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ARCHITETTURA ROMANA : RAPPORTI TRA L'ARCHITETTURA ROMANA REPUBBLICANA E L'ARCHITETTURA ELLENISTICA

architettura




ARCHITETTURA ROMANA


RAPPORTI TRA L'ARCHITETTURA ROMANA REPUBBLICANA E L'ARCHITETTURA ELLENISTICA


Differenze di datazioni:


Tempio del Foro Boario, di età repubblicana (II-I sec. a.C.), una volta detto Della Fortuna Virile invece sicuramente dedicato al dio Portilium, dio dei porti, perché vicino c'era uno dei più importanti porti fluviali di Roma, un punto di commercio che fu proprio quello che originò il centro abitato di Roma; infatti, vedendo le planimetrie, si nota che tutto il sistema stradale convergeva in questa zona. Qui fu costruita la chiesa di S.Maria in Torpedin. Il tempio è ionico, tetrastilo (con quattro colonne frontali) e pseudoperiptero (ossia le colonne che circondano la cella, invece che essere distaccate come nel periptero, le sono addossate). Gli aggetti e la parte decorata sono in travertino stuccato. Come altri templi simili (per esempio il Tempio di Ercole a Cori) mostra la sua derivazione da precedenti greci (il pronao, la cella, le colonne) ed etruschi (il podio sul quale si innalza e la gradinata frontale di accesso). Le colonne dopo aver adempiuto alla funzione statica di sostegno del pronao, si trasformano in semicolonne ornamentali e ritmano, con la loro convessità, la parete esterna, abbracciandola interamente e muovendola, così da diminuire la rettilineità.






Tempio di Arnocene (datato attorno al 130 a.C., altre volte un secolo prima, più recentemente a metà del II sec. a.C.). Rispetto ai templi greci è un tempio periptero sine postiquo (come dice Vitruvio). Si nota una certa ricerca spaziale, tendenza già iniziata con la ricerca di spazi inrterni nel Peloponneso, con il tempio di Basse e, quasi un secolo dopo, con il tempio di Atena Rea a Frigea in cui l'ordine architettonico interno non fa più da supporto alla struttura e diventa un ordine addossato alle pareti della cella, per valorizzare al massimo lo spazio interno. In questi templi di si tradizione post-italica veniva privilegiata la visione assiale e quindi il periptero vero e proprio si espletava nel pronao e poi nelle pareti laterali continuava la peristasi però appunto addossata alla struttura muraria.



Tempio romano di Giove Capitolino (il Capitolium) dedicato nel 509 a.C., proprio nell'anno della nascita della repubblica (con la cacciata dei Tarquini, gli etruschi di Roma) quindi con un significato sacrale, ma anche legato alla vita di Roma. Poi il 509 a.C. sarebbe esattamente un anno dopo la nascita della democrazia ateniese con il tirannicidio, l'uccisione di Ipparco, uno dei figli di Pisistrato.

Il Tempio Capitolino ebbe 828i81i importanza essendo un tempio di tradizione etrusca e arcaica. In ogni colonia fu fondato un nuovo Capitolium.




L'architettura romana, a parte l'uso di nuovi materiali locali, sviluppò l'architettura dell'opera cementizia (dovuta alla disponibilità di malte pozzolaniche in Lazio e in Campania) che influenzò tutta l'architettura successiva, facendo abbandonare il sistema trilitico dell'architettura con colonne e architravi.

Dalle prime fondazioni che sono 1 m, 1 m e ½ sotto il livello attuale, fu realizzata alla fine della repubblica questa costruzione, salvatasi perché trasformata in chiesa di S.Maria Egiziaca. Si vede l'uso di diversi materiali, che è tipico della repubblica, perché per risparmio il travertino veniva usato per il basamento, per il podio, per le colonne del pronao (travertino stuccato), mentre invece le semicolonne più robuste erano in tufo (per motivi strutturali anche le semicolonne d'angolo erano in travertino).

Una differenza tra tempio romano e tempio greco è il fatto che il tempio romano viene costruito quasi sempre su un podio di una certa altezza (1 m e ½, 2 m) e quindi la scalinata è posta solo di fronte, e questo accentua l'assialità dell'edificio.



Tempio rotondo del Foro Boario di età repubblicana (di fronte alla chiesa della Bocca della Verità di S.Maria in Torpedin), detto in passato Tempio di Vesta ma sicuramente dedicato ad Ercole Ulivario, che proteggeva i commercianti di olio. Sembra che sia stato costruito poco dopo la conquista definitiva della Gracia, col sacccheggio di Corinto del 146 a.C., forse proprio dallo stesso console Lucio Mumio. E' interessante perché è circolare, per la peristasi a 20 colonne corinzie profondamente scanalate e molto snelle, perché viene usato il marmo pantelico preso dalla Grecia (a parte qualche capitello che fu restaurato da Tiberio in marmo di Carrara), perché gli studiosi hanno trovato diversi sistemi di unità di misura e perché probabilmente ci fu una compresenza di operai greci e operai romani. Il tempio sorge su dei gradini (però sono 5 e quindi forse era un'allontanamento dal crepidoma clasico di 3 gradini, e voleva forse essere un avvicinamento al concetto di podio del tempio romano). In origine era ricoperto da un tetto a cupola, che andò distrutto nel Mediovevo insieme alla trabeazione e alla parte superiore della cella. All'interno della cella, di forma cilindrica con l'intera parete in lastre di marmo con riquadri a bugnato, si apre una favissa, ossia una fossa a pozzo riservata agli oggetti votivi, anch'essa di forma circolare.





Tempio circolare di Largo Argentina a Roma (recinto sacro di quattro templi affiancati). In questo caso il tempio sorge su un podio ed ha una scalinata addossata sulla fronte. Pare fosse il Tempio della Fortuna huiusce diei, della Fortuna di ogni giorno. Fu eretto dal console Quito Lucazio Catulo nel 101 a.C., il console che, insieme a Caio Mario, aveva sconfitto, i Teutoni, una delle due tribù germaniche (insieme ai Cilli) che avevano minacciato il mondo romano. Questo è uno dei primi templi in marmo realizzati a  Roma, realizzato appunto in marmo pentelico di Atene, sicuramente col contributo di architetti e di operai ateniesi. E' importante perché è uno dei primi esempi in cui si passò dall'opera incerta all'opera quasi reticolata.



Un'altra differenza tra l'architettura greca e l'architettura romana è il fatto di realizzare nuove tipologie di edifici, la tipologia più caratteristica fu la basilica (termine poi usato anche per i primi luoghi di culto del cristianesimo) perché appunto l'imperatore Costantino con la nuova libertà di culto data fa riferimento come edificio alla basilica, che era un luogo di incontro per tante persone chiuso e coperto proprio perché il culto cristiano avveniva all'interno, mentre il culto pagano avveniva all'esterno, ed infatti l'altare era all'esterno, di fronte al tempio. La basilica deriva dalla stoà greca, da questi portici (infatti l'etimologia dovrebbe essere stoà basilichè, portico reale, appunto. Nella città di Tera su un piccolo portico chiuso a più navate c'è un'iscrizione dove si parla proprio di stoà basilichè. E' un'edificio di derivazione ellenistica ripreso dall'architettura romana). Sappiamo da fonti antiche che che già nella prima metà del II sec. a.C. nel foro romano furono realizzate le prime basiliche (la Basilica Poncia e la Basilica Emilia, dal console Emilio attorno al 170 a.C.).

Il foro di Roma, come l'Agorà di Atene, dapprima fu solo un luogo di incontro spontaneo per il mercato e il commercio, poi si andò via via monumentalizzandosi per la presenza di edifici religiosi, poi man mano, col nuovo regolamento repubblicano, prese importanza anche la vita civile per cui nel II sec. a.C. si monumentalizzò anche l'architettura delle funzioni pubbliche, cioè il comizium (lo spazio per le assemblee dei cittadini) e la curia (lo spazio di adunanza del senato). Seconfdo la tradizione già nell'epoca regia (nel VI sec. a.C.) venne realizzata la Cloaca maxima che all'inizio doveva essere un canale di drenaggio e poi fu coperta a volta.


Altro fattore di differenza tra l'architettura greca e quella romana è l'uso dell'arco, che abbaimo già visto ad esempio sul Didimeion ellenistico e sulle sostruzioni per le scalinate sotto il ginnasio di Pergamo nel III sec. a.C. L'origine sembra quasi sicuramente orientale. Già alcune tombe in Macedonia alla fine del IV sec. a.C. come quella di Filippo, il padre di Alessandro Magno, presentano una copertura a volta, e questo è stato posto in connessione con la conquista dell'oriente. E' sicuro che già nel II millennio a.C. in Oriente, sia in Mesopotamia che in Egitto, esisteva l'arco. Però nell'architettura greca questo non fu molto utilizzato se non per funzioni pratiche proprio per la sua forza strutturale, per le porte di città o per la copertura di spazi sotterranei.

Il vantaggio dell'uso dell'arco per i romani era doppio: da una parte c'era la solidità strutturale, poi si evitava la difficoltà di realizzare grosse architravi in marmo di 5 m e ½ (come l'architrave centrale dei Propilei nell'Acropoli di Atene) che resistessero (ed infatti nei Propilei furono messe anche delle sbarre di ferro, anche se poi la scienza delle costruzioni attuale ha mostrato che erano state messse nel modo sbagliato, non certo come dei tiranti ma solo per ripartire meglio l'appoggio). L'architettura ad arco e a volte si prestava, utilizzando conci più piccoli e quindi più facilmente manovrabili, a coprire luci più garndi. La forza dell'arco rispetto all'architrave sta nel fatto che quest'ultimo sotto il peso tende a flettersi a metà, perché la pietra ha le fibre inferiori tese per cui reagisce bene a compressione ma male a trazione. Questo vantaggio strutturale sarà molto facilitato dall'uso dell'opera cementizia, dal calcestruzzo romano; un'architrave rettilineo è più facile da progettare rispetto ai diversi conci di un arco, la difficoltà aumenta soprattutto quando dall'arco si passa alla volta (come nel Teatro di Marcello), il problema aumentava quando la volta (come nel caso delle volte radiali di sostruzione alle cave degli edifici teatrali) si curvava e non solo aveva una curva ma anche un volume a tronco di cono e quindi ogni concio doveva essere progettato singolarmente. In questo modo progettare una volta era una cosa molto complessa; invece con l'introduzione della tecnica costruttiva del calcestruzzo tutto fu semplificato; bastava costruire le centile, le forme in legno su cui gettare l'opera cementizia (il calcestruzzo romano non era una cosa fluida come il c.a. di oggi, quindi veniva disposto mano mano e non gettato, tranne nel caso delle murature di fondazione che venivano gettate nelle trincee armate con tavolati e pali nel terreno o addirittura sotto il mare.


Un concetto importante è l'adattamento dell'ordine architettonico greco alla nuova struttura ad arco. L'ordine, addossato alla struttura ad arco, non ha più una valenza strutturale. Qualcosa di simile era avvenuto nelle tombe monumentali di Alessandria d'Egitto o Cidene, nell'età ellenistica, fin dal III-II sec. a.C., quando in queste architetture, in qualche caso tagliate nella roccia o sotterranee, la semplice colonna era staticamente un po' debole e l'ordine architettonico veniva addossato a dei pilastri massicci che costituivano la struttura vera e propria.

Il Tabularium è un grande edificio in opus quadratum con volte in calcestruzzo e ordine in travertino, eretto nel 78 a.C. dal console Q.Lutazio Catulo, che fungeva da sostruzione alle pendici del Campidoglio e funzionava da archivio per tutte le tabule bronzee delle leggi fatte dal senato di Roma in cui le semicolonne diventano un elemento predominante, addossandosi ai pilastri che sostengono l'arco.



Anche nel Teatro di Marcello (iniziato da Cesare a nord del Foro Olitorio e al sud del Tempio di Apollo, poi compiuto da Augusto attorno al 13 a.C. e dedicato al nipote Marcello, morto prematuramente) l'ordine architettonico è realizzato tutto in brillante travertino di Tivoli; vi è una sovrapposizione di ordini (tuscanico doricheggiante l'inferiore, ionico il superiore, con semicolonne appoggiate ai pilastri su cui si innalzano le volte), ordini che furono presi a modello da architetti e trattatisti del 500. L'ordine corinzio, che originariamente si sovrapponeva ai due inferiori ancora visibili, è completamente scomparso, inglobato nel palazzo degli Orsini che vi venne costruito all'interno sfruttanone le strutture. Prima degli Orsini era stato trasformato in fortezza dai Pierleoni (XII sec.) e in abitazione dai Savelli.

Il corridoio è coperto da una volte a botte anulare che gira lungo tutta la pianta semicircolare.

Il problema dell'arco e della volta, al contrario dell'architrave che ha una resistenza minore (e che quindi se è troppo grande si spezza al centro) ma scarica tutto il peso verticalmente, è che trasmette le spinte ai lati. Quindi nel Teatro di Marcello a controbilanciare la spinta del primo ordine dorico c'era il peso della struttura sovrastante, mentre nell'ordine superiore per evitare questo problema l'architetto tra i due pilastri realizzò delle mensole con grossi architravi e poi non fece un'unica volta a botte anulare ma una serie di volte a botte concentriche agli archi della facciata e che quindi si scaricavano alle spalle di pilastri però non su un'architrave, quindi davano peso verticale ma non spingevano la facciata verso l'esterno.


Mentre i greci addossavano i loro teatri a colline per sostenere il peso degli spettatori, i romani, con l'uso dell'arco che scarica le forze lungo direttrici predeterminate, possono fabbricarli isolati. Non cambia la forma interna, con la gradinata (càvea) semicircolare, ma si costruiscono scene grandiose e, soprattutto, si viene fisando un modo diverso di concepire l'esterno.






Dall'arco si passa alla volta e poi ruotando in cerchio si ottiene concettualmente la cupola.


Uno dei tanti esempi di volta a cupola è la volta di una sala delle Terme di Diocleziano (fine del III, inizi del IV sec. a.C.) a Roma.

Sembra che l'architettura termale fosse nata in Campania prima che a Roma sia per il materiale, la pozzolana, l'additivo più importante che rendeva solido il cemento romano, sia perché sfruttava non solo il calore dei forni ma anche quello delle sorgenti naturali.

L'architettura a volta e a cupola si sviluppò nelle terme proprio perché le terme avendo questi impianti di riscaldamento potevano avere delle coperture ligneee e controsoffittature a volta (per avere una camera d'aria, per evitare problemi di condensa, per una maggiore sicurezza contro gli incendi). Sono stati trovati anche molti resti di armature di ferro in quel caso c'era una volta leggera ricoperta di stucco che era sostenuta con queste barre metalliche alla copertura tradizionale lignea.

Le Terme di Diocleziano, inaugurate appunto da Diocleziano e da Massimiano nel 306 a.C., occupavano un'area complessiva di 13 ettari, erano perciò le più grandi del mondo antico. Le parti principali, oltre al tepidario (sulla cui sala Michelangelo costruì tra il 1563 e il 1566 la chiesa di Santa Maria degli Angeli), erano le grandi sale del frigidario, le cui pareti sono mosse da da un susseguirsi di grandi nicchie semicircolari e rettangolari, e del calidario, anch'esso a forma rettangolare e con una tripla crociera. Non mancavano locali per la lettura, palestre, deambulacri ed altri ambienti dove erano esposte sculture o dipinti. Per i bagni veri e propri, giacchè ognuna delle tre parti (frigidario, tepidario, calidario) doveva conservare una temperatura costante, ci si prodigò con accorgimenti tecnici di grande interesse; la sala del calidario, per esempio, era rivestita di lastre distanziate dal muro principale da un breve spazio nel quale circolava l'aria calda alimentata da fuochi posti ad adeguata distanza sotto il pavimento. Concepite in forme più controllate di quelle di Caracalla, le Terme di Diocleziano, pur nella loro grandiosità, stanno ad indicare il momento in cui l'esigenza di grandi spazi prospettici cerca una propria semplicità.




Necropoli di Isola Sacra presso Ostia. Si tratta di un'opera mista perchè è associata. Presenta dei cantonali, muratura tipica del II sec. d.C.; le parti più strutturali erano realizzate con l'opera testacea che era apparsa con Augusto e poi soprattutto dopo Tiberio. Dopo il 14 a.C. Tiberio realizzò questo grande accampamento dei pretoriani nella guardia imperiale, primo edificio con grandissimo uso di mattoni a facciavista. Sempre nella stessa necropoli ci sono murature più particolari a spinapesce, comunissime per i pavimenti, qui usata verticalmente. L'uso di mattoni disposti in modo particolare se a Roma è insolito, in altre parti dell'impero, invece, è più comune.


Nei manuali: passaggio opera poligonale quadrata incerta quasi reticolata reticolata testacea (chiamata impropriamente laterizio in mattoni).


Allontanandosi da Roma, ad esempio in Campania, ad a Pompei, è presente un'altro tipo di muratura, con rinforzi verticali in pietra (sembrano dei portali chiusi). E' un tipo di muratura che si trova in Sicilia e nel Nord Africa e che è stata denominata "opus africanus", oppure "opera a telaio" perchè in molti casi questo schema di elementi forti e riempimento di inerti era applicato con le murature a graticcio, come per esempio ad Ercolano e a Pompei dove c'era appunto un'ossatura lignea e un tamponamento in mattoni crudi (come poi avverrà nell'epoca medioevale). L'opera poligonale in genere veniva considerata una muratura molto antica invece è dovuta alla disponibilità del materiale, dei massi calcarei.


Mura di Orbetello, l'antica Cosa (poi c'è la Cosa sccessiva, fondata nel 273 a.C., che era una colonia romana non sontuosa, una delle prime colonie che caratterizzavanao l'espansione di Roma, fine del IV-inizio del III sec.a.C.)


Tempio rotondo detto della Sibilla (o di Vesta) a Tivoli, realizzato all'inizio del I sec. a.C., in posizione pittoresca, utilizzando la pietra di Tivoli (travertino lapis tiburtinus) e poi con la muratura della cella in opera incerta, in piccolo pietrame. Questo tempio domina la gola dell'Ariene, per la sua posizione fu poi di molta ispirazione dal 600 all'800 ad artisti e pittori, ma anche ad architetti per la realizzazione di giardini (spesso ricreavano tempietti rotoni immersi nel verde).


Tempio di Ercole Vincitore (chiamato allora Villa Mecenate) a Tivoli, I metà I sec. a.C. Grandi sostruizoni che regolarizzavano lo spazio sovrastante per realizzare una grande terrazza, su due piani con arcate con ordine architettonico addossato. Sorge su un podio con la doppia scalinata, è posto sul fondo di una piazza chiusa, simile agli edifici greci con l'altare esterno ma concepito per una visione totalmente assiale.

In Grecia già poteva avvenire che un tempio avesse delle sostruzioni così imponenti. nel Tempio di Artemide a temislapia nell'Etoria, la costruzione della zoccolatura che sporge dal pendio naturale del ponte, era per mantenera la'orientazione corretta del tempio, ingrandendo un precedente tempietto di epoca ellenistica. Più che altro l'esperienza di Pergamo e dei grandi santuari ellenistici, Lindos e Covo, in cui si ricerca l'assialità, furono un riferimento importante per l'architettura romana. Lindos era una delle città più antiche dell'isola di Rodi, acropoli naturale poi rifortificata, con due portinaturali (piccolo porto e porto di S.Paolo).

terracina, tempio di Giove Artisur, restaurato dagli italiani prima della guerra, datato all'età di Silla (dittatore nel 79 a.C. dopo la guerra sociale), presenta scalinata frontale, è periptero sine postiquo (con il muro di fronte chiuso), ha una grande terrazza aperta sul promontorio verso il maree grandi sostruzioni, serie di arcate con volte a botte verso la valle.

Santuario di Asclapio (Esculapio per i latini, il dio della salute) che dovrebbe essere della prima metà del II sec. a.C., restaurato dagli italiani prima degòli anni 30. Si vede l'architettura per terrazze successive, le terrazze non hanno lo stesso orientamento però si vede la ricerca di assialità, il tempio è inserito in uno spazio quadrangolare chiuso dai tre lati.

Si nota una certa affinità con i grandi santuari repubblicani del Lazio, in particolare col tEmpio di Ercole Vincitore a Tivoli.

Tempio della Fortuna Primigenia, fine del II sec. a.C. a terrazze, messo in luce coi bombardamenti inglesi della seconda guerra. Mosaico. Gradinate tipo teatro che risalgono all'epoca antica e poi una serie di terrazze. Piena padronanza romana della spazialità e delle forme architettoniche greche, però realizzate con la nuova tecnica dell'opera cementizia. Rampa in salita. Portico con colonne in travertino, simile al portico ellenistico, con volta a botte semicircolare in sezione e in pianta.

Parte terminale del Portico Emilio,170 a.C., zona del monte Testaccio a Roma, struttura di immagazzinaggio vicino al porto fluviale in opera cementizia. Forma nuova: setti murari molto massicci che sorreggevano una serie di volte a botte perpendicolari al corso del Tevere.








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