrono un comodo riparo. La sua carne è squisita.

Siamo privi di notizie esatte sul suo modo di vivere, specialmente per quanto riguarda la riproduzione. Per molto tempo si credette di poter annoverare questo pesce fra gli ermafroditi per un'appendice bianca dell'ovario, ma tale parere fu autorevolmente smentito.



CANARIO LARGO (serranus anthias)


Un altro pesce del Mediterraneo, uguale in bellezza allo sciarrano, è il Canario Largo; il terzo raggio della pinna dorsale supera in lunghezza tutti gli altri, la pinna ventrale si prolunga e la caudale s'incava a forma di mezzaluna; è di color rosso con le pinne superiori rosso-scure e due macchiette vicino alle orecchie. Quasi tutti gli antichi scrittori raccontano cose singolari su questo pesce, ma queste descrizioni sono assai poco credibili. Aristotile dice che nelle acque dove vive non esiste alcun pesce particolarmente pericoloso, e perciò i pescatori di spugne si immergono con grande sicurezza. L'Anthias è ritenuto animale invulnerabile; porterebbe inoltre nel suo ventre una pietra azzurra con una stella d'oro che rende invisibile chi la porta con sé. Plinio descrive il metodo usato per pescarlo: il pescatore, vestito in tinta unita, passeggia su e giù per la costa, gettando varie esche. In un secondo tempo il pesce, vinta la sua diffidenza, si avvicina per mangiare e chiama anche i suoi compagni per partecipare al banchetto. Questo è il momento buono per iniziare la pesca che viene fatta con l'amo: la prudenza deve essere massima, perché un brusco movimento può mettere in fuga tutti i pesci. Bisogna inoltre fare attenzione a non prendere il pesce-guida, perché, se ciò avviene, tutta la schiera si dilegua. Se gli anthias vedono uno di loro appeso all'amo, si dànno tanto da fare che alla fine riescono a tagliare con l'affilata pinna dorsale la funicella dell'amo e a mettere in salvo il prigioniero. Anche Oppiano dice le stesse poco credibili cose.

Questo pesce giunge alla lunghezza di 30 centimetri, ma di solito misura sui 20 centimetri. Il colore fondamentale è un bel rosso lucido che presenta una sfumatura dorata sui fianchi e argentea sul ventre; notiamo fasce gialle ai lati del capo e verdi sul dorso. Le pinne sono rosse con i bordi gialli.



Questo pesce vive solitario su fondi sassosi a poca profondità. I pescatori non lo insidiano, perché è molto più bello che buono. La deposizione delle uova avviene in primavera.



PERCA AZZURRA (diacope rivularis)


La Perca Azzurra, rappresentante dei diacopi, è affine agli sciarrani, ma se ne distingue per la dentatura e per la strana conformazione del preopercolo che presenta un'incisione, nella quale si inserisce una protuberanza sporgente dall'opercolo. Essa vive nei mari dell'India, è lunga anche un metro ed è di color azzurro-rossiccio con puntolini azzurri al centro delle squame. Dopo la morte i punti diventano bianchi.



AURIGA (dules auriga)


Questo pesce, che abita i mari del Brasile, si distingue per la lunghezza del terzo raggio della pinna dorsale che è lungo quattro volte gli altri e somiglia quasi ad una frusta. Il suo colore è un grigio-giallo difficile da definire, più scuro sul dorso e più chiaro sulla parte inferiore, con strisce trasversali brune che corrono sui fianchi. Le pinne sono grigiastre, più o meno macchiate; solo la ventrale è nera. Dai suoi affini l'Auriga si distingue, oltre che per la presenza della frusta, anche per le tre spine dell'opercolo.



CIRRITE FASCIATO (cirrhites fasciatus


I cirriti, pesci indiani, stupiscono per la conformazione delle pinne pettorali che hanno i raggi inferiori assai prolungati e robustissimi, mentre gli altri terminano con una punta setolosa. Hanno le squame azzurro-scure con puntini bianchi e fasce gialle sui fianchi. Inferiormente sono gialli.



PRIACANTO ROSSO (priacantus japonicus)


Questo bellissimo pesce vive in Giappone e lo esaminiamo come rappresentante di tutti i numerosissimi priacanti. In esso il corpo è allungato e compresso lateralmente, l'occhio e le pinne sono molto grandi e l'angolo del preopercolo forma una sporgenza il cui margine porta finissimi denti. Il Priacanto Rosso è di color roseo che sfuma in argento sul ventre; le pinne pettorali sono nere e contrastano con le altre, di color rosso vivo. Gli occhi sono grandi e dorati.



MIRIPRISTE DEL GIAPPONE (myripristis japonicus)


La dentellatura dell'opercolo giunge al suo massimo sviluppo nei miripristi; in essi perfino le scaglie sono dentellate. Il colore di questo pesce è rosso dorato con splendori metallici.



SOGO (holecentrum hastatum)


Gli olocentri sono simili nella forma ai precedenti, ma se ne distinguono per la armatura più forte e per gli aculei anteriori della pinna anale che sono particolarmente sviluppati. I pesci più belli sono quasi tutti olocentri e lo splendore dei loro colori sfida ogni descrizione: il Sogo, ad esempio, è rosso argento con una decina di fasce longitudinali rosse o rossicce con riflessi dorati; anche la testa ha riflessi dorati, la pinna dorsale è rossa con un margine giallo, la posteriore è gialla con sfumature rosse e azzurre, la anale e la ventrale hanno i raggi con la membrana gialla. La patria di questo pesce è l'Oceano Atlantico, nella zona torrida.






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