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Paesaggi - Percorsi tra mito natura e storia

architettura



Paesaggi

Percorsi tra mito natura e storia


Introduzione

Paesaggio è un termine interpretato in modi molto diversi, ma nessuno di essi riesce a comprenderne il suo completo significato; paesaggio contempla esseri umani, animali, natura, cose e, soprattutto la storia: passato, presente e futuro, cioè il tempo, costituiscono e formano il luogo con mito, natura, avvenimenti, istituzioni, idee e architettura. È la cultura che lascia segni sull'ambiente di un dato territorio. In particolare l'attenzione è puntata verso una natura immaginaria, desiderata, perduta, il desiderio di una natura antica. La poesia degli antichi era natura, la nostra è sentimento perché abbiamo perduto la natura, che ha lasciato la memoria, cioè, i paesaggi, dei quali l'uomo è il demiurgo, l'artefice. 848e46i Il paesaggio è l'espressione del suo popolo, dello spirito, rispecchia le culture che lo hanno generato.

Oggi si è indirizzati verso una politica di tutela e valorizzazione dei paesaggi "contenitori" di fatti umani nel tempo (UNESCO).




Paesaggi antichi

Questo capitolo sviluppa la problematica dell'essenza dei paesaggi nella loro specificità e colta da prospettive diverse.

Platone nel "Timeo": narra la formazione del Cosmo dal Caos, attraverso la potenza divina della natura, garante dell'ordine universale, armonia, in cui inserisce l'uomo 'demiurgo' (creatore di luoghi e di dei). Il tempo è stato creato a somiglianza della natura eterno (ha in sé passato, presente e futuro); la natura va contemplata in quanto da ciò nasce la conoscenza, l'ascolto, la presenza del divino, la genesi dello spirito su questo si fonda la religione greca: tempio sorge su un luogo alto, intatto, intimo.

Ritter: nell'atto di contemplare la natura lo spirito si rivolge alla 'totalità' del mondo e al divino. La Physis (cosmo) è oggetto della Theoria (natura nella sua totalità); Aristotele stesso identificava i filosofi sia come 'fisiologi' (parlano della natura) sia come 'teologi' (coloro che si raccolgono intorno al divino). La natura è legata al divino, ne è partecipe, come totalità è oggetto della filosofia, perché è il divino.

Novalis: nel suo trattato romantico sul teme della natura, parla di un tempo in cui gli uomini <>. nasce il mito (natura trasformata in paesaggio) per comprendere ogni paesaggio. Da molto tempo, abbiamo bandito la natura primordiale dalla nostra visuale; l'uomo moderno ha perso ciò, è rimasto solo da quando la natura si è svuotata degli dei e del divino. L'immagine è stata sostituita dalla forma (perfetta in virtù di una necessità interna): Otto dice che <>.

La natura è considerata un essere vivente dotato di spontaneità creatrice, legato a tutti i campi della vita, la sua idea persiste nel tempo, affascina i moderni Schiller, Spinoza, Goethe, Herder; in questi ultimi due, <>. Per Nietzsche questa tradizione è <>.

Il paesaggio è creato da un intero popolo quindi è il contenitore della cultura di quel popolo.

Per Kant i paesaggi sono poetiche, che si concretizzano in un'altra natura, tratta dalla materia ed elaborata in vista di qualcosa che trascende la natura criterio estetico, che possiede una componente divina, data dalla vista (thea), , fonte dell'immaginazione e della contemplazione.

Come l'uomo, anche il dio osserva: Zeus dalle alte cime dei monti si reca sul monte Ida per guardare il paesaggio. Tra la divinità e il paesaggio c'è uno stretto rapporto; spesso, infatti, le divinità sono rappresentate da elementi naturali.

Il paesaggio antico è natura, metamorfosi divina, cosmo è incastrato nella natura.

Il paesaggio dei moderni è l'immagine perduta dell'antica unità, c'è nostalgia (Romantici) il paesaggio è separato dalla natura.

Plutarco Natura Dio Pan

Morte di Pan allontana la presenza della divinità dalla natura, scompare la voce creatrice della natura.

Hegel nelle sue 'Lezioni sulla filosofia della storia' dimostra il rapporto tra oggetti naturali e il mito (Grecia); la meraviglia nasce dalla natura e il paesaggio antico è il prodotto dello spirito: l'uomo ne è l'artefice.


La relazione uomo / natura è esemplificata dalla storia di Themis, il germoglio di Gaia, che per prima svelò ai mortali un oracolo sacro nelle grotte di Delfi e rivelò i sacri riti fonte della divinazione.

Il paesaggio antico non è concepibile senza l'uomo, né si può pensare la natura come 'altro' da lui, per l'esperienza religiosa profonda , che unisce l'uomo e il suo paesaggio. Il mondo, al pari dell'architettura, è rappresentazione divina culto.

Il legame popolo - luogo è vitale, etico; l'epifania divina appartiene al suo luogo e lo caratterizza: è etica, come totalità dell'esistenza, vita concreta, costume, comportamento, insieme delle strutture.


Estetica del paesaggio

Alla fine del '700 si può affermare che sia nata l'estetica moderna; W.Gilpin <>. Egli si riferisce, spt, alla pittura di un paesaggio, lo scambio tra occhio pittorico e occhio naturale: l'uomo di gusto pittoresco ha la vera esperienza della natura perché capace di coglierne il genio intimo sentimento della natura.

R.Assunto: percepire il paesaggio coinvolge un atto estetico, il paesaggio favorisce l'evoluzione del gusto la natura è percepita come un'opera d'arte.

L'estetica del paesaggio si basa sul fatto che siamo noi ad aver creato l'immagine di ciò che ci circonda (mito del wilderness: anche il paesaggio più selvaggio porta molto spesso i segni dell'uomo ed esprime la ricerca dell'immaginazione). Il rapporto tra soggetto e oggetto, tra Natura e percezione umana non sono due regni distinti; come dice S.Schama <<è la nostra percezione a creare la differenza tra materia bruta e paesaggio>>, l'immaginazione è strettamente connessa con la percezione nel contemplare il paesaggio.

Nella percezione estetica del paesaggio, il movimento ha un ruolo centrale, è variazione in divenire dei punti di vista, coinvolge altri sensi oltre la vista, è esperienza di tutto il corpo. Il paesaggio cambia aspetto grazie al nostro spostamento e muta per l'influenza di altri fattori ( variazioni atmosferiche, luce, colori, vento, temperatura, terremoti, eruzioni.) e la percezione del movimento, del tempo, dello spazio cambia, quindi, in rapporto con la modificazione del paesaggio.

Al giorno d'oggi sul territorio non vi sono solo interventi di tipo antropologico, ma anche interventi dell'arte contemporanea (land art.).

La qualificazione estetica di ciò che ci circonda è rivolta anche al futuro; i paesaggi sono naturale, culturale, urbano,.,spaziale, quindi non si tratterà più di osservare solo paesaggi privilegiati, ma inizierà un nuovo Grand Tour, con l'espansione della nostra sensibilità (di fronte ad una sempre più diffusa omologazione).

L'estetica del paesaggio è un ripensamento organico del sentimento della natura trasforma l'uomo affinché possa arrivare ad una viva e profonda partecipazione; bisogna ricercare una migliore fruibilità e pensare ad un nuovo progetto ecologico su larga scala, in quanto un luogo è un'insopprimibile memoria simbolica, inconscia, individuale e collettiva.

Arthur Schopenhauer considera l'aspetto catartico per lo spirito che la natura ha (riferendosi alla sua spontaneità e varietà) tutti noi diventiamo un tutt'uno col mondo. Alla presenza di una bella vista si pensa nel modo più giusto: la conoscenza si dissolve nel nulla come una goccia nell'oceano principio dell'annullamento.

Jurgis Baltrusaitis considera il motivo dell'illusione: il giardino è luogo di illusione, come somma di esperienze e conoscenza diverse (piante, animali, acque, minerali.in un allargamento infinito degli orizzonti). Allo stesso modo anche il paesaggio è illusione, totalità, eternità, bellezza: è una visione interna, spirituale, inesprimibile, che corrisponde ad una visione esterna. Forma spirituale e opera d'arte si dissolvono in un nulla originario, essenziale e onirico nostra origine affettiva nella natura (Eden recuperato).


L'occhio del falco e la Wilderness

Settembre 1997 - Stage internazionale in Cilento - "Natura e Storia: tutela e valorizzazione del paesaggio mediterraneo".

Il paesaggio è lo spazio dove 'leggere il mondo' nella sua complessità, contenitore di 'fatti umani' .

Wilderness è, oggi, la parola chiave significa :

Luogo solitario;

Ampio spazio selvaggio;

Luogo in cui la Natura non sembra prevedere e includere l'uomo e la sua storia

evocativo del bisogno di spirituale, di solitudine, amore per la bellezza. ( vd. Mal d'Africa, Conquista del West ).

Attualmente solo 48 milioni di Kmq del pianeta non sono ancora antropizzati, ma si tratta di zone estreme, ambienti inospitali, frammenti selvaggi.

Alberto Moravia << in Europa il rapporto con la natura è il rapporto tra il vincitore, che sarebbe l'uomo, e il vinto, che sarebbe la Natura. In Africa è l'inverso>>.

L'importanza di qualcosa la si scopre solo quando la si è persa e perciò la Wilderness è diventata qualcosa da tutelare, da proteggere, da recuperare nascita di movimenti ambientalisti.

Con l'allontanamento dell'uomo dalla campagna, pochi decenni fa, il paesaggio 'naturale' è diventato improvvisamente 'muto' per chi è naturalisticamente analfabeta, ovvero la quasi totalità degli italiani, addensati per la maggior parte nei centri urbani.

Per la paura del vuoto (horror vacui) il paesaggio è diventato qualcosa da riempire, una stanza da arredare, così è quasi cancellato il paesaggio come giardino dell'uomo, armonioso e gradevole connubio tra Natura e Storia.


Ecologia del paesaggio sonoro

Il paesaggio sonoro è l'ambiente circoscritto dalle sensazioni uditive e delle alterazioni meccaniche della terra entro il quale e grazie al quale si esplica la vita. I modelli sociali e culturali attuali ci impongono una convivenza in condizioni patologiche, non più fisiologiche, in un ambiente non in armonia con la natura.

L'espressione simbolica del paesaggio sonoro è il giardino, da cui l'uomo proviene (giardino dell'Eden); la città-giardino è pensata in funzione di un recupero della dimensione vitale del paesaggio antropico per una realtà senza barriere, in cui può esistere una vita sociale, di comunicazione, al di fuori dei rumori, dell'inquinamento,.

Già ai tempi di Giulio Cesare esisteva il problema del rumore urbano , oggetto di molti provvedimenti e norme. il giardino assume il ruolo di luogo di quiete dal baccano dell'ambiente urbano.

Nel mondo moderno, l'inquinamento acustico è un problema grave di portata mondiale e il paesaggio sonoro sembra aver raggiunto il massimo della volgarità sordità universale. Si ha inquinamento sonoro quando l'uomo non ascolta più con attenzione e quando ha imparato ad ignorare quei 'suoni' che sono i rumori. È necessaria una rivalutazione dell'ambiente acustico per migliorare la situazione.

I suoni influenzano e modificano il comportamento umano.

Il rumore è un suono privo di periodicità;    è un suono non desiderato o richiesto; può provocare danni fisici temporali o permanenti al nostro organismo il rumore è tutto ciò che non vorremmo ascoltare.

Nell'ambiente esterno (città) il rumore è particolarmente grave e ben il 75-90 % della popolazione è esposto a livelli di rumore superiori a quelli assimilabili politica di contenimento delle emissioni sonore.

I rumori sono classificati in

rumori dolorosi e traumatizzanti;

rumori fastidiosi;

rumori irritanti.

I danni provocati dai rumori possono essere:

di tipo extrauditivo;

di tipo uditivo.

Anche il sonno è tra le funzioni disturbate dal rumore: difficoltà nell'addormentarsi, disincronismo dei vari stadi del sonno; degenerazione della qualità del sonno.

Il rumore è una barriera sensoriale per la comunicazione, condiziona i comportamenti della gente, la rende taciturna, inquieta, poco socievole e aggressiva, basta pensare che il rumore tra interno ed esterno dei mezzi pubblici è di 80 dBA.

Le normative esistenti sono L. quadro 44 sul rumore (stabilisce i limiti massimi di esposizione); L.277/91 (limita il rumore da sorgenti in ambienti chiusi).

Anche la fauna è danneggiata dalla presenza di strade e dal passaggio di automezzi, tanto che è spesso costretta a cambiare habitat.

Quindi esigere un ambiente non inquinato per una vita sana è un diritto, mentre rispettare l'ambiente è un dovere.


Il paesaggio "storico": alcune questioni di tutela, manutenzione e uso.

Il paesaggio non esiste senza l'uomo che lo contempla e ogni uomo contempla volta a volta un paesaggio in modo diverso al variare della sua cultura e dei suoi fini; a ogni descrizione corrisponde a una interpretazione. Paesaggio è natura che si rivela esteticamente a chi la osserva e la contempla con sentimenti.

Per tutto il Medioevo fino all'età moderna il 'bel paesaggio' era un 'paesaggio utile': l'uomo è al centro della Natura, creata per essergli utile e il paesaggio, che egli coglie e apprezza, è il risultato delle sue fatiche e la condizione del suo benessere.

Nell'età Moderna la continua ricerca di oggettivazione del mondo rende consapevoli dell'impossibilità di comprendere univocamente la natura. Si distingue tra 'veduta' soggettiva, luogo di riflessione estetica, e 'cartografia' descrizione oggettiva dei caratteri qualitativi.

Alexander von Humboldt: paesaggio può essere letto solo nella sua storia.

Eugène Viollet-le-Duc: descrizione massiccio del Monte Bianco, concepisce la natura intera come una immensa costruzione.

la natura è il risultato di una costruzione , prima del Creatore, poi dell'uomo e su di essa sono riconoscibili i segni del tempo.

Fare architettura è fare consapevolmente paesaggio.

"Paesaggio" è il territorio pertinente al villaggio, che l'uomo ha antropizzato e su cui esistono segni storici.

"Ambiente"   spesso confuso con paesaggio, è ciò in cui si trova l'osservatore, che guarda, studia e cerca relazioni ed

equilibrio.

Ambiente e paesaggio di per sé non esistono, ma sono modi di interpretare il mondo che l'uomo utilizza per i propri fini progettuali di conservazione e di trasformazione del territorio. Le trasformazioni introducono qualcosa di nuovo, degli elementi di disequilibrio e per garantire l'equilibrio è necessaria una continua opera di aggiunta di lavoro umano, il che presuppone che sia garantita la conservazione delle opere attraverso la manutenzione, in quanto, in assenza della mano dell'uomo, un paesaggio tende a ritornare allo stato naturale. (ex. paesaggio agrario).

Il problema della tutela e della conservazione di un paesaggio storico sta nel fatto che si tratta di un bene vasto ,diffuso, al cui governo non può partecipare la totalità della popolazione; il paesaggio viene sottovalutato come bene, non è considerato un valore, né un documento storico, come depositario delle tracce del lavoro umano; è delicato il paesaggio agrario e richiede opere stagionali continue, non pianificabili.

a)    non si può tutelare vincolisticamente, perché rallenta il degrado, ma non garantisce la conservazione;

b)  conservare senza riutilizzare, fa uscire il bene dal mercato;

c)  bisogna conoscere il bene per intervenire;

d)  bisogna creare un diffuso consenso sulla potenzialità di un paesaggio, come  valori in esso conservati e per la loro utilità di risorsa da sfruttare per ottenere una rendita.


Paesaggio

"prima che la regione inesplorata appaia territorio per qualcuno, essa è, per l'esploratore paesaggio".

Il paesaggio terrestre assume tre diversi sensi e significati a seconda che sia contemplato dal veicolo (treno in movimento), da una stazione di interscambio, dal campo di un ambiente abitabile (casa, ufficio, albergo). C'è uno slittamento del senso , (cioè del modo in cui si manifesta la totalità dell'azione), da considerare quindi nella progettazione del paesaggio d'oggi.

Lo slittamento del senso e dei valori coesiste nella nozione di 'paesaggio':

L'Unitè d'Habitation di Le Corbusier, riassume il modo in cui l'alloggio, dentro la casa multipla, pone l'abitante di fronte al paesaggio: autosufficienza di questo tipo edilizio rispetto alle necessità esistenziali; il mondo è dato come paesaggio: sole, spazio, prato, bosco. riconsegna la terra e il suolo alla natura (pilotis).

Mies van-Der-Rohe assimila interno ed esterno, natura e arte in un unico dato dalla trasparenza.


Viaggio memoria e immaginazione: le corrispondenze di Burattoni & Abrioux

Ogni paesaggio è stato letto dagli artisti, da Leonardo in poi, alla ricerca di caratteri. Burattoni e Abrioux hanno attraversoto molti paesaggi, analizzandoli in un modo particolare, in una specie di nuovo Grand Tour. "Non esiste una parte della nazione (Italia) che non sia stata celebrata dalla storia, né un fiume o una sola montagna che non sia stata scena di un'azione straordinaria. non è stato il più piccolo dei divertimenti incontrati nel corso dei nostri spostamenti, esaminare le diverse descrizioni, se così possiamo dire, sul luogo stesso, e di confrontare l'aspetto naturale del paese con i paesaggi che i poeti ne hanno dato." B & A, viaggiatori contemporanei, partiti dalla Scozia per giungere in Italia, hanno seguito un percorso di 'corrispondenze': Abrioux prepara e invia i testi, citazioni estrapolate da scritti di poeti e artisti, Burattoni rinvia un paesaggio uscito dalla sua matita, che poi viene messo al corrente del contesto reale a cui è riferito lo scritto, e il 'suo' paesaggio immaginario, stimolato dai testi inviati da Abrioux, si confronta con quello 'reale'. luogo- letteratura- immagini.


Supplemento ai viaggi dei grandi turisti

Nel 1740 H. Walpole disapprovava J. Addison che, dalle idee e descrizioni tratte da viaggi in Italia, preferiva un viaggio attraverso i testi piuttosto che un itinerario attraverso il paese. siamo condannati a non scoprire più nuovi paesaggi per il fatto che si moltiplicano sempre più le immagini. Il testo o l'immagine tendono ad impedire il contatto diretto col paesaggio , cioè il viaggio.

Attualmente il turismo è di massa, non è più un privilegio di un ristretto gruppo di privilegiati, che affrontano il Grand Tour, come nel XVIII secolo. Un testo, regolarmente, anticipa, conferma, devia un'immagine ( e viceversa).

Natura e paesaggi

C.T. Ramage ricerca tutti i luoghi, resi celebri dagli autori classici, con i loro costumi, le loro usanze e le loro superstizioni (viaggio da Napoli a Salerno): descrive gli elementi caratterizzanti il paesaggio italiano, le montagne, gli agrumeti, le viti, i monasteri.

Clara Schelling fa le stesse osservazioni in merito al paesaggio agrario, frutto dell'agire libero e avveduto dell'uomo: il paesaggio è 'duraturo', rappresenta ancora la continuità storica, la persistente presenza dell'uomo; pone il paesaggio agrario in contrapposizione ai castelli, spesso soggetti ad abbandono, rovina ( aspetto pittoresco).   

conflitto natura e storia - campagna e rovine.

Per una definizione di paesaggio:

possiede molte figure: espressione di forme naturali, creazione antropica, linguaggio dello spirito, immaginazione, poesia; qui vi si inseriscono natura e storia;

i diversi modi di osservazione favoriscono diverse immagini;

i paesaggi sono prodotti dell'azione creatrice dell'uomo, del 'poiein' attraverso arte e tecnica. Il paesaggio non è realtà solo estetica ma anche etica.

' L'uomo fissa attraverso l'arte e la tecnica la sua figura effimera di vivente oltre il passaggio del tempo, espressione del

divino.' I paesaggi hanno contemporaneamente passato e presente, sono memoria di storia e mito.

Kerénv studia la relazione tra paesaggio e " l'emozione spirituale " a esso connessa, la sua complementarità con lo spirito.

Furio Jesi: " l'essere afferrati in modo creativo dalla commozione". Creatività emotiva colma l'oggetto (ambiente naturale osservato) del nostro essere, il quale è a sua volta catturato dall'oggetto e grazie a ciò diventa conoscente, nasce il paesaggio.

L'osservazione del 'paesaggio commovente' sviluppa la civiltà, è formativo per l'uomo, è educativo.

La presenza dell'uomo nel paesaggio implica modificazioni della natura l'interpretazione di un paesaggio presuppone l'analisi della storia naturale prima della comparsa dell'uomo e, in seguito, il 'divenire' antropico.

Esistono vari esempi di elogi dell'agricoltura nella antica tradizione spt. greca: Socrate, Senofonte, Sofocle: la natura è molto importante ed è inseparabile dal cosmo umano e divino. I lavori nei campi costituiscono l'unico elemento di modifica della natura (opposizione all'ordine naturale). L'uomo ha sempre avuto un rapporto attivo nei confronti della natura, la sua mano può modificarla con la tecnica agricola.

Attualmente Ambrogio Lorenzetti mette in relazione la buona o cattiva organizzazione del lavoro agricolo, con il buon governo o con il mal governo relazione territorio- politica.

L'uomo è responsabile delle trasformazioni, così com'è artefice dei suoi paesaggi ogni paesaggio è deposito storico delle manipolazioni operate dall'uomo, documento della storia.

La possibilità di agire sull'ambiente prevede una pianificazione, ordine, organizzazione, significa progettare in vista di un determinato fine, scegliendo i mezzi per raggiungerlo. Il progetto è un'idea per il futuro.


Il paesaggio mediterraneo dalla Costiera amalfitana alle porte del Cilento: un lungo itinerario tra immagine e realtà

Il paesaggio mediterraneo ha rappresentato per i viaggiatori del Grand Tour una scoperta sorprendente, rispetto alle solo descrizioni fatte dalla letteratura e dalla iconografia classiche. Virgilio e Omero con le loro descrizioni hanno dato l'idea di una natura non identificabile, che cattura l'immaginazione, è più spesso un mito che la descrizione di luoghi reali. La letteratura e le arti visive danno una descrizione di luoghi con continua tracce nostalgiche, corrispondenti all'immaginario, di un mondo diventato stereotipo.

La scoperta della Magna Grecia, in prt. di Paestum, ha portato ad un cambiamento, ad una nuova sensibilità verso il Sud Italia, che dalla metà del '700 ai primi '800 è stata considerata una rivoluzione per il paesaggio mediterraneo. L'Italia viene considerata un 'museo' da riscoprire dal mondo intellettuale, in questo le trasformazioni politiche, culturali,. hanno giocato un ruolo decisivo.

Il Sud viene scoperto per arte e antico e per natura e paesaggio, è meraviglia da cui nasce il pensiero come riflessione e quindi conoscenza. proliferano i testi e i disegni dedicati alla descrizione di questi viaggi: Richard de Saint.Non è tra i primi .

Il Sud è caratterizzato da una natura multiforme.

I modi di percepire la natura e la trasmissione della sua immagine sono gli elementi che indicano i diversi modi di percepire il paesaggio: traspare la sensibilità di ciascun autore verso il mondo vegetale, stretto legame con le conoscenze scientifico-botaniche. Alla diversità del paesaggio si è aggiunta anche la diversità culturale dei viaggiatori e degli artisti.

I monumenti non sono i protagonisti assoluti ma la natura, con la luce, i colori, i profumi, (diversamente che a Paestum e a Ercolano). Il paesaggio alpestre e la natura rappresentano una metafora di un percorso dello spirito.

Dal 1750 (Madame de Pompadour) Paestum diventa uno dei siti più frequentati, per disegni sul campo dei suoi monumenti inseriti nella natura, in rapporto col paesaggio (vd. Antonio Joli e Hackert  e Piranesi). Traspare in prt. L'interesse per le scienze naturali, che induce a considerare la bellezza dell'ambiente non per i suoi elementi di storia e folklore ma per i suoi caratteri fisici (come piaceva a Goethe).

Oltre la Costiera amalfitana e sorrentina, Salerno e Paestum, un altro itinerario seguito è il Cilento e la città di Eboli; di questi territori viaggiatori e artisti eseguono 'immagini parlanti' della natura.


Lo spazio e il tempo. L'essenza del paesaggio

L'obbiettivo della ricerca è un progetto politico-culturale incentrato sulla valorizzazione del paesaggio del Cilento e delle culture che esso accoglie e conserva.

Questo paesaggio è parte della natura, è in sé compiuto e sentito come unità autosufficiente (Simmel).

Il paesaggio è una metaspazialità, diversa sia dallo spazio chiuso di una cattedrale, sia dallo spazio infinito senza limiti del mare o del cielo; è una extra-urbanità (Assunto), infatti città e paesaggio sono spazi in sé definiti e delimitati, ma lo stesso limite può unirli

si compenetrano , si incontrano assimilandosi.

La metropoli è l'opposto del paesaggio. Sradicamento, vertigine, esilio del soggetto, abbandono della casa dei padri, che dava certezze, conoscenze, esperienze vissute il tempo della memoria e della natura.

Il tempo della metropoli (Baudelaire) è il tempo della caducità e della transitorietà: converte in nulla ogni cosa, è individualità. L'esperienza della totalità si dissolve e anche l'idea di un tempo che riesce a far confluire passato, presente e futuro e da all'individuo l'occasione di considerare prezioso ogni singolo minuto, ciò che, nella modernità, fa il fl neur di Baudelaire; questo vagabondo è capace di estrapolare dall'effimero l'eterno, dall'orrore la bellezza, dal quotidiano la meraviglia perché conosce i segreti del ricordo. In lui le forze del tempo tendono ad equilibrarsi, simultaneità e con-temporaneità, in cui è possibile all'uomo vivere gli attimi nel senso della durata e dell'intensità, piuttosto che nel senso della successione. Egli conosce solo ricordo e novità. Nel paesaggio c'è, invece, la ripetitività, il ritorno sempre uguale, la novità che ritorna.

Il tempo della natura è circolare (viandante, possibile trovarlo nel Cilento), il tempo della memoria è verticale.

Ritter è consapevole che nella modernità la natura è divenuta oggetto delle scienze naturali, dell'utilizzatore, dello sfruttamento tecnico, è qualcosa da utilizzare e sfruttare per fini pratici.

Il sentimento estetico è l'organo che l'uomo si è foggiato per ricollegarsi all'uni-totalità della natura. Un territorio come il Cilento può offrire la possibilità di cogliere    - esteticamente l'armonia della natura, - la sua temporaneità nella natura, - la gioia malinconica. Il parco del Cilento è una grande occasione per la ricchezza paesaggistica, non vuole solo limitare e vincolare, ma valorizzare e sviluppare il paesaggio, le culture per l'economia turistica e per le genti di questo territorio.


La lezione del Cilento

Teggiano è una antica cittadina attraversata da strette vie, tra le montagne a sud-est di Salerno; è caratterizzata da una continua successione di ostacoli e aperture ad ogni curva.

Il paesaggio di Teggiano, dato dalla somma di giardini (=  ogni recinto anche virtuale sul quale s'imbatte lo sguardo) e di prospettive (= ogni apertura che conduce l'occhio lontano) che creano una ritmica con l'alternanza di zone di riposo dello sguardo e altre di slancio.

Da Teggiano si può ammirare Paestum : allo stato di fatto, l'emozione di trovarsi in un luogo archeologico è smorzata dalla palizzata verde, che nasconde, imprigiona la città antica, mai più osservabile come ai tempi del Grand Tour e di Goethe.

Il confronto tra queste due realtà è immediato:

Teggiano è una semplice scatola di ritmi, che il genio ha trasformato in un luogo.

Paestum, al contrario, luogo una volta assai meraviglioso, da alla passeggiata un ritmo infranto, per l'effetto del turismo di massa.

L'obbiettivo di recupero di Paestum potrebbe essere quello di dare stabilità ai templi, di far buon uso delle vie di accesso, disegnare prospettive, aprendo, magari, squarci nella barriera verde; Teggiano oggi  non è minacciata come i siti più prestigiosi ed è necessario che conservino il ritmo; i paesaggi della Valle di Diano dovranno essere oggetto di un'elaborazione capace di sottolineare l'immaginario e il reale, per mezzo di uno sviluppo attento alla sua tutela, in correlazione ad una conoscenza della storia, della fauna, degli usi e costumi della regione.



Parco e paesaggio: appunti di conservazione

Per definire una strategia di conservazione bisogna capire cosa si vuole conservare e come farlo, cioè determinare i valori e i significati per cui il bene è riconosciuto tale e quindi tutelarlo. Un parco è un bene molto esteso e risulta enormemente complesso questo compito; esso richiede costante manutenzione e gestione che devono essere di responsabilità di tutta la comunità garanzia del bene con comportamenti adeguati.

Convenzione dell'UNESCO nel 1972 ha sancito un patto tra stati (oggi 152), che si impegnano a limitare i propri poteri su determinati beni e a considerarli soprannazionali. Stabilisce che i beni iscritti ad una Lista appartengano all'intera umanità e siano sottoposti a salvaguardia; riconosce che i beni sono situati all'interno di uno stato e quindi lo stato deve identificarli e chiederne l'iscrizione alla Lista dialettica tra sovranità internazionale e poteri locali. Incita le genti ad affermare i loro beni.

"Bene culturale": questo concetto si allarga dall'idea di opera d'arte separata da qualsiasi contesto, al monumento facente parte di un tessuto edilizio, di una trama storica, dell'intero territorio e del paesaggio. si parla ora di beni misti.

Lo scopo è quello di iscrivere alla Lista del Patrimonio Mondiale non i beni forti, del valore scontato, noti e già protetti, ma beni non scontati, basati su caratteristiche popolari, sul rapporto stretto tra Habitat , paesaggio e usi geniali e parsimoniosi delle risorse ( ex. Sassi di Matera, 1993). Il prossimo obbiettivo è quello di dimostrare i valori del Parco del Cilento, come parco del Mediterraneo per l'eccezionale ricchezza di habitat e di vegetazione, per l'importanza avuta dalla costa nei tempi antichi, per la storia.


Campane e paesaggio sonoro

La Rivoluzione Industriale ha portato all'acquisizione da parte dell'uomo di una capacità di ignorare i rumori. Schafer nel 1987 distingueva in paesaggio sonoro HI-FI (alta fedeltà) e LO-FI (bassa fedeltà), in base al rapporto segnale/disturbo più o meno elevato, facendo coincidere la Riv. Industriale all'abbassamento drastico di questo rapporto ( LO-FI).

La creazione di nuove fonti sonore legate all'attività dell'uomo ha determinato la modifica delle dinamiche interne al paesaggio sonoro, trasformandolo. In periodo pre-industriale c'erano pochi suoni di produzione umana, al massimo potevano raggiungere i 100 decibel, ma erano radi per distribuzione (ex. fabbri e maniscalchi). Le campane, a parità di intensità sonora erano le fonti più diffuse sul territorio: si diffusero in Europa nell' VIII secolo e assunsero un ruolo e un significato rilevanti; il campanile identificava la chiesa, in campagna il suono delle campane scandiva il trascorrere delle ore e i rintocchi indicavano gli avvenimenti più importanti per la comunità (Angelus, morte, pericolo). In città a partire dal XIV secolo persero importanza le campane per la misurazione del tempo lavorativo, ma si andarono ad adeguare, collegate ad orologi sul campanile, alle diverse attività umane, elaborando codici anche complessi di suoni in funzione del significato (orario di apertura e chiusura delle locande, inizio delle messe e di importanti funzioni pubbliche, come scuole). Il suono delle campane (centripeto) divenne, quindi, figura sullo sfondo sonoro urbano e rurale.

Il paesaggio sonoro del Cilento era pervaso da cori di campanili: la cima del monte Stella era la sede del santuario della Vergine e fungeva da baricentro, attorno ad esso era posizionata una cintura di villaggi a brevissima distanza reciproca, dunque, con elevata concentrazione di campanili. Nel XVI secolo l'ambiente sonoro era paragonabile a quello di una città con molte chiese, i cui suoni interferivano; ai giorni nostri la situazione per il paesaggio sonoro è notevolmente mutata, in quanto l'inquinamento acustico si concentra lungo le linee di trasporto su gomma e su ferro; le campane hanno perso importanza per due motivi:

l'intensità del segnale non è abbastanza alta da superare l'alto rumore di fondo;

la campana non serve più ad indicare il trascorrere del tempo.

perdita di importanza del significato del paesaggio, oggi si cerca di recuperarlo attraverso interventi mirati all'abbassamento dei livelli di inquinamento acustico e attraverso la restituzione alle campane di pregnanza di senso, attraverso un'operazione creativa detta di acoustic design.


Mito e storia: <>

Attraverso la letteratura storica si possono leggere i tratti fondamentali e costitutivi nella costruzione del territorio e nella percezione di questo come paesaggio. Spesso c'è una interazione tra l'immaginario- mito e l'indagine propriamente logico- storica, che partecipano alla ricostruzione storica di un fatto e di un luogo.

Nel caso della storia della terra del Cilento Antico nelle diverse ricostruzioni persistono due figure: la montagna cosmica e la città mitica. Il Monte Stella è più volte riconosciuto come centro fisico-simbolico della regione e la sua vetta è stata vista come sede di città mitiche (presenza di ruderi = resti di una città capitale, un centro rappresentativo della regione).

Le prime trattazioni sono del XVII - XVIII sec. e vi si descrivono i ruderi del Monte Stella; nel XIX sec si aggiungono dubbi e contraddizioni sul nome 'Lucania', che non era riferito ad una città ma ad una regione.

La tesi dell'Antonini (1795) è la più interessante: vi si fondono mito e storia per una precisa ricostruzione della realtà. Petilia è la capitale degli antichi lucani, con sede sul Monte Stella città mitica - montagna cosmica, oltre che civiltà illustre e terra ricca. Nella sua descrizione è attento a giustificare ogni passaggio. Tra le critiche a lui rivolte è interessante quella di Lenormant, che accusa di eccessivo patriottismo nel parlare di città immaginarie, ma alla fine giustifica  l'Antonini per il suo desiderio di mito e per le qualità di topografo.

Nel XIX - XX sec con la nuova conoscenza approfondita dei testi medievali si ha l'inizio di una nuova fase 'querelle'; Acocella, 1961, dà prova dell'esistenza inconfutabile dalla fine del X e la metà del XI sec. di Cilentum o Castellum Cilenti, centro fortificato e abitato sulla sommità del Monte recentemente denominato Stella.

Ebner, 1979, controtendenza si oppone alla tesi dei suoi contemporanei sia riguardo alla localizzazione di Cilento sia in merito alla identificazione dell'insediamento fortilizio della vetta, lasciando la questione irrisolta.

Nelle ipotesi di Ebner crolla il mito della 'città di fondazione' e della 'montagna-madre', ma il mistero delle antiche mura resta intatto e, quindi, anche di far persistere la ricostruzione storico-mitica più vicina all'immagine simbolica del Monte Stella.

Attraverso le varie ricostruzioni e ipotesi si è ricostruito un 'campo del possibile', che non elude l'immaginazione quale strumento di indagine e ,insieme, topos delle rappresentazioni simboliche di una civiltà.


Memorie di un naturalista

Il Cilento è per Giampiero Indelli, naturalista, un territorio interiore. Ha iniziato a conoscerlo 30 anni fa, quando andava a caccia col nonno e ha ancora impresse in mente le sensazioni provate durante quei viaggi notturni per le campagne del Cilento e il paesaggio illuminato dalle prime luci dell'alba: uno spettacolo naturale. Il Cilento è un mondo di arcaica bellezza , che gli piace fotografare, cercando di trasmettere le stesse emozioni in lui suscitate dalle atmosfere, dalle luci, dai colori: per questo egli fotografa i soli paesaggi senza l'uomo; la natura non ha bisogno di un uomo per essere valorizzata. Al contrario , oggi, c'è l'uso di pubblicare quasi esclusivamente foto popolate da gente diffondendo l'opinione che la natura interessante è solo quella 'fruibile'.

Il Cilento è un ambiente naturale rimasto incredibilmente intatto wilderness.




















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