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LE CAMPAGNE DI COSTRUZIONE

costruzioni



LE CAMPAGNE DI COSTRUZIONE




La prima campagna è quella dei vent'anni o della pace dei Pirenei (1659). Come Luigi XIII, anche Luigi XIV è giunto a Versailles molto giovane; ma apparentemente non vi ha fatto nulla prima dell'inizio del suo regno personale. Nel 1661, Fouquet, il sovraintendente alle Finanze che mira alla successione di Mazzantino, dà una festa nel suo castello di Vaux-le-Vicomte che è ricordata in tutte le memorie, mentre Louise de La Valliere si abbandona al re. Questi, geloso, assicura la fortuna della favorita e cancella quella del ministro. Per La Valliere, presentata ufficialmente a corte nel 1663, egli crea la nuova Versailles, appropiandosi delle idee e degli uomini che hanno fatto di Vaux un castello di modernità ecclatante: Vaux eclissava tutte le dimore reali che, per la maggior parte, non avevano fatto toilette da parecchi anni. Il celebre gruppo di artisti di Vaux è composto da Andrè Le Notre, Charles Le Brun e Louis Le vau. Non sono gli uomini in persona ma la complementarietà dei loro talenti che Luigi XIV ha scoperto a Vaux. Le Vau è in effetti Primo Architetto del re dal 1654. Le Brun non ha atteso che Fouquet cadesse in disgrazia per mettersi al servizio del re: in un contratto del 1660 egli è già citato come Primo Pittore del re, benchè il suo brevetto ufficiale sia soltanto del 1664. L'opera di Le Notre antecedente a Vaux non è nota: è quasi certo che questo capolavoro non sia stato la sua prima realizzazione. Dal 1637 egli era già succeduto al padre nella carica di Primo Giardiniere del re al grande giardino delle Tui 818d32i leries.



Gli artefici di Vaux diventeranno illustri contemporaneamente a Versailles e alle Tuileries. In complesso l'eredità politica di Mazzarino sfugge a Fouquete ritorna per parte essenziale a Colbert che diventa controllore generale della Finanze; il 1° gennaio 1664 viene anche nominato sovraintendente all'Edilizia, alle Arti e alle Manifatture, il che gli conferisce autorità sul cantiere di Versailles. In ciò viene assecondato dai fratelli Perrault: Charles, autore di fiabe, che è commesso del sovraintendente, e Claude, medico e architetto. I lavori riguardano principalmente i giardini e le decorazionidegli interni: come parte dell'opera muraria, occorre comunque citare la costruzione, davanti al castello di Luigi XIII, di due edifici di dependances parallele, che formavano l'avant-cour.

La seconda campagna, quella dei trent'anni del re o della pace di Aquisgrana (1668), è al contrario fondamentale per lo sviluppo dell'opera muraria. E' in questa campagna che viene costruito il Castello Nuovo, l'Enveloppe (incolucro), come si diceva allora. Si trattava in effetti di avvolgere in una costruzione il castello di Luigi XIII, conservando solo le facciate che davano al cortile. Inoltre, le dependances, trasformate in alloggi, erano saldate al corpo centrale. Si otteneva in tal modo una pianta a U a risalti, con due cortili principali, quello piccolo del castello vecchio, detto cour de Marbre, e quello rinchiuso tra le vecchie dependances, detto cour Royal. Una nuova avant-cour veniva infine a crearsi dalla costruzione di quattro padiglioni destinati ad alloggiare i ministri, i quattro segretari di Stato. La parte essenziale della decorazione dei grandi appartamenti e dei giardini porta la data di questa seconda campagna.

L'opera viene intrapresa dal gruppo di artisti incaricato della prima campagna. Ma Le Vau muore nel 1670. Il suo collaboratore, François D'Orbay, lo sostituisce senza però avere la carica di Primo Architetto che resta vacante. Colbert, geloso della propria autorità di sovraintendente all'Edilizia, non ha voluto assegnare un titolo che avrebbe permesso ad uno del mestiere di tenergli testa pur essendo ai suoi ordini. Questa successione apertasi quasi all'inizio della campagna ha due conseguenze: non si sa con esattezza quanto attribuire a Le Vau dei lavori che D'Orbay conduce; il vero beneficiario della successione è Le Brun, che dirige tanto la decorazione degli interni che quella degli esterni. La pienezza delle nuove forme evoca quelle della nuova favorita, la prosperosa  Montespan che va a rimpolpare la gracile La Valliere nel 1668. La Valliere abbandona definitivamente il posto che condivide con la rivale soltanto nel 1674, quando entra in convento.

La campagna dei quarant'anni nzia con la pace di Nimega che, nel 1678, impone all'Europa la volontà del re la cui fama gli ha appena conferito il titolo di Luigi il Grande. Questa terza campagna non apporta trasformazioni rilevanti, per quanto riguarda le alcove: nel 1674 Françoise d'Aubignè, vedova Scarron, ha in effetti ricevuto la proprietà e il titolo di Maintenon, ma si tratta di una ricompensa per il servizio che presta presso madame de Montespan, i cui figli, nati dal re, ella alleva. Nel cantiere, invece, fa la sua comparsa un maestro di prima grandezza, Jules Hardouin-Mansart, che per l'appunto si è fatto notare costruendo il castello di Clagny per la Montespan. Gli viene affidato il compito, soverchiante, di ampliare nel più breve tempo possibile lo spazio coperto per ottemperare alla decisione reale di trasferire al castello di Versailles la sede del governo, impresa portata a termine nel 1682. Nel 1683 la morte di Colbert, sostituito da Louvois, comporta l'anno successivo alla disgrazia di Le Brun e il consolidamento della posizione di Mansart che nel 1686 ottiene il titolo di Primo Architetto. I suoi contributi più elevati sono la trasformazione dei quattro padiglioni dei segretari di Stato in due ali parallele, dette dei Ministri, la creazione di scuderie che blocca l'espansione del castello verso est, cioè verso la città, ed infine la costruzione delle immensi ali nord e sud, sull'asse trasversale in cui si trova il solo spazio ancora disponibile per gli ampliamenti richiesti.

Dopo la lunga pace del 1678-1688, così propizia allo sviluppo delle arti, è la guerra e non la pace che sopraggiunge all'anniversario dei cinquant'anni. Il re ha ancora davanti a sé trent'anni di regno, durante i quali dovrà combattere due volte l'Europa coalizzata. Si vedrà allora l'onore del re intaccato dall'indigenz in cui versa il suo regno; si vedrà la mortefare enormi devastazionidurante il rigido inverno del 1709; la si vedrà varcare le porte di Versailles: nel 1711 muore il Gran Delfino, figlio di Luigi XIV; nel 1712, a pochi giorni di distanza, il nuovo delfino, il duca di Bourgogne e la duchessa, la graziosa Maria Adelaide di Savoia che Luigi XIV tanto amava; nel 1714, il duca di Berry, altro figlio del Gran Delfino. Durante questi trent'anni il re trovava conforto presso madame de Maintenon che sposa segretamente (1684) dopo la morte della regina Maria Teresa (1683). L'austerità di cui madame de Maintenon dà esempio esercita il proprio influsso sul comportamento religioso, i costumi e le spese del monarca.

Il decennio di guerra, simbolicamente inaugurato dal sacrificio delle suppellettili d'argento date a fondare nel 1689 per finanziare le campagne militari, non è evidentemente propizio alle campagne architettoniche. L'arte decorativa, invece, per un effetto inatteso della crisi finanziaria, compensera le ristrettezze pecuniarie con una grande sovrabbondanza di talenti. La metamorfosi degli anni 1690, imposta dalle circostanze, mostra una stupefaciente capacità di rinnovo in un regno che, precipitato nelle tenebre dell'integralismo, della guerra, della miseria, ha ciò nonostante condotto lo stile di Versailles alle soglie del secolo dell'Illuminismo.

Divina sorpresa: l'anniversario dei sessant'anni porta il suo trattato di pace. Con Ryswick (1697), i suoi progetti ritornano in cantiere. Nel 1699 Mansart è nominato sovraintendente all'Edilizia, come successore di Colbert e di Louvois. La cosrtuzione di una grande cappella, per molto tempo differita, viene infine intrapresa: è l'atto principale di questa ultima campagna del regno diLugi XIV. Non si sa se debba essere inscritta a credito di Mansart, che gestisce la sovraintendenza, o a quello del suo più stretto collaboratore, Robert de Cotte, che dirige da solo la costruzione dopo che la conclude soltanto dopo la morte del re.

I regni di Luigi XV e di Luigi XVI sono ben lunghi dall'avr lasciato il segno su Versailles come ha fatto quello di Luigi XIV, benchè il regno di Luigi XV duri cinquant'anni (1715 - 1774). Le difficoltà finanziarie ne sono in un qualche modo responsabili; esse non impediscono tuttavia ai due re di costruire fuori dell'ambito di Versailles. La verità è che l'antenato, entrato ancora in vita nellastoria, è rimasto pur sempre padrone di casa. Colui che prima di morire poteva già evocare il tempo "in cui ero re" è stato l'ospite postumo di Versailles sino alla fine dell'Ancient Regime. La reggenza ha svolto le proprie funzioni a Parigi solo perché il reggente, personalmente, detestava Versailles. I cronisti sono rimasti colpiti dall'emozione, dall'entusiasmo del re bambino che nel 1722 torna a stabilirsi nel castello del bisnonno. I primi lavori che vi vengono intrapresi alla morte di Luigi XIV. Verso il 11730 si apre però un periodo di rimaneggiamento dell'architettura degli interni che si protrae senza soluzione di continuità sino alla Rivoluzione e che ha fatto sparire celebri scampoli del XVII secolo. La vita riprende effettivamente a Versailles nel 1729, alla nascita di un delfino: per manifestare la propria riconoscienza alla giovane regina Maria Leszczynska, Luigi XV ordina il rifacimento della chambre de parade della sua sposa. Di sala in sala, il rinnovo toccherà la quasi totalità degli appartamenti privati, mentre gli ultimi ritocchi saranno opera di Maria Antonietta. I re del XVIII secolo non potevano ignorare totalmente l'evoluzione del gusto e degli usi, così spiccata a quell'epoca: hanno saputo pagare il proprio tributo alla moda senza sacrificare i grndi appartamenti del XVII secolo.

Luigi XV ha portato a termine la costruzione dell'Opera e messo in cantiere il Grand Dessein (gande disegno), due imprese programmate dai tempi di Luigi XIV ed eseguite sui progetti di Angle-Jacques Gabriel che quasi quasi parrebbero ancora usciti dal laboratorio di Mansart. Il ritorno ai lavori attinenti all'opera muraria reintroduce nella storia di Versailles il movimento pendolare della guerra e della pace.

La decisione di costruire l'Opera viene presa soltanto nel 1748, anno del seondo trattato di pace di Aquisgrana, ma ad essa non verrà dato seguito che dopo il trattato di Parigi del 1763. Non appena l'Opera viene inaugurata, in occasione del delfino Luigi con Maria Antonietta (1770), Luigi XV si decide a portare a temine l'Enveloppe: era questa in effetti l'ambizione del Grand Dessein. Tutti gli ampliamenti del castello sul lato del cortile erano stati realizzati al tempo di Lugi XIV attenendosi allo schema del castello di Luigi XIII.

Caratterizzato dall'apparecchio mattone/pietra e dai grandi tetti, questo schema appariva arcaico già ai tempi di Luigi XIV, ma gli si erarimasti fedeli per comodità. Il Grand Dessein consentiva nel chiudere i cortili con costruzioni tute in pietra dotate di un tetto piatto, seguendo uno schema simile a quello adottato per l'Enveloppe del lato dei giardini. La ricostruzione dell'ala destra della cour Royale è la sola parte del Grand Dessein che sia stata realizzata prima della Rivoluzione. Le spese per la guerra di sostegno agli insorti d'America (1776 - 1783) hanno inferto un colpo fatale al Grand Dessein.

La pace di Versailles (1783) ebbe come effetto l'apertura di un concorso il cui fine era quello di sostituire il progetto di Gabriel, troppo rispettoso della tradizione, con progetti di artisti innovatori, desiderosi di assumere la successione apertasi con il ritiro di Gabriel. La Rivoluzione ha bloccato questa manovra che avrebbe potuto rilanciare i lavori di costruzione.

Nel 1814, quando la speranza  di realizzare il Grand Dessein non era ancora stata abbandonata, l'architetto Alex Dufour si è limitato a riprodurre l'estremità dell'ala Gabriel davanti all'ala aimmetrica della cour Royale.








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