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CASE OPERAIE IN LOCALITÁ BELLEDO A LECCO DI Mino Fiocchi - STORIA DELL'ARCHITETTURA

architettura



POLITECNICO DI MILANO

Facoltà di Ingegneria di Lecco

Corso di laurea in Ingegneria edile-Architettura


STORIA DELL'ARCHITETTURA





CASE OPERAIE

IN LOCALITÁ BELLEDO A LECCO

DI

Mino Fiocchi




INDICE


Introduzione

Introduzione all'architetto

Introduzione storico - culturale

Caratteristiche dell'area

Evoluzione del progetto e sue particolarità

Caratteristiche del fabbricato

Caratteristiche strutturali e costruttive

Struttura

Finiture esterne e materiali

Cromatismo delle facciate

Finiture interne

Impianti


Un materiale da costruzione: l'ambiente










INTRODUZIONE

Introduzione all'architetto

Tracciare un profilo dell'impronta tecnologica di Mino Fiocchi può sembrare facile, visto il suo modo di progettare, ma nello stesso tempo è difficile trovare procedure ed elementi costruttivi che lo caratterizzino tecnologicamente; per di più l'architetto non ha lasciato niente di scritto, né come relazione di presentazione ai suoi progetti, né come articoli su riviste specializzate del tempo.

Gli anni della formazione di Mino Fiocchi sono gli anni in cui in Italia, e a Milano (dove egli vive) in particolare, fiorisce il "Liberty" come espressione di una borghesia rampante. Malgrado l'appartenenza e la frequentazione di una società borghese è attento anche alle esigenze della gente più modesta come dimostra la casa popolare a Pescarenico o la casa per gli operai a Belledo.

La sua permanenza in Veneto e il suo soggiornare nelle ville palladiane, durante il primo conflitto mondiale, lasciano in lui preziose esperienze.

Il Razionalismo italiano non intacca l'architettura di Mino Fiocchi: i suoi modelli si rifanno alla classicità (archi a tutto sesto, fi 353h76d nestre in serie, contorni poligonali delle porte d'ingresso.), anche se mediati dal suo appartenere alle terre di Brianza.

Ciò che caratterizza Fiocchi, oltre la coerenza con le proprie matrici culturali, è la capacità di non cadere mai in tentazioni devianti di ostentazione di materiali opulenti. Anche nelle sue opere più impegnative per dimensioni, non rinuncia ad usare materiali allo stato naturale: mai un marmo lucido o un granito lucido in facciate, ma un sapiente uso degli intonaci, anche colorati e delle pietre opache.

Introduzione storico - culturale

In Italia il processo di industrializzazione ebbe inizio solo dopo il 1880 e fu concentrato prevalentemente nelle regioni del Settentrione più commercialmente legate agli altri Paesi europei e, soprattutto, più ricche di capitali e di tradizione imprenditoriale.

Milano, nel primo , ma specialmente nel secondo dopoguerra, diventa un importante centro finanziario e industriale ed è soggetta ad un imponente flusso migratorio.

Lecco, in autonomia rispetto al polo milanese, si è definita come caposaldo dell'infrastrutturazione del Nord-Lombardia e dei rapporti continentali (basti pensare alla fitta rete ferroviaria e stradale dei grandi valichi alpini quali Spluga e Stelvio) e come bacino di raccolta delle proprie economie vallive.

La città conclude, a cavallo degli anni '30 e '40 un'epoca culturale realizzando architetture per le funzioni pubbliche strettamente da un lato legate alle essenziali necessità e, dall'altro, ambientate nel dibattito culturale più evoluto.

Il possesso di un alloggio accogliente e confortevole è, senza dubbio, l'elemento principale della serenità e della sicurezza di una famiglia. A differenza dell'Inghilterra dell'inizio del XIX secolo, quando il proletariato veniva "accampato" alle porte della città, in alloggi fatiscenti dove la miseria era generale, gli industriali italiani, e quelli lecchesi in particolare, hanno sempre avuto presente la preoccupazione di procurare una casa ai loro dipendenti. Sono sorti così non solo edifici per impiegati e operai dipendenti da una determinata ditta, ma interi villaggi aziendali, ideati e creati con intenti soprattutto funzionali, ma sempre senza dimenticare l'aspetto estetico, e, a volte, persino forniti di un certo gusto architettonico ricercato.

Molte aziende lecchesi, fin dal loro nascere pensarono all'esigenza fondamentale dei lavoratori: ecco, allora, sorgere e svilupparsi di pari passo lo stabilimento e le case per i dipendenti , case ora piccole e civettuole, ora grandi e tutte simili, ora proprio accanto alla fabbrica , ora in angoli tranquilli e panoramici. Ovviamente non sempre l'incremento delle costruzioni civili operaie ha potuto camminare di pari passo con l'ingrandirsi dell'azienda perché ciò avrebbe voluto dire distrazioni di forti capitali necessari per l'ampliamento dell'attività produttiva della fabbrica stessa, oppure destinati ad un programma di rinnovamento di macchinari che permettesse di combattere la concorrenza o particolari momenti difficili e di non procedere, così, di conseguenza, ad alleggerimenti di personale altrimenti non evitabili.

Tra le prime aziende che si sono, preoccupate di dare un'abitazione ai propri dipendenti sono da ricordare la S.p.A Giulio Fiocchi di Lecco, la quale ha, via, via, costruito negli anni, in proprio, 400 locali che ha provveduto ad affittare alle proprie maestranze a condizioni particolarmente favorevoli.

Si potrebbero esporre parecchi altri esempi , ma, per farne solo due non dobbiamo dimenticare l'Acciaieria e Ferriera del Caleotto che ha messo a disposizione dei lavoratori un complesso di 102 appartamenti e la S.A.E. (Società Anonima Elettrificazione) che ha predisposto per i propri operai abitazioni tra le più modernamente dotate e, alcuni anni fa, ha costruito due villette per donarle a due dipendenti distintisi per benemerita attività e anzianità di servizio.

A proposito di case progettate e costruite per i lavoratori delle industrie lecchesi, significative sono le case operaie di Pescarenico e, successivamente, quelle di Belledo, entrambe progettate dall'architetto Mino Fiocchi.













CARATTERISTICHE DELL'AREA

Il terreno su cui sorge il fabbricato, sito a Lecco in località Belledo, è distinto in mappa con i numeri 271, 272 e 273, 276 (numeri relativi alla "stecca" esistente sul progetto, ma non realizzata).















All'interno del Piano Regolatore Generale del Comune di Lecco, il fondo su cui sorge l'edificio è individuato come "zona di completamento di prima classe". Le Norme Tecniche d'Attuazione prevedono, per tale area, i seguenti indici edilizi:



- indice di fabbricabilità fondiaria:

1.50 mc / mq

- rapporto di copertura:

0.30 mq / mq

- altezza massima:

10.00 ml

- distanza minima dall'asse stradale:

5.25 ml

e comunque non inferiore agli allineamenti esistenti.

L'area comprendente il fabbricato in oggetto è dotata di opere di urbanizzazione primaria quali strade comunali a doppio senso dotate di pubblica illuminazione, spazi di parcheggio (proprio parti dei mappali 273 e 276 sono state destinate a parcheggio), fognatura, rete idrica, di distribuzione dell'energia elettrica e del gas.

Inoltre, nelle zone limitrofe (a Belledo e nei quartieri più vicini) esistono opere di urbanizzazione secondaria quali l'asilo nido, la scuola materna, le scuole elementari (le scuole medie inferiori sono ubicate nel vicino quartiere di San Giovanni e quelle superiori nel centro della città), un ufficio postale ( a Germanedo) ed un ospedale in costruzione. In Via Dell'Eremo si trova il Consiglio di zona (il n. 4 della città di Lecco) dove ha sede un ufficio anagrafe collegato con il comune di Lecco, il centro "Informa Giovani" e diverse salette a disposizione per le riunioni delle varie associazioni e comitati del rione. Inoltre ci sono la chiesa parrocchiale, la chiesa di S. Alessandro vicino all'ex cimitero, un Oratorio con un campo da calcio, una banca (a Germanedo), negozi di tutti i tipi, dei centri sociali (a Germanedo) e impianti produttivi (la Fiocchi S.p.A., l'OMET, e diverse piccole imprese artigianali).

Poche sono le aree verdi adibite a parchi attrezzati, tuttavia tutti gli appartamenti delle case operaie di Belledo dispongono di una seppur piccola area destinata a verde.

Malgrado il vecchio nucleo di Belledo sia costituito da case con limitato sviluppo in altezza, ultimamente sono stati realizzati diversi condomini.

All'interno di quanto sopra descritto è sito il fabbricato oggetto di studio, realizzato su un terreno, pressoché rettangolare, con giacitura piana, che confina a Nord-Ovest con Via Del Roccolo, a Sud-Est con i mappali 270 e 250, a Sud-Ovest con Via Consonni e a Nord-Est con uno stretto sentiero a fondo sterrato che segna il confine con il mappale 268.

L'entrata principale è raggiungibile tramite un passo carraio che parte da Via Tonio da Belledo (che si trova a Sud-Est del fabbricato) la quale fiancheggia il torrente Bione che sfocerà nell'Adda.

Da Via Del Roccolo si può accedere all'immobile attraverso un accesso pedonale.





EVOLUZIONE DEL PROGETTO E SUE PARTICOLARITÁ





















Nel 1929, Mino Fiocchi aveva progettato la casa popolare di Pescarenico, e dopo vent'anni, affronta un analogo tema: le case operaie di Belledo. In questo caso non si tratta di un edificio, ma di un insediamento costituito da più blocchi edilizi. In concreto si tratta di case a schiera con alloggi in duplex, ciascuno dotato di un piccolo appezzamento di terreno destinato a verde. E' questa, tra le forme insediative, la più elementare possibile: basti pensare che persino i quartieri operai delle antichissime città egiziane o indiane erano costruiti da un'associazione di case in serie con un proprio cortiletto privato.

Interessante è tentare di ricostruire il processo logico della composizione architettonica di questo insediamento, simulando le successive operazioni progettuali che Mino Fiocchi potrebbe aver compiuto.

Il primo progetto (corrisponde all'unico elaborato grafico, reperibile tuttora e datato 03.06.1949) dispone sul suolo tre "stecche" edilizie parallele tra loro, dotate di due piani fuori terra. Le unità immobiliari delle tre stecche e della parte trasversale avrebbero dovuto essere tutte identiche, avrebbero dovuto avere una struttura diversa gli appartamenti all'interno dei due elementi di chiusura della corte. In realtà la terza stecca non è mai stata costruita, mentre nelle strutture formanti il corpo trasversale e in quelle ad esso collegate tramite i due archi, sono stati ricavati otto piccoli appartamenti ognuno su un piano. Anche le unità immobiliari dei due avancorpi (precisamente i due appartamenti che si trovano al piano terra) presentano modifiche rispetto al progetto iniziale: gli ingressi non si trovano più nelle due facciate che si fronteggiano, ma in quelle all'interno della corte, nello stesso atrio da cui si accede all'appartamento del piano superiore.

La prima e la terza stecca vengono progettate con gli ingressi rivolti a Sud-Ovest, la seconda con gli ingressi rivolti a Nord-Est così che la prima e la seconda, opponendo le proprie facciate principali (dove si trovano gli ingressi) riescono a configurare una corte. L'idea di corte viene poi rafforzata ponendo sul fondo e in asse con la stessa un corpo di fabbrica trasversale, connesso alle due stecche mediante due arcate murarie di altezza pari alla quota di gronda. Allo stesso tempo sul lato corto opposto del cortile (cioè verso la strada principale di accesso) due avancorpi incrementano lo sviluppo frontale delle testate edilizie.

La corte assume le regole di una piazza urbana, diviene un luogo pubblico, di socializzazione, di relazione sociale in contrapposizione con la porzione di terreno di cui ciascuna unità immobiliare è dotata sul retro, emblema della privacy di ogni famiglia. Quest'idea di corte richiama la tipologia delle cascine lombarde e, allo stesso modo, il paternalismo aziendale (in Lombardia il patronato era sensibile ai bisogni individuali dei propri dipendenti) si riflette nella vita contadina. Anche nelle case operaie di Belledo la corte ha una propria geometria definita: un asse principale, un fondale accentuato da elementi di monumentalità (gli archi), un accesso nobilitato dall'importanza dei risvolti edilizi e quindi ben identificabile.

La tipologia della casa a schiera di per sé è memoria di "periferia", ma Mino Fiocchi interviene con elementi di pregio che la distinguono e la qualificano: i già citati archi e gli altri espedienti compositivi necessari per esprimere l'idea di spazio chiuso, la gronda rientrante e finemente lavorata, il trattamento delle facciate. Questa delle case operaie di Belledo è un'architettura nella quale le filtratissime reminiscenze classiche si confondono e trasfondono con elementi della tradizione regionale (come nel caso delle bande), un'architettura nobile e allo stesso tempo popolare.














CARATTERISTICHE DEL FABBRICATO

L'edificio, classificato come categoria A, classe 5° (abitazione di tipo ultrapopolare), è composto da 20 unità immobiliari (anche se avrebbero dovuto essere 29) ed è disposto su tre piani: il piano interrato, il piano terra e il piano primo.

Gli appartamenti di cui alle tavole allegate sono presenti nel fabbricato con un numero pari a 18 (27 in progetto) e dispongono di una superficie calpestabile pari a 14.40 mq al piano interrato, 44.83 mq al piano terra e 37.86 mq (51.72 mq per l'appartamento con tre camere) al primo piano per un totale di 97.09 mq (110.95 mq per l'appartamento con tre camere).



Il piano interrato, di altezza pari a 2.50 m, comprende una cantina di 14.40 m (con possibile utilizzo anche come locale di deposito) e un vespaio che, creando una camera d'aria sotto il pavimento del piano terra agisce da isolante termico ed evita infiltrazioni di acqua e di umidità. Il vespaio è realizzato poggiando il piano di pavimento dell'abitazione su muretti posti a breve distanza l'uno dall'altro.

Il piano terra, di altezza pari a 2.80 m, è rialzato di circa 0.50 m.: infatti dal cortile interno si accede agli alloggi mediante tre gradini in pietra (i primi due hanno una lunghezza tale da essere comuni alle entrate di appartamenti simmetrici, mentre il terzo ha lunghezza pari alla larghezza dell'entrata), così come dagli alloggi si passa al giardino privato. Entrando dalla porta d'ingresso si trova un disimpegno dal quale si può raggiungere l'interrato e il primo piano mediante una scala interna, la lavanderia (4.61 mq) che si trova di fronte all'entrata principale e, per mezzo di due porte a sinistra (o a destra per l'appartamento simmetrico), il soggiorno - zona pranzo (20.38 mq) comunicante con l'angolo cottura (7.81 mq). Così come all'entrata corrisponde un'uscita sul retro, alle due finestre del soggiorno corrispondono due aperture dell'angolo cottura.

Il primo piano, di altezza pari a 2.80 m, è costituito da un disimpegno, da un bagno e da due o tre camere da letto a secondo dell'esigenza della famiglia che lo abita. Infatti alla fine della scala è presente un disimpegno attraverso il quale si accede al bagno (2.47 mq) e alle camere (12.76 mq e 15.43 mq). La terza camera (13.86 mq) esistente ad unità immobiliari alternate confina con la camera matrimoniale del suo appartamento e di quello vicino (quello a sinistra) andando così ad "invadere" una parte dello spazio di quest'ultimo e precisamente l'area del primo piano che sta sopra un tratto del disimpegno del piano terra. Alle due finestre della camera matrimoniale (che si affaccia sul cortile) ne corrispondono due dell'altra stanza (che dà sul giardino privato). Alle due finestre della terza camera (che dà sul cortile) ne corrispondono altre due che si affacciano sul giardino privato: quella del bagno dello stesso appartamento e quella del bagno dell'appartamento simmetrico a sinistra.

Le unità immobiliari appartenenti agli avancorpi sono quattro e differiscono dalle precedenti in quanto poste ciascuna su un unico piano. Quella al piano terra dispone di una superficie calpestabile pari a circa 66.86 mq, mentre quella al primo piano dispone di una superficie calpestabile pari a circa 72.94 mq.

Il piano interrato è strutturato nello stesso modo di quello delle altre unità immobiliari e fa parte dell'appartamento al piano terra.

L'appartamento al piano terra è, anche in questo caso, rialzato di 0.50 m grazie a tre gradini in pietra. La porta d'ingresso, al centro della parete che volge a Nord-Est (o a Sud-Ovest in base all'avancorpo che si prende in considerazione), immette direttamente nel soggiorno - cucina (circa 20.70 mq). Tramite una porta, posta obliquamente sull'angolo destro (o sinistro) si accede ad un disimpegno dal quale si possono raggiungere, a destra (o a sinistra), la scala interna che conduce all'interrato e, successivamente il bagno (circa 2.64 mq) e, a sinistra (o a destra), due camere (circa 14.52 mq e 15.84 mq).

L'appartamento al primo piano, al quale si accede da un ingresso posto nell'angolo della parete che volge verso la corte e mediante una scala interna, è strutturato in modo simile a quello al piano terra.

Per soddisfare le nuove esigenze, negli ultimi anni sono state realizzate, per le auto dei condomini, alcune autorimesse di fronte alla parte trasversale dell'edificio, dove si accede attraverso il passo carraio.




CARATTERISTICHE STRUTTURALI E COSTRUTTIVE

Struttura

Le fondazioni in cemento hanno una larghezza di 0.65 m ed un'altezza non definita (si suppone pari a 0.50 m).

Gli elementi portanti verticali sono così strutturati: al piano interrato le murature di elevazione controterra hanno uno spessore pari a 0.50 m e sono realizzate presumibilmente in cls; ai piano terra e piano primo i muri che separano ingresso e lavanderia da angolo cottura e soggiorno - zona pranzo e bagno e disimpegno dalle camere (nelle unità di cui alle tavole), e i muri che separano disimpegno da scala (nell'unità al piano terra dei due avancorpi) hanno uno spessore di 0.25 m e sono realizzati in laterizio.

I tavolati interni sono in blocchi forati di laterizio di spessore pari a 0.10 m.

La copertura con struttura a padiglione è dotata di grossa orditura, uso trieste, in legno disposta alla lombarda, costituita da colmo, terzere e radici, disposti orizzontalmente e poggiati su capriate, e da travetti, disposti obliquamente e poggiati su colmo, terzere e radici. L'orditura fine è costituita da listelli che sostengono un manto di copertura in tegola marsigliese color cotto. Le essenze maggiormente impiegate per la realizzazione dell'orditura grossa e fine della copertura sono il larice o l'abete.

Gli elementi portanti orizzontali, che hanno uno spessore di 0.20 m, dovrebbero essere realizzati con strutture miste o latero cemento o ferro - latero cemento.

Finiture esterne e materiali

Le facciate esterne sono realizzate con intonaco al civile tinteggiato in due colori: bianco e amaranto (vedi paragrafo successivo).

I serramenti esterni, a due battenti, sono in legno verniciato di bianco e le persiane a stecche (le cosiddette gelosie) in legno color verde-bottiglia.

Le porte d'ingresso sono composte da un portoncino pieno, a due battenti, in legno color verde-bottiglia all'esterno e bianco all'interno e da una porta a vetri, a due battenti, in legno verniciato di bianco.

I gradini per accedere alle porte d'ingresso sono in pietra e, attualmente, ai loro lati c'è un muro, ricoperto da una lastra anch'essa in pietra (per un'altezza totale pari a 0.60 m, come l'altezza complessiva dei tre gradini, e una larghezza di 0.10-0.15 m), che sembra chiudere gli estremi della scala.

Il cancello che immette in Via Del Roccolo e quelli che chiudono i giardini privati, unici cancelli esistenti, sono in ferro verniciato in verde-bottiglia.

La gronda rientrante, intonacata al civile, è bianca.

Il manto di copertura (la copertura ha struttura a padiglione) è in tegola marsigliese color cotto.

La raccolta e lo smaltimento delle acque piovane è affidato ai canali di gronda, posati in opera con pendenza sufficiente a trasferire l'acqua verso i tubi di discesa detti pluviali. I canali di gronda e i pluviali, che, essendo disposti in scanalature nei muri esterni, non sporgono da essi, sono realizzati in lamiera preverniciata, color marrone scuro.

Il fabbricato è attualmente dotato di torrette fumarie in cls prefabbricate e camini di esalazione in cotto.

Le facciate principali dell'edificio sono fiancheggiate da viali attualmente pavimentati con masselli autobloccanti, color testa di moro, modello UNI, di altezza pari a 0.04 m (essendo i viali esclusivamente pedonali).

Sono presenti, inoltre, negli angoli dei due elementi di chiusura e là dove si alterna il cromatismo delle facciate rivolte verso la corte, dei punti luce in ferro.

Cromatismo delle facciate

Come già accennato questo tema merita un paragrafo a parte. Mino Fiocchi riesce a mitigare la monotonia delle lunghe facciate intercalando coppie di alloggi in duplex dipinte con sedici bande orizzontali a cromatismo alternato (amaranto e bianco) a coppie di alloggi in duplex dipinti a tinta unita (amaranto).

La parte trasversale è tinteggiata esclusivamente con il metodo delle fasce e i due archi che la collegano alle stecche sono di color amaranto.

I due elementi di chiusura sono a bande nella parte che volge verso la corte continuando, così, la stessa decorazione dell'ultima coppia di appartamenti. Con questo ornamento viene accentuato anche l'angolo della suddetta parete così come nel Rinascimento gli angoli dei palazzi erano, spesso, messi in risalto mediante pietre a vista. Le rimanenti facciate, comprese quelle sul retro, sono interamente tinteggiate in amaranto.

I serramenti esterni che hanno le gelosie color verde-bottiglia e le finestre verniciate di bianco sono messi in risalto da una sottile "cornice" bianca accentuata nella parte inferiore da un davanzale in pietra, di dimensioni ridotte.

Le porte d'ingresso sono composte da un portoncino color verde-bottiglia all'esterno e bianco all'interno e da una porta a vetri verniciata di bianco. Le entrate sono messe in evidenza da una "cornice" d'intonaco bianco (nella parte superiore della quale sono posti i numeri civici che vanno dal 41 all'87 di Via Tonio da Belledo), ripetendo il medesimo cromatismo delle finestre.

Mino Fiocchi disegna a matita e studia con i pastelli le tinte delle facciate e persino il colore dei fiori delle aiuole.

Finiture interne

Le pareti interne sono state rifinite con intonaco al civile e, successivamente, tinteggiate.

Le porte interne, ad un battente, sono a struttura tamburata rivestita con impellecciatura di rovere, come telaio e coprifili; serrature e maniglie sono in metallo cromato.

La pavimentazione dei locali al piano terra e al primo piano è in piastrelle in cemento levigato, mentre quella dell'interrato è in cemento.

Il rivestimento del bagno e della zona cottura è con piastrelle in ceramica.

Impianti



Nell'impianto idraulico, i tubi orizzontali (distributori), i tubi verticali (colonne) e le diramazioni che li collegano ai rubinetti di erogazione dei vari apparecchi idraulici della cucina, del bagno e della lavanderia potrebbero essere realizzati in acciaio dolce, zincati sulle superfici interne ed esterne. Ogni singolo alloggio è provvisto di un contatore che misura, in mc, il consumo dell'acqua e di un rubinetto principale che regola, apre o chiude il flusso idrico.

Nel progetto originale è prevista un'unica tubatura per il convogliamento di acque chiare e scure (probabilmente, se sono stati eseguiti lavori di ammodernamento degli impianti, i due tipi di acque reflue sono stati separati). Il deflusso è favorito da una conveniente inclinazione delle tubazioni. Per evitare la diffusione negli ambienti dei gas esalati dalle fognature la colonna principale di scarico è collegata ad un esalatore che termina al tetto.

Per quanto riguarda l'impianto elettrico, i conduttori di corrente che escono dal contatore sono incassati nei muri dentro tubi protettivi. Subito dopo il contatore è inserito un interruttore automatico di corrente (salvavita) che provvede ad isolare automaticamente l'impianto. Tutto l'impianto elettrico è provvisto della massa a terra.

Attualmente l'impianto del gas è attualmente collegato alla rete urbana di distribuzione del metano (in origine gli apparecchi a gas erano alimentati da bombole) e ogni unità immobiliare è fornita di un proprio contatore.

L'impianto di riscaldamento, a termosifone, è autonomo.





















UN MATERIALE DA COSTRUZIONE: L'AMBIENTE

Per Mino Fiocchi è sempre stato più importante l'interpretazione del "sito" nel quale andava a "mettere" la sua opera e il suo inserimento discreto che non l'originalità o vistosità dell'opera stessa. La prima cosa che Fiocchi studiava era il lotto di terreno, la posizione, se si trattava di una progettazione cittadina, e la morfologia del terreno, le alture, le pendenze, l'acqua del lago, se si trattava di una casa al lago; di questo lotto tracciava gli assi di simmetria, da cui partivano le direttive per la pianta della casa e dell'eventuale giardino.    Non molti architetti hanno realizzato, come Mino Fiocchi, una totale e spontanea identità fra lo spazio interno di un edificio e la sua proiezione verso l'esterno: giardino, strada, lago.. Forse è più esatto parlare di continuità fra l'architettura e il luogo della sua manifestazione, una continuità naturale, inevitabile, senza sforzi programmatici. Sembra che nel suo lavoro non si ponesse il problema dell'ambiente o, per meglio dire, il problema di "ambientare" l'architettura; i luoghi hanno costituito, per lui, uno dei materiali da costruzione preferiti, più frequentemente usati, componente indispensabile per il manufatto come la copertura, l'intonaco o le persiane.

Quando venne realizzata la grande casa di Pescarenico, detta comunemente "casa popolare", nel paese manzoniano ci fu qualche dissenso: era vicino all'Adda, così alta, così massiccia, collocata senza mediazione di cortili o spazi verdi, direttamente nel vivo di un paesaggio che non aveva, fino allora, conosciuto episodi simili: attraverso la casa di Fiocchi il paesaggio di Pescarenico si è evoluto, in modo naturale, diversamente dalle recenti cadute nella rozzezza o nel mimetismo.

Talvolta convivono nello stesso edificio due tipi di attenzione: quello per l'elemento naturale (il paesaggio, il giardino..) e quello per l'ambiente urbano (la strada.).

Nella casa Cesaris ai Cantarelli, il carattere urbano è sentito a tal punto da usare una facciata per sottolineare la curvatura stradale concorrendo in modo determinante a costruire una parete: il grande muro leggermente concavo è usato sia per racchiudere il giardino incorporando la casa, sia per dare forma alla strada.

Nella casa Aldè a Rancio questo modo di intendere la chiusura verso la strada è affrontato con argomenti più complessi: il muro di sostegno del cortile soffittato dal grande platano caratterizza un tratto di strada, fino a diventarne (muro e platano) un elemento emergente di identificazione. Lo stesso muro ad archi, rivolto verso l'interno e associato al resto della casa, diventa componente determinante del momento "country" della casa, aperta sul grande prato, che degrada lievemente (è l'angolo inglese di Rancio) spingendo tutte le piante ai bordi nella migliore tradizione del parco anglosassone, anche se contraddetto dalla sfilata degli archi di sapore dechirichiano.

Il passaggio dalla casa al giardino nelle opere del Fiocchi avviene mediante zone di "esterno costruito" che attivano "l'internità di un esterno". Con materiali e caratterizzazioni diverse, Fiocchi realizza questi ambiti di interno-esterno, talvolta col carattere preciso di cortile, di "corte", come nelle case operaie a Belledo, o con un disegno molto largo, una grande abside costruita e rivestita di verde, nella casa Fiocchi di Rancio; talvolta invece si tratta di spazi rinchiusi ed attrezzati, intesi come transizione fra la casa e il giardino; qualcosa che sembra risentire di una soluzione frequentissima nelle case di campagna inglesi, dove il giardino non è solo uno spazio ampio e tutto esterno, ma è una serie di ambiti di varia dimensione nei quali "l'internità" è risolta col verde, ma soprattutto con le pavimentazioni, i muri di parziale chiusura, i pilastri e le panche di pietra.

Nella casa Fiocchi ai Cantarelli il grande cortile assume addirittura la dimensione e il respiro della corte veneta, palladiana, con portali, chiusure e riaperture verso altri spazi di giardino.

L'orto, infine, è parte integrante della residenza, predisposto e progettato fin dall'inizio, sovente rinchiuso e protetto, ma non nascosto come qualcosa di utilitaristico di cui vergognarsi: un altro dei materiali di costruzione di Fiocchi, lacuale, brianzolo e inglese insieme.   






BIBLIOGRAFIA


Mezzo secolo di progetti: Mino Fiocchi architetto, Milano, Edizioni ERIS, 1981.


G. Gambirasio, E. Mantero, G. Rigoli, Mino Fiocchi architetto, Lecco, Tipografia Alfredo Colombo, 1986.


L. Benevolo, Storia dell'architettura moderna, Bari, Editori Laterza, 1989.


A.   Piva, P. Caputo, C. Fazzini, L'architettura del lavoro, Venezia, Marsilio

Editori, 1979.


O. Marchi, Case a schiera, Padova, Edizioni Cedam, 1976.


L'Industria lecchese per i suoi lavoratori, Lecco, Unione Industriale Lecchesi, 1956.


P. Sica, Storia dell'urbanistica: il Novecento, Bari, Editori Laterza, 1996.


E. Magnani, Urbanistica, Roma, Editrice Studium, 1959.


F. Clemente, Problemi della città, Padova, Marsilio Editori, 1967.


L. Benevolo, Le avventure della città, Bari, Editori Laterza, 1973.


L. Benevolo, Le origini dell'urbanistica moderna, Bari, Editori Laterza, 1971.













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